19 05 11 NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL ESTERO ED ALTRE COMUNICAZIONI.

01 – Dl sicurezza, Salvini no limits contro Di Maio: altra lite finta. Il costo della vita. Zingaretti: nuova pagliacciata, non lo approveranno, sono complici e si fanno i dispetti.
02 – A. Schirò (Pd) – decreto sicurezza/targhe estere: il Viminale annuncia una norma per tutelare i frontalieri. Meglio tardi che mai!
03 – La Marca (Pd): ho portato in aula le ragioni obiettive che inducono a non ridurre il numero degli eletti della circoscrizione estero
04 – Parlamentari Pd Estero: la maggioranza Lega-5stelle-Maie compie un altro pesante passo verso la riduzione degli eletti all’estero
05 – SCHIRÒ (PD): a Karlsruhe, un evento congiunto del pd e dell’Spd, per un’Europa progressista e solidale.
06 – MENO PARLAMENTARI, TROPPO GOVERNO. La riduzione del numero dei parlamentari attualmente in discussione ha motivazioni solo di risparmio, senza alcun riguardo al ruolo che il parlamento deve svolgere
07 – LA MARCA (PD): capriole propagandistiche sul consolato di Toronto mentre il problema dei servizi ai connazionali richiederebbe serietà e concretezza.
08 – Europee 2019. Anche il Movimento 5 stelle riceve finanziamenti pubblici. Il M5s ha richiesto ai suoi eletti .
09 – Schirò: A Mannheim PD E SPD insieme per un’Europa solidale e del lavoro.
10 – Comunicazione dei deputati PD eletti all’estero al segretario generale del CGIE Michele Schiavone
11 – VI Congresso MAIE Europa .Si è tenuto nel cuore di Londra lo scorso sabato, nella splendida cornice del The In & Out Naval and Military Club, il VI Congresso del MAIE Europa
12 – Le Monde 7 Maggio.
13 – In parlamento.

 

01 – DL SICUREZZA, SALVINI NO LIMITS CONTRO DI MAIO: ALTRA LITE FINTA. IL COSTO DELLA VITA. ZINGARETTI: NUOVA PAGLIACCIATA, NON LO APPROVERANNO, SONO COMPLICI E SI FANNO I DISPETTI.
«Io sento tanti no e con i no non si va da nessuna parte. Questo decreto lo abbiamo costruito con le forze dell’ordine, i sindaci, le associazioni e gli avvocati. Se Di Maio è deluso mi faccia delle proposte». Nuova sceneggiata fra i due finti litiganti di governo. Dopo la bocciatura con sfottò del nuovo decreto sicurezza da parte di Luigi Di Maio («Non vorrei fosse l’ennesima iniziativa per coprire il caso Siri, non vedo niente di nuovo sui rimpatri») da Alessandria il vicepremier Matteo Salvini ribatte a brutto muso alludendo a sua volta agli insuccessi del collega.

«I numeri mi dicono che gli sbarchi sono calati del 90% e i reati diminuiti del 15%. Penso che se tutti i ministri portassero i risultati che ho portato io come ministro dell’Interno l’Italia sarebbe un Paese migliore». Salvini prova disperatamente a rilanciare il tema della sicurezza sperando che la Lega possa risalire nei sondaggi, che negli ultimi tempi segnano il passo. Ma per fare colpo su un elettorato sempre più assuefatto alle sue sparate, e al fallimento delle sue politiche, deve puntare molto in alto: multe a chi salva vite umane, sottrazione di poteri ad altri ministeri a favore del Viminale, commissario straordinario di governo.

MA IL PROGETTO, fin qui allo stato di prima bozza, non sta in piedi. I 5 stelle lo bocciano, ma senza spingere l’acceleratore contro le politiche di cui sono complici. Dall’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione scatta invece l’allarme rosso: le nuove sanzioni saranno a carico di chi soccorre i migranti ovvero chi adempie a «un dovere etico, giuridico e sociale», «si decide di portare la guerra agli esseri umani anche in acque internazionali sbeffeggiando le convenzioni internazionali in materia di ricerca e soccorso in mare».

MAGISTRATURA DEMOCRATICA definisce il nuovo testo «pericoloso e anticostituzionale». Oltre alla repressione delle Ong «colpisce la scelta di intervenire con decreto legge su norme del codice penale e del codice di procedura penale. Si tratta di interventi che sul piano sostanziale, evidentemente in assenza dei presupposti di urgenza, aumentano a dismisura la repressione di alcuni reati contro i pubblici ufficiali (anche l’oltraggio), soprattutto se posti in essere durante manifestazioni pubbliche, riportano in auge il Testo Unico di Pubblica sicurezza e arrivano pericolosamente a incidere sui diritti di manifestazione del dissenso in occasioni come manifestazioni, scioperi, riunioni pubbliche». E c’è anche altro: la nomina di un Commissario straordinario di governo, su proposta del ministro dell’Interno, «per eliminare l’arretrato relativo alle sentenze di condanne penale divenute irrevocabili» sarebbe «un ingerenza senza precedenti dell’esecutivo nel delicato settore dell’esecuzione penale».

Un pasticciaccio brutto, il secondo sul tema della sicurezza. Dall’opposizione il Pd non lo prende troppo sul serio. «È l’ultima pagliacciata della lite M5s-Lega per farsi i dispetti, e intanto il Paese soffre. Non verrà mai approvato», dice Nicola Zingaretti, «Assumessero più personale, aprissero i commissariati nei quartieri difficili, si impegnassero contro la criminalità organizzata». Molto più preoccupato il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni: «Il leader leghista impaurito dalle inchieste sulla questione morale che coinvolgono il suo partito e infastidito per le critiche nei suoi confronti per i fallimenti di governo sta perdendo la testa».
MA IL PROBLEMA NON È solo il leader leghista, sottolinea Silvja Manzi, capolista di +Europa alle europee: «A due settimane dal voto, mentre nel Mediterraneo si continua a morire, nel governo ci si accapiglia anche sull’immigrazione: Salvini che inventa farneticanti decreti di stampo autoritario, e Di Maio che lo attacca sui rimpatri», la conclusione amara, «È il corto circuito del governo sovranista in cui i M5s sono responsabili quanto la Lega di scelte fallimentari e disumane». ( di Maria Teresa Accardo da Il Manifesto 12.05.2019)

 

02 – SCHIRÒ (PD) – DECRETO SICUREZZA/TARGHE ESTERE: IL VIMINALE ANNUNCIA UNA NORMA PER TUTELARE I FRONTALIERI. MEGLIO TARDI CHE MAI!

