CGIE: la discussione e le decisioni della seconda Assemblea Plenaria del 2017

La seconda Assemblea plenaria del CGIE si è svolta a Roma, presso la Farnesina, dal 22 al 24 novembre, preceduta dalle riunioni delle commissioni continentali e tematiche che si sono svolte il 20 e il 21. Numerose, come sempre, le questioni e i temi in discussione. A partire dalla proposta di riforma di Comites e Cgie, che ha occupato l’intera giornata del 22 novembre con un confronto in plenaria a tratti teso e confuso. I due articolati di riforma alla fine approvati contengono una serie di modifiche, acquisiti dal contributo dei vari comites e consiglieri nell’arco dell’anno, che tuttavia non sembrano, complessivamente, del tutto adeguati alla nuova stagione che si è aperta anche a seguito della ripartenza di grandi flussi di nuova emigrazione.  Stiamo attraversando una fase di transizione complessa i cui tratti ancora non sembrano completamente acquisiti nelle loro conseguenze.

Altro tema di discussione è stata la valutazione della legge finanziaria e degli emendamenti proposti in sede parlamentare che ha fatto emergere alcuni elementi positivi e di inversione di rotta rispetto alla politica di tagli durata per l’intero decennio, anche se i fabbisogni sono nettamente superiori a quanto è stato possibile acquisire sui diversi capitoli di spesa, dalla scuola e cultura, all’attività dei Comites e Cgie, alla Stampa ed editoria, al coinvolgimento delle collettività nelle azioni di internazionalizzazione, alla situazione della rete consolare e dei servizi, su cui, tuttavia, per la prima volta dopo molti anni, vi sono interventi per rimpinguare l’organico dei consolati, con la riapertura dei concorsi per la carriera amministrativa e per i contrattisti.

L’intera assemblea è stata percorsa dal tema ricorrente, poi trattato in modo approfondito nella giornata di venerdì, del nuovo soggetto rappresentato dalla nuova emigrazione, composita e crescente, che cambia radicalmente il quadro di riferimento della discussione e delle politiche per l’emigrazione, per lungo tempo concentrata su un modello interpretativo che riguardava l’emigrazione tradizionale e da tempo insediata all’estero. Il fatto che l’entità complessiva della popolazione emigrata sia lievitata di circa il 60% in dieci anni, passando da 3.6 milioni ad oltre 5 milioni e che i nuovi flussi di emigrazione si situino ormai intorno alle 300mila partenze ogni anno a partire dal 2014-2015, cambia radicalmente l’orizzonte di riferimento.

Tutti ormai sono convinti che si apre una stagione nuova di analisi, di rivendicazioni e di rappresentanza che è stata colta perfettamente anche da parte dell’Amministrazione del Maeci, nella nuova gestione particolarmente sensibile ed aperta, del Direttore Generale Luigi Vignali. La consistenza dei cambiamenti sembrano alludere ad un cambio anche sul fronte degli interlocutori istituzionali, con la presenza del Ministero del Lavoro già rilevata in occasione della precedente assemblea di marzo scorso e delle Regioni, quale articolazione fondamentale dello Stato per ogni intervento che non sia episodico.

Quindi, l’approntamento del tavolo di lavoro tra CGIE, MAECI e MIN.LAVORO sul tema dell’orientamento e dell’accompagnamento della nuova emigrazione, quello analogo sui lavoratori frontalieri, la programmazione della conferenza dei giovani, della Conferenza permanente Stato-Regioni-Prov. Autonome-Cgie, del convegno sulla dimensione di genere in emigrazione, appuntamenti tutti programmati tra la fine del prossimo anno e l’inizio del 2019, sembrano essere caratterizzati dai nuovi contesti descritti. Anche la proposta convenzione tra Patronati e Maeci e il più ampio coinvolgimento dell’associazionismo di emigrazione in ogni politica attiva, rientrano in tale nuovo scenario.

Così come la dimensione della rappresentanza, del voto all’estero e della compagine parlamentare (modificata con il recente e fortemente criticato emendamento Lupi), nella loro interazione con l’associazionismo, con i Comites e il Cgie, saranno influenzati e oggettivamente riconfigurati dalle modificazioni che stanno avvenendo.

Vi è infine una consapevolezza crescente, anche se non del tutto adeguata alle circostanze: la questione emigrazione, torna a costituire un ambito di interessa nazionale, laddove il brain drain verso altri paesi e la fuga di tanti giovani e ormai di intere famiglie, implicano un impoverimento oggettivo del paese e in particolare di alcune aree del meridione, coinvolte a loro volta anche in importanti flussi emigratori verso il nord del paese.

Da questo punto di vista, nella misura in cui il Cgie saprà cogliere questi cambiamenti e saprà proporre soluzioni adeguate potrà ambire ad emanciparsi da una dimensione settoriale e diventare un organo di rappresentanza di rilievo nazionale.

E.N.

 

Di seguito i servizi quotidiani sullo svolgimento dell’Assemblea realizzati dall’Agenzia Stampa Inform.

 


 

CGIE – ASSEMBLEA PLENARIA

Riforma di Comites e Cgie nella prima mattinata di lavori. In apertura il saluto del direttore generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche migratorie del Maeci

Luigi Maria Vignali: “Non c’è niente di più prezioso per la Farnesina che la voce diretta dei territori che voi rappresentate, organica all’articolazione della nostra attività. Essa ci fornisce un orientamento sui servizi resi all’estero, su cosa deve essere fatto diversamente, su come investire meglio le risorse che abbiamo, sulle nuove esigenze degli italiani all’estero”

ROMA – Incentrata sulla propria auto-riforma la prima mattinata di lavori dell’assemblea plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero che si è aperta oggi nella Sala delle Conferenze Internazionali alla Farnesina. Un percorso, quello relativo all’elaborazione di due proposte di riforma degli organismi di rappresentanza dei connazionali residenti all’estero – Comites e Cgie, – avviato sin dall’insediamento del Consiglio generale e passato attraverso una consultazione allargata alle collettività i cui primi frutti sono stati una bozza preliminare di riforma discussa e approvata nel corso della scorsa plenaria, nel mese di marzo. Un tentativo di “rendere più efficaci questi organismi alla luce di quanto successo in Italia negli ultimi anni e dare indicazioni al Parlamento in questo senso – ha ricordato il segretario generale del Cgie, Michele Schiavone, precisando come questo sia un “tema sentito, ma non obbligato” su cui “abbiamo interpellato e recepito i suggerimenti pervenuti da parte dei Comites, enti di organizzazioni presenti sul territorio e singoli per giungere ad una riscrittura di come dovrà articolarsi la rappresentanza negli anni futuri”. Il segretario generale ricorda come il percorso avviato più di un anno fa dal Cgie intenda tenere conto dei mutamenti socio-politici avvenuti dal 1989 in poi, rafforzare “il lavoro, la presenza e la natura di Comites e Cgie”, in particolare il collegamento con il territorio, nel caso dei Comites, organismi di rappresentanza di primo livello, e con i parlamentari eletti nella circoscrizione Estero per quanto riguarda il Cgie. Il fine è di coniugare e includere più efficacemente anche il fenomeno delle nuove mobilità nelle politiche rivolte ai connazionali residenti all’estero, cercando di rafforzare i rapporti che essi hanno con la madrepatria.

La consultazione allargata ha consentito di raccogliere proposte migliorative della rappresentanza in una bozza di riforma di sintesi curata dal vice segretario generale del Cgie, Silvana Mangione, già approvata in prima battuta nella plenaria di marzo e ora ulteriormente modificata tenendo conto dei suggerimenti emersi in tale occasione. L’auspicio di Schiavone è dunque di portare a termine questo iter e consegnare le proposte domani al ministro degli Affari Esteri, Angelino Alfano, attendendo indicazioni su possibili – e da lui auspicati – interventi legislativi che possano essere adottati magari entro la fine di questa legislatura.

A portare i saluti all’assemblea, prima di entrare nel vivo delle questioni di riforma, il direttore generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche migratorie del Maeci, Luigi Maria Vignali, che ha richiamato con soddisfazione anche le due giornate di riunioni che hanno preceduto la plenaria, evidenziando di avervi percepito “vogli di concretezza, risultati e impegno”. “La riforma degli organismi di rappresentanza è senz’altro fondamentale per l’attesa che vi è alla base, giusta nelle priorità e ambiziosa negli obiettivi che vi si pongono – ha precisato Vignali, sottolineando come lo stesso Ministero potrà giovarsi di “un rinnovato rapporto di collaborazione con il Cgie, pur nel rispetto dei diversi ruoli svolti”. “Non c’è niente di più prezioso per la Farnesina che la voce diretta dei territori che voi rappresentate, la vostra funzione è di base e organica all’articolazione della nostra attività – ha ricordato il direttore generale, rilevando come “su questa voce noi siamo chiamati a lavorare”, “essa ci fornisce un orientamento sui servizi resi all’estero, su cosa deve essere fatto magari diversamente, su come investire meglio le poche risorse che abbiamo, sulle nuove esigenze degli italiani all’estero”. Per Vignali dunque il Cgie può svolgere un compito importante nell’accompagnamento ai “percorsi di riflessione, cambiamento e innovazione” che la Farnesina sta portando avanti, richiamando a questo proposito la digitalizzazione dei servizi e l’attenzione alle istanze provenienti dalle nuove mobilità. “Abbiamo inoltre bisogno di uno stimolo ed un confronto serrato su situazioni di emergenza, come quelle del Venezuela, o particolarmente complesse, come nel caso della Brexit – afferma il direttore generale, preannunciando un confronto con il Cgie su questi temi e altri temi per avere “uno spaccato realistico su quelle che sono le esigenze dei connazionali”. Altro aspetto prioritario ricordato da Vingali anche il “far conoscere meglio, fuori da queste mura, l’importanza dei connazionali per l’Italia di oggi e quella del futuro”. (Viviana Pansa – Inform 22/11/2017)

CGIE – ASSEMBLEA PLENARIA

Il dibattito sulle proposte di riforma di Comites e Cgie

Tra i punti di discussione richiamati dai consiglieri, natura e ruolo del Cgie, rappresentatività ed elettività dello stesso, apertura alle nuove mobilità, pari opportunità. Lunga discussione sui consiglieri di nomina governativa designati dai partiti che vengono ridotti a 3, mentre 2 vengono affidati alla designazione di Regioni, Province autonome e Anci. Gli articolati di riforma approvati uno all’unanimità (Cgie) e uno con un astenuto (Comites)

ROMA – Dopo il saluto del direttore generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche migratorie del Maeci, Luigi Maria Vignali, il segretario generale del Cgie, Michele Schiavone, è entrato nel vivo della prima mattinata di lavori della plenaria del Consiglio generale tornando sulla riforma degli organismi di rappresentanza. Schiavone ha chiarito in particolare come le proposte in discussione costituiscano un ripensamento di funzioni e natura di Comites e Cgie, dello “strumento che deve fare in modo che i connazionali all’estero si sentano tutelati nelle loro istanze, ma nello stesso tempo protagonisti di un rinnovato legame con l’Italia”, precisando come tali organismi debbano essere intesi quali punti di riferimento da parte di questi ultimi.

