18 12 29 NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL ESTERO ED ALTRE COMUNICAZIONI..

A TUTTI I NOSTRI LETTORI E CONNAZIONALI ALL’ESTERO TANTI AUGURI PER UNO SPLENDIDO 2019.

1 – Parlamentari PD estero: unire le forze per andare oltre una manovra finanziaria regressiva e difendere la rappresentanza della circoscrizione estero
2 – Manovra, passaggio farsa alla camera. Decreto con incognite per Quota 100
Legge di Bilancio.
3 – Conte: «Il pluralismo non si discute». Si taglia. Nella conferenza stampa di fine anno il presidente del Consiglio deve rispondere alle domande sull’attacco alla libertà di stampa. «La cancellazione dei finanziamenti all’editoria è nel DNA del Movimento 5 Stelle.
4 – La rabbia dei pensionati: non vogliamo più essere il bancomat dei governi. Presidi in tutta Italia. Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp in piazza contro il blocco della rivalutazione. Battibecco con Conte: “Avari a chi?”
5 – L’invenzione del natale e la festa del sole
6- Numeri alla mano in parlamento
7 – Manovra: 350 nuovi impiegati nei Consolati, niente tagli alla stampa italiana all’estero.
8 – La guerra dei bottoni.

1 – PARLAMENTARI PD ESTERO: UNIRE LE FORZE PER ANDARE OLTRE UNA MANOVRA FINANZIARIA REGRESSIVA E DIFENDERE LA RAPPRESENTANZA DELLA CIRCOSCRIZIONE ESTERO

La manovra finanziaria per il 2019 e per il prossimo triennio, dopo il finto passaggio iniziale, torna alla Camera per l’approvazione definitiva, con la pesante ipoteca di una nuova fiducia che renderà vano qualsiasi tentativo di miglioramento. Parliamo dei nostri tentativi e dei nostri emendamenti perché, francamente, quelli degli altri parlamentari eletti all’estero semplicemente non sono pervenuti.
Affronteremo questa ulteriore pagina di una vicenda inquietante prima di tutto con il proposito di fare tutto il possibile, dentro e fuori dall’Aula, per tutelare la dignità e le prerogative del Parlamento, cinicamente calpestate, e con esse la correttezza della vita democratica.
Faremo tutto il possibile, poi, dentro e fuori dal Parlamento, per tutelare gli interessi del Paese e dei suoi gruppi sociali fondamentali, soprattutto i più bisognosi e i più operosi, esposti ai contraccolpi di una manovra senza presente e senza futuro, che scarica un grave peso sulle prossime generazioni.
Faremo tutto il possibile, infine, per far sentire la voce e le esigenze degli italiani all’estero, ignorate anche quando si trattava semplicemente di consolidare le posizioni acquisite. Ci riferiamo al milione di euro tolto ai Comites per i loro progetti, ai circa 400.000 euro tolti al CGIE, costretto ora a rivedere le sue molteplici iniziative, all’eliminazione del milione di euro aggiuntivo (2+1) per la stampa in italiano all’estero, frutto di nostri emendamenti negli ultimi due anni, ai due milioni a sostegno dei nostri connazionali in Venezuela (1 in bilancio + 1 del nostro emendamento a prima firma Porta), che ora bisognerà recuperare dal calderone generale, togliendoli ad altre destinazioni.
La misura di riequilibrio dei livelli del personale MAECI, dopo le 300 assunzioni dello scorso anno, rientranti in un programma pluriennale già annunciato dal Segretario generale della Farnesina Ambasciatrice Elisabetta Belloni in audizione alla Camera il 9-10-2018, (https://www.radioradicale.it/scheda/554063/commissione-affari-esteri-della-camera), è certamente positiva, ma in prospettiva perché per quest’anno è bloccata dalla norma di salvaguardia inserita nella manovra, che impedisce di fare i concorsi prima del 15 novembre 2019.
In una manovra largamente attraversata da questioni assistenziali e previdenziali, inoltre, non si dice una sola parola sul destino degli italiani all’estero in questo settore. Né si è ritenuto di accondiscendere alla richiesta, sottoscritta da uno schieramento trasversale, di consolidare la funzione delle Camere italiane di commercio all’estero, che hanno un effetto moltiplicatore degli investimenti delle imprese italiane nel mondo. Si istituisce poi il Consiglio nazionale dei giovani, in sostituzione del Forum dei giovani, ma i giovani italiani all’estero naturalmente non esistono.
Poiché la manovra segnala oltre il 2020 una drammatica emergenza finanziaria, ribadiamo la nostra grave preoccupazione per il baratro che dal 2021 si aprirà nelle risorse destinate al sostegno del sistema della lingua e della cultura italiane all’estero. Sarebbe una regressione insostenibile e un colpo pesantissimo alla promozione integrata del Sistema Italia nel mondo.
Nel frattempo, la stessa maggioranza sta procedendo parallelamente alla riduzione del numero degli eletti nella circoscrizione Estero, che diventerebbero un’espressione puramente simbolica della presenza di oltre sei milioni di cittadini sparsi nel mondo.
Di fronte a questi forti chiaroscuri, l’esultanza di una formazione sostanzialmente ininfluente negli equilibri di governo come il MAIE è semplicemente pittoresca, come la favola della mosca cocchiera. Come è allarmante che chi ha le maggiori responsabilità verso gli italiani all’estero metta nelle mani di gazzettieri e imbonitori propagandistici il suo ruolo istituzionale, anziché chiamare tutte le forze disponibili, in modo trasversale, a cercare di non far regredire la situazione che si era riaperta dopo anni di sacrifici dovuti alla crisi, continuando a fare passi misurati e concreti lungo una strada di miglioramento.
Per noi è il momento di unire le forze e di farsi sentire, al di là delle differenze partitiche e di schieramento, nella convinzione che quello che riusciremo a fare per gli italiani all’estero servirà anche ad aiutare il Paese nel difficile momento che esso attraversa.
I Parlamentari PD della circoscrizione Estero: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro

2 – MANOVRA, PASSAGGIO FARSA ALLA CAMERA. DECRETO CON INCOGNITE PER QUOTA 100
LEGGE DI BILANCIO. I TAGLI SULLE RIVALUTAZIONI PORTANO IN PIAZZA I SINDACATI. IL SOTTOSEGRETARIO DURIGON ANNUNCIA IL PROVVEDIMENTO PER IL 10 GENNNAIO: QUANTI ANNI DI CONTRIBUTI FIGURATIVI SARANNO ACCETTATI?

La corsa contro il tempo per approvare la legge di bilancio più incredibile della storia repubblicana da oggi vivrà la sua terza tappa. Alla camera la terza e definitiva lettura finirà sabato 29 dicembre. Oggi è convocata la commissione Bilancio per un altro esame farsa: il testo è blindato, gli emendamenti impossibili e la questione di fiducia sarà posta appena possibile dal governo.
L’unica incognita riguarda possibili errori nel testo approvato dal senato che costringerebbero il governo ad interventi in extremis tipo decreto Milleproroghe, che invece il governo aveva promesso di accorpare con la manovra stessa.
DI PROROGHE NEL TESTO licenziato da palazzo Madama infatti ce ne sono moltissime, di decreti invece il governo ne ha già annunciato un altro per inizio gennaio: sarà quello per normare «quota 100», mentre per il «reddito di cittadinanza» il testo del senato già prevede «la prosecuzione» dell’attuale «reddito di inclusione» fino «alla piena operatività» della nuova misura.
Sebbene sia difficile ravvedere i principi di «necessità e d’urgenza» per usare un «decreto» per normare «la revisione del sistema pensionistico», ormai il governo del cambiamento non guarda in faccia a nessuno e il sottosegretario leghista Claudio Durigon ne ha già illustrato il contenuto.
LE SORPRESE PER I PENSIONATI e i pensionandi sono sempre dietro l’angolo, come ha dimostrato il taglio alla rivalutazione delle pensioni in essere che permetterà al governo di risparmiare nel 2019 253 milioni e in tre anni 2,2 miliardi – rispetto ai soli 76 milioni e 240 nel triennio che rientreranno con il taglio delle cosiddette pensioni d’oro.
Anche per questo i sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil hanno già annunciato «una grande manifestazione nazionale a gennaio» contro una manovra che è «sbagliata, miope, recessiva, che taglia ulteriormente su crescita e sviluppo, lavoro e pensioni, coesione e investimenti produttivi, negando al Paese, e in particolare alle sue aree più deboli, una prospettiva di rilancio».
Nel frattempo scatteranno i nuovi requisiti per l’accesso alla pensione legati all’incremento dell’aspettativa di vita, vero cuore dell’austerità previdenziale imposta da Bruxelles e applicata con la riforma Fornero. Salvini e «il governo del cambiamento» tutto avevano promesso di toglierla e invece rimarrà sicuramente per la pensione di vecchiaia. Dal primo gennaio si andrà in pensione di vecchiaia a 67 anni – cinque mesi di aumento – mentre scadranno le norme sull’Ape sociale, ovvero sulla possibilità per chi ha 63 anni di età e almeno 30 anni di contributi (36 nel caso delle attività gravose) di avere un sussidio in attesa della pensione.
DURIGON HA ANNUNCIATO il decreto Quota 100 per il 10-12 gennaio che dovrebbe sterilizzare l’aumento dell’età pensionabile per la pensione anticipata – ex pensione di anzianità – agli attuali 42 anni e 10 mesi di contributi (42 anni e tre mesi le donne).
In realtà la «finestra trimestrale» – passeranno tre mesi dal momento in cui si matureranno i requisiti al momento in cui arriverà l’assegno pensionistico – di fatto porterà il limite a 43 anni e un mese (42 anni e sei mesi per le donne): solo due mesi in meno dell’adeguamento all’aspettativa di vita.
IL DECRETO QUOTA 100 sarà comunque una «sperimentazione triennale» della possibilità di andare in pensione se si hanno almeno 62 anni di età e 38 di contributi. Le finestre trimestrali per i lavoratori privati (con le prime uscite il primo aprile) e di sei mesi per i pubblici ma con i requisiti da maturare entro il 31 marzo e quindi con le prime uscite a ottobre 2019 abbassano di molto la spesa che il 2019 si è ridotta dai 6,7 miliardi inizialmente previsti alla camera a soli 3,968 nel testo approvato al senato che diverrà definitivo: in pratica la metà dei fondi iniziali.
Durigon ha promesso anche la proroga per un anno dell’Ape sociale e di «opzione donna», la norma che permette l’uscita con il ricalcolo contributivo per chi ha almeno 35 anni di contributi ed è nata entro la fine del 1959 (il 1958 se autonome).
LE INCOGNITE RIGUARDANO ancora il computo dei contributi figurativi: se sarà previsto un tetto la platea degli aventi diritto a Quota 100 sarà ulteriormente ridotta penalizzando donne e lavoratori colpiti dalla crisi