Accolgo con soddisfazione la notizia che il Ministero dell’Interno ha finalmente riconosciuto che le norme introdotte dal “Decreto Sicurezza” per sanzionare l’uso fraudolente delle targhe estere hanno prodotto gravi difficoltà per i nostri cittadini e lavoratori residenti all’estero.
I sottosegretari all’Interno Nicola Molteni e Stefano Candiani hanno annunciato interventi normativi per superare tali difficoltà e questo a pochi mesi dall’entrata in vigore del cosiddetto Decreto sicurezza.
Molteni riconosce che “ci sono da tutelare, giustamente, alcune situazioni” e Candiani annuncia che “è già pronta una norma attualmente in attesa del giusto veicolo normativo” finalizzata a rispondere alle richieste dei lavoratori delle zone di confine con la Svizzera e la Repubblica di San Marino.
Nel corso degli ultimi mesi, ho avuto modo di segnalare la questione in diverse occasioni, anche attraverso una specifica interrogazione in Commissione Trasporti, ancora in attesa di risposta da parte del Ministero dell’Interno.
Mi auguro che non si tratti di una semplice rassicurazione preelettorale e che tale norma arrivi velocemente al vaglio del Parlamento.
In ogni caso non mancherò di seguire la questione e di verificare se – al di là delle giuste rivendicazioni dei lavoratori frontalieri – siano state risolte anche le altre criticità che riguardano i cittadini italiani residenti all’estero e le loro famiglie. Meglio tardi che mai!
On. Angela Schirò – Camera dei Deputati – Piazza Campo Marzio, 42 – 00186 ROMA

 

03 – LA MARCA (PD): HO PORTATO IN AULA LE RAGIONI OBIETTIVE CHE INDUCONO A NON RIDURRE IL NUMERO DEGLI ELETTI DELLA CIRCOSCRIZIONE ESTERO
La Camera ha approvato la proposta di legge costituzionale che taglia il numero di senatori e deputati. Hanno votato a favore della riduzione della rappresentanza parlamentare 310 deputati (M5s, Lega, FI e FdI); i contrari sono stati 107 (Pd, Leu, +Europa, Civica Popolare), gli astenuti 5 (NcI).
Visto che l’Aula di Montecitorio ha confermato il testo licenziato dal Senato, si tratta della prima delle due letture conformi previste dalla costituzione per le modifiche della Carta. La seconda può solo approvare o bocciare il testo senza possibilità di modifiche.

Nel corso del teso confronto che abbiamo avuto alla Camera sul disegno di legge costituzionale di riduzione del numero dei parlamentari e di ridimensionamento da 18 a 12 degli eletti all’estero sono intervenuta, assieme a tutti gli altri eletti all’estero del PD, per contrastare questa sciagurata soluzione e richiedere un atto di responsabilità a tutti i deputati, al di là degli schieramenti politici.

Nel mio intervento ho sottolineato la cecità di una classe dirigente che si ostina a non considerare il peso della presenza di milioni di cittadini italiani all’estero e le dimensioni della ripresa dell’esodo che è tornato ai livelli del passato.

Non ho fatto una difesa corporativa di un limitato gruppo di eletti, ma ho posto una questione delicatissima di democrazia e di equilibri democratici, dal momento che ridurre a un numero sostanzialmente simbolico la rappresentanza dei cittadini all’estero significa aggravare irreversibilmente lo squilibrio nel rapporto eletto/elettori tra l’Italia e l’estero.

Nel frattempo, la base elettorale all’estero è passata da 3,3 milioni di elettori iscritti all’AIRE a circa 5,5 milioni, mentre la platea degli elettori in Italia è rimasta la stessa. Una tendenza alla divaricazione destinata ad accentuarsi, dal momento che i flussi in uscita sono ripresi e non si attenueranno in breve tempo.

La rappresentanza della circoscrizione Estero in questo modo diventerebbe sostanzialmente simbolica e ininfluente: il primo passo di una dichiarazione della sua inessenzialità in vista probabilmente della sua completa cancellazione.

A questo proposito, ho fatto l’esempio concreto della mia ripartizione, il nord e centro America, in cui per realtà come Stati Uniti, Canada, Messico e numerosi altri Paesi la rappresentanza si ridurrebbe a un deputato e a un senatore. Chi può dire, onestamente, che questa possa essere una soluzione seria ed efficace non solo per i connazionali lì residenti, ma per gli stessi interessi dell’Italia?
Di fronte a queste obiettive considerazioni, letteralmente agghiaccianti sono stati l’atteggiamento degli eletti all’estero di maggioranza, che non hanno presentato un solo emendamento e non hanno aperto bocca, e il silenzio assordante del Sottosegretario Merlo, che pure ha la delega per gli italiani nel mondo.

