2020 03 21 NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL ESTERO ED ALTRE COMUNICAZIONI

01 – Il patto di «stabilità e crescita» è stato sospeso nell’Unione Europea. Reazioni a catena. Non ha precedenti la decisione di applicare la “clausola generale di salvaguardia” nell’intera area geo-economica europea a seguito di un evento come la pandemia da corona. La presidente della Commissione Ue Von Der Leyen: “Ora i governi possono spendere tutto quello che serve per fare fronte all’emergenza”.
02 – Trasmissione televisiva “The Agenda with Steve Paikin”, https://www.youtube.com/watch?v=sckyYa6T_9g&feature=youtu.be
03 – Schirò (Pd): ho chiesto al ministro degli esteri una mappa della sicurezza per i cittadini italiani all’estero.
04 – CORONAVIRUS | Sottosegretario Merlo: “Sei un italiano bloccato all’estero? Alcune nostre iniziative che possono aiutarti”
05 – Onorare la differenza femminile. Verità nascoste. «Provo a essere diretta: sento la mia differenza, drammaticamente mi scontro con un difetto di empatia e di complicità, ma non rinuncio a volerla testimoniare, perché la percepisco ben ancorata alla terra, parte di questo mondo, non necessariamente un privilegio, e fondo su tale fiducia espressiva il nucleo ardente del mio desiderio dell’altro
06 – Riccardo Realfonzo: «Un piano anti-virus europeo da 600 miliardi di euro» Intervista. Sul Financial Times pu03 – SCHIRÒ (PD): HO CHIESTO AL MINISTRO DEGLI ESTERI UNA MAPPA DELLA SICUREZZA PER I CITTADINI ITALIANI ALL’ESTERO pubblicato un documento con gli economisti Emiliano Brancaccio, Mauro Gallegati e Antonella Stirati: “La recessione sarà pesantissima. Il patto di stabilità va superato.
07 – Coronavirus, il bazooka della Ue rimedia ai danni del boomerang Bce. Reazioni a catena. La presidente della Commissione Ue Ursula Von Der Leyen: «Faremo qualsiasi cosa necessaria per sostenere gli europei e la loro economia».
08 – SIAMO SICURI CHE NEGLI USA CI SIA LA DEMOCRAZIA? I più poveri spesso non hanno un documento di riconoscimento e quindi non possono votare. Nancy Fina: «Se sei stato in prigione non puoi votare. E negli Usa sono tantissimi così»
09 – Lo tsunami Lagarde. Le affermazioni della Presidente della Bce sono state devastanti per l’Italia – sul crollo della borsa e sull’aumento dello spread tra Btp e Bund tedeschi – e per lo scivolone delle borse europee che hanno perso 800 miliardi di euro. Un disastro economico che va sanzionato.
10 – DICHIARAZIONE dell’on. Francesca la marca sui contatti tra i premier Truedau e Conte. Ringrazio con gratitudine ed emozione il Primo Ministro del Canada Justin Trudeau per la telefonata di vicinanza e solidarietà che ha fatto al Presidente del Consiglio italiano Giuseppe Conte.
11 – CORONAVIRUS. Sottosegretario Merlo: “Ambasciate e Consolati a disposizione degli italiani bloccati all’estero”. “Attiva la rete consolare per dare assistenza ai connazionali bloccati all’estero in caso di necessità. Importante registrare i propri spostamenti sul sito ‘Dove siamo nel mondo, per essere più facilmente contattabili in caso di emergenza”.
12 – Suppletive, le elezioni silenziose. Fuori dall’attenzione dei media e con percentuali di affluenza . bassissime, dalle ultime politiche si sono tenute 6 elezioni suppletive. Principale sconfitto è il Movimento 5 stelle che ha perso 2 seggi su 2.
13 – Il virus agita il Cile. E il Brasile è costretto a richiamare i medici cubani. Covid-19 in America Latina . I manifestanti cileni accusano il presidente Piñera di voler sfruttare l’emergenza. Intanto Cuba e il suo sistema sanitario attende senza affanni l’emergenza
14 – La pandemia dimostra che la sanità deve essere pubblica e unica per tutta l’Italia.
15 – Coronavirus | Sottosegretario Merlo agli italiani nel mondo: “Un abbraccio virtuale a tutti voi, passerà”.
16 – La Marca (Pd): ho chiesto al ministro Mendicino di favorire il rientro dei cittadini canadesi ed italo-canadesi bloccati in Italia

 

01 – IL PATTO DI «STABILITÀ E CRESCITA» È STATO SOSPESO NELL’UNIONE EUROPEA. REAZIONI A CATENA. NON HA PRECEDENTI LA DECISIONE DI APPLICARE LA “CLAUSOLA GENERALE DI SALVAGUARDIA” NELL’INTERA AREA GEO-ECONOMICA EUROPEA A SEGUITO DI UN EVENTO COME LA PANDEMIA DA CORONA. LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE UE VON DER LEYEN: “ORA I GOVERNI POSSONO SPENDERE TUTTO QUELLO CHE SERVE PER FARE FRONTE ALL’EMERGENZA”. E apre all’ipotesi “Coronabond” avanzata dal presidente del Consiglio Conte, con una riforma del Meccanismo europeo di Stabilità (Mes) “senza condizionalità presente e futura”. Ma per Gentiloni i nodi della trattativa tra governi non sono sciolti, di Roberto Ciccarelli

Negli atroci giorni dell’emergenza sanitaria e di quella provocata dalle politiche che cercano di impedire la diffusione del coronavirus bloccando i rapporti sociali e produttivi ieri abbiamo vissuto un momento simbolico nella scienza triste che governa l’economia europea. Per la prima volta la Commissione Europea ha sospeso il «patto di stabilità e crescita» ricorrendo a una «General escape clause» , introdotta nell’ordinamento nove anni fa, nel 2011, in previsione di eventi esterni ed imprevisti rispetto alla logica economica considerata «normale» dei trattati che regolano i rapporti da deficit e Pil e tra debito e Pil. Non è mai stata usata, né discussa prima che fosse proposta il 13 marzo scorso e approvata ieri 20 marzo. Saranno i governi degli stati membri a dare l’ultimo parere su un provvedimento che li autorizza a spendere tutte le risorse necessarie per affrontare l’emergenza sanitaria ed economica in corso.

«NON È MAI ACCADUTO prima, abbiamo attivato la clausola di salvaguardia che permetterà ai governi di pompare nel sistema denaro finché servirà – ha detto la presidente della Commissione Europea Ursula Von Der Leyen in un videomessaggio diffuso ieri nel tardo pomeriggio attraverso i social network – La chiusura della vita pubblica è necessaria per rallentare la diffusione del virus, ma rallenta anche in modo grave la nostra economia. La settimana scorsa ho detto che avrei fatto qualsiasi cosa sia necessaria per sostenere gli europei e l’economia europea. Oggi sono lieta di poter dire che abbiamo mantenuto la parola data».

Il commissario Ue all’economia Paolo Gentiloni ha esplicitato il significato della sospensione di una legge a cui è stata attribuita una legittimità superiore a quella delle politiche nazionali, non solo economiche: «Questi non sono tempi normali e non possiamo comportarci come se niente stesse succedendo. Il Coronavirus sta causando dolore in tutta Europa e il conto per le nostre economie sarà estremamente salato» ha detto, rischiando di identificare involontariamente il concetto di vita con quello di costo economico. Gentiloni ha illustrato la direzione che seguirà nei prossimi giorni la complicatissima governance multilivello europea per assumere definitivamente l’orientamento di una politica fiscale espansiva e sostenere l’implosione dell’offerta che sta portando a quella della domanda, uno choc «simmetrico» che rischia a sua volta di fare implodere tanto il sistema industriale quanto quello bancario.

«L’attivazione della clausola – ha detto – apre la strada a una risposta forte e coordinata all’immensa sfida economica che dobbiamo affrontare tutti insieme. Sono fiducioso che il Consiglio Europeo darà il suo rapido accordo».

CON IL «QUANTITATIVE easing» disposto dalla Bce per il solo 2020 pari a oltre mille miliardi di euro, l’innesco della clausola valida per tutti i paesi europei – e non «una tantum» solo per l’Italia com’è stato fino a questo momento – è un altro tassello che prepara un possibile coordinamento politico che, per ora, è ancora oggetto di trattativa politica tra i governi. Lo stesso Gentiloni, ieri mattina, aveva riconosciuto che la «dimensione della risposta comune ancora non è adeguata».

Quanto alla proposta avanzata dal presidente del consiglio Conte sui «Coronabond» finanziati da un Meccanismo europeo di Stabilità (Mes) radicalmente ripensato rispetto a quello attuale. Palazzo Chigi ha esplicitato il nesso tra due proposte teoricamente separate fino a un primo tentativo di argomentazione fatto da Conte in un’intervista al Financial Times. Al famigerato «Mes» dovrebbero accedere tutti gli stati colpiti dall’emergenza, i suoi 500 miliardi di euro dovrebbero essere concessi «senza alcuna condizionalità presente o futura» ha precisato una nota.
Un orientamento circolato in questi giorni in un tweet dell’ex capoeconomista dell’Fmi Olivier Blanchard ed evocato anche dall’ex premier Enrico Letta. «Stiamo guardando a tutti gli strumenti – ha detto Von Der Leyen – Vale anche per i Coronabond se saranno strutturati saranno usati».
«LA LOGICA è condivisibile, le modalità attraverso le quali si può fare un’operazione di questo genere sono modalità legate alla discussione sugli Eurobond» ha aggiunto Gentiloni, indicando il problema politico: la proposta, che prevede un salto mortale rispetto a ciò che ancora non esiste oggi, sarà praticabile solo con il via libera della Germania, e degli stati del Nord Europa, fino ad oggi contrari ad ogni mutualizzazione dei debiti pubblici derivanti da una simile operazione.
Nell’attesa che la nebbia si diradi, il patto di stabilità è stato sospeso finché durerà l’emergenza. L’incognita è il dopo. Il ritorno alla normalità implicherà un’altra recessione prodotta dal massacro sociale necessario per rientrare nei parametri «normali». A quel punto si potrà anche invocare un’altra traduzione della clausola attivata ieri: «Clausola generale di fuga» dai trattati spazzati via da questa emergenza.

 

02 – Trasmissione televisiva “The Agenda with Steve Paikin”, https://www.youtube.com/watch?v=sckyYa6T_9g&feature=youtu.be
sperando di fare cosa gradita, Vi segnalo la trasmissione televisiva “The Agenda with Steve Paikin” del 17 marzo scorso dedicata alla grave emergenza sanitaria che ha colpito l’Italia a causa dell’epidemia Covid-19.
Nella puntata sono intervenuta insieme ad Ercole Rocchetti, reporter della RAI, e ad Eric Reguly, direttore della redazione europea del Globe and Mail.
#andràtuttobene . Francesca La Marca
Dear friends,
Please find a link to my interview from March 17th with Steve Paikin, host of “The Agenda with Steve Paikin” on March, 17th where, along with fellow guests Ercole Rocchetti, reporter of RAI, and Eric Reguly, European Bureau Chief for The Globe and Mail, we discuss the impact of the COVID-19 emergency on Italy.

