COVID-19: Lettera aperta dalla Germania (Intecomites)

LETTERA APERTA dell’Intercomites Germania

(da Stoccarda)

 

“Kennst du das land?”. Verrebbe voglia di cominciarla così questa lettera, per rendere omaggio nello stesso tempo al nostro Belpaese e all’amore che la Germania da sempre nutre per noi.
Siamo i presidenti dei Comites della Germania, i comitati degli italiani all’estero. Siamo stati eletti dai nostri connazionali che vivono come noi in Germania, il paese col quale, storicamente, il nostro ha un rapporto profondo. Facciamo parte di una comunità italiana di 800.000 persone e il sentimento che proviamo nei confronti della Germania è di gratitudine. Ci piace dire che siamo emi-grati.

Perché l’emigrazione è gratitudine. Gratitudine nostra per esserci sentiti a casa anche qui e gratitudine che la Germania non smette di dimostrare a noi perché contribuiamo, col nostro lavoro e la nostra presenza, giorno dopo giorno, alla sua crescita culturale ed economica.
In questo periodo di grande caos dovuto alla pandemia che sta colpendo tutti noi, abbiamo assistito a molti discorsi cosiddetti “da bar”, ovvero a discorsi decisamente poco costruttivi che hanno coinvolto quell’emotività che sappiamo essere un nostro punto di forza se rimane entro i confini dell’istinto, ma
che è anche il nostro grande nemico quando deborda. Li abbiamo visti sui giornali, sui social, in tv, li abbiamo sentiti fare da politici, giornalisti e da gente comune. Ogni volta, per noi da questa parte delle Alpi, è stata una stilettata.

Vista da qui la nostra bella Italia rimane un pezzo di cuore perché è sempre in Italia che vive parte della nostra famiglia e vivono molti dei nostri amici, ma allo stesso tempo, avendo scelto per diverse ragioni di andarcene, non ci capacitiamo di come vecchi rancori o ataviche motivazioni riescano a volte ad avere ancora presa. Inseriti in un contesto dove all’emotività si sa spesso sostituire la ragionevolezza, fa male sentire che la differenza fra i nostri due popoli, invece di essere vista come un’opportunità costruttiva di confronto, può diventare di nuovo motivo di frattura.

Ci dovremmo fermare a riflettere prima di scriverle, o anche solo prima di pensarle, certe cose. I tempi di reazione sono diversi, lo sappiamo, se si parla con la pancia o si parla col cervello.
Forse in Italia se ne sa poco, ma una gran parte della popolazione tedesca, alcuni tra i più eminenti intellettuali, la confederazione dei sindacati tedeschi, politici, economisti, industriali, ha spinto l’Europa a dimostrarsi più unita. E con grande soddisfazione abbiamo visto in questi giorni come gli appelli al richiamo a una solidarietà europea, che deve necessariamente andare al di là degli interessi nazionali, hanno portato ad un’intesa importante per il piano di ripresa per l’Europa.

L’Europa ha dimostrato unità e capacità di decidere rapidamente inserendo il quarto pilastro, il Recovery Fund, un fondo per la ripresa finanziato dal debito comune europeo, di cui si devono ancora decidere tempi e caratteristiche rimandate alla prossima settimana. Si tratta nel complesso di una manovra senza precedenti per tempi e dimensioni.L’Europa è solidarietà, perché l’Europa può continuare ad esistere solo se noi europei ci sosteniamo a vicenda.

Mai come in questo momento c’è bisogno di fare fronte comune per combattere questo nuovo nemico, nemico vero e non pretestuoso, che sta mettendo a dura prova ogni certezza di noi esseri umani, senza specifica appartenenza geografica.
Quello che possiamo, dobbiamo e vogliamo fare in questo preciso momento storico è quello di rimanere uniti. Diversi, distinti, ma uniti nelle nostre particolarità. Per darci forza. Per dare spunti creativi quando ce n’è bisogno, per supportarci, ognuno con i propri talenti. Stimoliamoci a vicenda a fare di più e meglio, e facciamo il tifo per l’unica vera squadra alla quale tutti apparteniamo ora più di sempre: quella dell’umanità.

Viva l’Europa Unita!

Marilena Rossi (Dortmund), Tommaso Conte, Tony Mazzaro (Stoccarda), Simonetta Doná, Edith Pichler (Berlino), Giuseppe Scigliano, Isabella Parisi (Hannover), Giovanni Di Rosa (Saarbrücken), Daniela Di Benedetto (Monaco di Baviera), Katia Letizia, Vincenzo Mancuso (Francoforte), Michele Di Leo, Giuseppe Maggio (Friburgo), Giuseppe Bartolotta, Simonetta Del Favero (Colonia), Luigi Cavallo, Paolo Brullo (Wolfsburg), Lucio Albanese (Norimberga)

 

 

INTERCOMITES-Germania-lettera.aperta11.04.20-2

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