Ripeto, è un problema di democrazia e di rispetto dello spirito e della lettera della Costituzione. È anche un’esigenza di tutela degli interessi nazionali, soprattutto in un momento difficile come quello che il nostro Paese attraversa, che ci induce a considerare i sei milioni di cittadini all’estero e i 58 milioni di italo discendenti come una leva essenziale per la proiezione internazionale dell’Italia.
Per questo, il segnale che si dà è controproducente per tutti, ma visto che occorrono altri due passaggi parlamentari continueremo a lottare perché non si crei un danno per l’Italia.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D.
Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America

 

04 – PARLAMENTARI PD ESTERO: LA MAGGIORANZA LEGA-5STELLE-MAIE COMPIE UN ALTRO PESANTE PASSO VERSO LA RIDUZIONE DEGLI ELETTI ALL’ESTERO. ROMA, 9 MAGGIO 2019
Nel silenzio livido e imbarazzato dei suoi gruppi parlamentari, la maggioranza Lega-5Stelle-MAIE alla Camera ha fatto un altro passo verso la riduzione del numero dei parlamentari e, in particolare, verso la riduzione degli eletti della circoscrizione Estero da 12 a 8. L’atto, di per sé pesante e grave, è stato compiuto in un clima di inquietante limitazione del metodo democratico e delle prerogative delle minoranze, che si sono viste negare persino il diritto di vedere discutere e votare un gruppo di emendamenti tendenti a delineare un’impostazione più coerente e organica della riforma costituzionale in discussione.
Prima in commissione e poi in aula, gli unici emendamenti presentati e le uniche voci dirette a tutelare la rappresentanza dei cittadini italiani all’estero sono state quelli del gruppo del PD e degli eletti all’estero del PD, con un’unica eccezione di un’altra rappresentante di minoranza. Non troviamo parole per definire l’atteggiamento di chi è stato eletto dagli stessi cittadini che ora concorrono a colpire in un loro diritto fondamentale e per un Sottosegretario titolare della delega che in un anno non ha sentito il dovere morale e civile di dire una sola parola a difesa di un mondo che dovrebbe istituzionalmente tutelare.

In un’aula gremita, mediante gli interventi fatti in successione da noi (Carè, Ungaro, Schirò, La Marca) e da altri colleghi di gruppo (Borghi, Fiano), non abbiamo tralasciato nessun argomento per chiedere un atto di responsabilità, al di là dei partiti e delle posizioni politiche cristallizzate, volto a impedire la riduzione dei parlamentari esteri: la necessità di raddrizzare almeno in parte lo squilibrato rapporto di rappresentanza tra cittadini in Italia e cittadini all’estero; il dovere di riconoscere finalmente i residenti all’estero come cittadini di pieno diritto contrastando diversificazioni, basate sulla residenza, che tradiscono lo spirito e la lettera della Costituzione; l’impossibilità di far vivere i rapporti con l’elettorato e la partecipazione democratica con una rappresentanza ridotta a poche unità in ripartizioni grandi come continenti; l’esigenza di non inviare un segnale negativo e frustante a milioni di persone che oggi sono nel mondo i punti di riferimento più concreti per gli interessi e per l’immagine dell’Italia; l’urgenza di aprire gli occhi sui massicci flussi di emigrazione che si stanno sviluppando da alcuni anni e di dare gli strumenti più idonei a coloro che ne sono i protagonisti.

Ha prevalso il richiamo all’ordine e l’allineamento al becero propagandismo populista e antiparlamentare delle forze di governo. Anche negli eletti all’estero della maggioranza. Ed è quello che più ci amareggia perché unendo le forze avremmo potuto forse aprire un primo varco.

Anche se la situazione è ormai abbastanza compromessa, ci sono ancora due passaggi parlamentari. Noi non desistiamo, come non desistono il CGIE, i COMITES e i tanti spiriti liberi che hanno parlato e continuano a farlo attraverso le petizioni e i social. I giochi non sono fatti e, nonostante il peso dei numeri, non sarà facile per la maggioranza chiudere la partita soffocando sacrosanti diritti di cittadinanza.
I Parlamentari PD Estero: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro

 

05 – SCHIRÒ (PD): A KARLSRUHE, UN EVENTO CONGIUNTO DEL PD E DELL’SPD, PER UN’EUROPA PROGRESSISTA E SOLIDALE.
Le elezioni europee sono alle porte ed i circoli del PD in Europa sono mobilitati sui territori per richiamare l’attenzione dei connazionali elettori – e non solo – sull’importanza della prossima scadenza elettorale. In numerose occasioni le iniziative sono organizzate insieme ai partiti locali uniti con l’obiettivo di perseguire una Europa progressista e solidale.
Sono particolarmente lieta che a Karlsruhe, mia città di residenza, il circolo del Partito democratico abbia promosso insieme al SPD cittadino una bella e importante iniziativa per venerdì 10 maggio, dal titolo “Europa Nostra Casa. Elezioni europee e locali in parole e musica”.
IL 26 maggio a Karlsruhe e in tutto il Baden-Wuerttemberg si voterà non soltanto per il rinnovo del Parlamento europeo ma anche per i Consigli comunali. Per questa ragione, l’appuntamento del 10 maggio ha una duplice importanza.
Un ampio spazio sarà dedicato al dibattito, al quale parteciparanno Roberto Cociancich, parlamentare del PD nella scorsa legislatura, e Parsa Marvi, che guida la lista SPD al Comune, iscritto onorario del PD.

Ma l’iniziativa sarà anche un’occasione di festa con bella musica e con la possibilità di condividere uno spuntino.

Per impegni programmati in altre città europee, non potrò essere nella mia città. Non voglio far mancare però il mio plauso e i miei auguri di successo per questa iniziativa alla quale il circolo ha dedicato tanto lavoro e impegno.
Dunque, un invito a tutti gli amici e connazionali a partecipare alla Gemeindesaal della Peter-und-Paul Kirche (Sophienstr. 234, 76185 Karlsruhe), a partire dalle ore 18.
Viva l’Europa, la nostra casa comune.
On. Angela Schirò – Camera dei Deputati – Piazza Campo Marzio, 42
00186 ROMA – Tel. 06 6760 3193 Email: schiro_a@camera.it

 