#andràtuttobene Francesca La Marca

 

03 – SCHIRÒ (PD): HO CHIESTO AL MINISTRO DEGLI ESTERI UNA MAPPA DELLA SICUREZZA PER I CITTADINI ITALIANI ALL’ESTERO. “IN QUESTE DRAMMATICHE ORE MOLTI DICONO CHE GLI ITALIANI STANNO RISCOPRENDO E RAFFORZANDO IL SENSO DELLA LORO COMUNE APPARTENENZA E LO SPIRITO DI RESPONSABILITÀ VERSO SE STESSI E VERSO GLI ALTRI. CREDO SIA VERO, A CONDIZIONE CHE NON SI FACCIANO DISTINZIONI TRA GLI ITALIANI CHE SONO DENTRO I CONFINI E QUELLI CHE NE SONO FUORI. 17 marzo 2020
Sia pure con qualche ritardo e a seguito di innumerevoli richieste di aiuto, il Ministero degli esteri, tramite l’Unità di crisi e le ambasciate e i consolati, si è attivato per favorire il rientro dei connazionali rimasti bloccati all’estero a seguito delle limitazioni dei collegamenti internazionali.
Ne ho dato atto scrivendo direttamente all’Ambasciatore italiano a Londra per lo sforzo particolare che in quella realtà si sta compiendo e al Ministro degli esteri, On. Di Maio, per la complessa opera di coordinamento dei soccorsi.
In questo momento così difficile, credo che si debba dimostrare senso dello Stato ed evitare iniziative particolaristiche, sostenendo senza duplicazioni o confusione il Governo e le strutture pubbliche che stanno facendo uno sforzo straordinario, al limite delle possibilità finanziarie e operative che il nostro Paese obiettivamente possiede.
Al Ministro Di Maio ho rivolto l’esortazione a definire, Paese per Paese, soprattutto in Europa, l’area per ora più esposta, un preciso piano operativo volto a favorire da un lato i rientri di chi è impedito a farlo, dall’altro a richiedere alle autorità locali maggiori tutele dei cittadini stranieri nel caso di reali pericoli di contagio. Insomma, una mappa di sicurezza per i cittadini italiani residenti nel continente.
Allo stesso Ministro degli esteri ho rivolto l’auspicio che l’Italia sia parte attiva nell’evitare che i legittimi timori per il contagio rafforzino le tendenze alla chiusura di alcuni Paesi e si tramutino in regressione per il sistema di mobilità interno all’Europa, così duramente realizzato nel tempo.
Una particolare attenzione ho chiesto di rivolgere a realtà come quella del Regno Unito e della Svezia, che con la pandemia sembrano avere un approccio limitativo e ancora distante dalle preoccupazioni più vive dei residenti.
Non si tratta, evidentemente, di ledere l’autonomia di Stati sovrani (sarebbe ridicolo solo pensarlo), ma di dare voce alle preoccupazioni e al diritto alla salute di milioni di lavoratori stranieri regolarmente residenti, che sono anch’essi cittadini di pieno diritto.
Fermo restando che ogni richiesta e sollecitazione particolare va diretta prima di tutto alla rete di emergenza approntata presso il Maeci e presso le strutture diplomatiche e consolari, resto a disposizione di quanti si trovino in difficoltà o ritengano di esprimermi preoccupazioni e richieste”.
Angela Schirò – Deputata PD – Rip. Europa – Camera dei Deputati

 

04 – CORONAVIRUS | Sottosegretario Merlo: “Sei un italiano bloccato all’estero? Alcune nostre iniziative che possono aiutarti”
Migliaia di voli sono stati cancellati perché le compagnie aeree hanno deciso di bloccare le tratte dopo che diversi governi nel mondo hanno deciso di sospendere i voli da e per l’Italia e in alcuni casi da e per l’Europa intera. Tantissimi i connazionali bloccati oltre confine. La Farnesina è attiva e al lavoro per fare in modo di riportarli in Patria
“Sono tantissimi gli italiani rimasti bloccati all’estero dopo la cancellazione di migliaia di voli e la chiusura delle frontiere da parte di vari Stati nel mondo. L’Unità di crisi della Farnesina è in costante contatto con la nostra rete consolare e segue i casi uno per uno. Io stesso sono in collegamento permanente con la mia segreteria e tutto il mio staff in modo tale da poter rispondere con velocità ad ogni richiesta di informazioni o assistenza”. Lo dichiara il Sottosegretario agli Esteri Sen. Ricardo Merlo, fondatore e presidente del MAIE – Movimento Associativo Italiani all’Estero.

“In molti – prosegue Merlo – mi stanno scrivendo da oltre confine, spiegandomi di essere rimasti di fatto in una situazione di esilio forzato. Non sanno neppure come poter rientrare in Patria, visto che migliaia di voli sono stati cancellati perché le compagnie aeree hanno deciso di bloccare le tratte dopo che diversi governi nel mondo hanno deciso di sospendere i voli da e per l’Italia e in alcuni casi da e per l’Europa intera”.
“In questo momento di estrema emergenza, è importante prima di tutto non farsi prendere dal panico. La Farnesina ci offre alcune preziose indicazioni, le faccio mie qui di seguito. Armatevi di pazienza – aggiunge il Sottosegretario -, perché per poter rientrare in Italia potreste dover fare un viaggio molto più lungo del previsto, tra scali aerei e coincidenze da incastrare”.
“In questi giorni alcuni voli Alitalia organizzati dalla Farnesina stanno riportando in Patria tanti connazionali rimasti bloccati oltre confine. Continuiamo a seguire tutti i casi che ci vengono segnalati e siamo impegnati a trovare soluzioni.
Per domani, per esempio, martedì 17 marzo, la compagnia Neos Air, in coordinamento con l’Unità di Crisi e l’Ambasciata d’Italia a Madrid, ha predisposto altri due voli speciali sulle tratte Tenerife-Fuerteventura-Malpensa e Tenerife-Lanzarote-Malpensa. Intanto, qui vi lascio alcune indicazioni che possono esservi utili”.
INDICAZIONI UTILI
Il sito www.viaggiaresicuri.it offre informazioni certe e puntuali: visitare il portale come prima cosa
Mettersi in contatto con le nostre sedi diplomatico-consolari, ovunque voi siate nel mondo. Alcune Ambasciate, Madrid per esempio, hanno già attivato una taskforce Coronavirus;
Questo è il numero dell’Unità di Crisi della Farnesina a Roma +390636225; come potete immaginare, in questi giorni il lavoro è moltissimo. Contattate dunque l’Unità di Crisi SOLO in caso di ESTREMA necessità
Provare a rientrare in Italia con voli che prevedono più scali o valutare anche i viaggi in nave e i treni a lunga percorrenza
Potete anche rivolgervi ai Comites o ai membri locali del CGIE: in questi giorni, infatti, sono tanti i Comitati degli italiani all’estero e i membri del Consiglio Generale attivi nel raccogliere le segnalazioni – copia dei biglietti aerei e dei documenti d’identità – per trasmetterli alle rispettive sedi diplomatico-consolari. In questo modo Ambasciate e Consolati avranno la possibilità di studiare i diversi casi e adoperarsi per assistere i connazionali nel miglior modo possibile.
Ogni Ambasciata d’Italia nel mondo ha un numero dedicato alle emergenze. Rivolgetevi al numero dedicato alle emergenze per avere informazioni dettagliate circa l’eventuale possibilità di rientro in Italia.

 

05 – ONORARE LA DIFFERENZA FEMMINILE. VERITÀ NASCOSTE. «PROVO A ESSERE DIRETTA: SENTO LA MIA DIFFERENZA, DRAMMATICAMENTE MI SCONTRO CON UN DIFETTO DI EMPATIA E DI COMPLICITÀ, MA NON RINUNCIO A VOLERLA TESTIMONIARE, PERCHÉ LA PERCEPISCO BEN ANCORATA ALLA TERRA, PARTE DI QUESTO MONDO, NON NECESSARIAMENTE UN PRIVILEGIO, E FONDO SU TALE FIDUCIA ESPRESSIVA IL NUCLEO ARDENTE DEL MIO DESIDERIO DELL’ALTRO», di Sarantis Thanopulos, Silvia Vizzardelli.

SILVIA VIZZARDELLI: «Il sentore di una differenza non saturabile tra il godimento femminile e quello maschile può dar vita a due atteggiamenti: la testarda, rivendicativa, ostinata marcatura dell’inconciliabile o il desiderio di trovare le parole per dirla, il bisogno di far emergere il “vero” anche al di là della possibilità di condividerlo. Prima ancora di voler essere simpatizzata, la propria verità, chiede lei stessa di essere onorata. Questo bisogno, umano troppo umano, di onorare e testimoniare la Cosa stessa, con tutte le minacce di fraintendimento che sono sempre alle porte, va preservata. Ma per farlo dobbiamo difendere il femminile dal mistico, dall’eccezione, dall’enfasi sul godimento supplementare non soggetto alla logica della castrazione, dalla mitizzazione di un desiderio aperto e totalizzante. Perché una simile enfasi ci getta fuori dalla storia, in nome di un ineffabile cui si riconoscono, più o meno nascostamente, attributi di purezza, autenticità (parola esecrabile), prossimità incorrotta alla vita. Provo a essere diretta: sento la mia differenza, drammaticamente mi scontro con un difetto di empatia e di complicità, ma non rinuncio a volerla testimoniare, perché la percepisco ben ancorata alla terra, parte di questo mondo, non necessariamente un privilegio, e fondo su tale fiducia espressiva il nucleo ardente del mio desiderio dell’altro».

SARANTIS THANOPULOS: «Penso alla prescrizione di mantenersi almeno a un metro di distanza l’uno dall’altro nei luoghi pubblici per evitare il contagio del Coronavirus. La sua realizzazione perfetta ci porterebbe in una dimensione (post)tragica: uno spazio geometrico abitato da automi mantenuti a distanza di sicurezza per mezzo di algoritmi. Questo per dire che la ‘Cosa’, la materia desiderante e desiderabile (in origine il corpo materno), ha la sua ragione di essere nell’incontro dei corpi che dialogano (a partire dalla congiunzione degli amanti). Corpi non anatomici, biologici, ma abitati dalle emozioni, dall’immaginazione e dai sogni (la condizione perché si riconoscano nel simbolico e possano pensare). Non posso immaginare una limitazione del godimento che non venga da una sua intrinseca necessità: il suo realizzarsi solo in condizioni di reciprocità, nell’intesa tra differenze. La metafora della ‘castrazione’ indica la limitazione, superamento dell’autoreferenzialità che si mostra incompatibile con il realizzarsi di un godimento vero. L’enfasi sul supplemento di godimento, sul carattere totalizzante del desiderio viene dalla loro frustrazione e trasformazione in bisogno alla ricerca di un continuo sfamarsi. L’immagine della donna alla ricerca di un appagamento infinito, inevitabilmente tendente al mistico, viene dalla manipolazione operata dall’Immaginario maschile. Da questa manipolazione la donna si libera quando, come fai tu, sente la sua differenza in modo diretto, immediato, senza compromessi e scopre nel suo ardere per l’altro la fiducia espressiva, coinvolgente, in se stessa. L’uomo se vuole vivere come soggetto desiderante non può che onorarla, andando oltre i suoi limiti di complicità e empatia, per scoprire attraverso il suo oggetto di desiderio se stesso perduto».
SILVIA VIZZARDELLI: «Mi disturba la curvatura mistica impressa al femminile. Esiste una immaginazione materiale, la stessa che ha portato, ad esempio, Bachelard a rappresentare la nudità sensuale femminile attraverso il metamorfismo dell’acqua. Quanta potenza figurativa, quanta poesia e nello stesso tempo quanto ancoraggio alla materia, al corpo, agli elementi. È questa aderenza che va preservata, è da qui che nasce il bisogno di dirsi. Nessun riduzionismo biologico ovviamente. Si tratta di inseguire una ratio fin dentro il corpo, e una materia fin dentro il pensiero. E restare così nella storia. Lo so, l’eros promette assai più di quel che mantiene, ma conviene che non se ne avveda»

 

06 – RICCARDO REALFONZO: «UN PIANO ANTI-VIRUS EUROPEO DA 600 MILIARDI DI EURO» INTERVISTA. SUL FINANCIAL TIMES PUBBLICATO UN DOCUMENTO CON GLI ECONOMISTI EMILIANO BRANCACCIO, MAURO GALLEGATI E ANTONELLA STIRATI: “LA RECESSIONE SARÀ PESANTISSIMA. IL PATTO DI STABILITÀ VA SUPERATO.
Nell’Ue bisognerebbe fare come Obama che nel 2010 stanziò circa il 5% del Pil, in buona misura con finanziamento della Federal Reserve Bank”, di Roberto Ciccarelli
Gli economisti Emiliano Brancaccio, Mauro Gallegat, Riccardo Realfonzo e Antonella Stirati hanno pubblicato ieri un documento sul Financial Times dove chiedono un «piano anti-virus» per rilanciare l’economia europea.