3- CONTE: «IL PLURALISMO NON SI DISCUTE». SI TAGLIA. NELLA CONFERENZA STAMPA DI FINE ANNO IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEVE RISPONDERE ALLE DOMANDE SULL’ATTACCO ALLA LIBERTÀ DI STAMPA. «LA CANCELLAZIONE DEI FINANZIAMENTI ALL’EDITORIA È NEL DNA DEL MOVIMENTO 5 STELLE. Io non rivendico con orgoglio la chiusura di una testata». Indica ancora “il mercato” come la soluzione anche per chi non accede alla pubblicità, ma promette un “tavolo”, dopo la sforbiciata ai fondi

Cancellare i fondi per l’editoria è nel dna del Movimento 5 Stelle, l’idea è stata infine condivisa dalla Lega, il presidente del Consiglio non rivendica con orgoglio l’eventuale chiusura di una testata in seguito a questi tagli, ci sarà un tavolo per l’editoria dove il governo si confronterà sulle proposte di sostegno alla libertà di informazione. Questi gli argomenti del presidente Giuseppe Conte che nel corso della lunga conferenza stampa di fine anno ha risposto anche alle domande sull’informazione avanzate dal presidente dell’ordine dei giornalisti Carlo Verna e da due testate colpite dai tagli, Radio radicale e il manifesto.

«Abbiamo il massimo rispetto della libertà di informazione», ha detto naturalmente Conte, che ha giustificato il taglio dei finanziamenti con «la vecchia battaglia» dei 5 Stelle, aggiungendo anche il già sentito invito a confrontarsi con il mercato. «Siete stimolati a trovare delle risorse alternative, bisogna ingegnarsi un attivo a trovare finanziamenti diversi», ha detto il presidente del Consiglio a Radio radicale che in virtù della convenzione con lo stato trasmette le sedute del parlamento senza pubblicità e non potrà certo sostituire «sul mercato» i 5 milioni che le toglie la legge di bilancio. Né è valso chiedere al presidente del Consiglio come possano essere assicurate condizioni di concorrenza a un piccolo operatore in cooperativa (come siamo noi del manifesto) in un mercato fortemente concentrato come quello dei quotidiani. La risposta è stata che ci sarà un tavolo di confronto, ma dopo che i tagli saranno già operativi. Un tavolo dove Conte (ha annunciato di volervi partecipare) vorrà parlare di tanti altri temi legati alla libertà di stampa, dalla tutela contro le querele temerarie alla protezione delle fonti all’equo compenso. A Verna che ha denunciato il prevedibile aumento dello «spread della libertà di stampa tra l’Italia e altri paesi di tradizione liberal democratica» e al manifesto che ha domandato come mai l’affondo gialloverde sia indirizzato non contro i famosi «giornaloni» ma contro testate più piccole e volentieri critiche con il governo (spesso in sintonia, come sul tema dell’immigrazione) come Avvenire e il manifesto, Conte ha risposto che «è assolutamente improprio dire che vogliamo sopprimere le voci dell’opposizione. Dal momento che le risorse tagliate ai giornali resteranno nel fondo per il pluralismo, il governo potrà adottare nuove misure a tutela del pluralismo».