06 – MENO PARLAMENTARI, TROPPO GOVERNO. LA RIDUZIONE DEL NUMERO DEI PARLAMENTARI ATTUALMENTE IN DISCUSSIONE HA MOTIVAZIONI SOLO DI RISPARMIO, SENZA ALCUN RIGUARDO AL RUOLO CHE IL PARLAMENTO DEVE SVOLGERE.
Questa modifica della Costituzione può essere l’inizio di un cambio preoccupante della democrazia nel nostro paese, delle sue regole, della sua capacità di composizione dei conflitti.
Il parlamento ha un ruolo centrale nella nostra Costituzione e le motivazioni sul taglio del numero dei parlamentari sono assolutamente al di sotto della sua importanza nel nostro assetto istituzionale.
Da tempo è prevalsa l’opinione che in Italia il problema di fondo fosse rafforzare il ruolo del governo. Ammesso che questa riflessione avesse un fondamento anni or sono, attualmente il ruolo del governo è debordante.
I governi da almeno due decenni usano a piene mani i decreti legge, che come è noto entrano immediatamente in vigore e debbono essere convertiti entro 60 giorni dal parlamento. Così di fatto i governi decidono le scelte del parlamento e ne influenzano le decisioni, spesso invocando ragioni di urgenza per i decreti che non esistono.

Questo governo non fa eccezione. Di più: ha imparato in fretta dai precedenti che l’intreccio tra decreti legge e uso dei voti di fiducia può trasformare i parlamentari in soldatini del voto, a favore ovviamente. Perfino le giravolte politiche e le contraddizioni del governo vengono scaricate sul parlamento, come nel caso della legge di bilancio alla fine del2018, che i parlamentari hanno votato a scatola chiusa, senza poterla leggere e tanto meno modificare.

Scelte verticistiche nelle candidature prima delle elezioni grazie ad una legge elettorale che esalta il ruolo dei capi nelle scelte e ora la richiesta a raffica di voti di fiducia e le minacce ai dissidenti stanno ribaltando il rapporto tra governo e parlamento.

Il governo, secondo Costituzione, dovrebbe essere l’esecutivo che attua le decisioni parlamentari. Ora è un mondo capovolto. Il governo decide e i parlamentari (della maggioranza) debbono approvare, perfino a scatola chiusa.

Nel governo poi c’è un direttorio ristretto, composto da presidente del Consiglio e i due vicepresidenti.

I due vicepresidenti del Consiglio sommano al loro ruolo nel governo quello di capi dei rispettivi partiti, che gestiscono in modo centralizzato. Così il gioco è fatto: un gruppo ristretto decide le scelte del governo e il governo impone le sue decisioni al parlamento, a cascata. Il taglio dei parlamentari è una tappa di questo percorso.

La democrazia parlamentare disegnata nella nostra Costituzione così è destinata a cambiare in modo sostanziale. Come ci si può meravigliare se i parlamentari svolgono un ruolo non adeguato alle aspettative: è esattamente quello che si vuole per giustificarne la riduzione.

Un parlamentare autonomo, pensante, che risponde del suo operato agli elettori e usa i poteri che gli attribuisce la Costituzione è il sale della democrazia rappresentativa.

La riduzione dei parlamentari dovrebbe coerente con una visione alta del funzionamento del parlamento, invece è motivata solo con il risparmio degli stipendi.

Ci possono essere revisioni del numero dei parlamentari, ma dovrebbero essere motivate con il miglioramento del funzionamento della democrazia.

Pochi hanno notato che alla proposta di ridurre il numero dei parlamentari con la sola motivazione di risparmiare è collegata l’approvazione di una legge elettorale che rende eterna quella attuale (rosatellum) che sottrae di fatto agli elettori la possibilità di decidere i loro rappresentanti, perchè se voti il partito ti prendi il parlamentare che a sua volta si porta dietro una catena di altri parlamentari e tutti i nomi sono decisi dal capo del partito.

Rodotà anni or sono aveva ipotizzato di arrivare alla sola Camera dei deputati, purchè con più poteri ed eletta con legge proporzionale, garantendo la possibilità agli elettori di scegliere direttamente i loro rappresentanti. Riduceva il numero dei parlamentari ma in un quadro di allargamento della democrazia e di stabilizzazione del rapporto tra parlamento, governo ed elettori.
Per di più resta l’eco delle dichiarazioni che hanno sostenuto che il ruolo del parlamento sarebbe in esaurimento. Per questo è bene non dimenticare anche che nel programma del centro destra c’è il Presidenzialismo, che sarebbe uno stravolgimento della Costituzione nata dalla Resistenza.
La camicia di forza di pochi capi che decidono tutto è troppo stretta per funzionare come democrazia.
Se la Camera confermerà il testo del Senato per la riduzione dei parlamentari e di rendere eterno il rosatellum vuol dire che la maggioranza ha chiuso gli spiragli di confronto. Almeno il parlamento eviti un’approvazione con i 2/3 che impedirebbe ai cittadini di chiedere il referendum costituzionale e prepariamoci alla sfida.

(di Alfiero Grandi)

 

