CARACAS – “Buone notizie per la nostra comunità in Venezuela. Come scritto nei giorni scorsi, grazie all’intesa raggiunta col presidente della Repubblica, Nicolás Maduro, è stata avviata la fornitura di medicinali per i cittadini italiani residenti nel Paese”. Se ne occupa anche Mauro Bafile nell’ultimo editoriale pubblicato dallo storico giornale, ora on line, che dirige a Caracas “La Voce d’Italia“.
“Quello dell’ambasciatore Silvio Mignano, col sostegno del Ministero degli Esteri e, in particolare, della Direzione Generale per gli Italiani e le Politiche Migratorie”, scrive Bafile, “è stato un lavoro svolto in silenzio, con la discrezione che esige la prassi dell’alta diplomazia. Senza microfoni, senza dichiarazioni urlate, cucendo relazioni e aggirando ostacoli. Certamente non è stato facile convincere un capo di Stato che ha sempre negato l’esistenza di una emergenza sanitaria.
La gestione dei medicinali sarà responsabilità del console generale d’Italia a Caracas, Enrico Mora. Ed è questa una garanzia. Infatti ha già dato mostra delle sue capacità organizzative nell’operare, all’interno del Consolato Generale d’Italia a Caracas, una vera e propria rivoluzione, portandolo a essere il primo al mondo in produttività nonostante l’esiguo numero di funzionari.
Non sarà facile per il console Mora. Dovrà creare e coordinare un “team ad hoc” che permetta la consegna gratuita di medicinali ai cittadini italiani che ne facciano richiesta. E controllare che le medicine siano consegnate a chi realmente ne ha bisogno. Sarà possibile con il numero di funzionari in forza nel nostro Consolato Generale di Caracas? Il sottosegretario Ricardo Merlo ha assicurato che sono stati assegnati ben 7 contrattisti alla sede diplomatica-consolare di Caracas. Ora più che mai è indispensabile che vengano bruciati i tempi della burocrazia. La nostra collettività non può attendere oltre.
Unico neo di una iniziativa così importante è che, per ottenere i medicinali, è necessario avere il passaporto italiano ed essere iscritto all’Aire. Una discriminazione comprensibile, ma ingiusta perché chi è emigrato in Venezuela, all’inizio della seconda metà del secolo scorso, è stato praticamente costretto a prendere la cittadinanza venezuelana per ragioni di lavoro. È vero che, anni dopo, è stata data loro l’opportunità di riacquistarla. E in tanti, infatti, l’hanno fatto. Ma molti si sono astenuti per timore di perdere quella venezuelana dal momento che in quegli anni il Venezuela non riconosceva la doppia cittadinanza. Altri non lo hanno fatto semplicemente perché ne erano all’oscuro o perché vivevano troppo lontano dai Consolati. Il Venezuela è un Paese immenso in cui il trasporto pubblico non ha mai brillato per efficienza e le vie di comunicazioni sono sempre state assai limitate.
Circoscrivendo le medicine solo agli iscritti all’Aire, poi, si castigano anche i figli dei pionieri che, pur vicini affettivamente all’Italia e orgogliosi delle proprie origini, non hanno diritto alla cittadinanza perché i genitori italiani, nel momento della loro nascita, avevano già optato per la nazionalità venezuelana. Sono cavilli burocratici, che dividono la collettività in cittadini di “serie A” e altri di “serie B” in un momento particolarmente critico.
Siamo sicuri che il console generale, Enrico Mora, cui spetta la gestione dei medicinali, cercherà di trovare il modo di aiutare un po’ tutti, senza venir meno al rispetto delle Leggi. Ma siamo anche coscienti delle difficoltà che incontrerà inevitabilmente. A questo punto, quindi, non resta che la solidarietà attiva della nostra collettività. Molto è già stato fatto. Ma non basta. Tanti connazionali, oggi, dipendono non solo dall’efficienza e serietà con cui il console generale Enrico Mora e il suo “team” riusciranno a gestire la distribuzione dei medicinali ma soprattutto dal nostro spirito di solidarietà, che in passato non è mai venuto meno”.
FONTE: aise.it
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