«Equilibrismi verbali» li definisce il sindacato dei giornalisti, «che non cambiamo la sostanza delle cose: i tagli al fondo per l’editoria produrranno la chiusura di numerose testate e la perdita di posti di lavoro». Secondo Lorusso e Giulietti, segretario e presidente della Fnsi «resta la drammatica realtà di un provvedimento ispirato da ragioni ideologiche e che ha preso corpo con chiari intenti ritorsivi nei confronti di chi fa informazione liberamente. Restano gli appelli e i moniti del presidente della Repubblica sulla necessità di salvaguardare il pluralismo: se il presidente Conte li avesse letti, si sarebbe reso conto che avrebbe fatto meglio a tacere».
Per tutto il resto della conferenza stampa il presidente del Consiglio è riuscito ogni volta a schivare le domande. Tanto che al termine era difficile rintracciare una sola notizia tra gli appunti, se non forse quella – un dettaglio – che neanche il governo crede più che il nuovo ponte di Genova sarà operativo entro il 2019 (Toninelli aveva detto il contrario solo venti giorni fa).
Gli unici sussulti li ha provocati involontariamente proprio Conte. Prima accettando di discutere dell’ipotesi di un rimasto di governo – «se e quando si porrà il problema lo valuteremo» – poi accusando i pensionati, che ieri manifestavano contro la manovra, di «essere stati silenti quando fu approvata la legge Fornero». Finita la conferenza stampa, il suo portavoce ha dovuto fare due precisazioni. «Il rimpasto di governo è un’ipotesi inesistente», ha garantito. E quanto alle mancate proteste sulla Fornero «il presidente faceva riferimento alle sigle sindacali, non ai pensionati stessi».

4 – LA RABBIA DEI PENSIONATI: NON VOGLIAMO PIÙ ESSERE IL BANCOMAT DEI GOVERNI. PRESIDI IN TUTTA ITALIA. SPI CGIL, FNP CISL E UILP IN PIAZZA CONTRO IL BLOCCO DELLA RIVALUTAZIONE. BATTIBECCO CON CONTE: “AVARI A CHI?” di Massimo Franchi da “ Il Manifesto”

Proprio nei minuti in cui in quasi tutte le province d’Italia i pensionati erano in piazza per protestare contro il taglio delle rivalutazioni, il presidente del consiglio Giuseppe Conte li paragonava a «L’Avaro di Moliere»: «neppure lui si accorgerebbe di qualche euro in meno al mese».
La verità invece è che il taglio che colpirà dal primo gennaio gli assegni superiori a tre volte il minimo (507,41 euro) e dunque pari a 1.522 euro lorde al mese – pari a circa 1.000-1.200 nette a seconda del carico fiscale del pensionato – è assai più pesante, specie se si considera come dalla riforma Fornero del 2011 la rivalutazione era stata prima bloccata e poi tagliata e che proprio dal primo gennaio del 2019 si doveva tornare al sistema Prodi – più favorevole – dopo una lotta di anni dei sindacati che portò all’accordo dell’estate 2016 con il governo Gentiloni.
La «manovra del popolo» invece torna a tagliare gli assegni, producendo risparmi di spesa molto superiori a quelli dei tanto strombazzati tagli alle pensioni d’oro: 253 milioni contro 76 nel 2019; 2,2 miliardi contro 240 milioni nel triennio.
Per questo ieri nel centinaio di presidi organizzati in pochi giorni migliaia di pensionati riempivano le piazze davanti alle prefetture. Spi Cgil, Fnp Cisl e Uilp hanno fatto sentire la loro voce lungo tutta la penisola. A Roma a piazza Santi Apostoli fra centinaia di bandiere c’era anche il segretario generale della Uil Carmelo Bargagallo: «Questo governo aveva promesso di eliminare la legge Fornero e invece è tornato a fare cassa con i pensionati, tre miliardi e mezzo per i prossimi tre anni, e questo non è ammissibile».
Molto duro il segretario generale dello Spi Cgil Ivan Pedretti – che ha partecipato al presidio di Venezia – contro il premier Conte: «Avari a chi? Si tagli il suo stipendio, ci prende anche in giro: non si tratta solo di pochi euro – evidenzia Pedretti -, i pensionati hanno avuto il blocco della rivalutazione dal 2011 fino ad oggi. Ora si ripete. E arriva senza discutere con nessuno». E ringraziando chi ha manifestato in tutta Italia avverte: «Non siamo il bancomat del governo. Grazie di cuore a chi c’era e a chi si è dato da fare, teniamoci pronti che abbiamo solo cominciato».
Fra le tante manifestazioni da segnalare quella di Bologna dove si è tenuto un vero e proprio corteo da piazza Nettuno alla prefettura, mentre decine di panettoni sono stati donati alle associazioni no profit, colpite anche loro dalla manovra.
Anche la leader della Cisl Annamaria Furlan si è fatta sentire: «Bloccare la rivalutazione è una scelta iniqua e sbagliata anche da punto di vista economico. I pensionati meritano più rispetto e considerazione da questo governo ed in generale dalla classe politica».
Cgil, Cisl e Uil insistono nel chiedere al governo di avviare i tavoli di confronto sui punti della piattaforma unitaria varata ad ottobre scorso, dal lavoro alla previdenza al fisco. Contro una legge di Bilancio che giudicano «sbagliata, miope, recessiva» domani una loro delegazione sarà presente in aula alla Camera per il voto finale. E, intanto, ricordano che a fine gennaio saranno in piazza per «una grande manifestazione».
La controreplica del M5s riguarda il tanto annunciato innalzamento della pensione minima a 780 euro. La norma dovrebbe far parte del decreto su Quota 100 e Reddito di cittadinanza, ma la platea degli interessati all’aumento non è ancora stabilita sebbene già si sappia che molti di coloro che oggi ottengono la pensione minima – «sociale» in realtà – non godranno dell’aumento a causa della mancanza di fondi. Tanto è vero che lo stesso post pubblicato sul «Blog delle stelle» ieri pomeriggio precisa – sebbene dentro una parentesi – che la famosa «pensione di cittadinanza» da 780 euro al mese varrà solo «nel caso di un pensionato che vive da solo e non ha casa di proprietà».
Insomma, chi doveva «cancellare la Fornero» ne ha quanto meno riesumato un pezzo: il taglio della rivalutazione.