07 – LA MARCA (PD): CAPRIOLE PROPAGANDISTICHE SUL CONSOLATO DI TORONTO MENTRE IL PROBLEMA DEI SERVIZI AI CONNAZIONALI RICHIEDEREBBE SERIETÀ E CONCRETEZZA. “Nella solita velina scritta a Roma e firmata all’estero, mi fanno dire che il mio apprezzamento per un bando di concorso per contrattista emanato dal consolato di Toronto rappresenta il riconoscimento che sotto l’illuminata guida del Sottosegretario Merlo le cose stanno finalmente cambiando. Qualunque sia il giudizio politico su questa sfortunata fase di governo e sul nulla che caratterizza la gestione della delega per gli italiani nel mondo, non si può certo dire che l’entourage dello stesso Sottosegretario si distingua per senso del ridicolo.
ROMA, 6 MAGGIO 2019
Prendere a pretesto l’assunzione di un contrattista per un giudizio generale sulle politiche verso gli italiani all’estero è come vantarsi, dopo avere mangiato un bruscolino allo stadio, di avere cenato a champagne in un ristorante a cinque stelle. Senza per altro avvertire il pudore di rinunciare a un incensamento propagandistico di chi, come il Sottosegretario Merlo, resta pietrificato nel suo silenzio proprio nelle ore in cui alla Camera la maggioranza, di cui il MAIE è impalpabile espressione, sta distruggendo la rappresentanza degli italiani all’estero.
Anziché governare, si continua a mistificare, come quando si dice che il governo ha stanziato 50 milioni nel 2019 al sostegno della lingua e della cultura italiana all’estero, quando anche le pietre sanno che quei soldi vengono dal Fondo istituito dal centrosinistra e proiettato nel quadriennio fin dal luglio del 2017.
Così si continua ad affermare che sta arrivando nuovo personale nei consolati quando si tratta dello stock deciso dal Governo Gentiloni, mentre del pacchetto magnificato con l’attuale legge di bilancio nemmeno un lavoratore ha finora preso servizio.
Non desidero comunque ripagare gli imbonitori della stessa moneta. Eviterò di fare l’elenco dei miei atti parlamentari, dei contatti con consoli e ambasciatori, dei periodici incontri con i dirigenti del MAECI per richiamare l’attenzione sulla situazione dei servizi consolari nel nord e centro America e, nel nostro caso, nel consolato di Toronto, nella cui ripartizione vivo ed opero. Non mi interessano le sfilate con i pennacchi, ma i fatti.
Per questo ribadisco che, grazie a tutte le sollecitazioni da qualunque parte operate, a partire dalle mie, con il bando di assunzione di un contrattista un piccolo passo è stato fatto e tanti, a Toronto e in tutto il mondo, restano da fare.
Tutti usino il loro tempo per compiere concretamente questo cammino e non per perdere tempo con enfatizzazioni propagandistiche che fanno ridere e magari arrecano allo stesso interessato più discredito che vantaggi”.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. / Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America / Electoral College of North and Central America / Ufficio/Office: Roma, Piazza Campo Marzio, 42

 

08 – EUROPEE 2019. ANCHE IL MOVIMENTO 5 STELLE RICEVE FINANZIAMENTI PUBBLICI. IL M5S HA RICHIESTO AI SUOI ELETTI .Un’affermazione falsa e soprattutto nociva. La scorsa settimana il comitato elettorale del Movimento 5 stelle ha inviato una lettera a tutti gli eletti richiedendo un contributo economico per finanziare la campagna per le imminenti elezioni europee.

LA MAIL CON CUI IL M5S CHIEDE UN CONTRIBUTO AGLI ELETTI LEGGI.
Caro portavoce, il 26 maggio ci attende una sfida di fondamentale importanza: vogliamo portare a Bruxelles lo stesso cambiamento che stiamo apportando al nostro Paese e imporre le tematiche del Movimento 5 Stelle anche in Europa. Come sai, il Movimento 5 Stelle non riceve finanziamenti pubblici e non accetta donazioni dalle lobby, questo ci permette di avere le mani libere ed è la nostra più grande forza. Allo stesso tempo una buona campagna elettorale è il veicolo fondamentale per diffondere la nostra idea di Cambiamento: dobbiamo andare di piazza in piazza e chiamare a raccolta i cittadini intorno al nostro programma

– LETTERA AGLI ELETTI DEL M5S
Nella comunicazione inviata si giustifica la richiesta dicendo che il “Movimento 5 stelle non riceve finanziamenti pubblici”, un’affermazione discutibile, principalmente per 3 motivi:

Tutti i gruppi politici presenti in organi istituzionali, come il M5s in parlamento, ricevono un finanziamento dall’istituzione stessa per portare avanti le proprie attività. Finanziamento che è, a tutti gli effetti, una forma di finanziamento pubblico;
Pur volendo limitare il concetto di “finanziamento pubblico” ai rimborsi elettorali, sostenere che il M5s non li riceve può anche essere vero, ma come lo è per tutti i partiti in parlamento: i rimborsi elettorali sono stati infatti abiliti nel 2013. L’unica differenza tra il M5s e gli altri partiti è che non riceve il 2×1000, il nuovo sistema di finanziamento pubblico indiretto alla politica;
Chiedere agli eletti parte del loro stipendio, che è pagato dallo stato, come donazione, è un forma indiretta di finanziamento pubblico.
I rimborsi elettorali sono stati aboliti
Con la riforma del 2013 sotto il governo Letta in Italia è stato progressivamente eliminato il finanziamento pubblico diretto ai partiti. Questo consisteva principalmente nei cosiddetti rimborsi elettorali, che sono stati ufficialmente aboliti nel 2017. Nessun partito quindi dalle ultime elezioni politiche del 2018 ha più diritto ai rimborsi elettorali.

PARTITI PIÙ POVERI IN UN SISTEMA DA RIFORMARE LEGGI IL NOSTRO SPECIALE.
Da questo punto di vista quindi quanto comunicato agli eletti del M5s è vero, ma come lo è anche per tutti i partiti politici che attualmente siedono alla camera e al senato. Nessun partito riceve più questa tipologia di finanziamento pubblico diretto.

I RIMBORSI ELETTORALI SONO STATI ABOLITI, NESSUN PARTITO LI RICEVE.
Questo sistema è stato poi sostituito da meccanismi diversi, rimessi alla scelta volontaria del contribuente in sede di dichiarazione dei redditi (il 2×1000) o all’incentivo fiscale delle donazioni private verso i partiti (detrazione del 26% sulle erogazioni liberali). In sintesi un sistema basato sul finanziamento pubblico diretto è stato sostituito da uno basato sul finanziamento indiretto.

Con il 2×1000 i cittadini possono decidere di destinare una quota della loro irpef (lo 0,2%, cioè il cosiddetto 2×1000) a un partito anziché allo stato. Vai a “Che cos’è il 2×1000 ai partiti”
Si può scegliere tra le forze politiche iscritte nel registro dei partiti che abbiano fatto richiesta di essere ammesse alla ripartizione. Tra questi partiti non risulta esserci il Movimento 5 stelle, che quindi non riceve finanziamenti dal 2×1000. Da questo punto di vista quindi, il partito guidato da Luigi Di Maio si differenzia dagli altri principali partiti nazionali. Ma la questione del finanziamento ai partiti non finisce certamente qui.