«PENSIAMO A UNO SFORZO COORDINATO TRA I PAESI, CON FINANZIAMENTO CENTRALIZZATO E COLLABORAZIONE TRA POLITICHE FISCALI E MONETARIE – AFFERMA RICCARDO REALFONZO, ECONOMISTA ALL’UNIVERSITÀ DEL SANNIO – L’ITALIA DA SOLA HA GRAVI DIFFICOLTÀ, SOPRATTUTTO NEL QUADRO DELLE REGOLE EUROPEE. I PROVVEDIMENTI PER EVITARE LA CIRCOLAZIONE DEL VIRUS SONO NECESSARI, MA L’IMPATTO ECONOMICO È DISASTROSO. I 25 MILIARDI DI EURO STANZIATI DAL GOVERNO NON SARANNO SUFFICIENTI PER UNA CRISI CHE PUÒ FARCI PERDERE ANCHE 4 PUNTI DI PIL. È UN ORDINE DI MISURA GIÀ IPOTIZZATO IN UNO STUDIO PRODOTTO PROPRIO DALLA COMMISSIONE EUROPA NEL 2006, NEL QUALE SI SIMULAVANO LE CONSEGUENZE DI UNA PANDEMIA MOLTO SEVERA. IN QUESTA SITUAZIONE, POTREBBE TROVARSI PRESTO L’INTERA UE. ABBIAMO BISOGNO DI UNA RISPOSTA FORTE, CHE PREVEDA STRUMENTI DI CUI L’UNIONE EUROPEA SIN QUI NON SI È DOTATA».

Il Commissario Ue all’economia Gentiloni ha detto che siamo oltre la flessibilità e le regole del patto di stabilità devono adattarsi. Sarà un adattamento temporaneo, oppure questa recessione modificherà per sempre queste regole?
Sia chiaro che la flessibilità dentro le regole attuali non basta. La Commissione Ue concederà la possibilità di incrementare il deficit, derogando al principio del pareggio strutturale di bilancio. Ma in assenza di un intervento rilevante delle politiche fiscali continentali, coordinato anche con la Bce, e senza forme di controllo dei movimenti di capitale, gli oneri del debito pubblico italiano cresceranno, e saranno guai. Speriamo che il coronavirus dia una spallata al quadro delle regole europee e ci consenta di costruire un sistema più razionale, al centro del quale abbiano un posto ben diverso cose che stanno a cuore ai cittadini d’Europa, come sanità, istruzione, ambiente.

PROPONETE UN «PIANO ANTI-VIRUS» SU SCALA EUROPEA. IN QUALI SETTORI?
Nella fase di espansione della pandemia è necessario intervenire per rafforzare le strutture sanitarie, ma anche con importanti trasferimenti di liquidità alle imprese e alle famiglie. Il rischio che si corre è il fallimento a catena delle imprese, con conseguenti difficoltà del sistema bancario. Poi serve un piano di investimenti pubblici che in primo luogo si concentri sulle infrastrutture sociali: sanità, scuola, ambiente. Solo ora molti capiscono l’errore commesso nel tagliare la sanità pubblica a vantaggio della privata, che ben poco serve in emergenze come quella attuale. Naturalmente un consistente piano «anti-virus» dovrà prevedere investimenti e politiche industriali per rilanciare il tessuto produttivo messo in difficoltà dalla rottura delle catene del valore e dalle molteplici strozzature dell’offerta.

DI QUALE CIFRA CI SAREBBE BISOGNO?
I 25 miliardi che il governo si appresta a mettere in campo sono insufficienti. Sul piano europeo bisognerebbe fare come Obama che nel 2010 stanziò circa il 5% del Pil, in buona misura con finanziamento della Federal Reserve Bank. In Europa oggi significherebbe circa 600 miliardi di euro.

MOLTE POLEMICHE HA PRODOTTO LA FRASE DELLA PRESIDENTE DELLA BCE CHRISTINE LAGARDE SULLO SPREAD. IL SUO È STATO UN SEGNALE DI DEBOLEZZA?
Si è capito che Lagarde è un falco, una conservatrice a capo di una banca centrale già orientata per statuto al solo controllo dell’inflazione. Ieri la Bce ha cercato di correggere il tiro e la Commissione Ue ha fatto grandi aperture sulla flessibilità. Ma noi abbiamo bisogno di ben altro. Per cominciare, occorrerebbe varare gli Eurobond, che dovrebbero essere acquistati dalla stessa Bce per finanziare il piano, e la Bce dovrebbe dare garanzie sul debito pubblico dei Paesi, arrestando la dinamica degli spread. Questo significa comportarsi da prestatore di ultima istanza.

LAGARDE HA CRITICATO I GOVERNI CHE NON SEMBRANO ANCORA AVERE COMPRESO LA GRAVITÀ DELLA SITUAZIONE. RIUSCIRÀ DOVE NON È RIUSCITO DRAGHI: OTTENERE UNA POLITICA FISCALE DA PARTE DEGLI STATI?
Direi che dovrebbe riuscire a fare il banchiere centrale, per cominciare. L’Europa dovrebbe lasciarsi alle spalle gli anni dei vincoli e dell’austerità e decidersi a divenire una vera «unione» orientata agli obiettivi dello sviluppo sociale e dell’occupazione. Questo significa dotarsi di un ampio bilancio centrale, politiche fiscali e monetarie coordinate, protezione da attacchi speculativi, e un sistema di Welfare degno della sua civiltà. Se anche questa volta prevarranno approcci dogmatici, inettitudini ed egoismi, l’esperienza dell’unione monetaria rischia di volgere al termine

 

07 – CORONAVIRUS, IL BAZOOKA DELLA UE RIMEDIA AI DANNI DEL BOOMERANG BCE. REAZIONI A CATENA. LA PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE UE URSULA VON DER LEYEN: «FAREMO QUALSIASI COSA NECESSARIA PER SOSTENERE GLI EUROPEI E LA LORO ECONOMIA». La flessibilità «una tantum» all’Italia, il credito illimitato alle imprese in Germania, gli aiuti federali da 50 miliardi stanziati da Trump contro l’emergenza del «coronavirus», le rettifiche del capoeconomista della Banca centrale Europea Philip Lane dopo il panico provocato da una frase di sette parole sulla gestione dello spread pronunciata giovedì dalla presidente dell’Eurotower Christine Lagarde hanno portato a un rimbalzo nelle borse. Dopo il crollo storico di quasi il 17%, ieri Piazza Affari è risalita a +7,1%. Bankitalia: «C’è stato un errore di comunicazione nella Bce, conta la sostanza». Il vice Valdis Dombrovskis: «Ma il patto di stabilità non è sospeso» , di Roberto Ciccarelli
«WE ARE NOT HERE TO CLOSE SPREADS»: «NON SIAMO QUI PER CHIUDERE GLI SPREAD». Sono le sette parole pronunciate dalla presidente della Bce Christine Lagarde che giovedì ha contribuito a bruciare l’equivalente di una mezza legge di bilancio, dando la spinta alle borse europee a precipitare in un burrone.
IL RECORD A MILANO CON OLTRE MENO 16, MENTRE WALL STREET EGUAGLIAVA IL RECORD NEGATIVO DEL 1987 AL PUNTO DA SPINGERE LA FED A IMMETTERE 1500 MILIARDI DI DOLLARI DI LIQUIDITÀ PER NON FARLA AFFOGARE.
All’indomani di precisazioni, panico, polemiche ribollenti ispirate a un vago senso di tradimento, attorno a Lagarde sono stati in molti a erigere un cordone sanitario. Di buon mattino ha iniziato il capoeconomista della Bce Philip Lane che ha precisato che il compito della Bce è la «stabilità dei prezzi», non quello di «azzerare gli spread tra i vari paesi».
Ma visto che il coronavirus è considerato una situazione «eccezionale», il famoso «cigno nero» che mette a rischio la liquidità, allora il compito della Bce è assicurare una corretta trasmissione della politica monetaria.
Anche il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, in un’intervista a Bloomberg, ha evidenziato la cattiva performance di Lagarde in una risposta a una giornalista tedesca: «Le misure non sono state forse presentate bene», «c’è stata una difficoltà di comunicazione» non sono state «ben comprese dai mercati».
In un’economia dove il potere performativo delle parole dei banchieri è considerato magico questo è un problema storico che può mandare in tilt un sistema.
Per questo Visco ha precisato che la Bce garantirà tutta la «flessibilità» necessaria contro il virus, ridurrà le turbolenze finanziarie con 120 miliardi di euro aggiuntivi al già esistente «allentamento monetario» da 20 miliardi al mese ed è comunque pronta a intraprendere ogni azione possibile acquistando titoli pubblici e privati, facendo giungere a piccole e medie imprese colpite dalla crisi il denaro necessario.
LA MANUTENZIONE posticipata del messaggio di Lagarde ha inteso dire una cosa: contro la crisi del virus c’è un bazooka, non un boomerang. L’idea è stata rafforzata ieri da due annunci decisivi che hanno contribuito a un rimbalzo delle borse europee e Usa, a cominciare da Milano che ha chiuso a +7,1%, dopo essere salita a circa il 17%: il credito illimitato alle imprese da 550 miliardi di euro in Germania, l’annuncio del piano anti-virus di Trump da 50 miliardi di dollari e la conferma da parte della Commissione Ue che all’Italia, e a tutti i paesi colpiti dall’emergenza virale e dalla recessione in arrivo, sarà riconosciuta la clausola della flessibilità prevista dal patto di «stabilità e crescita».
I soccorritori del sistema si sono dunque attivati. E il sistema emotivo e algoritmico dei mercati finanziari, almeno ieri, ha reagito. In poche ore è passato dallo tsunami alla rinascita: la violenza di queste oscillazioni sono consustanziali a un capitalismo e al suo rapporto costitutivo con le crisi.
DA BRUXELLES Ursula Von Der Leyen, Valdis Dombrovskis, Margrethe Vestager e Paolo Gentiloni hanno assicurato all’Italia la flessibilità sul deficit e sugli aiuti di stato alle imprese nel turismo e nei trasporti oltre alle risorse stanziate per gli ammortizzatori sociali. In previsione della moltiplicazione delle richieste da parte degli Stati membri Gentiloni ha assicurato che le «decisioni prese non saranno le ultime».
IL VICEPRESIDENTE Dombrovskis ha chiarito, in maniera decisiva, che «il patto non è sospeso» e che la «flessibilità è già prevista». La comunicazione della Commissione è stata confermata in una lettera inviata al ministro dell’Economia Roberto Gualtieri dove le risorse già stanziate (25 miliardi, di cui 20 in deficit) e tutte le altre che arriveranno saranno escluse dal calcolo del deficit strutturale «e non prese in considerazione nella valutazione degli sforzi fiscali richiesti dalle regole attuali».
Resta l’incognita dell’esposizione sul debito, già alto. Quando sarà passato l’incubo, questo significa che entreremo in un altro incubo: le politiche di austerità necessarie a ristabilire un ordine illusorio ma considerato «naturale» dei parametri consueti? E se la crisi, invece, modificherà il teorema amministrato da Bruxelles?
È L’INCOGNITA CHE PUÒ PRODURRE CONSEGUENZE DEVASTANTI.
Nell’ambivalenza tra una crisi strutturale e la concessione di una flessibilità «una tantum» si è mossa anche la rassicurazione finale a un paese stordito, impaurito e auto-recluso come l’Italia: «Siamo pronti a fare di più – ha detto la presidente della Commissione Ue Von Der Leyen – Faremo tutto il necessario per sostenere l’economia».
RESTA DA CAPIRE IL PUNTO IN CUI IL «NECESSARIO» SI PUÒ TRASFORMARE IN IRREVERSIBILE