5 – L’INVENZIONE DEL NATALE E LA FESTA DEL SOLE . A ECCEZIONE DEL 25 APRILE, DEL PRIMO MAGGIO E DEL 2 GIUGNO, RICORRENZE LAICHE PER ECCELLENZA, LE FESTIVITÀ DEL CALENDARIO IN ITALIA SONO TUTTE RELIGIOSE. Molte lo sono diventate nel corso dei secoli, quando il cristianesimo prima e la Chiesa cattolica poi si sono appropriati di antiche feste e riti pagani come strumento per sradicare i culti politeisti preesistenti, evangelizzare le popolazioni, uniformare ed estendere il proprio potere.
Il Natale non fa eccezione, perché deriva dalla celebrazione del solstizio d’inverno, oggi convenzionalmente fissato il 21 dicembre. Il solstizio è il momento dell’anno cui corrisponde, a causa della posizione che il sole assume rispetto al piano equatoriale, la notte più lunga e il giorno più corto. Questo fenomeno nell’antichità veniva interpretato in chiave religiosa: il Sole, giunto al minimo della sua potenza, sembrava improvvisamente rinascere, riconquistava le tenebre e diventava invincibile. Ed ecco che in quei giorni i Romani festeggiavano il Sol invictus (Sole invincibile, appunto), gli Egiziani la nascita di Horus, gli Indopersiani quella di Mitra, i Siriani quella di El Gabal, i Greci quella di Helios. Ma l’elenco delle divinità celebrate nel mondo durante il solstizio d’inverno è lunghissimo, a indicare come il culto del dio Sole fosse radicato in tutte le civiltà.
Fu Aureliano il primo imperatore romano a istituire ufficialmente il 25 dicembre la festa del Sol Invictus, nel 274. Costantino poi, nel 330, trasformò la ricorrenza in celebrazione cristiana facendovi coincidere la nascita di Cristo, fino ad allora festeggiata in date diverse a seconda del luogo (ma più diffusamente il 6 gennaio, giorno dedicato in seguito all’Epifania). E fu sempre Costantino a cambiare nome all’ultimo giorno della settimana, che da dies solis (giorno del Sole, significato che ancora rimane nell’inglese sunday e nel tedesco sonntag) diventò dies domini (giorno del Signore).
Nonostante l’ufficializzazione della data di nascita di Cristo, il culto del dio Sole rimase ben radicato persino nelle popolazioni cristiane. Così scriveva nel 460 papa Leone Magno: «E’ così tanto stimata questa religione del Sole che alcuni cristiani, prima di entrare nella basilica di San Pietro, dopo aver salito la scalinata, si volgono verso il Sole e piegando la testa si inchinano in onore dell’astro fulgente. Siamo angosciati e ci addoloriamo molto per questo fatto che viene ripetuto per mentalità pagana». Ci vollero la soppressione del culto di Mitra, le persecuzioni dei riti politeisti e i decreti di Giustiniano sulla chiusura dei templi pagani per far sì che il Natale si affermasse lentamente – e per editto – come festa cristiana in tutto l’Impero.
L’articolo originale è stato pubblicato su Cronache laiche, testata fondata e diretta da Cecilia M. Calamani

6 – NUMERI ALLA MANO in PARLAMENTO
12 DISEGNI DI LEGGE COLLEGATI ALLA MANOVRA 2019 – nota di aggiornamento del Def prevedeva 12 disegni di legge collegati alla manovra finanziaria. Tra questi i provvedimenti che avrebbero implementato, per esempio, reddito di cittadinanza e quota 100. Ad oggi però non c’è ancora traccia di questi disegni di legge. Testi che dovranno passare per un dibattito parlamentare prima di diventare realtà. La partita quindi è appena iniziata.
4° VOTO DI FIDUCIA SOLO NEL MESE DI DICEMBRE – Per l’approvazione della manovra al senato è stata posta la 7° questione di fiducia da inizio legislatura su un provvedimento in discussione. Il mese di dicembre è stato un susseguirsi di votazioni, ben 4, per una media di un voto di fiducia a settimana.