Si è aperta quindi una discussione generale sui due articolati di riforma. Primo ad intervenire Luigi Papais (Ucemi) che ha rilevato come la situazione politica italiana sia nuovamente cambiata rispetto a quella della passata plenaria di marzo, con le novità introdotte dalla nuova legge elettorale – contestata in particolare la possibilità in essa prevista che anche i residenti in Italia possano presentare la propria candidatura nella circoscrizione Estero. Considerando i possibili effetti che tale legge potrà determinare nella prossima consultazione elettorale, ormai molto vicina nel tempo, Papais ritiene opportuno sospendere la discussione sul tema per riprenderla alla luce degli sviluppi futuri. Il segretario generale precisa però come la riforma di Comites e Cgie sia un “bisogno antico” e come sia emersa perentoriamente la necessità di tenere insieme i tre livelli di rappresentanza – Comites, Cgie, parlamentari; – “dobbiamo avere la forza e il coraggio – rileva Schiavone – di chiudere l’argomento”. Più tempo per esaminare le proposte prima di procedere con la votazione è la richiesta formulata da Norberto Lombardi (Pd), richiesta che trova d’accordo Rodolfo Ricci (Filef) che precisa però come a suo avviso debba essere chiarito meglio nel testo l’articolo 1 relativo alla definizione e al ruolo del Cgie, rafforzando il richiamo alla rappresentanza che tale organismo svolge delle collettività e correggendo termini che potrebbero sminuire tale sua natura. Ricci ritiene inoltre debba essere precisato il ruolo “dialettico” che il Cgie può svolgere sui temi che riguardano i problemi della comunità italiane all’estero. Teme un possibile “ingessamento” del percorso di riforma sino a qui compiuto Paolo Da Costa (Svizzera) che ritiene esso debba procedere indipendentemente dalle novità introdotte con la legge elettorale. Da Costa sollecita quindi l’approvazione di un un documento il più possibile condiviso per passare ad affrontare altri urgenti problemi come quello della rappresentanza territoriale dei consiglieri, ridotti nel loro numero – per quanto riguarda quelli di provenienza territoriale – da 65 a 43 con un recente intervento normativo e su cui ritiene debba essere “indicata almeno una soluzione correttiva già da questa plenaria”.

Per una riflessione più approfondita e lunga sulla bozza di riforma è anche Luca Tagliaretti (Ncd), che si sofferma sulla questione della residenza dei membri dei Comites – nella bozza di riforma si indica il trasferimento di residenza fisica per un periodo superiore a tre mesi motivo di decadenza dalla carica di consigliere del Comites, – ritiene debba essere inserita la possibilità per i presidenti dei Comites di avere accesso alle liste dei connazionali residenti nella circoscrizione consolare, fatti salvi i vincoli di privacy, per svolgere attività informativa e non condivide, nella proposta relativa al Cgie, che i consiglieri di nomina governativa debbano risiedere in Italia. Altro motivo di perplessità, sempre nella bozza relativa al Cgie, è la designazione dei 4 consiglieri di nomina governativa, prima effettuata tenendo conto dei partiti politici più rappresentativi, da parte di Regioni, Province autonome e Anci. Per Tagliaretti, infatti, attraverso tali numeri si potrebbe affrontare parte della questione già richiamata dei territori non rappresentanti dai 43 consiglieri oggi presenti nella composizione del Cgie.

Schiavone e Mangione ricordano come l’esperienza passata abbia dimostrato l’opportunità della residenza in Italia dei consiglieri di nomina governativa, perchè possono in questo modo partecipare a riunioni o incontri di natura istituzionale o politica anche organizzati a breve termine. Viene inoltre ribadita la diversa funzione svolta dai consiglieri di nomina governativa rispetto a quelli di provenienza territoriale. Il vice segretario conviene però sul fatto di non indicare il requisito di residenza in Italia indispensabile per il consigliere designato dalla Federazione unitaria della stampa italiana all’estero, per la natura stessa del suo incarico.

Soddisfatta delle proposte Maria Chiara Prodi (Francia), che apprezza lo spazio alla nuova emigrazione previsto dalla riforma dei Comites (un articolo prevede la possibilità di affiliazione al Comites di cittadini italiani della nuova emigrazione anche se non in possesso dei requisiti per la candidabilità) e il richiamo a liste elettorali che garantiscano pari opportunità. Prodi ritiene però necessario intervenire sulla rappresentanza territoriale dei consiglieri del Cgie, vista la situazione determinatasi con la riduzione di questi ultimi.

Mariana Gazzola (Argentina) ritiene opportuno votare e concludere l’iter avviato, pur precisando meglio l’indicazione della natura del Cgie, come chiesto da Ricci, e ribadisce la sua contrarietà alla riduzione del numero dei consiglieri del Cgie che ritiene dovrebbe essere riportato a 65.

Sui problemi sorti a seguito della riduzione si dice ben consapevole anche Silvana Mangione, che annuncia un’apposita discussione sulla questione, successiva però all’assetto complessivo delle proposte di riforma e alla votazione sulle stesse.

Di seguito anche l’intervento di Marco Fedi, deputato eletto per il Pd nella ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide, che sottolinea come la scelta dell’articolato di proposta di riforma richieda una discussione molto approfondita da parte del Cgie. Egli ritiene inoltre inopportuno che il documento di accompagnamento alla proposta di riforma menzioni la legge elettorale, perchè crede sia controproducente per una discussione “serena, aperta e critica” su tale legge e che, a suo dire, non deve influenzare le proposte di riforma di Comites e Cgie. L’auspicio di Fedi è quello dell’approvazione di un articolato che possa trovare “il massimo consenso tra voi”, anche se ricorda come vi siano “difficoltà oggettive” al fatto che tale provvedimento possa essere approvato entro la fine di questa legislatura. Fedi invita inoltre il Cgie ad avere un rapporto “più organico con i parlamentari”, specie in merito a questioni importanti e sempre più imminenti come il voto all’estero. Per l’esponente democratico non è più possibile ora ridiscutere l’impianto della riforma elettorale, ma invita a “fare del nostro meglio” in vista del provvedimento che verrà emesso per lo svolgimento delle consultazioni all’estero.

Esprime soddisfazione per la designazione di 4 consiglieri di nomina governativa attribuita nella bozza di riforma del Cgie a Regioni, Province autonome e Anci Luigi Scaglione, del Consiglio regionale della Basilicata, che lo ritiene un “riconoscimento ufficiale e operativo dei rappresentanti delle Regioni” all’interno del lavoro del Cgie e nei rapporti con i connazionali residenti all’estero, mentre Francesco Papandrea (Australia) si dice dipiaciuto per il mancato ruolo di leadership che a suo avviso il Cgie non ha assunto nell’ambito della proposta di riforma, anche se annuncia il suo voto favorevole per spirito di “pragmatismo” e per la conclusione del lungo lavoro avviato. Papandrea ritiene infatti che il Cgie avrebbe potuto approfondire l’analisi con uno sguardo di insieme sull’organismo. Egli aggiunge inoltre di condividere la necessità di una riflessione sulla rappresentanza territoriale dei consiglieri e suggerisce di considerare anche l’opportunità di mettere un limite massimo alla rappresentanza di singoli Paesi. Infine, ricorda la sua contrarietà alla presenza in seno al Cgie dei consiglieri di nomina governativa, anche se previsti dalla bozza proposta e non condivide la premessa del documento di accompagnamento richiamata anche da Fedi. Auspica una rapida approvazione delle proposte anche Riccardo Pinna (SudAfrica) che chiede di non stravolgere i suggerimenti formulati dalle collettività e di essere pragmatici, mentre Enrico Musella (Francia) ribadisce come la legge in vigore su Comites e Cgie sia una buona legge. “Se però dobbiamo riformare facciamolo subito per restituire a Comites e Cgie la loro piena funzionalità – ribadisce Musella, che ritiene non opportuno imporre troppi vincoli ai meccanismi di cooptazione e sull’incandidabilità, come quella indicata tra presidenti di Comites e i consiglieri del Cgie.

Osservazioni di natura stilistica su funzionalità e definizioni del Cgie anche quelle avanzate da Fabrizio Benvignati (Acli) che chiede di sottolineare meglio il carattere elettivo e di rappresentanza del Cgie, specificare gli interlocutori principali e non usare termini che potrebbero sminuire il ruolo dell’organismo, mentre Giangi Cretti (Fusie) esprime perplessità sulle distinzioni emerse tra consiglieri di nomina governativa e di provenienza territoriale, a meno che non si riferiscano al diverso ruolo che ad essi compete, e chiede se l’articolato verrà presentato al Governo oppure ai Parlamentari. Da Tony Mazzaro (Germania) un richiamo all’importanza delle collettività presenti all’estero per l’Italia, mentre Aniello Gargiulo (Cile) auspica la conclusione di questo lavoro di proposte, perchè crede che siano state considerati tutti i suggerimenti e le precisazioni, che il ruolo del Cgie sia stato precisato in modo ampio e i Comites sostenuti ad uscire dai loro territori più tradizionali. Anche per Gian Luigi Ferretti (Maie) è il momento di concludere la discussione, anche se si chiede quale uso verrà fatto delle proposte, mentre Luigi Billé (Regno Unito) chiede si aggiunga di considerare negli studi e ricerche cui il Cgie può essere coinvolto anche il monitoraggio dei contributo economico apportato al Pil italiano dai residenti all’estero. Infine, Silvia Alciati (Brasile) ribadisce come impegno del Cgie sia stato fornire proposte migliorative e un arricchimento dell’attuale assetto di Comites e Cgie e non stravolgere l’esistente o pensare ad un modello nuovo di rappresentanza. Alciati ritiene però auspicabile inserire un riferimento in più sulle modalità di accreditamento di Comites e Cgie presso le autorità dei Paesi ospitanti, modalità che però Silvana Mangione sottolinea sono già ampiamente indicate nella proposta all’esame e spesso legate più alla persona che alla norma di legge vera e propria.

Chiede più tempo per riflettere sulle proposte, almeno fino a venerdì anche Gian Luca Lodetti (Cisl).

Sul primo articolo che precisa natura e finalità del Cgie si dichiara disponibile ad intervenire Silvana Mangione, tenendo conto delle osservazioni emerse, così come sull’inserimento del monitoraggio del contributo al Pil. Nel documento di accompagnamento verrà invece aggiunto il richiamo all’importanza di mantenere i diversi livelli di rappresentanza – Comites, Cgie, Parlamentari, mentre viene accolto anche il suggerimento di inserire nell’articolo che prevede l’istituzione della Conferenza permanente tra Stato, Regioni, Province autonome, Anci, Upi e Cgie, tra i componenti il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Mangione ribadisce come non possa essere accolta invece l’osservazione sull’incompatibilità tra presidenti di Comites e Cgie, ricordando però come altri membri dei Comites possono essere eletti consiglieri del Cgie. Limiti meno stringenti vengono accordati invece per la cooptazione dei membri stranieri di origine italiana nei Comites.

