ITALIANI ALL’ESTERO: DA EMIGRATI AD “EXPAT” ?

ZURIGO – Da sempre, storicamente, gli italiani, che lasciavano il proprio Paese per cercare un lavoro all’estero, venivano definiti e si autodefinivano “emigrati”. Adesso non più. Da qualche lustro, coloro che se ne vanno dall’Italia per lavorare all’estero, vengono definiti (o amano così autodefinirsi?) “expat”. Giustamente molti emigrati italiani, pur comprendendo (a naso, come si suol dire) che il termine “expat” significa “espatriato” si interrogano sui motivi di questa distinzione, cioè dell’uso di questo neologismo. Tra questi anche un fedele abbonato de L’ECO, il signor Renzo R., che ci ha scritto affinché glielo si possa spiegare attraverso questa rubrica di “Sociale & Dintorni”.

Innanzitutto debbo confessare che anche il sottoscritto è rimasto perplesso, pur senza cercare di trovarvi una spiegazione logica, quando si è iniziato a definire degli “expat” questi giovani che si trasferiscono all’estero per motivi di lavoro e non più “emigrati” secondo una consuetudine secolare. Dovendo dare una risposta al quesito di Renzo ho cercato documentarmi anche attraverso il web per capire il significato che si dà a questo termine e quindi i motivi della sua diffusione tra i nuovi flussi migratori.

Ebbene, innanzitutto “expat” è un termine inglese e quindi digitando questo termine si hanno risposte esclusivamente in quella lingua. Tuttavia Wikipedia fornisce anche la traduzione in Italiano di expat, per cui secondo questa enciclopedia online “espatriato” si riferisce a lavoratori qualificati, per lo più altamente qualificati, che vengono inviati all’estero dal loro datore di lavoro per un periodo limitato di tempo per lavorare in succursali o progetti in outsourcing (lavori affidati a ditte esterne).

Le caratteristiche principali sono il limite di tempo (di solito da uno a cinque anni), il distacco da parte di un’azienda e il mantenimento dei legami con il paese d’origine o con l’azienda stessa. L’obiettivo dell’azienda di appartenenza è spesso quello di trasferire il know-how, migliorare la comunicazione e il desiderio di controllo. Dal punto di vista degli espatriati, lo sviluppo professionale o personale è spesso in primo piano.
Sempre secondo Wikipedia il termine “espatriato” è comunque preferito dai lavoratori migranti provenienti da paesi avanzati con alto status sociale e quindi differisce dal concetto di lavoratore immigrato o migrante, che a volte viene connotato negativamente.

Pertanto è evidente che, come spiega Wikipedia, per “expat” si devono intendere lavoratori impiegati in Italia la cui azienda li invia temporaneamente all’estero in proprie aziende, in propri cantieri o per il montaggio di propri macchinari. Mentre vi è un uso scorretto di questo termine laddove ci si riferisce a persone (più o meno giovani) che se ne vanno via dall’Italia di propria iniziativa per cercarsi o per aver trovato un lavoro all’estero in quanto per questi si tratta semplicemente di emigrare e che, poi, sono certamente la quasi totalità dei così detti cervelli in fuga.

Ergo, da parte di questa nuova emigrazione – spesso ma non sempre super qualificata – si preferisce probabilmente definirsi “expat” (magari anche quando in giro per il mondo si ritrovano poi a fare lavori umili ma decorosi come lavapiatti/camerieri/pizzaioli) per evitare di essere confusa con la vecchia emigrazione dimenticando che anche a quei tempi in Italia vi erano pure i cervelli in fuga (per quell’epoca, ovviamente) cioè cuochi, meccanici, tornitori, attrezzisti, elettricisti, muratori, carpentieri ecc. ecc. e non solo manovalanza di basso livello e gli uni e gli altri non vi trovavano, e non vi trovano tuttora, nessuna accezione negativa nel definirsi emigrati.

Ma si sa che i tempi evolvono così che come, oggi giorno, gli spazzini – pur continuando a svolgere le stesse mansioni – sono diventati degli operatori ecologici, anche tutti gli emigrati possono ridefinirsi expat. Anche il nostro Renzo a lui piacendo!

 

FONTE: dino nardi*\aise

* esperto “Sociale & Dintorni” di Radio LORA (97,5 MHz) e L’ECO Tele7 Settimanale di informazioni 

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