155 DECRETI ATTUATIVI MANCANTI DALLE PASSATE LEGGI DI BILANCIO – Dopo l’approvazione della manovra sarà da vedere quale sarà il numero di decreti attuativi necessari per la piena implementazione della norma. La manovra richiede storicamente, proprio per la sua complessità, un alto numero di provvedimenti attuativi. Non a caso tutte le passate leggi di bilancio sono ancora incomplete.

30% DEI PARLAMENTARI NON PRESENTI SUL DDL ANTICORRUZIONE – In settimana è stato approvato in via definitiva il cosiddetto “spazza corrotti”. Dopo la fiducia posta al senato, Montecitorio ha votato il disegno di legge presentato dal ministro Bonafede. Molte le assenze, 166, più 33 parlamentari in missione. Sono state più le assenze che i voti contrari e gli astenuti.

11°DECRETO LEGGE DEL GOVERNO IN PARLAMENTO – È arrivato in senato il decreto semplificazioni, 11° provvedimento di “urgenza” presentato dal governo Conte da quando si è insediato. Il provvedimento dovrà essere convertito in legge entro il prossimo 12 febbraio. Segui l’iter del provvedimento

7 – MANOVRA: 350 NUOVI IMPIEGATI NEI CONSOLATI, NIENTE TAGLI ALLA STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO
In arrivo nuovo personale nella nostra rete consolare, uno degli obiettivi di questo governo e del Sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo fin dall’inizio. Una risposta importantissima alle richieste e alle esigenze dei nostri connazionali. Più risorse umane per migliorare ulteriormente i servizi consolari e per poter eventualmente riaprire sedi consolari chiuse dai passati governi. Alla faccia dei gufi.
E’ toccato al Sen. Adriano Cario pronunciare nell’Aula di palazzo Madama la dichiarazione di voto del MAIE sulla manovra economica.
“Il MAIE – Movimento Associativo Italiani all’Estero è presente in Parlamento dal 2008 e per la prima volta constatiamo che una maggioranza di governo realizza quanto è stato promesso in campagna elettorale. Come italiani all’estero – ha proseguito Cario – siamo orgogliosi di un governo che difende gli interessi del nostro Paese, conciliandoli in maniera intelligente con quella che è la nostra seconda casa, l’Unione Europea.
“Nel merito delle misure di nostro diretto interesse, quali italiani all’estero, apprezziamo in Particolare la decisione di autorizzare l’incremento in 300 unità del personale assegnato alla rete consolare, oltre a 50 contrattisti; una misura per noi rivoluzionaria, che ha un duplice significato. Da un lato si conferma un impegno contenuto nel contratto di governo al punto 10, consentendo di migliorare i servizi consolari, dall’altro è una misura decisiva per combattere efficacemente e col tempo sterminare quella che possiamo definire la “mafia degli appuntamenti”, quella rete di intermediari che, benché contrastata dai consolati, si è sviluppata negli ultimi anni e impone a tanti connazionali il pagamento di cifre assurde per potere accedere ai servizi a cui hanno diritto, rinnovo del passaporto e pratica di cittadinanza”.
“Inoltre vorremmo sottolineare il fatto che questa legge preserva la stampa italiana all’estero, un servizio che oltre a dare informazione promuove la nostra lingua, la nostra cultura e il made in Italy”.
“Per tali ragioni, signor presidente, il MAIE – ha concluso il Senatore Cario – voterà sì a questa manovra e alla fiducia al governo”

