Il Brasile disobbediente rischia di diventare il nuovo epicentro globale

Covid-19. Scontro aperto tra Bolsonaro negazionista e i governatori degli Stati che temono per l’implosione del sistema sanitario: a Rio de Janeiro il 98% dei posti letto in terapia intensiva sono occupati. E si dimette anche il neo ministro della Salute

di Claudia Fanti (da Il Manifesto)

Con oltre 24mila contagi e circa 16.200 decessi, il Brasile è ora al quarto posto nella classifica mondiale per numero di casi e al sesto per numero di morti. Tutto indica che arriverà ancora più in alto, diventando forse – come prevedono alcuni esperti – il nuovo epicentro globale della pandemia.

Il servizio sanitario rischia di implodere: nello Stato di Rio de Janeiro sono già occupati il 98% dei posti di terapia intensiva e non va molto meglio in Maranhão (96%), Ceará (89%), Pará (86,7%) e Amazonas (86%). Ospedali vicini al collasso anche a São Paulo, il cui sindaco, il socialdemocratico Bruno Covas, ha sollecitato il governatore dello Stato João Doria a proclamare il lockdown (fino a oggi applicato solo in alcuni municipi del paese), denunciando un tasso di isolamento in casa inferiore al 50% e un alto livello di affollamento sui mezzi pubblici.

È possibile che Doria gli dia ascolto, decidendo di aggiungere un’altra pagina alla guerra senza esclusioni di colpi in atto tra Bolsonaro e i governatori: l’ultimo capitolo ha visto il presidente, l’11 maggio, introdurre tra le attività essenziali anche le palestre, i centri estetici e i parrucchieri. Ma il vero colpo di scena è giunto venerdì con le dimissioni anche del nuovo ministro della Salute Nelson Teich, chiamato appena un mese fa a sostituire l’assai più carismatico Luiz Henrique Mandetta.

Nessuno si aspettava che persino l’incolore Teich potesse entrare in conflitto con il presidente sulle misure di contrasto alla pandemia, ma decisive sono risultate le divergenze attorno all’uso della clorochina e dell’idrossiclorochina che Bolsonaro, sostituendosi ancora una volta agli scienziati, invoca come cura miracolosa per tutti i malati di Covid-19, malgrado gli allarmi sui devastanti effetti collaterali dei due farmaci.

La ragione di tale appassionata crociata pro-clorochina è stata ricondotta alle simpatie bolsonariste di Renato Spallicci, presidente della Apsen, l’industria farmaceutica produttrice del Reuquinol (il cui principio attivo è la idrossiclorochina), di cui però si ignorano eventuali legami affaristici con il presidente.

In sostituzione di Teich è stato chiamato – per ora a interim, ma è possibile che venga confermato – l’ennesimo militare (il decimo su 22 ministri): il generale di divisione Eduardo Pazuello, già numero due del ministero della Salute, che ha subito dato il via libera all’uso della clorochina su tutti i pazienti Covid, prima raccomandato solo per i casi critici.

E mentre il Brasile si avvia ad affrontare la fase più critica della pandemia nel peggiore degli scenari possibili – con i governatori che remano in una direzione, il governo che spinge verso quella opposta e un ministero della Salute totalmente succube del presidente –, infuria in maniera non meno allarmante la crisi politica. Una crisi che si è ulteriormente aggravata con l’indagine aperta dalla Corte suprema per appurare le denunce dell’ex ministro Sergio Moro sulle presunte interferenze sulla Polizia federale da parte di Bolsonaro, deciso a porre a capo della Pf una persona di fiducia che potesse passargli informazioni riservate sulle indagini a carico dei figli Flávio e Carlos.

Ma in attesa che il giudice della Corte suprema Celso de Mello decida sulla divulgazione o meno del video – definito da più parti rovinoso – dell’ormai famosa riunione ministeriale del 22 aprile citata da Moro a sostegno delle sue denunce, un ennesimo scandalo si è abbattuto sulla famiglia presidenziale.

A fornire un’altra formidabile arma ai sempre più numerosi nemici del presidente è stato questa volta l’imprenditore Paulo Marinho, già supplente del senatore Flávio Bolsonaro: in un’intervista alla Folha de S. Paulo, ha dichiarato che, tra il primo e il secondo turno delle elezioni del 2018, il primogenito del presidente era stato avvisato con anticipo delle indagini sullo schema di corruzione legato al suo assistente Fabrício Queiroz. E che, cosa ancor più grave, l’operazione di polizia era stata tenuta segreta affinché non pregiudicasse la candidatura presidenziale di Bolsonaro.

 

FONTE: Il Manifesto

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