Una lunga discussione si apre infine sui consiglieri di nomina governativa prima designati dai partiti – 4- e la cui designazione la proposta di riforma assegna ora a Regioni, Province autonome ed Anci. È in primis Norberto Lombardi (Pd) a ribadire la sua perplessità sul punto, ricordando come la bozza approvata a marzo non recasse tale modifica. Anche Fedi ritiene necessario un approfondimento sulla questione e ritiene che il Cgie dovrebbe invece sollecitare una presenza qualificata dai rappresentanti di partiti nel Consiglio generale. Dopo l’ascolto di proposte di diverso tipo l’assemblea conviene sul fatto di rivedere la suddivisione dei consiglieri di nomina governativa, riducendo a 3 i consiglieri designati dai partiti di maggiore rappresentanza nel parlamento italiano, prevedendone 2 designati da Regioni, Province autonome ed Anci e eliminando quello designato dalla Federazione nazionale della Stampa.

Nel corso del pomeriggio viene approvato l’articolato di riforma del Cgie, all’unanimità. e del Comites – con un astenuto. (Viviana Pansa – Inform 22/11/2017)

 


 

CGIE

Il segretario generale Michele Schiavone fa il punto sui lavori dell’Assemblea Plenaria

“Il voto per corrispondenza rimane l’unico strumento obiettivamente spendibile per far partecipare alle consultazioni politiche il maggior numero di cittadini italiani all’estero”

ROMA – Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, dopo un’intensa settimana di incontri, discussioni e riunioni, ha concluso alla Farnesina i suoi lavori. Per avere un quadro d’insieme delle tante tematiche affrontate nel corso del dibattito, abbiamo chiesto al segretario generale del Cgie Michele Schiavone di ripercorrere le tappe salienti del complesso lavoro dell’Assemblea.

“L’obiettivo principale di questa Assemblea Plenaria – ha spiegato Schiavone – era quello di approvare la bozza di riforma degli organi di rappresentanza degli italiani all’estero (Comites e Cgie). Il lavoro ha preso quasi un’intera giornata ed è la risultanza di una grande sintesi nella quale sono stati coinvolti i Comites, le organizzazioni italiane all’estero, gli enti, i singoli cittadini e in particolare i consiglieri del Cgie. Il documento che abbiamo approvato verrà consegnato al ministro degli Esteri Alfano affinché ne faccia l’uso più appropriato,  con la speranza che venga discusso dal Consiglio dei Ministri al più presto.

Successivamente l’Assemblea – ha proseguito Schiavone – ha affrontato questioni che riguardano le nuove mobilità, anche attraverso il coinvolgimento di  istituti e fondazioni di ricerca. Abbiamo in questo ambito avuto anche la possibilità di interloquire con la rappresentante di un’Agenzia del Ministero del Lavoro che interagisce con il ministero degli Esteri e con il Cgie per un progetto che servirà a determinare interventi di orientamento e formazione per chi decide di partire e trasferirsi all’estero. Un progetto che non è rivolto solo agli accademici e ai ricercatori,  ma a tutte le categorie dei cittadini italiani che dovrebbero essere orientati e preparati  alla conoscenza del Paese in cui intendono trasferirsi. Donne e uomini che andrebbero seguiti anche attraverso le strutture regionali e le organizzazioni presenti nei nostri Paesi di residenza.

Nella seduta odierna – ha aggiunto il segretario generale –  si è avuta anche una discussione sulla soggettività delle donne italiane in emigrazione. L’occasione è stata data dalla commemorazione di un seminario sulle donne in emigrazione , realizzato 20 anni fa dal Cgie, che aveva fra i suoi protagonisti l’allora ministro per le Pari Opportunità Silvia Costa, Oggi Silvia Costa, con il suo intervento, ci ha dato degli spunti e delle motivazioni per coinvolgere il Cgie in appuntamenti per il 2018 che riguardano momenti di internazionalizzazione, la questione femminile e il patrimonio culturale.

Voglio inoltre segnalare un elemento molto importante, a cui sta lavorando la VII Commissione “Nuove Migrazioni e Generazioni Nuove”, ovvero la possibile organizzazione nella città di Palermo , su questo ci sono stati forniti anche alcuni elementi di intervento, della Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo,  che dovrebbe aver luogo il prossimo anno.

In definitiva – ha rilevato Schiavone – è stata una settimana proficua. Abbiamo avuto la possibilità di approfondire nelle Commissioni tematiche tutti i temi che riguardano gli interventi del Cgie. Si è discusso  anche di scuola, ed è stato presente in Assemblea un direttore della direzione generale del Maeci per la Promozione del Sistema Paese. Con lui si è parlato di collaborazione per la scrittura della nuova circolare che riguarda la promozione all’estero culturale e linguistica italiana. Lo scopo è quello di rendere ancora più incisivi i progetti degli Enti promotori della lingua e della cultura italiana, in rapporto anche ad altre organizzazioni, scuole ed enti, che svolgono lo stesso lavoro in ambito universitario e della formazione a distanza.

A partire da quest’anno – ha poi ricordato Schiavone  – la direzione generale per la Promozione del Sistema Paese ha assunto la responsabilità di seguire la promozione della lingua e cultura italiana all’estero, Per loro l’incontro odierno è stato un momento di verifica per capire le difficoltà dell’intervento e il Cgie si è messo a disposizione per poterli sostenere in questo impervio lavoro. Alla discussione in Plenaria ha partecipato anche il direttore generale per la Promozione del  Sistema Paese Vincenzo De Luca che, nel suo intervento, ha illustrato le iniziative che la direzione generale intende portare avanti facendo sistema e dando maggiore attuazione anche a proposte già collaudate, come ad esempio le Settimane dedicate alla lingua e alla cucina italiana nel mondo .

Il segretario generale del Cgie si è poi soffermato sulla riforma elettorale. “Di questo  – ha rilevato Schiavone –  si è parlato nel dibattito odierno in cui sono emerse delle indicazioni rispetto ad alcune modifiche della procedura per l’espressione di voto degli elettori e delle elettrici all’estero. La nuova legge elettorale, che amplia la possibilità di candidarsi nella circoscrizione Estero anche ai residenti in Italia,  per le modalità con cui è stata approvata ha dato vita nelle comunità a un fortissimo disappunto. A fronte di ciò il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha assunto una iniziativa per verificare presso il Consiglio di Stato la costituzionalità della legge elettorale , tuttavia ci siamo anche espressi a favore dell’individuazione di modifiche, rispetto alle procedure attuali, del voto all’estero al fine di renderlo più trasparente e certo, In ogni caso, per quanto riguarda le modalità di voto, noi ribadiamo che il voto per corrispondenza rimane l’unico strumento obiettivamente spendibile per far partecipare alle consultazioni politiche il maggior numero di cittadini italiani all’estero. Le  modifiche delle procedure del voto all’estero proposte dal Cgie – ha infine precisato Schiavone- riguardano alcuni aspetti pratici come l’idea di inserire un codice a barre sulla busta elettorale per l’estero e la proposta di suddividere su quattro città diverse, una per ogni circoscrizione , lo spoglio delle schede votate dai nostri connazionali nel mondo”.  (G.M. Inform 24/11/2017)

CGIE

Celebrato dall’Assemblea il XX anniversario del seminario sulle Donne italiane in emigrazione

L’intervento del direttore generale del Maeci per gli Italiani all’estero e le Politiche migratorie Luigi Maria Vignali. “Ci piacerebbe vedere la nuova mobilità in una prospettiva di genere per capire qual è il contributo delle donne e come si inseriscono nelle correnti di emigrazione”

ROMA – Una sessione del dibattito conclusivo del Cgie è stata dedicata alla celebrazione del XX anniversario del seminario sulle Donne italiane in Emigrazione. Un’aperta discussione da cui sono emersi importanti spunti di riflessione sulla possibile ripetizione dell’evento già a partire dal prossimo anno. Il dibattito è stato concluso dall’intervento del direttore generale del Maeci per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie Luigi Maria Vignali che ha sottolineato come il ruolo delle donne in Italia e all’estero e nelle nostre correnti di emigrazione non sia ancora stato raccontato e sviluppato per le potenzialità che offre . Un tema , quello delle donne,  che secondo Vignali, si presenta in tutta la sua attualità, anche in considerazione del fatto che domani si celebra la Giornata internazionale per la sensibilizzazione della violenza contro le donne. “Si tratta di un tema – ha spiegato il direttore generale  – di forte impronta che dobbiamo assolutamente recuperare. Quindi mi compiaccio per la ricostituzione del Gruppo Donne, annunciata in questa riunione del Cgie, e mi auguro che questo possa portare ad un recupero di iniziativa, anche concreto, di tipo operativo e organizzativo, non solo per celebrare il ventennale di una splendida iniziativa, ma per perpetuare questo evento già dall’anno prossimo”. “

In questo senso, – ha continuato Vignali – raccogliendo l’invito del segretario generale del Cgie, provo a dare qualche indicazione di percorso per l’individuazione delle basi di partenza di questa iniziativa.. Il primo tema è quello dei racconti, delle testimonianze, del filo di quelle storie non scritte che, come ci ha raccontato nel dibattito l’onorevole Costa, rappresentano il patrimonio più prezioso delle donne in emigrazione… Oltre alla testimonianza – ha proseguito il direttore generale –  un secondo tema è quello delle reti delle donne che esistono in Italia e all’estero e che andranno coinvolte nel progetto. Se queste sono le basi di partenza, i racconti e le reti, vedo poi quattro aree per sviluppare la tematica . Innanzi tutto la trasmissione dei valori,  della cultura e il sistema Paese in cui le donne hanno un ruolo fondamentale rappresentando davvero un valore aggiunto. … Un secondo tema è quello della nuova mobilità. Ci piacerebbe vedere la nuova mobilità in una prospettiva di genere per capire  qual è il contributo delle donne a tutto questo e come  si inseriscono nelle correnti di viaggio e emigrazione … c’è poi il terzo filone delle donne giovani”. Un aspetto che, per Vignali, potrebbe trovare spazio e connessioni nella nuova Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo. Il quarto tema individuato dal direttore generale è quello di una maggiore presenza e ruolo delle donne nell’ambito della stagione di rilancio dell’associazionismo italiano nel mondo. “Proprio per le reti che abbiamo ricordato, per la loro capacità di essere veicolo di integrazione e di trasmissione alle nuove generazioni, le donne – ha spiegato Vignali – possono giocare in questo ambito un ruolo sempre più importante”. (G.M.- Inform 24/11/2017)

CGIE- ASSEMBLEA PLENARIA

Altre riflessioni nel dibattito sulla relazione di Governo

Gli interventi del deputato Gianni Farina (Pd) e del direttore generale del Maeci  per la Promozione del Sistema Paese Vincenzo De Luca

ROMA- La seconda sessione pomeridiana dell’Assemblea Plenaria del Cgie è stata aperta dall’interveto del consigliere Guillermo Rucci che ha espresso contrarietà sulla proposta, illustrata in mattinata dal Senatore Micheloni, di aumentare da 300  a 400  euro la tassa all’estero sulla cittadinanza. Rucci ha anche evidenziato le difficoltà che incontreranno i consolati per porre in essere un’eventuale prova di conoscenza della lingua italiana per chi richiede la cittadinanza italiana. Un adempimento che, secondo il consigliere dell’Argentina, dovrebbe essere accompagnato da un rafforzamento dell’insegnamento della lingua italiana. Rucci ha anche parlato delle necessità di coprire i posti vacanti fra il personale della rete consolare in Sud America e in particolare in Argentina. Posti di lavoro che  presentano degli stipendi poco attrattivi. Il consigliere ha infine segnalato l’esigenza di uniformare le tempistiche e le procedure per il rilascio dei passaporti nei vari consolati.