Se infatti dalla sua fondazione il M5s non ha ricevuto 2×1000 o rimborsi elettorali, è anche vero che non mai ha rinunciato ai contributi pubblici destinati ai gruppi parlamentari.

CONTRIBUTO AI GRUPPI PARLAMENTARI
Ogni gruppo parlamentare riceve un contributo calcolato, fra le altre cose, in base alla sua composizione: più è grande e più soldi riceverà. Questo esborso deve essere utilizzato per le attività istituzionali del gruppo, come anche per il suo funzionamento. Soldi che quindi vengono utilizzati: per pagare il personale del gruppo, per scopi di studio e ricerca collegati all’attività parlamentare, ma anche per promuovere l’attività politica portata avanti in aula.

53 MILIONI I CONTRIBUTI PUBBLICI ANNUALI CHE LE DUE CAMERE VERSANO AI GRUPPI PARLAMENTARI.
Con l’abolizione dei rimborsi elettorali, i contributi ai gruppi sono diventati la fonte principale di finanziamento per la politica italiana. Contributo che anche il Movimento 5 stelle riceve, e che nel totale della scorsa legislatura ha portato alle casse del partito guidato da Luigi Di Maio oltre 31 milioni di euro. In generale, nei 5 anni della XVII legislatura i partiti italiani hanno incassato più soldi dal contributo ai gruppi, piuttosto che dai rimborsi elettorali.

I gruppi incassano più contributi pubblici dei partiti
Confronto tra finanziamento pubblico ai gruppi e ai partiti nella XVII legislatura (2013-17)

IL M5S SARÀ IL GRUPPO PARLAMENTARE DELLA XVIII LEGISLATURA CHE RICEVERÀ PIÙ FONDI PUBBLICI.

Nell’attuale legislatura il Movimento 5 stelle sarà, essendo il gruppo più numeroso in parlamento in entrambi i rami, il partito che riceverà la maggior somma da parte delle istituzioni per il funzionamento dei gruppi. Soldi che, come detto, rientrano pienamente in un finanziamento pubblico alla politica.

LE DONAZIONI DEGLI ELETTI
Raccogliere i contributi dagli eletti è diventata una via necessaria per finanziare la propria attività politica. Lo è diventata per tutti i partiti, come lo è diventata per il Movimento 5 stelle. Dall’inizio della XVIII legislatura gli eletti del M5s in parlamento devono infatti versare una quota della loro indennità, contribuendo con 300 euro al mese al funzionamento di Rousseau. Un’operazione che porterà nelle casse dell’associazione da qui alla fine della legislatura poco meno di 6 milioni di euro.

5,9 MILIONI I CONTRIBUTI CHE I PARLAMENTARI DEL M5S VERSERANNO ALL’ASSOCIAZIONE ROUSSEAU NEL CORSO DELLA LEGISLATURA SE QUESTA DURERÀ 5 ANNI.

Si tratta di una forma di finanziamento formalmente privata (donazioni) ma di fatto pubblica, in quanto derivante da un contributo degli eletti sulla propria indennità. Va comunque specificato che queste contribuzioni non essendo versate a un partito registrato non seguono la disciplina sulle detrazioni prevista dal decreto 149/2013. Allo stesso modo richiedere un ulteriore contributo agli eletti per le imminenti elezioni, rientra pienamente in quello che possiamo comunque definire una forma di finanziamento pubblico.

RICHIEDERE UN CONTRIBUTO AGLI ELETTI È UN FORMA INDIRETTA DI FINANZIAMENTO PUBBLICO AI PARTITI.
Non solo, appare esserci poca coerenza tra queste richieste del Movimento ai suoi eletti, e la lunga battaglia del partito stesso per la riduzione del compenso dei parlamentari. Se realmente si crede che lo stipendio di deputati e senatori sia troppo alto, avrebbe più senso proporne una riduzione, piuttosto che continuare a sfruttarlo per il finanziamento e funzionamento del partito.

Per completezza di informazione ricordiamo che il Movimento 5 stelle porta avanti una campagna per la restituzione di parte degli stipendi e rimborsi dei suoi parlamentari. Una raccolta fondi che ha contribuito tra le altre cose alla donazione di 25 milioni di euro al fondo per il microcredito.

PERCHÉ BISOGNA EVITARE QUESTE DICHIARAZIONI
Il tema dell’antipolitica ha caratterizzato il dibattito nel nostro paese per anni. Per certi versi le attuali forze di governo hanno basato molto del loro successo sull’essere una risposta all’establishment politico composto dai partiti storici. Una risposta definita dagli ideatori del Movimento come “diversa”, che non segue quindi i canali tradizionali né di funzionamento né finanziamento.

Il Movimento 5 stelle ha sempre sostenuto di non ricevere finanziamenti pubblici, lo ha fatto dichiarando per molti anni di aver rifiutato il diritto ai rimborsi elettorali. Fatto quest’ultimo che per quanto possa essere vero, ora non trova più fondamento, se non per la minima parte del 2×1000. Continuare a cavalcare l’onda dell’antipolitica, rilanciando affermazioni false e fuorvianti non aiuta a migliorare quel malcontento nei confronti delle istituzioni che ha portato proprio al successo elettorale dell’attuale governo.