 

08 – SIAMO SICURI CHE NEGLI USA CI SIA LA DEMOCRAZIA? I PIÙ POVERI SPESSO NON HANNO UN DOCUMENTO DI RICONOSCIMENTO E QUINDI NON POSSONO VOTARE. NANCY FINA: «SE SEI STATO IN PRIGIONE NON PUOI VOTARE. E NEGLI USA SONO TANTISSIMI COSÌ»
IL DIRITTO DI VOTO È SEMPRE PIÙ DIFFICILE DA ESERCITARE. LEFT NE HA PARLATO CON I DEMOCRATS ABROAD, GLI ELETTORI DEMOCRATICI CHE VIVONO ALL’ESTERO. SONO UNANIMI NEL DENUNCIARE LE CAUSE SOCIALI DELL’ASTENSIONISMO E LA DIFFICOLTÀ DI FAR ARRIVARE A DESTINAZIONE IL VOTO PER POSTA. ( di Alessia Gamberini).
Dopo un Super Tuesday di fuoco, il martedì elettorale in cui si è votato per le primarie democratiche ben 14 Stati, negli Stati Uniti la corsa alla nomination in vista delle presidenziali di novembre si è ristretta a un testa a testa. I contendenti sono Berme Sanders, senatore del Vermont che si dichiara apertamente socialista e che si era aggiudicato il voto popolare nei primi tre Stati di queste primarie, e Joe Biden, ex vicepresidente di Barack Obama che dopo un inizio in salita ha
letteralmente fatto resuscitare la sua campagna elettorale con la vittoria in South Carolina.
Durante il super martedì sono stati chiamati ad esprimere la loro preferenza anche I DEMOCRATS ABROAD, la sezione internazionale del partito democratico statunitense che riunisce tutti i membri residenti all’estero che desiderano votare in occasione delle elezioni negli Usa. Non c’è modo migliore di spiegarlo: è una specie di Stato senza confini.
Quando il Partito democratico si riunirà nella convention nazionale negli Usa, che quest’anno si terrà dal 13 al 16 luglio a Milwaukee, in Wisconsin, i DEMOCRATS ABROAD hanno diritto
a presenziare insieme ai rappresentanti delle altre cinquanta stelle della bandiera. Kristina, arrivata in Italia nel 2001 dalla California, spiega che Democrats Abroad è si il «cinquantunesimo Stato Democratico», ma si occupa di registrare al voto tutti i cittadini americani che lo desiderano, indipendentemente dal loro colore politico.
«Spesso e volentieri il voto dall’estero è determinante. Ad esempio, nel terzo distretto congressuale del New Jersey il candidato democratico ha vinto per settantuno voti. Settantuno, in cui sicuramente il voto all’estero ha contribuito perché la maggior parte delle persone che vota dall’estero è democratica» spiega Helenka, segretaria della sezione romana di DEMOCRATS ABROAD. Non una cosa da poco, dunque, assicurarsi che il voto per posta, il cosiddetto absentee ballot venga registrato e giunga poi a destinazione. Un processo che dovrebbe essere automatico, semplice e garantito in un Paese come gli Stati Uniti dove tantissime persone, anche all’interno del territorio nazionale, utilizzano questo metodo per votare, ad esempio gli studenti che decidono di andare all’università molto lontano da casa e non possono tornarci soltanto per votare. «L’anno scorso ho fatto un’indagine a titolo personale per controllare quanti voti in America non erano stati registrati tra quelli che provenivano dall’Italia, cercando di capire se c’era dietro un qualche schema» spiega a Left Danielle, la presidentessa del Rome Chapter. «Ho scoperto che alcuni Stati in particolare hanno avuto dei “problemi”, diciamo, ma dopo aver fatto quest’indagine e aver letto
i giornali in cui si parlava della situazione in Georgia, inizio a temere che abbiano cancellato tutti i voti che non erano stati depositati di persona. Questo significa che anche se sei dentro la Georgia e devi votare per posta con \’absentee ballot perché magari ti sei trasferito da poco e non hai ancora cambiato residenza, il tuo voto probabilmente è finito nella spazzatura», continua. Il caso delle incongruenze elettorali in Georgia è diventato clamoroso in occasione delle elezioni di metà mandato del 2018, quando si sono sfidati per la carica di governatore Brian Kemp, uomo bianco di mezz’età che ricopriva già una carica governativa, e Stacey Abrams, politica afroamericana che se avesse vinto sarebbe diventata la prima governatrice nera dello Stato. Questo non è accaduto, nonostante Abrams abbia chiesto svariati riconteggi dei voti, anche perché in alcuni distretti a maggioranza afroamericana è stato impossibile votare perché non si risultava registrati, una conditiosine qua non per accedere ai seggi negli Stati Uniti. «Il punto è che ogni Stato ha le sue leggi in materia elettorale – spiega Danielle -. La Georgia, ad esempio, spesso sostiene che la firma sulla scheda non sembra autentica, oppure nel caso del voto dall’estero hanno affermato che le buste con le schede provenienti dall’Italia o non sono mai arrivate oppure sono arrivate vuote». Un’insinuazione inammissibile per chi, come i Democrats Abroad, dedica la sua missione di volontario a far sì che chi vive all’estero e paga le tasse in America, come prevede la legge, abbia in cambio la possibilità di esprimere il proprio parere quando si tratta di scegliere chi guida il Paese, per il vecchio principio del no taxation without representation, niente tasse se non siamo rappresentati. «L’anno scorso, se non sbaglio, abbiamo incontrato il capo avvocato dell’Ambasciata americana per chiedergli delucidazioni: perché se noi mandiamo i nostri voti tramite l’Ambasciata americana non sono arrivati dove dovevano?» racconta Danielle. «Il punto di vista di questo avvocato è che qui in Italia è stato fatto tutto giustamente, il problema deve essere in America, in particolare nel momento in cui entra in gioco la posta, considerando anche che lì non è statale ma privata. Questo crea ulteriori problemi, perché possono dire tranquillamente di non sapere cosa sia successo. Dal mio punto di vista, però, tutto questo è troppo una coincidenza», afferma. «Negli Stati Uniti ci sono grosse minacce al rispetto del diritto di voto: il gerrymandering (la pratica secondo cui i governatori disegnano i collegi elettorali del proprio Stato in modo da favorire il proprio partito, ndr), ad esempio, oppure il fatto che si vota di martedì e per chi lavora o ha dei bambini questo rappresenta un grosso problema. Abbiamo tanti problemi con il nostro sistema elettorale, ma non abbiamo molto modo di cambiarlo», conclude Danielle.
«In questo momento gli Stati Uniti non sono più l’esempio di una democrazia se non ideale, almeno buona» dice a Left Neal, vicepresidente della sezione romana dei Democrats Abroad e presidente di uno dei seggi in cui si è votato per il Super Tuesday. Questo, nella sua visione, ha spinto più persone a mobilitarsi: «Nel 2016 c’erano stati 35 mila voti alle global primaries (le primarie dei Democrats Aborad nel mondo, ndr), quest’anno me ne aspetto molti di più. Credo che quattro anni di Donald Trump alla Casa Bianca abbiano portato un grande interesse per il voto nelle elezioni del 2020 – ci spiega -. In primis l’affluenza di quest’anno sarà molto più alta di quella del 2016 perché gli americani all’estero vedono sia il disastro che è stata la presidenza Trump, sia la minaccia che lui rappresenta per la nostra democrazia, per le istituzioni democratiche ma anche per quanto riguarda il tema dei cambiamenti climatici, di cui lui è un negazionista totale, oppure per gli affari esteri».
Nonostante la grande pluralità etnica e demografica che c’era stata, almeno all’inizio delle primarie, tra i candidati alla nomination democratica (sei donne, di cui una afroamericana, Kamala Harris, e il primo candidato alla presidenza apertamente omosessuale, Pete Buttigieg), la volontà di partecipare al processo elettorale non è purtroppo sufficiente. «Negli Stati Uniti al momento è troppo complicato accedere al
voto, non solo dall’estero. Ogni Stato ha leggi diverse e ce ne sono alcuni, a maggioranza conservatrice, che hanno passato e implementato delle leggi con lo scopo nascosto di sopprimere il voto. E un tema molto importante per tutti noi. Per fortuna in questi ultimi anni il Partito democratico si è reso conto di quanto è grave il problema e sta iniziando ad agire: praticamente ogni candidato in queste primarie ha un piano per attuare delle riforme al sistema elettorale, facilitando il voto per i cittadini e garantire in questo modo un diritto fondamentale per la democrazia», spiega Neal.
Theresa, in Italia da tanti anni ma con una famiglia negli Usa che ha dovuto fare i conti con il problema del possesso di armi da fuoco, fa notare un altro aspetto della difficoltà di votare negli Stati Uniti. Soprattutto i più poveri non possiedono né un passaporto, né una patente, né tantomeno la carta d’identità, molto poco diffusa negli Stati Uniti. Quando si tratta di votare questo rappresenta un problema primario, visto che senza un documento non è possibile farlo.
Il tema dell’inclusività del voto è una colonna portante di Democrats Abroad e di tutti i suoi membri. «Negli Stati Uniti, se sei stato in prigione non puoi votare. Visto che abbiamo la più grande popolazione carceraria del mondo, questo cancella una quantità incredibile di persone!» si indigna Nancy Fina, presidente nazionale di Democrats Abroad. Il cosiddetto felony disenfranchisement varia da Stato a Stato, ma soltanto nella possibilità di rendere permanente la cancellazione dal diritto di voto anche dopo l’uscita dal carcere. La motivazione della revoca del diritto a votare mentre si è in carcere è stata motivata con la «rottura del contratto sociale» che la persona che ha commesso un reato avrebbe compiuto nei confronti dello Stato. Ad essere colpiti dal disenfranchisement sono spesso afroamericani, a volte tenuti per anni in carcere con accuse che non è possibile prova re, o le frange più disagiate della popolazione sia su base etnica, che su base censitaria. «Credo che molti americani all’estero siano spinti a votare dalla volontà di vedere l’istituzione, anche negli Stati Uniti, di un sistema di welfare simile a quello che c’è in Italia. Negli Usa i poveri hanno dei problemi enormi, a partire dall’accesso al sistema sanitario» riprende Danielle. La prospettiva di statunitensi residenti in uno Stato dove la gratuità della sanità pubblica è un diritto è ben diversa rispetto a quella di chi non ha mai potuto godere di questo privilegio. Nina, attivista originaria di San Diego, dice che negli Usa un sistema sanitario nazionale è visto come qualcosa di «socialista o comunista», quindi come il male assoluto. «In America una donna su tre è sulla soglia della povertà e quello che ti manda più velocemente sul lastrico sono proprio i costi medici. Non so, la tua bambina può cadere al parco, ti spaventi e la porti in pronto soccorso. Tre minuti di visita da parte di un medico ti possono costare più di mille euro! Figuriamoci se ha un’appendicite, devi vendere la casa e pagare per un’eternità!» si accora Nancy. «Certo, esiste l’assicurazione. Ma non solo non copre un sacco di cose, costa anche tantissimo rispetto a quello che guadagni». Helenka torna appena in tempo per dire che anche lei è molto votata alla lotta per l’assistenza sanitaria nazionale: «Secondo me la gente ne capisce il valore, però ci sono troppi interessi economici sotto e quindi non si vogliono fare i cambiamenti necessari. Questo per me è inconcepibile». Anche Kristina si è battuta per l’assistenza sanitaria già dal 2008, quando è stato eletto Obama. Vivere in Italia le ha fatto apprezzare a pieno l’importanza di poter godere di una sanità assicurata a livello statale. «Vorrei che si potesse realizzare anche negli Usa. Con Obama sono stati fatti dei passi avanti per migliorare la situazione, ma dal 2016 si stanno cercando di annullare questi diritti che io vedo come un diritto umano che dà dignità alle persone».
I voti dei cittadini all’estero, che risultano così bistrattati nei conteggi, vengono da persone che spesso si battono per temi diversi da quelli di chi vive oltreoceano, tra cui l’assistenza sanitaria pubblica, un tema che sta tornando sulla bocca di tutti a causa dell’esplosione del coronavirus Covid-19 anche negli Stati Uniti. Lo Stato di New York ha preso dei provvedimenti speciali per garantire sia assistenza ai malati, sia l’accesso al tampone che verifica la positività al virus. Il sindaco di New York ha mandato un accorato messaggio via Twitter ai suoi cittadini dicendo di rivolgersi alle autorità competenti se non si sentono bene, assicurando aiuti economici a chi dovesse averne bisogno. Tra i candidati rimasti in corsa, Bernie Sanders è quello che propone la riforma più radicale, il cosiddetto Medicare-for-all, che supererebbe il sistema delle assicurazioni private rendendo completamente pubblica la sanità. Di certo, il diritto ad accedere alle strutture sanitarie sarà una delle questioni primarie nei prossimi mesi.