Ha poi preso la parola il consigliere di nomina governativa Norberto Lombardi (Pd) che ha rilevato la necessità di superare le polemiche fra gli eletti all’estero. “Personalmente – ha affermato Lombardi entrando nel merito dei contenuti dell’emendamento del Senatore Micheloni sulla cittadinanza – io sono d’accordo su molte cose, come ad esempio la riapertura della possibilità di recuperare la cittadinanza per chi è nato in Italia e l’ha perduta all’estero per ragioni di lavoro. Sulla questione più delicata dello sbarramento a due generazioni dello ius sanguinis, ovvero al grado di parentela dei  nonni, credo che presto o tardi dovremo porci questa tematica.  Circa allo ius culturae, e cioè il  fatto di avere anche la conoscenza della nostra lingua per ottenere la cittadinanza italiana, – ha continuato Lombardi –  posso dare un parere positivo, anche se sarebbe stato più bello e opportno che prima di questa modifica all’estero lo ius culturae fosse stato introdotto per chi arriva in Italia e chiede la nostra cittadinanza. Vi è poi  c’è la questione dell’aumento da trecento a 400 euro della tassa sulla cittadinanza, una cifra pagata all’estero che già era superiore rispetto a quanto pagano gli immigrati in Italia che chiedono le cittadinanza”.  Una tassa che, per il consigliere del Cgie , appare sicuramente gravosa per chi vive in continenti meno abbienti di altri. come ad esempio l’America Latina. Secondo Lombardi la questione potrebbe essere affrontata dal Cgie con la richiesta di reperire altrove le risorse necessarie alla riapertura dei termini per la cittadinanza o, in alternativa, che sia quantomeno prevista una tabella differenziata della tassa in relazione alla condizione di reddito medio dei Paesi in cui vive chi avanza questa domanda.

E’ poi intervenuto il direttore generale del Maeci per la Promozione del Sistema Paese Vincenzo De Luca che ha esordito: “Tengo molto a condividere con il Cgie e le comunità italiane all’estero questi nuovi programmi che stiamo realizzando di  promozione integrata dell’Italia nel mondo, ovvero l’idea di promuovere in maniera unitaria e compatta le nostre imprese, la nostra tecnologia, la nostra lingua e cultura e lo stile di vita, tenendo presente che vi sono risorse aggiuntive sul piano straordinario del made in Italy e su quello della promozione integrata. Ma al di là delle risorse, che comunque sono importanti,  – ha proseguito De Luca- secondo me quello che rappresenta un salto di qualità è la capacità di muoversi in una logica di sistema, cioè il mettere insieme tutti i soggetti attorno a campagne di promozione che siano fortemente concentrate su quelli che sono i segni distintivi dell’Italia nel mondo, come ad esempio la Settimana della lingua italiana e quella della Cucina o la Giornata del design italiano in tutto il mondo… Vi è poi il lavoro  – ha continuato il direttore generale – che più specificatamente stiamo svolgendo con il Cgie, i Comites e gli Enti gestori. Strutture , quest’ultime, che vorrei chiamare da oggi in poi Enti promotori, perché noi dobbiamo darci una prospettiva di crescita e di sviluppo della diffusione della lingua italiana nel mondo  e lo dobbiamo fare in maniera innovativa, come abbiamo già cominciato a fare in questi anni. Vi sono delle risorse aggiuntive, abbiamo un Piano di promozione integrato, stiamo avviando un Piano di implementazione della riforma della ‘Buona scuola’. Dobbiamo fare tutto questo in maniera convergente per tutti i soggetti che operano in questo campo”. Un approccio nuovo alla materia che , secondo De Luca , deve muoversi come un vero e proprio “piano industriale” di diffusione della nostra lingua all’estero. “Ai prossimi Stati Generali della Lingua Italiana – ha spiegato De Luca  – noi dobbiamo arrivare ad un obiettivo di crescita di coloro che studiano la lingua italiana, che abbiamo quantificato in due milioni e centomila in tutto il mondo , di circa il 10% in tre anni. In ogni Paese bisogna approntare una strategia nazionale e un progetto che individui quali siano le concrete opportunità e modalità di crescita della lingua italiana”.

Dal canto suo il deputato del Pd Gianni Farina, eletto nella ripartizione Europa, ha segnalato al Cgie la necessità, non avendo  assoluta certezza dell’appoggio del Governo alla proposta di riforma degli organi di rappresentanza appena approvata, di sensibilizzare il Parlamento su questa materia. Farina, dopo aver espresso solidarietà per tutti i connazionali che soffrono per la  crisi economica, sociale politica del Venezuela, ha spiegato come lo ius soli “non rappresenti una concessione  che facciamo ad un milione di giovani che vanno a scuola, che apprendono la nostra lingua, che parlano i nostri dialetti e che hanno rapporti con i nostri bimbi, ma una straordinaria ricchezza che poniamo al servizio del nostro paese”. Farina ha poi ricordato le figure del consigliere del Cgie Luigi Sandirocco e dell’ex ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia, sottolineando come questi due uomini, pur distanti politicamente, siano stati portatori dell’idea che solo un Cgie unito potesse raggiungere traguardi importanti. Farina ha poi criticato la scelta, presente nell’ultima riforma elettorale, di allargare la platea dei candidati della circoscrizione Estero anche ai residenti in Italia. Un problema che forse, secondo Farina, poteva essere affrontato in maniera migliore se fosse stata posta in essere l’istituzione di una Bicamerale per gli eletti all’estero di Camera e Senato che affrontasse quotidianamente i problemi degli italiani nel mondo. Per il deputato del Pd sarebbe inoltre stata opportuna l’introduzione nella circoscrizione Estero, come proposto in un suo disegno di legge, di ristretti collegi uninominali, che permettano agli eletti di rendere conto delle loro iniziative ai cittadini che li hanno votati.

Dopo l’intervento del segretario generale Michele Schiavone che si è detto speranzoso sul fatto che l’iter parlamentare della riforma di Comites e Cgie possa andare avantis speditamente, il presidente della I Commissione Giangi Cretti si è detto certo dell’intenzione del Governo di lavorare in maniera costruttiva con gli italiani all’estero e della volontà dell’amministrazione di fare sistema per la promozione del sistema Paese. Cretti ha però rilevato come tra la volontà di lavorare all’estero facendo sistema, e la reale applicazione di questa vi sia un divario da colmare, come ad esempio evitare che le strutture in loco si facciano concorrenza fra di loro per intercettare i fondi a disposizione. “Gli  Enti gestori – ha poi spiegato Cretti riferendosi all’intervento del direttore generale De Luca – sarebbero ben felici di trasformarsi in enti promotori, il divario da colmare è però la questione delle risorse a disposizione.  Gli Enti gestori allo stato attuale devono gestire una carenza drammatica di risorse che crea tutti quei problemi che dal 93 ad oggi vengono di volta in volta affrontati intervenendo sull’emergenza. Se riuscissero a diventare Enti promotori – ha aggiunto Cretti – significherebbe che la parte della gestione sarebbe garantita”. (G.M.- Inform 24/11/2017)

CGIE- ASSEMBLEA PLENARIA

Il vice segretario generale Silvana Mangione illustra i lavori della Commissione Continentale Paesi Anglofoni Extraeuropei

ROMA – Nel corso dell’Assemblea Plenaria del Cgie il vice segretario generale per i Paesi Anglofoni extraeuropei Silvana Mangione è intervenuta per illustrare i risultati dei lavori di questa Commissione Continentale.  “Uno dei temi più importanti per quanto ci riguarda – ha esordito la Mangione – è quello della promozione della lingua italiana. In tre dei quattro Paesi della Commissione Continentale Anglofoni Extraeuropei ormai da decenni portiamo avanti una strategia precisa che è quella di inserire i corsi nei curriculum delle scuole dell’obbligo pubbliche o private nelle nostre diverse città. Questo succede negli Stati Uniti, nel Canada e in Australia con risultati eccezionali. La nostra seconda strategia di successo è quella di cercare raccordi molto stretti con i vari dipartimenti per l’educazione delle Contee e delle città degli Stati nei quali viviamo. Naturalmente tutti lo fanno nel mondo, ma in alcuni dei nostri Paesi diventa particolarmente importante perché non possiamo in nessuna maniera inserire come insegnanti nelle scuole dell’obbligo negli Stati Uniti docenti italiani anche se hanno un Master nell’insegnamento dell’italiano come seconda lingua e quindi sono spesso ad un livello superiore rispetto ai docenti locali. In questo senso – ha continuato il segretario generale  – per noi il problema futuro è quello di riuscire ad arrivare, ci stiamo riuscendo in alcuni Stati degli Usa, a degli accordi che ci consentano un diverso riconoscimento dei titoli italiani e quindi permettano l’inserimento di queste persone nell’insegnamento. La terza strategia,   diventata utilissima, è quella della creazione di un Osservatorio nazionale e di Osservatori locali. Gli Osservatori locali sono nati inizialmente con il compito di raccogliere fondi che non bastano mai, ora stanno diventando anche degli strumenti per la promozione assieme agli organi gestori”.

“ Non so se è possibile farlo in tutti i Paesi, – ha proseguito Silvana Mangione – ma uno degli strumenti di marketing migliore che noi siamo riusciti a trovare è quello di interessare i ragazzi delle scuole, spesso anche prima che scelgano la lingua che intendono studiare con eventi basati sul divertimento, come ad esempio la visita allo showroom della Ferrari,  dove i ragazzi disegnano la Ferrari del futuro. Il  divertimento è una forma di spinta verso la bellezza dell’italiano, del made in Italy e la promozione del sistema Paese”. Il vice segretario generale ha poi rilevato come da un libro di ricerca sulla comunità negli Stati Uniti sia emerso un invecchiamento crescente della collettività e una diminuzione del flusso migratorio verso l’Australia, a causa delle politiche limitative degli ingressi, di contro crescono le complicanze per i giovani, anche plurilaureati, che vogliono entrare negli Usa.

