Covid, italiani all’estero verso il rimpatrio. Cgie: stiamo seguendo la situazione

Ci sono i turisti italiani bloccati all’estero a causa di voli cancellati, studenti Erasmus o fuori sede che erano già pronti a tornare a casa per le vacanze di Pasqua, e c’è chi all’estero ci vive da tempo ma che, impaurito, sta pensando di rientrare. L’Italia alle prese con l’emergenza Coronavirus deve fare i conti anche con i suoi tanti cittadini che – per i motivi più disparati – si trovavano all’estero nel momento in cui il premier Conte annunciava misure più stringenti. “Riceviamo informazioni e richieste da tutto il mondo – spiega a 9colonne Michele Schiavone, segretario generale del Cgie – che riportiamo all’Unità di crisi della Farnesina”. Il Consiglio generale degli italiani all’estero monitora la situazione e si appoggia all’associazionismo italiano nel mondo per cercare di dare risposte. Ma non solo: “Ci sono arrivate segnalazioni dall’Unione delle Province italiane, che ci chiedeva di segnalare alle Istituzioni, in particolare, le difficoltà per i giovani”, sottolinea Schiavone facendo l’esempio di alcune scolaresche bloccate a Budapest. Ma secondo il segretario del Cgie c’è una “questione che dovrebbe essere posta all’attenzione delle autorità”: è la situazione di tutti quegli italiani non iscritti all’AIRE che, a causa dell’incertezza economica e lavorativa che la crisi sanitaria sta provocando, meditano di rientrare in Italia. “Il rientro, anche forzato, di queste persone porterà degli aggravi sulle finanze del Paese. Parecchi di loro – ragiona Schiavone – potrebbero fare richiesta del reddito di cittadinanza. Pensiamo che una riflessione su queste situazioni, che non sono sporadiche, sia importante”. Fondamentale quindi, secondo il segretario generale del Cgie, “è anticipare un problema che potrebbe sorgere quando terminerà questa fase di emergenza”.

Schiavone ripercorre le situazioni più problematiche che si sono dovute affrontare dall’inizio della crisi: da Tenerife (con i turisti italiani bloccati e messi in quarantena) alla Svizzera (con le paure che serpeggiano tra i frontalieri). Ci sono poi gli italiani in Gran Bretagna, alle prese con una nuova preoccupazione: già in un limbo di timori a causa della Brexit, i connazionali oltremanica sono impauriti dalle misure confusionarie di Boris Johnson. Il segretario generale del Cgie ricorda quindi la “lettera inviata al primo ministro inglese, promossa dal Consiglio e firmata da oltre cento italiani” in cui si chiedevano misure più stringenti. Una lettera che “ha avuto anche il merito di ‘allargare’ le iniziative della rete diplomatica a Londra che ha messo a disposizione degli uffici con medici ai quali nostri connazionali possono rivolgersi”. In altri Paesi la situazione potrebbe complicarsi: gli Usa sono pronti a blindarsi e “potrebbe essere difficile organizzare dei voli”, afferma ancora Schiavone. Stessa cosa potrebbe succedere in America Latina mentre in Africa “alcuni italiani bloccati in Marocco ed Egitto hanno trovato ospitalità presso famiglie locali”. Da monitorare anche la questione “discriminazioni”: in molti Paesi, infatti, gli italiani sono “vittime di pregiudizi che non si sentivano da tempo”. Segnalazioni arrivano in particolare dall’Olanda: “In questi momenti di alta tensione emergono istinti che rasentano il razzismo”, sottolinea Schiavone. In un clima di difficoltà e incertezza, da segnalare “una notizia positiva”: in molti Paesi Comites e associazioni italiane “si sono organizzati per raccogliere fondi da inviare agli ospedali e per aiutare le persone più fragili. Lo slancio di solidarietà da parte delle nostre associazioni è eccellente”, conclude Schiavone.

 

FONTE: 9Colonne

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