NOTA. Breve guida per capire come funzionano le elezioni
Le elezioni presidenziali Usa attraversano due fasi: le primarie di partito e le elezioni di novembre.
Per le primarie si sceglie tra vari candidati che si presentano sperando di ricevere la nomination dal partito, cosa che avviene durante le convention che si tengono nei mesi estivi (quest’anno a luglio i Democratici, ad agosto i Repubblicani). In alcuni Stati è necessario essere membri del partito per cui si vota, in altri no: il voto non è tema di legislazione federale, ogni Stato può decidere per sé. Nel caso in cui un presidente in carica decida di ripresentarsi, come nel caso di Trump nel 2020, le primarie del suo partito si terranno comunque, ma avranno un esito scontato. Alla convention si presentano un certo numero di delegati, calcolati in proporzione alla popolazione di ogni Stato, che votano seguendo le indicazioni ricevute dal voto popolare. Se non si riesce a raggiungere una maggioranza, può intervenire il partito e scegliere lui il candidato, presentando anche una persona terza.
Per le presidenziali, i cittadini esprimono la propria preferenza direttamente, ma il voto popolare conta solo per determinare il numero di Grandi Elettori che ogni candidato ottiene. È il Collegio elettorale, composto dagli stessi, a scegliere il presidente: può capitare che un candidato vinca il voto popolare ma non diventi presidente, come è accaduto nel 2016 a Hillary Clinton. Per votare, in qualsiasi occasione, è necessario registrarsi alle liste elettorali del proprio Stato o in quelle degli americani all’estero. Senza registrazione non è possibile accedere ai seggi. In alcuni casi ci si può registrare anche il giorno stesso del voto, ma molto più spesso è necessario farlo in anticipo, un dettaglio che intacca la partecipazione elettorale degli statunitensi.

 

09 – LO TSUNAMI LAGARDE. LE AFFERMAZIONI DELLA PRESIDENTE DELLA BCE SONO STATE DEVASTANTI PER L’ITALIA – SUL CROLLO DELLA BORSA E SULL’AUMENTO DELLO SPREAD TRA BTP E BUND TEDESCHI – E PER LO SCIVOLONE DELLE BORSE EUROPEE CHE HANNO PERSO 800 MILIARDI DI EURO. UN DISASTRO ECONOMICO CHE VA SANZIONATO.
Ha fatto benissimo il Presidente della Repubblica Mattarella a reagire con durezza chiedendo all’Europa di farsi carico del sostegno all’Italia, che subisce in questa fase le conseguenze più pesanti dal corona virus, che in futuro potrebbe mettere in crisi altri paesi, come ha ricordato Angela Merkel che ha paventato un possibile contagio per decine di milioni di tedeschi.
Le richieste di dimissioni della Lagarde sono del tutto fondate, dovrebbe andarsene o essere invitata a farlo, come dovrebbe avvenire sempre quando si commettono errori che diventano disastri economici di dimensioni enormi, che si aggiungono alle pesanti conseguenze del corona virus sulla salute e sull’economia.

Dopo queste incredibili dichiarazioni è iniziata una fase di ridimensionamento del loro peso, riducendole ad una sorta di errore di comunicazione. Non è così, è fuorviante insistere su questo ed è inaccettabile il tentativo di scaricare la responsabilità su una cattiva comunicazione, se non addirittura ai giornalisti.

Ci sono elementi precisi che fanno pensare ad altro.

Anzitutto all’ordine del giorno dell’eurogruppo del 16 marzo era al primo punto dell’ordine del giorno l’approvazione delle nuove regole del Mes, solo al secondo punto le misure straordinarie contro le conseguenze sanitarie ed economiche del coronavirus. Qualche giorno fa il Ministro Gualtieri ha chiarito in parlamento che il Governo ha chiesto di rinviare l’approvazione di queste regole come richiesto da varie parti,

Anche perchè il parlamento non avrebbe in questo momento la possibilità di un esame degno di questo nome delle conseguenze delle norme che il Governo dovrebbe sottoscrivere. La signora Lagarde non a caso ha rinviato un eventuale salvataggio dei conti pubblici al Fondo salvastati.

Per intenderci le modifiche al Mes avrebbero un effetto concreto sui paesi che dovessero chiedere un intervento per evitare una crisi finanziaria, ponendo condizioni forti compresa la ristrutturazione del debito pubblico, per di più affidata ad una tecnostruttura che non risponderebbe dei suoi atti alle sedi politiche. Più o meno come è avvenuto con il FMI e la cosiddetta troika che si è occupata della Grecia.

Inoltre la signora Lagarde non è affatto una sprovveduta ma ha fatto una scelta politica precisa. Non caso ha usato a stessa frase che aveva pronunciato la componente tedesca del board della Bce. Una scelta di campo, e di alleanze, con l’ala che in Germania e nel nord Europa ha sostenuto sopra ogni altra cosa il valore dell’austerità e ancora oggi insiste su una linea che pure è evidentemente in crisi.

Ad esempio per la Bce era tempo di proporre un intervento europeo attraverso l’emissione di eurobond per affrontare le conseguenze del coronavirus, ne parla anche Mario Monti. Non é ancora una soluzione strutturale europea ai problemi del debito pubblico ma sarebbe senza dubbio un importante passo avanti.

Queste posizioni della signora Lagarde sono entrate chiaramente in collisione con le posizioni espresse da Ursula Von der Leyen a nome della Commissione europea. Per questo è di particolare importanza che la Presidente della Commissione europea abbia ribadito, in polemica evidente con la Lagarde, le posizioni che aveva già espresso prima delle sue dichiarazioni.

Infine Lagarde ha tentato una svolta anche rispetto alla gestione di Mario Draghi che aveva detto esattamente il contrario in una fase critica per difendere l’area euro e l’Unione europea. La linea interventista di Draghi è infatti in contraddizione con il laissez faire della Lagarde, che in questo modo afferma una linea neoliberale che lascia fare al mercato, con le conseguenze che vediamo.

E’ vero ci sono anche misure positive presentate dalla Lagarde, che tuttavia sono del tutto insufficienti e non danno segnali forti e di fiducia ai mercati, all’economia, alle parti sociali. Un poco di più di denaro a buon mercato, più titoli pubblici acquistati ma che si scontrano con la voragine aperta dalle sue dichiarazioni.

Le banche avranno più denaro a buon mercato ma almeno quelle italiane rischiano di non poterlo usare per le famiglie e le imprese perchè il loro valore di borsa è crollato del 35/40 % e quindi la loro capitalizzazione non consente più di rispettare i parametri sempre più restrittivi sul rapporto con gli impieghi e soprattutto con i crediti inesigibili, che sono destinati a crescere di fronte alle difficoltà di tante aziende medie e piccole, che avranno contraccolpi tremendi dalla chiusura delle loro attività per corona virus.

Del resto non si possono che chiudere le attività per tentare di spezzare la spirale perversa di diffusione del virus, ma questo vuol dire che molte attività di varia natura entreranno in sofferenza e non saranno in grado di restituire i crediti ottenuti, quindi diventeranno sofferenze. Il Laissez faire in questo caso può portare all’Italia conseguenze difficili da stimare e che potrebbero portare alla sofferenza anche delle banche.

Del resto è difficile isolare la crisi, le sue conseguenze si riverbereranno sull’insieme.

Prima della crisi del corona virus l’Italia aveva già una situazione economica insufficiente, stagnazione o peggio.

Con le conseguenze del corona virus i risultati sono destinati a peggiorare. Visto che la ripresa dell’attività per l’esportazione ha difficoltà sia dal lato della produzione che dal lato di chi deve acquistare, è indispensabile dare impulso alla domanda interna e quindi si pone come centrale una redistribuzione del reddito nazionale per dare impulso alla domanda.

Come sappiamo la distribuzione del reddito attualmente ha aumentato la divarìcazione, concentrando in poche mani ricchezze in crescita mentre riserva al resto del paese una quota in diminuzione di reddito reale. Per rilanciare l’economia occorrono investimenti, anzitutto pubblici a partire da quelli nel settore dell’ambiente e del territorio e una redistribuzione del reddito a favore di quelli più bassi per rimettere in moto l’economia.

Quindi occorre modificare la linea prevalente fino ad oggi in Europa, mettendo in discussione accordi che da Mahastricht in poi hanno creato una gabbia neoliberale che ingessa l’economia europea. Quel modello non è in grado di affrontare le nuove sfide del futuro. Occorre rifondare un’economia e una società su basi diverse, per farlo occorre una svolta politica che sia in grado di presentare una alternativa al sovranismo, alla tentazione di chiudersi nel proprio ambito.