Per quanto poi riguarda l’informazione in vista delle elezioni politiche la Commissione Continentale ha chiesto al direttore uscente di Rai Italia, ma lo chiederà nuovamente al neo direttore, l’elaborazione di messaggi semplici per spiegare alla gente come si vota, garantendo l’assoluta pluralità dell’informazione affinché i nostro connazionali  possa scegliere per chi votare. “Tornando alla lingua italiana – ha poi segnalato la Mangione – nel nostro documento finale abbiamo chiesto due mappature degli Enti gestori nel mondo e delle sedi della Dante Alighieri all’estero Perché queste due mappature a confronto ci danno un chiaro quadro dei punti di  forza e di debolezza della promozione della lingua, e quindi ci fanno comprendere dove dobbiamo intervenire per rafforzare quello che esiste”. Silvana Mangione,  dopo aver esortato il Cgie ha mantenere alta l’attenzione sulla difficile situazione ai confini con il Sud Africa che potrebbe portare al collasso dell’economa di questo Paese, si è soffermata sulla questione dell’attribuzione della rappresentanza dei paesi limitrofi privi di membri nel Consiglio Generale ai consiglieri dell’attuale Cgie. “Abbiamo – ha spiegato Silvana Mangione – tre proposte e necessità. La prima è la Nuova Zelanda da attribuire al consigliere Franco Papandrea che rappresenta l’Australia. La seconda è l’Africa che andrebbe al consigliere del Cgie che rappresenta il Sud Africa, ovvero Riccardo Pinna. La terza è il Messico. noi abbiamo chiesto al vice segretario generale Gazzola di vedere come l’America Latina possa assumere questa rappresentanza”. (Inform 24/11/2017)

 


 

CGIE

Discusso dall’assemblea il tema della nuova mobilità

Presentato il numero 207 della collana “Studi Emigrazione” dello Cser dedicato alla nuova emigrazione italiana

Vignali (Maeci): Trasformare i flussi della nuova mobilità da unidirezionali a circolari anche per acquisire delle identità professionali arricchite dall’esperienza dell’estero

 

ROMA – Nel corso dell’assemblea Plenaria del Cgie, svoltasi alla Farnesina, il dibattito sulla nuova mobilità è stato introdotto dal segretario generale Michele Schiavone che ha rilevato l’esigenza di promuovere politiche adeguate per accompagnare e proteggere chi oggi, giovani e meno giovani, decidono di lasciare l’Italia per cercare lavoro o trovare realizzazione all’estero.

La parola è poi passata alla ricercatrice del Centro Studi Emigrazione Carola Perillo che ha illustrato il numero 207 della collana “Studi Emigrazione” dello Cser dedicato alla nuova emigrazione italiana. Fra i dati presenti nella pubblicazione anche quelli raccolti, presso il Comites di Montreal e il Consolato di Friburgo, attraverso un questionario predisposto dall’Ufficio I delle Direzione Generale per gli Italiani all’Estero del Maeci.  “Questo studio – ha spiegato la Perillo – nasce per esaminare le nuove mobilità. Come ricercatori ci siano accorti che all’attenzione del pubblico e dei media la migrazione italiana rimaneva nell’immaginario collettivo la grande diaspora storica e non la nuova mobilità, In realtà già prima della crisi economica del 2008 l’Italia ha conosciuto un numero consistente di espatri… Vogliamo far comprendere – ha proseguito  la ricercatrice – che la mobilità umana è un fenomeno strutturale che appartiene all’identità dell’uomo e che va vista e gestita dalle istituzioni perché di fatto appartiene alla nostra storia”. La Perillo ha poi segnalato come al 1 gennaio 2017 gli italiani residenti fuori dai confini nazionali erano 5. 383.000 pari all’8,2% della popolazione italiana. Una percentuale paragonabile a quella degli stranieri residenti in Italia. A livello continentale il 54% degli italiani all’estero risiede in Europa, mentre circa due milioni di connazionali vivono in America soprattutto in quella centro meridionale. I primi tre paesi con comunità italiane sono l’Argentina con 800.000 persone, la Germania (720.000) e la Svizzera (600.000). Il Regno Unito ha invece registrato nel 2015  il più alto aumento di immigrazione italiana. Carola Perillo ha anche rilevato come aumentino sempre di più nella nuova emigrazione italiana gli uomini e le donne non sposate che affrontano la sfida migratoria (57%). Per quanto riguarda i dati forniti dal questionario del Maeci la Perillo ha segnalato come fra gli intervistati il 60% delle donne risultino laureate contro il 31% degli uomini. Inoltre chi ha dichiarato voler fare un’esperienza lavorativa all’estero è in maggioranza laureato (53,3%), seguono i diplomati (35%) e chi possiede un titolo di studio inferiore (11%). In ogni caso oltre la metà degli intervistati ha giustificato l’espatrio con la impossibilità di trovare un qualsiasi lavoro in Italia.

“In generale la mobilità – ha affermato la Perillo – è una risorsa che permette il confronto con realtà diverse e se ben indirizzata e governata è un’opportunità di crescita e di arricchimento. Purtroppo la mobilità attuale continua a rappresentare una valvola di sfogo soprattutto per le donne e cosi intesa diventa unidirezionale dall’Italia verso l’estero con partenze sempre più numerose e ritorni sempre più improbabili soprattutto per i giovani più qualificati. Piuttosto che agire sul numero delle partenze bisognerebbe trasformare questa attitudine all’espatrio per motivi professionali in una circolarità, cioè che l’esperienza professionale all’estero permetta un arricchimento ed anche un ritorno” .

Dopo il commento del segretario generale Schiavone che ha sottolineato la necessità di valorizzare la nostra emigrazione facendola anche guardare con occhi diversi dall’opinione pubblica italiana, il consigliere Edith Pichler (Germania) ha illustrato le varie sfaccettature della nuova mobilità italiana in Germania. Una viaggio, quello della nostra comunità in territorio tedesco, che è iniziato negli anni 50 con i gastarbeiter, è proseguito con i loro discendenti di seconda e terza generazione, fino ad arrivare alla nuova mobilità.

“Con la crisi finanziaria – ha spiegato la Pichler – è tornata anche la mobilità dettata dalla necessità, le mete più importanti sono la Svizzera il Regno Unito e la Germania. Fra questi nuovi arrivati in Germania non vi sono solo cervelli in fuga, ma anche diplomati e interi nuclei familiari…  E’ in aumento anche la presenza femminile… Prima giungono coloro che lavorano e poi questi si fanno raggiungere dalla famiglia, in pratica siamo tornati ai modelli migratori del passato. Sono anche in aumento gli arrivi con più di 65 anni che spesso vanno dalle famiglie emigrate, vi sono però anche pensionati italiani che scelgono di tornare in Germania”.  Edith Pichler ha anche evidenziato come i nuovi emigrati italiani, alla stregua di quanto avveniva nel passato, vadano a soddisfare la mancanza di manodopera tedesca, con contratti precari o con forme di lavoro grigio. Lavori che non sviluppano ulteriori competenze. Evidenziato inoltre dal consigliere come a questa nuova mobilità europea si applichino però norme nazionali che tendono in molti paesi a ridurre  l’acceso al sistema di sicurezza sociale, oppure a ristringere il diritto alla libera circolazione.   “Queste persone in mobilità – ha infine affermato la Pichler  – non dovrebbero essere più considerati come migranti stranieri, ma bensì come cittadini europei mobili, ma c’è un gap fra mobilità, identità europea e prassi istituzionali”.

Ha poi preso la parola Anna Chiara Giorio, dell’Agenzia Nazionale per le Politiche Attive del Lavoro,  che ha spiegato come l’ANPA, sia nata  per rendere attrattivo il mercato del lavoro italiano, portare avanti esperienze formative,  e per far si che domanda e offerta lavorativa si incontrino nel modo migliore.  “Tanti giovani – ha affermato la Giorio  – escono dall’Italia con l’Erasmus, per il Servizio Civile o per formazione professionale, e rimangono all’estero perché non trovano lavoro adeguato in Italia. Quindi l’obiettivo di questo tavolo di lavoro che abbiamo intrapreso con il Cgie  è quello di aiutare a colmare questi gap, attraverso una serie di servizi che stiamo sviluppando con finanziamenti europei,  fra l’offerta del lavoro italiano e le competenze acquisite dai giovani all’estero, aprendoci inoltre alle imprese italiane nel mondo con cui i giovani emigrati  potrebbero portare avanti degli stage”.

Dopo l’intervento di Luca Tagliaretti (Ncd) che ha sottolineato la necessità di riqualificare professionalmente i tanti italiani all’estero che vogliono tornare in patria dopo aver svolto lavori inferiori al loro titolo di studio, Fabrizio Benvignati (Acli) ha rilevato l’esigenza sia di declinare in maniera nuova, rispetto alla nuova emigrazione,  la differenza fra necessità ed opportunità, sia di capire dove si voglia istillare il primo seme della circolarità migratoria. Un seme che,  per Benvignati, può essere sviluppato solo mantenendo i contati e seguendo nel tempo e con continuità questi progetti migratori.  “Quindi tutte quelle reti formali ed informali orientate dalle reti istituzionali,  – ha aggiunto Benvignati – abbiano il compito di fornire quella relazione che mantenga vivo fin quando necessario la potenziale circolarità del progetto migratorio”.

Il consigliere Norberto Lombardi (Pd)  ha evidenziato come l’Italia, nonostante la ripresa, rischi sul profilo delle mobilità di essere  meno attrattiva rispetto al passato.  “In Italia – ha affermato Lombardi – c’è difficoltà ad avere una cognizione certa di questi fenomeni e della direzione che i flussi hanno assunto. La prima cosa che mi sentirei di chiedere è la nascita di un osservatorio permanente proiettato nel tempo che dia conto della evoluzione di questi fenomeni migratori nel corso degli anni e in particolare della loro destinazione..Chiediamo dunque al Maeci – ha aggiunto il consigliere – di farsi promotore di un tavolo di coordinamento per costituire un osservatorio di fatto delle nuove mobilità e in particolare di quelle che sfuggono a qualsiasi rilevanza statistica”. Lombardi ha anche auspicato sia la costituzione  di un portale per dare informazioni a chi intraprende il viaggio migratorio,sia una salda cooperazione tra consolati, comites e patronati per accogliere e aiutare che giunge nei nuovi paesi di residenza.

Dal canto suo Rodolfo Ricci (Filef) ha sottolineato come l’entità numerica della nuova mobilità italiana sia almeno il doppio rispetto ai dati registrati dall’Istat.  Flussi molto consistenti che, secondo Ricci –  continueranno ad esserci anche nei prossimi anni con movimenti brevi e caratterizzati dalla precarietà del mercato del lavoro italiano e di tutta l’Ue.

“Se questi flussi continueranno con questa intensità – ha spiegato Ricci – questi ragazzi, che vanno alla ventura, avranno estremo bisogno di essere accompagnati e orientati nel loro progetto migratorio, anche in vista di un possibile rientro. Lo dovranno fare tutti quei soggetti istituzionali, sociali ed economici che hanno interesse a gestire in modo serio questa questione sia a livello centrale che periferico. E’ inoltre necessario che la nuova emigrazione diventi un patrimonio cosciente ed acquisito dalle Regioni, perché abbiamo di fronte una situazione di desertificazione demografica di intere aree interne del meridione, soprattutto nei piccoli comuni. Questo è un problema di grande importanza – ha concluso Ricci – che può caratterizzare il lavoro del Cgie”.