7 – LA GUERRA DEI BOTTONI
EL MAIE LO HA LOGRADO, El Subsecretario Ricardo Merlo ha puesto todo su peso político sobre la mesa y ha ganado. Un resumen de las novedades que la Ley de Presupuesto 2019 trae para los italianos en el exterior.
Lo logró. Merlo ha puesto todo su peso político sobre la mesa y ha ganado la batalla. La maniobra económica del gobierno italiano trae muchas novedades positivas para los italianos en el exterior. Y, sobre todo, por primera vez en décadas, no hay recortes.
Porque con el MAIE al gobierno, el cambio llega también a los italianos en el exterior. Un cambio radical respecto al pasado. Algunos creían que “un pequeño partido como el MAIE no podrá nunca obtener nada”, “el MAIE nunca tendrá el peso necesario en Roma”, pero los hechos muestran lo contrario.
La mayor victoria es el fortalecimiento de la red consular. En los últimos meses, Ricardo Merlo ya habídeclarado en distintas ocasiones: “Fortaleceremos la red consular, garantizaremos más recursos a las embajadas y a los consulados, para mejorar los servicios ofrecidos a nuestros compatriotas”. Los recursos ya están llegando.
Gracias a la ley de presupuesto 2019, el Ministerio de Relaciones Exteriores dispondrá de 350 nuevos empleados, una decisión que no se había visto en treinta años. El personal que ocupará puestos clave en oficinas en el extranjero, ayudará a procesar el trabajo atrasado y a acelerar los trámites en curso, se ocupará de los pasaportes, las ciudadanías y mucho más. Un importante cambio de tendencia en comparación con los últimos años, durante los cuales se disminuyó el número de empleados de la red consular, mientras el número de italianos residentes en el exterior, aumentó.
– CGIE –
Según datos del Ministerio de Asuntos Exteriores italiano, en el 2013 el Consejo General de Italianos en el Exterior disponía de 1.117.000 euros. En los años siguientes, correspondientes al gobierno PD, se comenzó a recortar el presupuesto: en 2014, se eliminaron 100 mil euros, y los años siguientes la situación se volvió crítica: solo 338 mil euros en 2015, bajando hasta llegar al presupuesto total en el año 2017, de solo 300 mil euros. En el 2019, se asignarán 607.000 euros al CGIE, suma que se garantizará también en 2020 y 2021.
– CONVENIOS ENTRE LA FARNESINA Y LA PRENSA ITALIANA EN EL MUNDO –
En los años 2015-2016-2017, el Ministerio de Asuntos Exteriores no dedicó un centavo a las agencias italianas en el exterior, que se ocupan de emigración y de la política hacia los italianos residentes en el mundo. De 2018 a 2021, en cambio, se garantizan 400 mil euros anuales.
– LENGUA Y CULTURA ITALIANA EN EL MUNDO –
El punto más bajo del presupuesto dedicado a la lengua y la cultura italiana en el mundo, se alcanzó en el año 2016, con solo 54 millones de euros asignados. En cambio, en el 2019 se llegará a casi 78 millones, una cifra que se confirmará también en el 2020.
– REAPERTURA DE CONSULADOS –
En los últimos años, se han cerrado oficinas diplomáticas de primer nivel como Santo Domingo, Honduras, Newark en los Estados Unidos, Montevideo en Uruguay. Los recortes llegaron también a Europa: cerraron las sedes de Manchester, Split, Toulouse, St. Gallen, Lausanne, Lille, Hamburg, Lieja… solo por mencionar algunas (aquí, la lista completa de las oficinas cerradas). Este año, el gobierno no solo no cerró ningún consulado, sino que comenzó la renovación de varias oficinas diplomáticas (por ejemplo, Panamá, Santo Domingo, Recife y pronto Montevideo) y abrirá más.
– PRENSA ITALIANA EN EL EXTERIOR –
Muchos aseguraban que este gobierno reduciría los aportes a la prensa italiana en el exterior. Al final, no fue así, porque esa propuesta fue eliminada de la ley gracias al interés personal del Subsecretario Merlo. Los periódicos italianos en el extranjero no sufrirán recortes.
Esto es el MAIE al gobierno, con el Presidente Merlo y su equipo trabajando para dar a los italianos en el mundo las soluciones que reclaman hace ya demasiado tiempo. El mejor regalo de Navidad que el del Movimiento Asociativo Italianos en el Exterior, podía ofrecer a los italianos en el mundo.