Colpisce che la Federal reserve abbia immesso 1500 miliardi di dollari per affrontare una crisi di collocamento dei titoli del Tesoro americano e per dare liquidità alle banche, mentre le cifre di cui si sta discutendo in Europa, anche nel versante positivo come l’intervento annunciato dalla Presidente della Commissione europea pari a 25 miliardi, sono incomparabili. Se si tratta di un primo passo è positivo, purchè non si pensi di avere già fatto quanto è necessario.

Se siamo di fronte ad una sfida di altissimo livello occorre essere pronti a mettere in campo tutte le risorse disponibili. Questa consapevolezza sembra non esserci ancora. (di Alfiero Grandi)

 

10 – DICHIARAZIONE DELL’ON. FRANCESCA LA MARCA SUI CONTATTI TRA I PREMIER TRUDEAU E CONTE. RINGRAZIO CON GRATITUDINE ED EMOZIONE IL PRIMO MINISTRO DEL CANADA JUSTIN TRUDEAU PER LA TELEFONATA DI VICINANZA E SOLIDARIETÀ CHE HA FATTO AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO ITALIANO GIUSEPPE CONTE. 13 MARZO 2020
Credo di poterlo fare anche a nome della comunità italo-canadese che in questi giorni sta seguendo con partecipazione e solidarietà le difficili vicende italiane e con preoccupazione l’evolversi della pandemia anche al di fuori dell’Italia e dell’Europa.
Tutti i canadesi, ad iniziare dagli italo-canadesi, in queste ore sono vicini alla famiglia del Primo Ministro Trudeau, colpita direttamente dal contagio, e augurano alla consorte del Premier una pronta e completa guarigione.
Siamo tutti di fronte ad una prova difficile, di dimensioni globali, come hanno detto i due premier, che richiede reciproca collaborazione, sinergia internazionale, etica della responsabilità e della solidarietà.
Se ognuno farà la sua parte e aiuterà l’altro nel momento della maggiore difficoltà, ne usciremo tutti insieme, presto e bene. Coraggio e fiducia!
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D.
Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America
Electoral College of North and Central America

 

11 – CORONAVIRUS. SOTTOSEGRETARIO MERLO: “AMBASCIATE E CONSOLATI A DISPOSIZIONE DEGLI ITALIANI BLOCCATI ALL’ESTERO”. “ATTIVA LA RETE CONSOLARE PER DARE ASSISTENZA AI CONNAZIONALI BLOCCATI ALL’ESTERO IN CASO DI NECESSITÀ. IMPORTANTE REGISTRARE I PROPRI SPOSTAMENTI SUL SITO ‘DOVE SIAMO NEL MONDO, PER ESSERE PIÙ FACILMENTE CONTATTABILI IN CASO DI EMERGENZA” – Ricardo Merlo, Sottosegretario agli Esteri e presidente del MAIE –, contattato telefonicamente dall’agenzia DIRE in merito ai tanti connazionali che non riescono a tornare nel nostro Paese a causa del blocco dei voli, seguito all’epidemia di Coronavirus, ha dichiarato: “Ambasciate e Consolati all’estero sono al lavoro con compagnie di trasporto locali e italiane per ottenere prezzi agevolati per il rientro dei connazionali impossibilitati a rientrare in Italia”.
“A chi considera di partire per l’estero, ricordiamo in primo luogo – ha proseguito Merlo – che attualmente gli spostamenti in uscita dal territorio nazionale sono permessi solo per esigenze di lavoro, situazioni di necessità, motivi di salute, oppure per raggiungere il proprio domicilio. Valgono, sostanzialmente, le stesse limitazioni che si applicano agli spostamenti all’interno del territorio italiano: viaggi per turismo non sono consentiti“.
A chi parte per andare oltre confine, il Sottosegretario Merlo suggerisce di “informarsi sulle infrastrutture e gli itinerari effettivamente operativi, nonché di consultare il sito ‘Viaggiare Sicuri‘ per verificare eventuali restrizioni all’ingresso di passeggeri italiani o provenienti dall’Italia, nonché misure di cautela sanitaria imposte dalle Autorità’ del Paese di destinazione”. Molto importante “è anche registrare i propri spostamenti sul sito ‘Dove siamo nel mondo‘, cosi’ da essere più’ facilmente contattabili in caso di emergenza”.
L’esponente del governo italiano ha assicurato che “la Farnesina è impegnata in prima linea per il supporto agli italiani bloccati all’estero, attraverso l’Unità di Crisi e l’azione della rete diplomatico-consolare. La struttura è attiva per individuare, in costante raccordo con le Autorità dei Paesi esteri, mezzi e itinerari per il rimpatrio dei connazionali. Le Ambasciate in Spagna, Albania, Malta, Marocco, e molte altre, sono al lavoro senza sosta per diffondere informazioni utili ai connazionali e agevolare il ritorno”.
Quanto a una stima del fenomeno, “non è possibile” ha detto il sottosegretario, che poi ha spiegato: “ci sono italiani temporaneamente all’estero, la cui presenza viene rilevata esclusivamente su base volontaria; per esempio attraverso registrazione sul sito ‘Dove siamo nel mondo’ dell’Unità di Crisi”.
In caso di difficoltà per rientrare in Italia, per esempio per cancellazione del proprio volo, “il primo invito – ha detto Merlo – è quello di cercare percorsi alternativi: contattare linee aree ancora operanti e valutare itinerari che comportino un volo con scalo. Oppure considerare mezzi di superficie: treni, autolinee, navi e linee marittime in generale. A questo proposito, sottolineiamo che anche alla luce delle restrizioni attuali, sul territorio nazionale sono consentiti gli spostamenti per raggiungere il proprio domicilio, qualora si giunga in un aeroporto/porto o comunque in un’infrastruttura non prossima al luogo di residenza”. Il Sottosegretario agli Esteri conclude: “In caso sia necessaria assistenza, la rete diplomatico-consolare è a disposizione”. Fonte: ItaliaChiamaItalia

 

12 – SUPPLETIVE, LE ELEZIONI SILENZIOSE FUORI DALL’ATTENZIONE DEI MEDIA E CON PERCENTUALI DI AFFLUENZA . BASSISSIME, DALLE ULTIME POLITICHE SI SONO TENUTE 6 ELEZIONI SUPPLETIVE. PRINCIPALE SCONFITTO È IL MOVIMENTO 5 STELLE CHE HA PERSO 2 SEGGI SU 2.
Sul tema elettorale la maggior parte dell’attenzione mediatica in questi anni si è focalizzata sulle tornate regionali. Snodi importanti della vita politica di un paese, che hanno avuto non poche ripercussioni anche sulla politica nazionale.
Ma dalle ultime elezioni politiche si sono tenute ben 6 elezioni suppletive, che hanno fatto entrare in parlamento 4 nuovi deputati e 2 senatori. Se ne è parlato poco, e i dati dell’affluenza lo confermano. Escludendo le due tornate in Trentino, nelle elezioni in Sardegna, Lazio, Campania e Umbria ha votato sempre meno del 20% dell’elettorato.
Elezioni che ci parlano anche al livello politico. Mentre la Lega ha confermato 3 seggi su 3, il Movimento 5 stelle ne ha persi 2 su 2. A guadagnarci il centrosinistra.
La nostra legge elettorale
L’attuale legge elettorale si basa su un sistema misto. Mentre alcuni seggi sono eletti su base plurinominale, altri funzionano con il meccanismo uninominale. Per un seggio plurinominale che diventa vacante, viene direttamente nominato il candidato della stessa lista arrivato dopo. Per un seggio uninominale invece è necessario indire delle elezioni suppletive.
6 le elezioni suppletive da inizio legislatura.
Da inizio legislatura sono vari i parlamentari che hanno lasciato l’incarico, chi per incompatibilità sopravvenuta (essendo stati eletti per esempio in consiglio regionale) o per scelta, decidendo di voler fare altro. Tra questi 6 parlamentari eletti in seggi uninominali:
• Andrea Mura (camera – M5s), eletto in Sardegna e dimessosi il 27 settembre del 2018 per scelta personale;
• Maurizio Fugatti (camera – Lega), eletto in Trentino-Alto Adige e dimessosi il 9 gennaio 2019 per incompatibilità essendo stato eletto presidente della provincia autonoma di Trento;
• Giulia Zanotelli (camera – Lega), eletta in Trentino-Alto Adige e dimessasi il 9 gennaio 2019 per incompatibilità essendo stata eletta consigliere regionale in Trentino-Alto Adige;
• Franco Ortolani (senato – M5s), eletto in Campania e deceduto il 22 novembre 2019;
• Paolo Gentiloni (camera – Pd), eletto nel Lazio e dimessosi il 2 dicembre 2019 per incompatibilità essendo stato nominato in commissione europea;
• Donatella Tesei (senato – Lega), eletta in Umbria e dimessasi il 2 dicembre 2019 per incompatibilità essendo stata eletta presidente di giunta regionale in Umbria.
Come sono andate le elezioni
Nel corso della XVIII legislatura quindi si sono tenute 6 diverse elezioni suppletive per riempire i seggi rimasti vacanti. Eventi di cui si è parlato poco, ma non di poca importanza visto che si è trattato di eleggere rappresentati dei cittadini in parlamento.
Un primo dato da commentare è quello dell’affluenza, che come sappiamo sta seguendo un trend negativo ormai da anni in tutte le principali tornate, nazionali e locali. Da questo punto di vista le elezioni suppletive, una novità per il panorama politico recente del nostro paese, sono state un fallimento.
27,59% l’affluenza alle elezioni suppletive della XVIII legislatura.
Unici casi in cui ha votato la maggioranza dell’elettorato sono stati quelli del Trentino-Alto Adige. Il 26 maggio del 2019 si sono recati alle urne il 56,92% degli aventi diritti per il collegio Trento, e il 51,36% per quello di Pergine Valsugana. Tutte le altre elezioni suppletive però hanno visto un dato dell’affluenza bassissimo. In Sardegna l’affluenza è stata del 15,54%, nel Lazio del 17,66%, in Campania del 9,52% (valore più basso tra quelli presi in considerazione), e in Umbria del 14,51%.
Alle elezioni suppletive percentuale di affluenza bassissime
Percentuale di votanti alle elezioni suppletive della XVIII legislatura
DESCRIZIONE
Il 26 maggio del 2019 si sono recati alle urne il 56,92% degli aventi diritti per il collegio Trento, e il 51,36% per quello di Pergine Valsugana. Tutte le altre elezioni suppletive però hanno visto un dato dell’affluenza bassissimo. In Sardegna l’affluenza è stata del 15,54%, nel Lazio del 17,66%, in Campania del 9,52% (valore più basso tra quelli presi in considerazione), e in Umbria del 14,51%.
(ultimo aggiornamento: giovedì 12 Marzo 2020)
Se l’affluenza, e quindi la partecipazione, è uno dei parametri per valutare lo stato di salute della nostra democrazia, è evidente che qualcosa non abbia funzionato. Escludendo i due casi del Trentino-Alto Adige il dato dell’affluenza non ha mai superato il 20%. Cosa ha causato tutto questo? Certamente la poca comunicazione politico-istituzionale sul tema, ma anche la scarsa consapevolezza da parte dei cittadini su quanto stesse avvenendo.
Vincitori e vinti delle elezioni
Trattandosi di elezioni politiche, che riguardano il parlamento, non si può non affrontare il tema dei risultati. I 6 seggi in questione hanno riguardato 3 eletti della Lega (2 deputati e 1 senatori), 2 del Movimento 5 stelle (1 deputato e 1 senatore) e 1 del Partito democratico.
2 su 2 i seggi persi dal Movimento 5 stelle con le suppletive. A guadagnarci il centrosinistra.
Mentre la Lega è riuscita a confermare tutti e 3 i suoi seggi, lo stesso non si può dire per il Movimento 5 stelle. In Sardegna il seggio di Andrea Mura (M5s) è andato ad Andrea Frailis, deputato ora iscritto al gruppo del Partito democratico. A fine febbraio invece il posto di Franco Ortolani (M5s), venuto a mancare durante la legislatura, è stato vinto dal giornalista Stefano Ruotolo, sostenuto dal Partito democratico e liste di sinistra. Ruotolo si è poi iscritto al gruppo Misto.
Con le suppletive il M5s ha perso 2 seggi su 2
Flusso dei seggi durante le 6 elezioni suppletive: chi esce e chi entra
DESCRIZIONE
Mentre la Lega è riuscita a confermare tutti e 3 i suoi seggi, lo stesso non si può dire per il Movimento 5 stelle. In Sardegna il seggio di Andrea Mura è andato ad Andrea Frailis, deputato ora iscritto al gruppo del Partito democratico. A fine febbraio invece il posto di Franco Ortolani, venuto a mancare durante la legislatura, è stato vinto dal giornalista Stefano Ruotolo, sostenuto dal Partito democratico e liste di sinistra. Ruotolo si è poi iscritto al gruppo Misto.
Nelle elezioni tenutesi a Roma per eleggere il sostituto di Paolo Gentiloni, nominato in commissione europea, il Partito democratico è riuscito a confermare il suo seggio. A prendere il posto dell’ex primo ministro italiano è stato Roberto Gualtieri, che dimessosi dal parlamento europeo per ricoprire l’incarico di ministro dell’economia, è stato poi eletto alla camera.
Il caso di Gualtieri: doppio incarico “compatibile”
L’elezioni di Gualtieri ci permette di aprire un’altra questione non di poco conto. Il Partito democratico ha scelto di candidare un membro del governo. In Italia avere i due incarichi contemporaneamente, membro del governo e del parlamento, è consentito, essendo quindi compatibili l’uno con l’altro.
Gualtieri da ministro è stato eletto alla camera: andrà mai in parlamento?
Una scelta che per quanto lecita è sempre stata criticata da openpolis. Tutti i parlamentari che fanno anche parte dell’esecutivo hanno un tasso di partecipazione ai lavori dell’aula bassissimo. Giustamente anche, ricoprendo un incarico governativo, diventa difficile riuscire a seguire i lavori di camera e senato. Un conto però è nominare ministro un parlamentare dopo le elezioni, un’altro, come è successo ora, è candidare un membro del governo per un seggio del parlamento.
Se nel primo caso il doppio incarico è accidentale in quanto successivo all’elezione, qui è reso peggiore visto che la presenza di Gualtieri nell’esecutivo era già stabilita. La domanda quindi sorge spontanea: quanto seguirà i lavori dell’aula il ministro Gualtieri? Che rappresentanza parlamentare assicurerà agli elettori che lo hanno votato? Noi sicuramente monitoreremo.
(ultimo aggiornamento: mercoledì 11 Marzo 2020)