Dopo le parole del consigliere Paolo Brullo (Germania) che ha auspicato l’istituzione di un’agenzia del lavoro per l’estero che orienti chi vuole lasciare il Paese,  Giuseppe Stabile(Spagna) ha sollecitato la creazione un sistema informativo unico delle istituzioni per chi va all’estero. Secondo Stabile inoltre appare importante favorire il rientro in Italia non solo dei connazionali con alte professionalità, ma anche degli italiani che svolgono lavori di più basso profilo, perché Italia non può prescindere dal loro contributo. Da segnalare anche gli interventi di Isabella Parisi (Germania), che ha chiesto lumi sullo stato del riconoscimento dei titoli di studio e dei diplomi a livello europeo onde garantire adeguato livello lavorativo ai nostri connazionali, e di Tony Mazzaro (Germania) che ha segnalato come dal 2015 in Germania siano stati predisposti specifici iter per il conoscimento delle qualifiche professionali e dei titoli di studio, con l’eventuale integrazione di alcuni esami.

Ha poi preso la parola del direttore generale del Maeci per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie Luigi Maria Vignali che ha evidenziato come la pubblicazione dello Cser “La nuova emigrazione italiana” parli di una emigrazione, con caratteristiche simili al passato,  ma che presenta alcuni aspetti di novità che vanno colti.  “Esiste certamente – ha spiegato Vignali – una flusso di mobilità  che riguarda i ricercatori laureati e specializzati, però di fatto vi è una maggioranza di persone  che si muovono dall’Italia e che si rapportano ad un altro tipo di migrazione. Sono d’accordo – ha continuato il direttore generale – a non usare il termine ‘fuga di cervelli’ in maniera sottilmente denigratoria dell’emigrazione tradizionale. L’emigrazione italiana è un valore aggiunto della storia di questo paese..  Questo è importante ricordarlo anche perché la maggior parte delle persone che se ne vanno non sono riconducibili alla fuga dei cervelli.. Poi – ha aggiunto Vignali – vi sono altri elementi di interesse, come il problema del mancato riconoscimento del merito in Italia che porta la gente ad andarsene. E’ vero che si cercano migliori opportunità di lavoro, però si cerca anche di essere riconosciuti per i propri meriti e per quello che si ha da offrire sul mercato del lavoro..Vi sono poi altri problemi, come le difficoltà che incontrano i nuovi emigrati, i rischi di sfruttamento ancora forti e la dequalificazione lavorativa. Resta stabile la voglia di tornare, di circolarità del progetto migratorio. Un obiettivo, quest’ultimo, che ci dobbiamo porre, ovvero trasformare questi flussi da unidirezionali a circolari per un recupero degli investimenti che abbiamo fatto sulle persone che sono partite e per acquisire delle identità professionali arricchite dall’esperienza dell’estero”.

Per Vignali inoltre questa nuova mobilità, che come nell’emigrazione tradizione ha in se l’elemento del sacrificio e il ritrovamento della propria identità nella terra d’origine, va recuperata all’associazionismo italiano all’estero, promuovendo al contempo un maggiore coinvolgimento nei nostri sodalizi nel mondo anche della componente femminile. Il direttore generale ha poi evidenziato la necessità sia di discutere, anche in vista di un possibile ritorno, il tema della nuova mobilità con i territori di provenienza, sia di portare questa realtà nell’ambito della Conferenza dei giovani italiani nel mondo che forse si terrà a Palermo. Vignali ha infine segnalato come la questa nuova corrente di mobilità richiami l’esigenza di maggiori risorse per la rete consolare che deve accompagnare questa migrazione con adeguati servizi.

E’ poi intervenuto il nuovo il nuovo direttore di Rai Italia Marco Giudici che ha salutato l’Assemblea: “E’ molto difficile  organizzare l’offerta della Rai per chi sta all’estero i problemi sono tantissimi.  Vi sono problemi di qualità, di risorse e di garanzia di tutte le voci affinché ai nostri connazionali arrivi una realtà italiana più completa possibile e articolata”.

Fra gli altri interventi segnaliamo quello di Vincenzo Arcobelli (Usa) ha sollecitato il patrocinio del Cgie per commemorazione della tragedia di Monongah ed ha ricordato il dramma sul lavoro del  25 marzo del 1911, quando in una fabbrica a New York morirono 146 persone di cui 123 donne e 23 uomini. “Il responsabile del Comitato Tricolore del Molise Gianni Meffe – ha annunciato Arcobelli – sarà a New York il 6 di dicembre per consegnare una targa su questa tragedia e poi continuerà la missione a Monongah”. Arcobelli ha poi rilevato la necessità di sensibilizzare la Farnesina e il ministero della difesa sul problema del monitoraggio e della conservazione dei cimiteri di guerra italiani all’estero. Il consigliere del Cgie ha anche ricordato come a tutt’oggi manchi una risposta alla richiesta di intitolare una sala della Farnesina all’ex ministro per gli Italiani nel Mondo Mirko Tremaglia. Il sede di replica il segretario generale Schiavone ha assicurato il patrocinio del Cgie per la commemorazione di Monongah ed ha ricordato che rapporto fra il Maeci ed il ministero della Difesa per la tutela dei cimiteri italiani di guerra è già stato attivato (Inform 28/11/2017)

CGIE

Il dibattito dell’Assemblea Plenaria sulla riforma elettorale

Il Consiglio Generale chiederà un parere al Consiglio di Stato sulle modifiche apportate per la circoscrizione Estero

Schiavone: “Ammettere la candidatura di residenti in Italia non iscritti all’Aire in una delle ripartizioni estere ha rappresentato una rottura di un equilibrio consolidato e una forzatura normativa rispetto alla reciprocità. Il Cgie chiede alle forze politiche di rimediare all’errore compiuto impegnandosi a candidare nelle proprie liste per la circoscrizione Estero solo cittadini iscritti all’Aire”

ROMA – Il dibattito dell’Assemblea Plenaria sulla riforma elettorale è stato introdotto dal segretario generale Michele Schiavone che ha sottolineato come questa legge approvata ad inizio novembre, che ha creato molta apprensione fra i nostri connazionali,  abbia cambiato, anche dal punto di vista costituzionale  il senso della circoscrizione Estero, ponendosi in contrasto con legge

459/2001 sul voto all’estero che si proponeva di recuperare la mancanza di rappresentanza degli italiani nel mondo che i padri costituenti non avevano preso in considerazione. “Ammettere la candidatura di residenti in Italia non iscritti all’Aire in una delle ripartizioni estere – ha spiegato  Schiavone – ha rappresentato una rottura di un equilibrio consolidato e una forzatura normativa rispetto alla reciprocità che francamente è sembrata improvvisata. Il Cgie chiede alle forze politiche di rimediare all’errore compiuto impegnandosi a candidare nelle proprie liste per la circoscrizione Etero solo cittadini iscritti all’Aire”. Schiavone ha poi rilevato l’esigenza, in vista delle prossime elezioni,  di predisporre una campagna informativa sostenuta da risorse adeguate, di provvedere ad una aggiornamento dei dati Aire, di suddividere in quattro città italiane, una per ogni ripartizione, lo scrutinio delle schede della circoscrizione Estero e di introdurre la par condicio nell’informazione, nonché di apporre un codice a Barre sul plico elettorale per limitare il numero delle schede nulle. Ha poi preso la parola il consigliere Vittorio Pessina (Fi) che si è detto d’accordo con le modifiche proposte da Schiavone sulle modalità del voto all’estero ed ha auspicato un ricorso da parte del Cgie sulla legge elettorale presso la Corte Costituzionale, in quanto la presentazione delle liste all’estero con residenti italiani appare in contrasto con la legge 459/2001. Dopo l’intervento di Luca Tagliaretti (Ncd) che ha proposto la creazione di una tessera elettorale da inviare prima delle elezioni agli elettori nel mondo anche al fine di verificare la correttezza degli  indirizzi per il successivo invio del plico elettorale,  il vice segretario Generale per i Paesi Anglofoni Extraeuropei Silvana Mangione ha rilevato come le modifiche per la circoscrizione Estero apportate dalla nuova legge elettorale vadano contro il principio della “reciprocità”. “Molti sostengono –  ha spiegato la Mangione – che chi esercita il diritto di opzione per l’elettorato attivo, e cioè per la possibilità di votare in Italia, in quel momento garantisca a se stesso anche il diritto all’elettorato passivo , cioè la possibilità di essere candidati in Italia.  Quello che noi vorremmo chiedere è un parere pro veritate al Consiglio di Stato, perché è l’unico vincolante ai sensi della Costituzione, per capire: se è vero che possiamo candidarci in Italia anche noi dall’estero, e quale procedura dovrebbe seguire il residente all’estero che riesce a farsi candidare in Italia”. Dal canto suo Luigi Papais (Ucemi) ha ricordato come nelle legge elettorale vi sia una diversità di trattamento fra chi si candidata all’estero, che non può farlo se negli ultimi cinque anni ha ricoperto cariche pubbliche , e che chi risiede in Italia che non ha questo vincolo. Papais ha anche sottolineato come la FAIM, la rete delle associazioni italiane all’estero, sia pronta ad avviare con il ministero un’azione di collaborazione e sussidiarietà per promuovere iniziative volte ad aumentare la partecipazione al voto dei nostri connazionali.

Chiesta invece da Isabella Parisi (Germania) la stesura di un testo da parte del Cgie in cui vengano sottolineati gli aspetti incostituzionali della legge elettorale. Un documento, volto a dire che gli italiani nel mondo non intendono tornare indietro sui loro diritti, da sottoporre alla firma dei Comites e dei connazionali nel mondo.  Una decisa presa di posizione contro le modifiche apportare dalla legge elettorale è stata chiesta anche da Manfredi Nulli (Gran Bretagna) che ha inoltre rilevato come la suddivisione dello spoglio elettorale in diverse città richiederà anche un aumento del personale da impegnare nelle operazioni.

Dopo l’intervento di Giuseppe Stabile (Spagna) che per quanto riguarda i seggi elettorali ha segnalato la possibilità di utilizzare gli uffici europei, Rita Blasioli Costa (Brasile) ha auspicato una vasta campagna informativa sul voto all’estero che precisi con chiarezza anche il termine ultimo per l’invio ai consolati dei plichi elettorali votati dai connazionali.

“Tremaglia –  ha ricordato Gianfranco Sangalli (Perù) – aveva concepito questo sogno del voto all’estero. E’ inaccettabile che a persone che si siano distinte e fatte onore nel mondo in tanti settori e attività sia negata la possibilità di candidarsi anche in Italia. Occorre presentare la cosa davanti al Consiglio di Stato. Il Cgie deve inviare un messaggio chiaro in proposito per dare la nostra posizione davanti alla nazione e agli italiani all’estero”.