È FORSE GIUNTA L’ORA DI RICONSIDERARE LA SCELTA DI ABOLIRE IL FINANZIAMENTO PUBBLICO ALLA POLITICA.
È poi forse giunta l’ora di rivalutare la bontà della riforma che nel 2013 portò all’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. Fare politica ha un costo, e la ricerca continua di modi alternativi per finanziarla ne è la prova. La pratica che accomuna praticamente tutti i movimenti che siedono in parlamento di richiedere un contributo economico ai propri eletti, dimostra quanto ad oggi i partiti non siano capaci di camminare con le proprie gambe.
Come abbiamo raccontato in passato nel nostro speciale “Partiti in crisi”, sia il 2×1000 che le donazioni dei privati stentano a decollare, ed il ruolo dei gruppi parlamentari, e dei suoi membri, è centrale nella sopravvivenza dei partiti. Avviare una riflessione su come re-introdurre il finanziamento pubblico alla politica permetterebbe forse di arrivare ad un sistema più trasparente ed equo

 

09 – SCHIRÒ: A MANNHEIM PD E SPD INSIEME PER UN’EUROPA SOLIDALE E DEL LAVORO. “SABATO 4 MAGGIO, A POCHE SETTIMANE DALLE ELEZIONI EUROPEE, HO PRESO PARTE AD UNA BELLA INIZIATIVA PROMOSSA DALL’SPD E DAL PD DI MANNHEIM.
Per l’SPD erano presenti Lars Castellucci, deputato SPD del Bundestag, gli esponenti SPD di Mannheim Isabel Cademartori, vicesegretaria del partito, e Giuseppe Randisi, candidato alle elezioni comunali. Per il Partito democratico Giacomo Salmeri, segretario di Mannheim, e il deputato Massimo Ungaro. Insieme abbiamo discusso di Italia, di Germania e di Europa alla luce delle sfide che i progressisti devono affrontare per sconfiggere l’antipolitica, la xenofobia e l’incompetenza.

Come deputati italiani, nel corso dell’incontro, abbiamo parlato della situazione politica italiana e dei provvedimenti simbolo del primo governo espressione di due forze populiste. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: i populisti al governo hanno depresso l’economia, aggravato deficit e debito, bloccato investimenti ed opere, fiaccato aspettative di risparmiatori ed investitori, invertito i trend su Pil, rialzato la pressione fiscale, ridotto gli spazi dei diritti di cittadinanza.

Dal dibattito è emersa la necessità di unire le forze e di riconquistare la fiducia dei cittadini con obiettivi chiari. Per noi, della grande famiglia progressista europea, l’Europa è già la nostra casa comune. Le elezioni europee sono una grande occasione per ritrovarci e rilanciare i valori che ci appartengono, come europei e come giovani, contro chi vuole distruggerli e piegarli a logiche divisive e regressive.

Gli obiettivi del salario minimo, dell’indennità di disoccupazione, di un welfare solidale e di uno sviluppo sostenibile sono i principali obiettivi perseguiti dal PD e dall’SPD per un’Europa sociale dalla parte dei cittadini e dei lavoratori”.
On. Angela Schirò / Camera dei Deputati / Piazza Campo Marzio, 42 / 00186 ROMA

 

10 – COMUNICAZIONE DEI DEPUTATI PD ELETTI ALL’ESTERO AL SEGRETARIO GENERALE DEL CGIE MICHELE SCHIAVONE.

Sig. Michele Schiavone, Segretario Generale CGIE

Caro Michele,
abbiamo letto il tuo allarmato richiamo sulle scarse presenze di deputati esteri nella seduta del 29 aprile scorso, in occasione dell’avvio alla Camera dell’iter del provvedimento della riforma costituzionale che riduce il numero dei parlamentari e, per quel che ci riguarda, gli eletti nella circoscrizione Estero.
Consentici di dire, per quello che ci riguarda, che tale allarme non è giustificato, dal momento che nella prassi parlamentare è largamente consolidata l’abitudine di dedicare la discussione generale agli interventi dei deputati che hanno lavorato nelle commissioni di merito e che riferiscono dell’esito, per altro noto a tutti noi, del confronto avvenuto in commissione. Oltre tutto, il collega Massimo Ungaro, presente e partecipe al dibattito, lo ha fatto a nome di tutti noi del PD eletti all’estero.
In più, i termini per la presentazione degli emendamenti sono stati riaperti e scadranno alle 13 di lunedì 6 maggio, sicché si trattava di posizione ancora in divenire. Il confronto vero sull’esame del testo e sugli emendamenti presentati inizierà martedì e da quel momento tu stesso e chiunque altro potrete valutare le presenze reali, gli emendamenti presentati e le posizioni effettive.
Il momento, come ben sai, è molto difficile per la rappresentanza degli italiani all’estero e quindi riteniamo che si debba fare il massimo sforzo di unità e di coordinamento, cercando di evitare ansie e polemiche tra noi. Diranno i fatti, poi, chi si è assunto esplicitamente le proprie responsabilità e chi ha pensato di doverle declinare in nome di altre motivazioni.
Tanto dovevamo a chiarimento di un equivoco, ingigantito da un solo organo di stampa, non nuovo a questo tipo di performance.
Con la speranza che le nostre comuni attese possano avere un qualche riscontro nei lavori parlamentari, ti salutiamo con amicizia e immutata stima.
I deputati del PD Estero: Nicola Carè, Francesca La Marca, Angela Schirò, Massimo Ungaro

 