 

13 – IL VIRUS AGITA IL CILE. E IL BRASILE È COSTRETTO A RICHIAMARE I MEDICI CUBANI. COVID-19 IN AMERICA LATINA . I MANIFESTANTI CILENI ACCUSANO IL PRESIDENTE PIÑERA DI VOLER SFRUTTARE L’EMERGENZA. INTANTO CUBA E IL SUO SISTEMA SANITARIO ATTENDE SENZA AFFANNI L’EMERGENZA, di Claudia Fanti, da Il Manifesto

PER LE PROTESTE SOCIALI IN CORSO IN AMERICA LATINA, NON C’È NEMICO PEGGIORE DEL COVID-19.
La situazione potenzialmente più esplosiva è in Cile, dove i manifestanti non rinunciano a scendere in strada, accusando il presidente Piñera di voler sfruttare l’emergenza – più di 150 i casi finora registrati – per soffocare la protesta popolare e, magari, sospendere il plebiscito sulla nuova costituzione previsto il 26 aprile. Quel plebiscito che, voluto dal governo nel disperato tentativo di svuotare le strade, ora inizia a fargli paura, dinanzi al pericolo che una schiacciante vittoria del “sì” crei un rapporto di forze più favorevole al movimento di protesta.

Così, se in cinque mesi il governo non è riuscito a stroncare la rivolta né con la repressione (tanta) né con le concessioni (misere), il Covid-19, imponendo misure di isolamento sociale, potrebbe ora risultare determinante.

Ma al rischio che Piñera si senta legittimato a proibire le manifestazioni atteggiandosi per di più a salvatore della patria i manifestanti proprio non ci stanno. Perché, dicono, se il governo fosse realmente preoccupato della salute della popolazione, procederebbe, di fronte alla tremenda crisi del sistema di salute pubblico, a centralizzare tutte le risorse sanitarie esistenti nel paese, comprese quelle private, e a investire nell’emergenza ben più dei 261 milioni di dollari già annunciati, pari al 0,009 del Pil.

Non meno allarmante appare la situazione in Brasile, dove la popolazione ha assistito esterrefatta alla scena di Bolsonaro che, violando la quarantena richiesta dal contagio di una mezza dozzina di membri della comitiva che lo ha seguito negli Stati uniti, ha lasciato il Palácio da Alvorada, senza neppure la mascherina, per salutare i sostenitori impegnati nella manifestazione golpista a favore della chiusura del Congresso, stringendo mani e facendo selfie come se nulla fosse. Uno scandalo nello scandalo di fronte a cui Bolsonaro ha fatto spallucce: «Non ho il potere di impedire al popolo di fare alcunché», ha detto. Aggiungendo: «Se mi sono infettato, è un problema mio».

Una cosa buona però – mentre i casi di contagio superano i 200 – il governo è stato capace di farla, annunciando di richiamare i medici cubani che avevano partecipato al programma Mais Médicos, prima di essere mandati via, con tanto di insulti, proprio da Bolsonaro. Medici richiesti ora da molti paesi latinoamericani e non solo (compresa, come è noto, l’Italia), come pure numerose solo le richieste – che Biocubafarma ha già assicurato di poter soddisfare – di Interferone Alfa 2B, di produzione cubana, utilizzato insieme a un altro gruppo di farmaci nella cura dei pazienti positivi al Covid-19.
Non sorprende allora come nell’isola, dove i casi di contagio sono al momento 4, il governo si prepari all’emergenza senza particolare affanno, confidando su un sistema sanitario all’avanguardia e puntando sull’educazione e sulla partecipazione della cittadinanza alla prevenzione e alla vigilanza epidemiologica.

 

14 – LA PANDEMIA DIMOSTRA CHE LA SANITA’ DEVE ESSERE PUBBLICA E UNICA PER TUTTA L’ITALIA, ALFIERO GRANDI SU WWW.JOBSNEWS.IT.
La battaglia contro il corona virus non è finita. È sperabile che le misure consentano di bloccare i contagi, ma il successo finale ha bisogno di individuare cure efficaci per tutti i pazienti, come è avvenuto con pandemie precedenti, in sinergia con i paesi che possono fare la differenza per trovare cure innovative, fino alla produzione di un vaccino per prevenire questa malattia. Questo richiede tempo. Oggi la priorità è curare al meglio tutti per avere il tempo di arrivare a soluzioni più strutturali. Il sistema sanitario italiano ha confermato buone qualità e potenzialità, malgrado la cura dimagrante che ha portato in 10 anni a tagliare 37 miliardi di euro e 71.000 posti letto. La corsa a creare posti letto è la critica più feroce alla faciloneria dei tagli del passato e non si spiega con la sola emergenza. Quei tagli rendono oggi più difficile, al limite dell’impossibile, affrontare sfide come quella del corona virus. Recentemente è stato consentito di andare in pensione a migliaia di medici e infermieri esperti, senza prevedere con anticipo la loro sostituzione, facendo anche un enorme regalo di competenze alle strutture private. Il numero di posti letto per abitanti in Italia è uno dei più bassi in Europa. Il personale è diminuito in modo impressionante, sono cresciute forme di affidamento esterno della cura della salute e di servizi, come si trattasse di riparare biciclette rotte. La disponibilità di mezzi e tecnologie nelle strutture sanitarie, ospedali compresi, non sono state al passo, per di più sono sottoutilizzate, favorendo il settore privato.

La sanità è da tempo oggetto di riduzione della spesa con conseguenze negative sulla capacità di cura – mentre oggi è questo il settore che regge il peso della pandemia – favorendo la crescita di una sanità privata finanziata dal pubblico, una sorta di conto terzi nella cura delle persone. La diffusione delle assicurazioni private è il potente volano finanziario che ha spinto la crescita del ruolo del privato, con un percorso che avvicina l’Italia agli Usa, anziché il contrario. Oggi la priorità è fare fronte all’emergenza del coronavirus ad ogni costo, con iniziative straordinarie, riconoscendo il coraggio, il sacrificio del personale sanitario che affronta una prova tremenda, che regge con professionalità, ma occorre mettere fin da ora all’ordine del giorno i temi di fondo: quale servizio sanitario occorre all’Italia? la cura della salute è una priorità assoluta oppure no?

In un paese moderno e civile la salute dei cittadini deve essere al primo posto, ne consegue che il parametro non è la crescita del Pil in sé ma come si calcola il Pil. Se aumentano gli armamenti è un aumento malato del Pil. Se aumenta la capacità di mantenere in salute la popolazione e di affrontare emergenze come questa si tratta di un aumento positivo del Pil. Così è per il sistema di istruzione pubblica nazionale, per uno sviluppo ambientalmente sostenibile, ecc. Se il sistema di istruzione garantisce un accesso a tutti fino ai livelli più alti con un buon livello di risultati si tratta di un aumento positivo del Pil. Sempre di spesa si tratta, ma questa serve a migliorare la vita, le armi a distruggerla. C’è spesa e spesa. La qualità del Pil è da tempo la cartina di tornasole di una società malata o di una società sana. Occorre cambiare in profondità i criteri di valutazione. Purtroppo la contabilità del Pil è quella di sempre mentre nuovi parametri dovrebbero entrare nella valutazione del Pil, la cui crescita non può coesistere con il peggioramento delle condizioni di vita, oppure con una distribuzione della ricchezza e del reddito sempre più divaricati. Ricordando che una crescente divaricazione nella distribuzione del reddito è all’origine della debolezza della domanda interna, in presenza della crisi di un modello tutto proiettato all’esportazione, che infatti è in serie difficoltà, a partire dalla Germania.