CE L’HA FATTA
Il Sottosegretario Ricardo Merlo ha messo sul tavolo tutto il proprio peso politico e ha vinto. Un cambiamento epocale rispetto al passato.
Ce l’ha fatta. Alla fine Ricardo Merlo ha messo sul tavolo delle negoziazioni tutto il suo peso politico a Roma e ha vinto la battaglia. Contrariamente ai tanti gufi che si sono fatti sentire nelle ultime settimane, nella manovra economica del governo c’è tanto, tantissimo per gli italiani all’estero. E soprattutto, per la prima volta da decenni, non ci sono tagli. Proprio così: niente tagli per gli italiani nel mondo in legge di bilancio.
Tutto questo perché con il MAIE al governo il cambiamento è in atto anche per quanto riguarda l’universo degli italiani all’estero. E’ un cambiamento epocale rispetto al passato. La rivoluzione MAIE non solo continua, ma è in pieno svolgimento. Alla faccia di chi sentenziava “un partitino come il MAIE non riuscirebbe ad ottenere nulla”, “il MAIE non avrà mai il giusto peso a Roma”. Provassero a ripeterle adesso quelle cose, ora che i fatti smentiscono in pieno gli uccelli del malaugurio.
La vittoria maggiore riguarda certamente il potenziamento della rete consolare. Il Sottosegretario agli Esteri Ricardo Merlo l’ha assicurato più volte in questi primi mesi di legislatura: “Rafforzeremo la rete consolare, garantiremo maggiori risorse ad Ambasciate e Consolati, per migliorare i servizi consolari ai nostri connazionali”.
Con questa manovra arrivano 350 nuove unità al ministero degli Esteri, tra impiegati di ruolo e contrattisti; non accadeva da trent’anni. Personale che andrà ad occupare posti chiave nelle sedi estere e che contribuirà a smaltire il lavoro arretrato e a velocizzare l’esistente, occupandosi di passaporti, cittadinanze e molto altro. Un netto cambio di tendenza rispetto agli ultimi anni, quando il personale della rete consolare è stato diminuito costantemente, proprio mentre gli italiani nel mondo aumentavano.
Qualche numero? Secondo dati ufficiali della Farnesina durante i primi anni del governo Pd la dotazione di personale nella rete consolare è passata da 1546 (2014) a 1502 unità (2015).
– CGIE –
Nel 2013 – sono sempre tutti dati del ministero degli Esteri – al Consiglio Generale degli italiani all’estero sono andati 1 milione e 117mila euro. Negli anni seguenti, tutti targati Pd, si è iniziato a tagliare senza pietà. Nel 2014 si sono eliminati 100mila euro, portando i fondi a un milione e 17mila. Ma è negli anni successivi ancora che il governo ha usato l’accetta: solo 338mila euro nel 2015 fino ad arrivare al 2017, con un budget destinato al Consiglio inferiore ai 300mila euro.
Nel 2019, invece, saranno destinati al Consiglio 607mila euro, somma che verrà assicurata anche nel 2020 e nel 2021. Oltre a questo, il governo è sicuro che riuscirà a trovare ulteriori risorse per fare in modo che il CGIE possa lavorare nel migliore dei modi.
– CONVENZIONI DELLA FARNESINA CON LA STAMPA ESTERA –
Il cambiamento è evidente anche quando si parla di convenzioni tra stampa dedicata e ministero degli Esteri. Negli anni 2015-2016-2017 da parte della Farnesina nemmeno un centesimo alle agenzie di settore, a quelle che parlano di emigrazione e che raccontano la politica relativa agli italiani all’estero. Dal 2018 al 2021, invece, sono assicurati 400mila euro l’anno.
– LINGUA E CULTURA ITALIANA NEL MONDO –
Tagliati milioni di euro ogni anno, per anni. Il punto più basso si è raggiunto nel 2016, con soli 54 milioni di euro destinati alla promozione della nostra cultura oltre confine. Ebbene, nel 2019 i milioni saranno quasi 78, cifra che sarà confermata anche nel 2020.
Come si vede, la tendenza in passato è sempre stata quella di tagliare. E il confronto del presente rispetto al passato parla da sé. Senza contare che dai precedenti esecutivi sono state chiuse decine di sedi diplomatiche, tra Ambasciate, Consolati e Istituti di Cultura.
IN PASSATO SI CHIUDEVANO I CONSOLATI, QUESTO GOVERNO LI STA RIAPRENDO
Governi di ogni colore politico non hanno avuto alcuna pietà nei confronti degli italiani all’estero e hanno chiuso presidi diplomatici di primo livello come Santo Domingo, Honduras, Newark negli Stati Uniti, Montevideo in Uruguay. Una carneficina che non ha risparmiato l’Europa con sedi chiuse a Manchester, Spalato, Tolosa, San Gallo, Losanna, Lilla, Amburgo, Liegi… (Qui la tabella con tutte le chiusure) Contrariamente al passato, questo governo non solo non ha chiuso neppure un Consolato, ma ha rinnovato sedi diplomatiche – pensiamo a Panama, Santo Domingo, Recife e presto Montevideo – e ne aprirà di altre.
STAMPA ITALIANA ALL’ESTERO
Non c’è solo l’aspetto che riguarda la rete consolare. In tanti erano già sicuri che questo governo, in questa nuova legge di bilancio, avrebbe tagliato i contributi alla stampa italiana all’estero. Ma alla fine non è stato così, perché quell’emendamento – grazie, anche qui, al personale interessamento del Sottosegretario Merlo – è stato eliminato. Quotidiani e periodici italiani all’estero non sono stati toccati, l’informazione dedicata agli italiani nel mondo anche è salva.
CONCLUSIONI
Se siete arrivati a leggere fino a qui, alle conclusioni ci potete arrivare da soli. Questo è il MAIE al governo, con il presidente Merlo e i suoi nella stanza dei bottoni per rispondere alle annose richieste degli italiani nel mondo. E per gli italiani all’estero da parte del Movimento Associativo non poteva esserci regalo di Natale migliore

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