Al termine del  dibattito il segretario generale Schiavone ha annunciato che il Cgie chiederà su questa materia l’intervento del Consiglio di Stato e solleciterà le modifiche alle procedure del voto all’estero già illustrate al fine di rendere più chiaro il suffragio e rafforzane l’immagine e il prestigio. Un voto, quello degli italiani all’estero, che, secondo il segretario generale, è da sempre sotto attacco.  Schiavone ha anche segnalato che il Comitato di Presidenza chiederà al ministero di coinvolgere nella campagna informativa per il voto all’estero, oltre alla stampa italiana edita al’estero, gli organismi di rappresentanza e il mondo delle associazioni. (G.M- Inform 28/11/2017)

CGIE

La celebrazione del XX anniversario della Conferenza delle donne in emigrazione

Durante il dibattito si è parlato della possibilità di ripetere l’evento entro il 2018. La seduta è stata aperta dall’intervento dell’europarlamentare Silvia Costa

ROMA Il dibattito al Cgie sulla celebrazione del XX anniversario della Conferenza delle donne in emigrazione si è aperto con l’intervento di Silvia Costa, coordinatrice del Gruppo Socialisti & Democratici (S&D) alla Commissione Cultura del Parlamento Europeo, che ha in primo luogo sottolineato come in Europa gli italiani, le persone di origini italiana e le nuove mobilità giovanili rappresentino una realtà in aumento. La Costa , dopo essersi complimentata con il Cgie per l’ottimo lavoro compiuto sulla riforma degli organi di rappresentanza degli italiani all’estero anche in vista delle esigenze delle nuove mobilità, ha evidenziato come la nuova legge elettorale non appaia in linea con la norma sulla circoscrizione Estero che si prefiggeva l’elezione dei connazionali dei nel mondo.

Silvia Costa ha poi ricordato la Conferenza sulle Donne del 1997 e l’importante apporto all’evento delle donne all’estero che nel mondo svolgono un ruolo di mediazione culturale. Un incontro, quello di 20 anni fa, da cui scaturì un documento finale in cui si chiedeva l’impegno al Governo e al Cgie per ampliare la rappresentanza di genere e per promuovere ricerche sulle donne in emigrazione. La Costa a poi rilevato come in Europa si stia lavorando sia ad un’agenda che metta al primo posto l’integrazione delle donne nel mercato del lavoro, garantendo pari retribuzioni fra uomo e donna, sia ad una direttiva comune sull’asilo.  L’europarlamentare si è anche soffermata sull’importanza della Convenzione di Istanbul contro tutte le forme di violenza, sfruttamento e tratta delle donne. Un documento che il nostro Paese ha ratificato.

“Penso che oggi – ha affermato la Costa – noi dobbiamo imparare dai documenti finali della vostra plenaria dove troviamo quelle che sono le nuove frontiere dell’essere, una rappresentanza di uomini e donne che vivono l’esperienza della identità, della cultura e della storia italiana ma in un contesto che rende cittadini nel mondo”

L’europarlamentare ha anche parlato sia l’anno Europeo del patrimonio culturale, materiale immateriale digitale e paesaggistico, un’occasione che si terrà nel 2018 e consentirà di rilanciare in tutti i continenti la nostra grande eccellenza, sia del Forum Europeo della Cultura, che avrà luogo il 7 e l’8 dicembre  a Milano. “Questo evento – ha spiegato Silvia Costa – ci darà la grande opportunità di mettere in rete gli istituti di cultura europei, nella logica di avere la consapevolezza che esiste una identità culturale europea che può ritrovarsi, rafforzarsi e essere anche più vicina alla valorizzazione delle nostre tradizioni e interpretazioni della cultura. A Milano – ha aggiunto – sarà presentata, proprio de Federica Mogherini, la nuova strategia per la cultura in tutte le relazioni internazionali europee. Penso che questa sia una grande occasione che può coinvolgere  il Cgie, i Comites, le nostre associazioni,  le università e le reti fra i ricercatori. Ci sarà un nuovo programma di mobilità internazionale europeo. Noi potremo pensare, insieme al Parlamento e al Consiglio Generale, come fare di tutto questo una forza per gli italiani nel mondo e per tutto ciò che esprime di meglio del made in Italy”.

Ha poi preso la parola il vice segretario Generale per i Paesi Anglofoni Extraeuropei Silvana Mangione. “La conferenza di 20 anni fa un momento meraviglioso. Oggi – ha aggiunto – siamo arrivate all’innovazione totale e ad una realtà di italiane all’estero che sono esponenti fra le migliori della nostra mobilità. Lo vediamo nel paese in cui vivo dove c’è questo arrivo di donne eccezionali che si inseriscono in maniera meravigliosa nel tessuto della ricerca e della sperimentazione e  in qualunque ambito importante della società. L’idea potrebbe essere di realizzare la Conferenza nel 2018, all’intermo di quanto ci ha annunciato l’onorevole Costa, perché la donna è produttrice di cultura, trasmette cultura ed  è creatrice di bellezza”.

“Quindi potremo studiare l’evento – ha proseguito Silvana Mangione – come momento dell’anno prossimo, all’interno delle iniziative europee, preparandolo capillarmente con incontri volti ad identificare i temi di interesse… Credo che potrebbe diventare un momento magico di ridefinizione della presenza delle donne all’intermo delle strutture democratiche non soltanto dei paesi maturi dal punto di vista della democrazia, ma anche di quelli che stanno crescendo”. Il vice segretario generale ha anche annunciato la ricostituzione del Gruppo Donne del Cgie che avrà come coordinatrice la professoressa Edith Pichller.

Dopo l’intervento del  consigliere Guillermo Ignacio Rucci (Argentina), che ha ricordato la necessità di risolvere il problema della mancata trasmissione della nostra cittadinanza ai figli di donne italiane nati prima del 1948, la dirigente Rai e segretaria generale della Comunità radiotelevisiva italofona Loredana Cornero ha proposto la collaborazione, della componente femminile presente nelle radio e nelle televisioni in lingua italiana nel mondo, per la preparazione dell’evento sulle donne da tenersi nel 2018. “Il tema della rappresentazione femminile, della presenza delle donne in emigrazione e immigrazione – ha spiegato la Cornero – non è un problema di presenza , ma di mancanza. Quello che manca in tutti i nostri ambiti è il punto di vista delle donne, che deve essere valutato ed ascoltato allo stesso modo di quello degli uomini”.

Dal canto suo Gaetano Calà (Anfe) ha proposto la realizzazione, nell’ambito dell’evento del 2018, di un progetto volto al recupero della memoria domestica dell’emigrazione italiana nel mondo. Un’iniziativa che potrebbe essere portata avanti dal Forum delle Associazioni Italiane nel Mondo. Ha poi preso la parola la consigliera Simonetta Del Favero (Germania) che ha ricordato il caso delle “vedove bianche”, cioè delle tante donne che rimanevano in Italia ad aspettare i loro mariti emigrati. Per la consigliera quando si parla di nuova mobilità si rischia di nascondere dietro questo termine quello che ancora caratterizza ai giorni nostri il fenomeno dell’emigrazione, ovvero che si va all’estero anche per cercare lavori umili. Una situazione in cui le donne sicuramente sono presenti. “Mi piacerebbe – ha aggiunto Simonetta Del Favero dopo aver sottolineato la necessità di rivalutare il ruolo delle donne in emigrazione – che il Gruppo Donna venisse visto come un riconoscimento alla figura di donna madre, moglie, lavoratrice e professionista, perché è un mondo che va valutato per tutto quello che dà alla società”.

Dopo l’intervento di Gianluca Lodetti (Cisl) che ha sottolineato l’esigenza di approfondire ed unire nei prossimi eventi le due esperienze delle donne emigrate e di quelle immigrate, Maria Chiara Prodi (Francia) ha parlato dell’importanza di incrementare la partecipazione delle donne nella prossima conferenza mondiale dei giovani italiani all’estero. La Prodi ha anche rilevato come in questi ultimi  20 anni  vi siano stati grandi cambiamenti culturali che hanno portato gli uomini delle nuove generazioni ad essere più aperti alla condivisione dei compiti ed alla collaborazione con le donne.

E’ poi intervenuto il direttore generale del Maeci per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie Luigi Maria Vignali che ha sottolineato come il ruolo delle donne in Italia e all’estero e nelle nostre correnti di emigrazione non sia ancora stato raccontato e sviluppato per le potenzialità che offre . Un tema , quello delle donne,  che secondo Vignali, si presenta in tutta la sua attualità, anche in considerazione del fatto che domani si celebra la Giornata internazionale per la sensibilizzazione della violenza contro le donne. “Si tratta di un tema – ha spiegato il direttore generale  – di forte impronta che dobbiamo assolutamente recuperare. Quindi mi compiaccio per la ricostituzione del Gruppo Donne, annunciata in questa riunione del Cgie, e mi auguro che questo possa portare ad un recupero di iniziativa, anche concreto, di tipo operativo e organizzativo, non solo per celebrare il ventennale di una splendida iniziativa, ma per perpetuare questo evento già dall’anno prossimo. In questo senso, – ha continuato Vignali – raccogliendo l’invito del segretario generale del Cgie, provo a dare qualche indicazione di percorso per l’individuazione delle basi di partenza di questa iniziativa.. Il primo tema è quello dei racconti, delle testimonianze, del filo di quelle storie non scritte che, come ci ha raccontato nel dibattito l’onorevole Costa, rappresentano il patrimonio più prezioso delle donne in emigrazione… Oltre alla testimonianza – ha proseguito il direttore generale –  un secondo tema è quello delle reti delle donne che esistono in Italia e all’estero e che andranno coinvolte nel progetto. Se queste sono le basi di partenza, i racconti e le reti, vedo poi quattro aree per sviluppare la tematica . Innanzi tutto la trasmissione dei valori,  della cultura e il sistema Paese in cui le donne hanno un ruolo fondamentale rappresentando davvero un valore aggiunto. … Un secondo tema è quello della nuova mobilità. Ci piacerebbe vedere la nuova mobilità in una prospettiva di genere per capire  qual è il contributo delle donne a tutto questo e come  si inseriscono nelle correnti di viaggio e emigrazione … c’è poi il terzo filone delle donne giovani”. Un aspetto che, per Vignali, potrebbe trovare spazio e connessioni nella nuova Conferenza dei Giovani Italiani nel Mondo. Il quarto tema individuato dal direttore generale è quello di una maggiore presenza e ruolo delle donne nell’ambito della stagione di rilancio dell’associazionismo italiano nel mondo. “Proprio per le reti che abbiamo ricordato, per la loro capacità di essere veicolo di integrazione e di trasmissione alle nuove generazioni, le donne – ha spiegato Vignali – possono giocare in questo ambito un ruolo sempre più importante”.