La crisi provocata dal corona virus deve spingere ad invertire la rotta e per tornare alla sanità vanno messi al centro tre aspetti decisivi:

1)Non c’è posto per 20 sanità regionali, differenti tra loro. Occorre un sistema sanitario nazionale, che ci ha garantito per anni una delle migliori sanità del mondo, del quale beneficiamo tuttora malgrado tanti errori e impoverimenti. Tralasciamo aspetti farseschi come lo spettacolo disarmante di alcuni esponenti regionali alla ricerca di altri su cui scaricare le responsabilità, arrivati a sostenere sistemi diversi di intervento regionale, cercando di dimostrare superiorità inesistenti, salvo poi invocare dal governo misure draconiane, interventi dell’esercito, aiuti dal resto del paese e quant’altro. La diatriba sui tamponi a tutti oppure no ha raggiunto rari livelli di stupidità, se il sistema è giusto deve essere generale, se non lo è non ha senso gonfiarne il ruolo. Se e quanto il loro uso sia valido, vale per altri interventi, va deciso in sede politica sentiti gli esperti, nella consapevolezza che occorre avere apertura ad evidenze ed essere a disponibili ad aggiustare il tiro contro un nemico sconosciuto. È apparso chiaro dall’inizio che la diversità tra regioni riguarda i diversi tempi di contagio e la capacità reale di garantire le misure necessarie di isolamento. Invece si è cercato di dimostrare che c’erano diverse ricette. Le scelte che riguardano la salute delle persone richiedono un indirizzo unitario che garantisca ai cittadini in qualunque parte del nostro paese la possibilità di avere un sistema di cura adeguato ed è probabile che per arrivare a questo risultato sia necessario definire nuove forme di solidarietà e di coinvolgimento di strutture di buon livello a sostegno di altre che non lo sono, avviando il superamento dello spostamento per curarsi in altre parti del paese. Non solo va archiviata l’autonomia regionale differenziata ma va ripensato l’attuale titolo V della Costituzione, modificato nel 2001, chiudendo la fase delle differenti sanità regionali e riconducendo le scelte e la gestione ad un indirizzo unitario nazionale. Non solo dello stato, ma dello stato con il concorso delle regioni e con un’attuazione comune. Il nuovo titolo V è stato un errore, occorre correggerlo rapidamente garantendo l’unità nazionale, come del resto va fatto nella scuola, nell’ambiente, nel lavoro, garantendo che le scelte nazionali siano discusse obbligatoriamente con le regioni, ma ferma restando una decisione unica nazionale.

2) Il finanziamento deve consentire di ricostruire un sistema sanitario pubblico in grado di offrire a tutti i servizi necessari, usando le strutture tecniche più moderne, con un nastro orario di utilizzo adeguato alle esigenze dei cittadini, perché il loro utilizzo parziale è un enorme favore al privato e un danno ai cittadini. Il sistema sanitario non deve più essere il bancomat dell’austerità, semmai deve essere il traino della ricostruzione di settori produttivi e servizi che sono indispensabili per la salute, la cui fornitura non può dipendere dall’estero, come è accaduto con le mascherine. C’è un interesse nazionale che deve avere la priorità, controlli nell’interesse nazionale su export ed import compresi. Il sistema pubblico deve avere le strutture necessarie per fare fronte alle necessità ordinarie e in grado di affrontare le emergenze che la globalizzazione ha dimostrato coinvolgono tutti. In questo quadro occorre reclutare il personale necessario, specializzarlo al massimo livello, anche con vincoli che consentano di contare su un apporto per un periodo non breve, visto che i costi di formazione nelle strutture sono alti e c’è una concorrenza di altri paesi e del privato che offre condizioni concorrenziali, cosa possibile perché trovano personale già formato e capace, risparmiando la formazione già avvenuta. Occorre retribuire adeguatamente il personale, specie quello che è in prima linea. Occorre una programmazione sanitaria nazionale in grado di prevedere le esigenze di personale e di strumenti. Un esodo del personale senza avere pronti per tempo i sostituti è stato un errore. Il sistema sanitario deve essere finanziato sulla base della considerazione che è indispensabile per garantire il meglio per la salute delle persone.
3)Occorre rideterminare il rapporto tra il tempo speso dal personale nel sistema pubblico e l’attività privata, stiamo infatti ad un limite che non va superato. Non va dimenticato che essere docenti o a capo di un reparto pubblico è un titolo spendibile per la professione privata. La programmazione del lavoro deve prevedere la presenza nelle fasi di maggiore bisogno, evitando che la parte privata debordi sulle scelte nel pubblico e occorre introdurre, come in altri paesi, un preciso limite, per esercitare al di fuori della struttura pubblica che può avvenire insieme al superamento delle liste di attesa nella struttura pubblica. Altrimenti il buon nome che deriva dall’incarico pubblico serve solo a fare pubblicità alla professione privata. Uno stop va messo anche alla crescita del settore privato che ormai punta a soppiantare il pubblico, non ad integrarlo. Il funzionamento attuale porta seriamente al rischio che la sanità pubblica italiana subisca una irreversibile deriva mercatista di tipo americano. Da anni aumentano le strutture sanitarie acquistate o controllate dall’estero, chiudendo il cerchio con il ruolo che svolgono le assicurazioni integrative. I fondi pubblici debbono essere trovati, investimenti e remunerazioni debbono essere adeguati, ma parte delle risorse deve essere trovato rilanciando un funzionamento efficiente ed efficace della sanità pubblica, ridimensionando la crescita delle aspettative private che rischiano di essere il tarlo che svuota dall’interno il sistema pubblico, avvicinandolo sempre più a quello americano.
Una discussione di questo tipo si impone, deve essere nazionale e portare ad una nuova fase di rilancio del sistema sanitario pubblico. Se non ora, quando?

 

15 – CORONAVIRUS | Sottosegretario Merlo agli italiani nel mondo: “Un abbraccio virtuale a tutti voi, passerà”

Su ItaliaChiamaItalia l’intervento del Sottosegretario agli Esteri Sen. Ricardo Merlo: “Questa situazione è completamente nuova e inaspettata. Il mio pensiero va alla nostra cara Italia e ai milioni di italiani nel mondo che soffrono”
a – Cari connazionali,
viviamo, ormai nel mondo intero, giorni difficili a causa dell’emergenza coronavirus. Quasi tutti ci troviamo in quarantena, chiusi nelle nostre abitazioni insieme alle nostre famiglie. Tra le tante, una domanda continua a rimbalzarci in testa: quando finirà?

A nessuno è dato saperlo. Questa situazione è completamente nuova e inaspettata. Il mio pensiero va alla nostra cara Italia e ai milioni di italiani nel mondo che soffrono, come quasi tutti noi bloccati nelle proprie case; essi guardano allo Stivale con tristezza e commozione, soffrendo per ciò che sta accadendo ai propri cari, ai propri amici rimasti in Patria, ma anche con la speranza che l’emergenza possa finire presto.

Penso a quei connazionali in quarantena nelle Americhe, in Europa e in Australia; a tutti loro desidero inviare un abbraccio virtuale e assicurare che anche in questa situazione emergenziale noi non ci fermiamo. Noi ci siamo.

Continuiamo a lavorare, con la mia segreteria e tutto il mio staff, a rispondere a tutti i messaggi che quotidianamente giungono ai nostri uffici e ad essere in stretto contatto con la rete consolare nel mondo per poter affrontare e risolvere al meglio qualsiasi tipo di situazione che richieda un intervento delle nostre rappresentanze diplomatico-consolari.

Avevamo in programma diverse missioni nelle prossime settimane: riaperture di Ambasciate e Consolati, inaugurazioni di mostre culturali, incontri bilaterali di altissimo livello. Per ora, evidentemente, è tutto sospeso. Ma il lavoro sul territorio riprenderà appena questa situazione emergenziale sarà passata. Perché passerà. Torneremo ad abbracciarci; torneremo a riunirci, ad uscire, a celebrare la vita. Quel giorno arriverà e sarà un giorno bellissimo per tutti.
Un rinnovato abbraccio a tutti voi, Ricardo Merlo, Sottosegretario agli Esteri,

 

B – En Italiachiamaitalia habla el del Subsecretario de Asuntos Exteriores, Sen. Ricardo Merlo, fundador y presidente del MAIE – Movimiento Asociativo Italianos en el Exterior: “Esta situación es completamente nueva e inesperada. Mi pensamiento va a nuestra querida Italia y a los millones de italianos en el mundo que sufren”

Queridos compatriotas,

Vivimos en todo el mundo días difíciles por la emergencia coronavirus. Casi todos estamos en cuarentena, encerrados en nuestras casas con nuestras familias. Entre muchas otras, una pregunta sigue en nuestra cabeza: ¿cuándo terminará?

Nadie lo puede saber. Esta situación es completamente nueva e inesperada. Mi pensamiento va a nuestra querida Italia y a los millones de italianos en el mundo que sufren, como casi todos nosotros bloqueados en sus casas; miran a Italia con tristeza y conmoción, sufriendo por lo que está sucediendo a sus queridos, a sus amigos que han permanecido en patria, pero también con la esperanza de que la emergencia pueda terminar pronto.

Pienso en los compatriotas en cuarentena en las Américas, en Europa y en Australia; a todos ellos deseo enviar un fuerte abrazo y asegurar que también en esta situación de emergencia seguimos trabajando, con mi secretarià y todo mi equipo, a responder a todos los mensajes que diariamente llegan a nuestras oficinas y a estar en estrecho contacto con la red consular en el mundo para poder afrontar y resolver de la mejor manera posible cualquier tipo de situación que requiera una intervención de nuestro personal diplomático-consular.

Teníamos planeadas varias misiones en las próximas semanas: reaperturas y nuevas inauguraciones de Consulados, exposiciones culturales, encuentros bilaterales de altísimo nivel. Por ahora, evidentemente, todo está suspendido. Pero el trabajo en el territorio empezarà otra vez tan pronto como esta situación de emergencia haya pasado. Porque pasará. Volveremos a abrazarnos; volveremos a reunirnos, a salir, a celebrar la vida. Ese día llegará y será un día hermoso para todos.
Un renovado abrazo a todos ustedes, Ricardo Merlo, Subsecretario de Estado de Asuntos Exteriores,

 

16 – A MARCA (PD): HO CHIESTO AL MINISTRO MENDICINO DI FAVORIRE IL RIENTRO DEI CITTADINI CANADESI ED ITALO-CANADESI BLOCCATI IN ITALIA
“Il caso di una signora italo-canadese tornata temporaneamente a Milano per la scomparsa del padre e impedita a tornare in Canada, dove ha il marito ospedalizzato, è emblematico dei drammi che molti cittadini canadesi e italo-canadesi stanno vivendo in queste ore di drammatica emergenza.
Non è possibile quantificare il numero di coloro che si trovino nella necessità di rientrare in Canada e non riescono a farlo in questi giorni, ma sicuramente si tratta di una situazione degna di immediata considerazione, prima che l’evolversi delle cose in entrambi i Paesi la renda irrisolvibile.

Fermo restando che consiglio a tutti coloro che si trovino in tale contingenza di contattare prima possibile i consolati e l’ambasciata canadesi in Italia, ho chiesto direttamente all’On. Marco Mendicino, Ministro dell’immigrazione, dei rifugiati e della cittadinanza del Canada, di prendere in considerazione la possibilità di fare organizzare dalle strutture diplomatiche e consolari il rientro di tutti coloro che loro malgrado sono bloccati in Italia e hanno necessità di rientrare in Canada, dove hanno i loro affetti e i loro interessi.
Resto, in ogni caso a disposizione di quanti si trovino a dovere affrontare inaspettate situazioni di emergenza, con la speranza che questa fase, in virtù dei provvedimenti che sia l’Italia che il Canada stanno assumendo, sia la più breve possibile e si possa tornare con uno sforzo comune alla normalità.
Per qualsiasi necessità suggerisco ai cittadini residenti in Canada bloccati in Italia di consultare la pagina predisposta dal governo canadese:
https://www.canada.ca/en/global-affairs/news/2020/03/government-of-canada-to-provide-financial-assistance-to-canadians-abroad.html
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America

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