11 – VI CONGRESSO MAIE EUROPA .SI È TENUTO NEL CUORE DI LONDRA LO SCORSO SABATO, NELLA SPLENDIDA CORNICE DEL THE IN & OUT NAVAL AND MILITARY CLUB, IL VI CONGRESSO DEL MAIE EUROPA. Presenti i coordinatori dei diversi Paesi Ue, oltre a tutti i parlamentari del Movimento Associativo Italiani all’Estero. All’evento ha partecipato anche il presidente del MAIE, Sen. Ricardo Merlo, Sottosegretario agli Esteri. Merlo: “Avanti uniti e organizzati”
“Si è trattato di un appuntamento molto importante”, ha dichiarato il presidente Ricardo Merlo a margine del Congresso, “con il quale il MAIE Europa guarda al futuro con rinnovato entusiasmo”
“Si è trattato di un appuntamento molto importante”, ha dichiarato il presidente Merlo a margine del Congresso, “con il quale il MAIE Europa guarda al futuro con rinnovato entusiasmo, non solo in vista delle Europee ma anche per quanto riguarda le sfide che verranno, prima di tutto le elezioni dei Comites e poi, quando sarà, quelle politiche”.
Durante il suo intervento Merlo ha messo l’accento sulle questioni più sentite dagli italiani nel mondo in generale e da quelli residenti in Europa e nel Regno Unito in particolare. Dunque crisi in Venezuela, ma anche Brexit; rete consolare ma anche promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo.
“Siamo al governo da neanche un anno e abbiamo già fatto moltissimo”, ha evidenziato Merlo durante il suo intervento, ripassando uno per uno i risultati ottenuti in questa legislatura per gli italiani nel mondo.
Tra quelli citati, più assunzioni di personale per la nostra rete consolare nel mondo, più fondi alla promozione della lingua italiana oltre confine, fondi stanziati per aiutare i nostri connazionali in Venezuela attraverso l’invio di medicamenti, più risorse alle sedi consolari-diplomatiche del Regno Unito in tempi di Brexit, inaugurazioni di nuove sedi diplomatico-consolari.
“Non siamo un partito come gli altri – ha dichiarato Merlo -, siamo un Movimento di italiani nel mondo, orizzontale, liquido. Culturale, ancor prima che politico. Lavoriamo per difendere e promuovere l’italianità nel mondo, ovunque ci sia un italiano all’estero”.
Con la kermesse di Londra il MAIE Europa punta a un salto di qualità, a rafforzarsi ulteriormente. “Avanti uniti e organizzati”, questo l’ordine di scuderia impartito dal presidente Merlo ai suoi in occasione del Congresso.

 

12 – LE MONDE 7 MAGGIO.
La buona notizia è che siamo ancora in tempo. “Non è troppo tardi per agire”, era il titolo d’apertura del quotidiano francese Le Monde del 7 maggio. Il giorno prima, a Parigi, la Piattaforma intergovernativa scientifico-politica sulla biodiversità e sui servizi degli ecosistemi (Ipbes) ha reso pubblico il suo ultimo studio. Un milione di specie animali e vegetali, vale a dire una su otto, rischia di sparire in breve tempo dalla faccia della Terra e dal fondo degli oceani. Per il nostro pianeta potrebbe diventare la sesta estinzione di massa.
Le cause della drastica riduzione della biodiversità sono tutte di origine umana: distruzione e frammentazione degli habitat naturali, sfruttamento non sostenibile di piante e animali, cambiamento climatico, inquinamento degli ecosistemi con i rifiuti, i pesticidi e le plastiche, proliferazione delle specie invasive. Non è giustificabile in nessun modo, scrive Le Monde, che un’unica specie, la nostra, si arroghi il diritto di vita e di morte su tutte le altre. Anche perché l’umanità stessa è parte integrante della biodiversità, e ne condivide un destino comune: oltre il 75 per cento delle colture alimentari dipendono dall’impollinazione, quattro miliardi di individui si curano con medicine di origine naturale, due miliardi di persone hanno bisogno di legna per riscaldarsi o per cucinare, la qualità dell’aria che respiriamo, dell’acqua che beviamo e della terra che ci nutre dipende dalla buona salute di tutti gli ecosistemi.
Il rapporto dell’Ipbes è il risultato del lavoro, durato tre anni, di 145 esperti ed è basato su migliaia di studi scientifici. Il testo integrale, di 1.500 pagine, uscirà nei prossimi mesi. Per ora ne è stata pubblicata una sintesi di quaranta pagine per i responsabili politici, con raccomandazioni di fondo e suggerimenti concreti.
Che si possono riassumere così:
SE VOGLIAMO SALVARE IL PIANETA, DOBBIAMO RIMETTERE IN DISCUSSIONE IL SISTEMA ECONOMICO IN CUI VIVIAMO.

 

 

13 – In parlamento
122 , MINUTI È STATA LA DURATA MEDIA DELLE RIUNIONI DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI AD APRILE
Mai da inizio legislatura si era registrato un dato così alto. Una durata media che supera le due ore, figlia soprattutto di discussioni complesse e controverse. Sul tavolo degli imputati soprattutto il decreto crescita, al centro di ben 2 riunioni del consiglio dei ministri. Vedi l’andamento nel tempo

26, GIORNI D’ATTESA PER LA PUBBLICAZIONE IN GAZZETTA DEL DECRETO CRESCITA. Lunghe riunioni, che hanno generato lunghe attese. Anche in questo mese la pubblicazione in gazzetta ufficiale dei decreti del governo ha richiesto molto tempo. Dopo il record dello sblocca-cantieri (29 giorni), anche il decreto crescita si è fatto attendere più del dovuto (26 giorni). Guarda i numeri di tutti i decreti

3% DI VOTI CONTRARI NEI VOTI FINALI. Mentre il governo era impegnato a trovare la quadra su alcuni testi, il parlamento ha approvato provvedimenti o poco controversi o su cui l’intervento dell’aula è basso o dal limitato impatto normativo. A prova di questo, analizzando tutti i voti finali del mese di aprile, emerge che in media i voti contrari sono stati solamente il 3%. Scopri l’andamento nel tempo

4°, ESPULSIONE NEL M5S IN PARLAMENTO. Dopo quelle De Bonis e De Falco al senato, e quella di Mura alla camera, sempre a Montecitorio nel mese di aprile c’è stata l’espulsione di Sara Cunial. A differenza del senato, dove i numeri della maggioranza sono più risicati, alla camera il M5s si può permettere di espellere membri. Vedi la consistenza dei gruppi

5, DECRETI IN SCADENZA IN PARLAMENTO. L’attività̀ legislativa sta seguendo delle dinamiche cicliche. Mesi scarichi in cui il governo presenta nuovi decreti, come lo è stato aprile, si alternano a mesi densi in cui i tanti decreti devono essere convertiti in legge, come sarà invece maggio. Se il mese appena trascorso è stato quindi complesso per questioni extra-parlamentari, quello in cui ci troviamo ora lo sarà probabilmente per questioni parlamentari. Come se non bastasse, le elezioni europee si avvicinano. Leggi l’analisi completa su studio mensile realizzato con AGI

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