Da segnalare infine il saluto del presidente del consiglio dei rumeni nel mondo Marius Livanu che ha rilevato l’importanza della collaborazione con il Cgie. Livanu ha inoltre ricordato come oggi tanti rumeni che hanno preso i Italia la cittadinanza tornino in Romania diventano italiani all’estero. Auspicata infine la creazione di Consiglio Generale europeo che unisca i consigli generali dei vari paesi. (G.M. – Inform 28/11/2017)


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Il dibattito in Aula sulla promozione all’estero della lingua e cultura italiana

L’Assemblea approva l’estensione della rappresentanza di alcuni consiglieri del Cgie alle comunità italiane di paesi limitrofi che, avendo costituito un Comites, non sono rappresentate nel Consiglio Generale

ROMA – Nel corso della riunione del Cgie la Plenaria ha deliberato, a maggioranza e con due astenuti, su alcune proposte volte ad estendere a vari consiglieri dell’Assemblea, su base volontaria, la rappresentanza dei paesi limitrofi  privi di membri del Cgie. Ad esempio la rappresentanza della Nuova Zelanda è stata attribuita al consigliere dell’Australia Franco Papandrea. La rappresentanza del continente Africano è stata invece estesa al consigliere Riccardo Pinna (Sud Africa). Il  consigliere del Cgie Giuseppe Stabile (Spagna) si occuperà anche del Portogallo, mentre al  Regno Unito andrà la rappresentanza dell’Irlanda . Per quanto riguarda invece l’America Latina è stato deciso di affidare a ogni paese non presente nel Cgie, ma in possesso di un Comites,  a due paesi coperti dalla rappresentanza.  La comunità in Paraguay sarà quindi rappresentata in Assemblea dai consiglieri dell’Argentina e dell’Uruguay. La Bolivia verrà seguita da Cile e Perù. Anche l’Ecuador sarà rappresentato da Cile e Perù. Della Colombia si occuperanno invece Brasile e Venezuela. I consiglieri di quest’ultimi paesi avranno in carico anche il Messico, mentre  Repubblica Domenicana e Panama saranno rappresentate dall’Argentina e dal Venezuela.  “Il Comitato di Presidenza – ha spiegato il segretario generale Michele Schiavone – ha ricevuto diverse richieste in proposito e a legge vigente ci sono delle lacune. Vi sono segni di difficoltà perché il numero degli italiani aumenta e sarebbe opportuno avere riferimenti. C’è la disponibilità di consiglieri volontari che desiderano mettersi a disposizione per dare una  rappresentanza ai  nostri connazionali che vivono nei Paesi limitrofi”.

La seduta è poi proseguita con il dibattito  sulla lingua e cultura italiana che è stato caratterizzato dall’interevento del consigliere Roberto Nocella, della Direzione Generale per la Promozione del Sistema Paese,  che ha in primo luogo sottolineato come con il provvedimento della “Buona Scuola”  i corsi di lingua italiana all’estero siano stati inseriti in una dimensione più ampia, volta a favorire la moltiplicazione degli interventi. Nocella, per quanto riguarda l’aggiornamento della circolare sulla promozione e la diffusione della lingua italiana all’estero, si è poi detto disponibile ad ulteriori incontri con i componenti del Cgie. Nocella, dopo aver segnalato l’aumento di 50 unità del personale docente all’estero (da 624 a 674), ha sottolineato come a partire dal prossimo anno, dopo i ritardi dovuti  al transito delle competenze da una direzione generale all’altra, saranno ripristinate le normali scadenze di pagamento degli Enti gestori. A seguire il dibattito si è aperto con l’intervento del consigliere Norberto Lombardi (Pd) che ha auspicato sia la creazione di cabine di regia locali per la l’elaborazione di Piani paese dal basso, che possano recepire le istanze territoriali, sia la semplificazione delle procedure e dei controlli, nonché un sistema più efficiente per l’erogazione degli contributi agli Enti gestori. Dal canto suo Fernando Marzo (Belgio) ha sollecitato un miglior coordinamento degli interventi in favore della promozione linguistica che vadano di pari passo con una comunicazione più tempestiva per i soggetti interessati. Marzo ha anche parlato della necessità di riportare i lettorati nelle università di prestigio e  della possibilità che l’Italiano regredendo possa divenire una lingua d’élite. Un problema che , secondo il consigliere, potrebbe essere superato con interventi mirati, concreti e condivisi nati da cabine di regia locali. Marzo ha infine ricordato il problema del criptaggio dei programmi televisivi italiani . Fra gli altri interventi segnaliamo quelli del consigliere Tony Mazzaro (Germania),  che ha chiesto di anticipare da febbraio a gennaio il decreto dei finanziamenti per gli enti gestori; di Blasioli Costa (Brasile), che ha parlato dell’esigenza di fare sistema per la trasmissione di buone pratiche e di rendere obbligatoria la presenza dei Comites e del Cgie nelle fasi di progettazione dei Piani paese; di Aniello Gargiulo (Cile) che ha sottolineato la necessità di distribuire le risorse per la lingua in base a un punteggio di qualità e  di Francesco Papandrea (Australia) che ha rilevato l’importanza dei corsi di lingua per adulti, un ambito che potrebbe incentivare il turismo di ritorno verso l’Italia.

In sede di replica Roberto Nocella, dopo aver segnalato la volontà di velocizzare le procedure per l’erogazione dei contributi agli Enti gestori, ha spiegato come il Maeci intenda affidare alla ambasciate l’ideazione dei rispettivi Piani paese su base triennale, attraverso un’ottica inclusiva degli attori istituzionali e  di coloro che si occupano sul terreno per la promozione della lingua italiana all’estero.  Per Nocella appare necessario elaborare un formato dei Piani paese che non ingabbi il lavoro con una modulistica troppo rigida e che comunque permetta di inquadrare i problemi che si incontrano nella diffusone della lingua, fino giungere a proposte concrete tarate sulle  dinamiche del luogo. Nocella ha infine ricordato l’entità numerica della vasta platea degli studenti di italiano nel mondo che in 115 paesi si è attestata, nell’anno scolastico 2015 /2016 a quota 2.065.000. (G.M.- Inform 29/11/17)

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Le Mozioni e gli Ordini del Giorno discussi e approvati dall’Assemblea

ROMA- Nell’ultimo giorno della Plenaria il Consiglio Generale si dedicato all’approvazione delle Mozioni e degli Ordini del Giorno. Nella prima Mozione, approvata dall’Assemblea all’unanimità, si chiede al Governo di mantenere inalterato il sistema del rilascio del passaporto elettronico, evitando  l’emissione centralizzata in Italia che moltiplicherebbe i tempi per il suo rilascio. A maggioranza, con 11 voti contrari e 26 favorevoli, è stato invece approvato l’Ordine del Giorno, che chiede al Senato di varare lo ius soli temperato e culturae.  L’unanimità è stata invece ottenuta dall’Odg in cui si sottolinea come  la nuova legge elettorale, che prevede ai residenti in Italia di candidarsi in qualsiasi circoscrizione all’estero, vada contro i criteri ispiratori della legge  459/2001 sul voto all’estero. Al contempo nel testo si chiede di vigilare sulla sicurezza e la trasparenza del voto e sulla informazione per la consultazione elettorale. Approvato sempre all’unanimità l’Ordine del Giorno che sollecita il Cgie a realizzare, di concerto con la Dgit, un’indagine sul funzionamento globale dei servizi consolari. Pieno consenso è stato inoltre ottenuto dall’Odg che chiede di affidare la rappresentanza delle comunità italiane che, avendo costituito un Comites non sono presenti al Cgie , ad un consigliere del Consiglio Generale dei paesi limitrofi e vicini. Unanimità anche per l’Ordine del Giorno che chiede, alla Commissione interministeriale che si occupa delle richieste cittadinanza italiana dei discendenti emigrati degli ex territori austroungarici,  il numero delle pratiche presentate,  di quelle positive e negative e di quelle in attesa di risoluzione, oltre ad una previsione di smaltimento delle stesse. Approvato invece a maggioranza, con 33 favorevoli e 5 astenuti, l’Odg che sollecita l’apertura di un tavolo di concertazione per redigere nuove norme o eventuali modifiche di integrazione della legge sulle Camere di Commercio. Via libera, sempre a maggioranza e con tre astenuti, anche all’Ordine del Giorno che , ai fini fiscali (IMU ecc.) , chiede il riconoscimento per tutti i residenti all’estero iscritti all’Aire dello stesso trattamento per la prima abitazione in Italia ora riservato solo ai pensionati all’estero. Approvato invece all’unanimità l’Odg che sollecita la stesura di una relazione scritta entro 14 giorni dalla seduta sulle attività svolte dal Comitato di  Presidenza del Cgie e la tempestiva trasmissione ai consiglieri degli atti della riunione. Via libera inoltre, sempre all’unanimità all’Ordine del Giorno che chiede di rispettare il coinvolgimento dei Comites nelle attività ufficiali dei consolati.  Unanimità anche per l’Odg che sollecita il Maeci a farsi promotore affinché tutto gli stati che fanno parte del’Ue adottino un unico di modello di documento di identità che abbia validità di documento di viaggio nell’UE. Approvato sempre all’unanimità l’Ordine del Giorno proposto dal Consigliere Stabile che chiede di interessare l’organo legislativo per porre fine alla disparità di trattamento fra pensionati Inps ed ex Inpdap. Pieno consenso anche per l’Odg che sollecita il Comitato di Presidenza di inserire nei prossimi lavori del Cgie i temi della viabilità e del pesante stato in cui versa l’intero sistema di mobilità nelle aree transfrontaliere. Unanimità inoltre per l’Odg che chiede alla direzione generale del Maeci per gli Italiani all’Estero di farsi promotrice di tutte le iniziative necessarie ad assicurare la prosecuzione, senza soluzione di continuità, del servizio svolto dalle agenzie specializzate fino all’assegnazione definitiva dell’incarico previsto dalla gara d’appalto. Ottiene l’unanimità anche l’Odg che sollecita il Maeci al coinvolgimento dell’associazionismo di emigrazione nell’azione di sussidiarietà in favore dei connazionali all’estero con particolare riferimento alle nuove migrazioni. Da segnalare inoltre il pieno consenso ottenuto dall’Ordine del Giorno che chiede l’implementazione e il necessario coordinamento della campagna di aiuti umanitari verso i connazionali in Venezuela. Sì convinto dell’Assemblea anche all’Odg, che sollecita un monitoraggio della situazione dei nostri connazionali coinvolti nella Brexit, e a quello che chiede di dedicare nella prossima Assemblea Plenaria un momento di audizione  con i responsabili del Museo Nazionale dell’Emigrazione e interlocutori competenti del ministero dei Beni Culturali. Il Cgie ha poi approvato, sempre all’unanimità, sia l’Ordine del Giorno che sollecita progetti speciali per la formazione, e l’integrazione lavorativa dei giovani all’estero e degli oriundi, sia l’Odg che chiede il ripristino della Commissione per i contributi alla stampa italiana all’estero non prevista nel regolamento della nuova legge. Pieno consenso inoltre all’Odg che raccomanda al Governo di continuare nell’attuazione del piano nazionale contro la violenza alle donne e gli chiede di sollecitare anche a livello europeo una campagna capillare in tal senso. Da segnalare poi l’unanimità ottenuta dalla Mozione che sollecita il Governo a stipulare un accordo bilaterale con l’esecutivo israeliano per il riconoscimento reciproco dei titoli di studio e professionali. Medesimo consenso infine dall’Assemblea per la Mozione sulla ricostruzione del certificato di nascita per i residenti in Libia. La ricostruzione dell’atto di nascita – si spiega nella mozione – è fatta attraverso una richiesta ai tribunali italiani competenti. Premesso che tale procedura è di difficile attuazione , soprattutto quando fatta in Paesi di difficili peculiarità geopolitiche come la Libia, si chiede l’impegno del Governo a facilitare quanto in premessa attraverso atto notarile rilasciato dai consolati competenti nel territorio di residenza estera. (G.M.- Inform 29/11/17)

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