La primavera dei referendum parte adesso

Sei i quesiti per un lavoro tutelato, dignitoso, stabile e sicuro, per la cittadinanza e contro l’autonomia differenziata. Ecco perché è importante votare “Sì”

Autonomia differenziata, lavoro, cittadinanza: questi i temi dei sei quesiti referendari che, dopo aver ottenuto il via libera dalla Corte di Cassazione, sono pronti per essere votati dagli italiani. Ultimo step è il pronunciamento di merito della Corte Costituzionale che arriverà a fine gennaio. In caso di risposta positiva, gli elettori saranno chiamati alle urne in una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025.

I referendum abrogativi servono a cancellare in tutto o in parte una legge, e i loro risultati sono validi solo se al voto partecipa almeno il 50 per cento più uno dei cittadini aventi diritto. Per la Cgil il messaggio è molto chiaro: “Con 6 Sì il tuo voto può contare e può cambiare immediatamente le cose, rilanciare un’altra idea di lavoro, di società, di Paese”. Ma vediamoli nel dettaglio.

Lavoro tutelato

Chi è stato assunto dopo il 2015 non ha il diritto al reintegro nel proprio posto di lavoro, nemmeno se il licenziamento è stato giudicato illegittimo. Questo è successo con il Jobs Act, una riforma che ha cambiato profondamente le regole del lavoro. Oggi, un’azienda può scegliere di pagare un’indennità economica piuttosto che reintegrare un lavoratore licenziato senza motivo. Il quesito referendario propone di cancellare questa norma, eliminando la disparità tra chi è stato assunto prima e dopo il 2015.

Lavoro dignitoso

Nelle piccole aziende, con meno di 15 dipendenti, se vieni licenziato ingiustamente c’è un tetto massimo al risarcimento. Questo vuol dire che anche se perdi tutto, la tua indennità potrebbe non essere sufficiente. Il quesito vuole togliere questo limite e lasciare al giudice la possibilità di decidere un risarcimento giusto e proporzionato, senza vincoli prestabiliti. In questo modo, anche i lavoratori delle piccole imprese avranno tutele reali contro i licenziamenti ingiusti.

Lavoro stabile

Oggi i contratti a termine sono ovunque e spesso vengono usati senza una reale necessità temporanea. Con il passare del tempo, questa situazione ha reso la precarietà una condizione normale per tanti giovani e non solo. Il quesito referendario chiede di eliminare le norme che hanno liberalizzato i contratti a termine. Prima, un contratto a tempo determinato doveva avere una motivazione chiara e valida. Ora, invece, si può proporre un contratto a termine senza alcuna giustificazione, rendendo più difficile ottenere un lavoro stabile.

Lavoro sicuro

Con l’attuale normativa, l’impresa committente può evitare di assumersi responsabilità per i danni legati ai rischi specifici delle aziende appaltatrici o subappaltatrici. Questo lascia i lavoratori spesso senza tutele sufficienti. Il quesito propone di eliminare questa norma così tutte le aziende coinvolte in un appalto saranno responsabili della sicurezza dei lavoratori, garantendo risarcimenti e protezione in caso di incidenti.

Autonomia differenziata

Questo referendum è stato promosso contro la legge sull’autonomia differenziata, approvata nel giugno 2024 e spesso chiamata Ddl Calderoli. La legge consente alle regioni a statuto ordinario di chiedere maggiori competenze in alcune materie, come la sanità, l’istruzione e le infrastrutture. I promotori del referendum sono contrari alla legge per via del rischio di creare disuguaglianze tra le regioni, con una maggiore concentrazione di risorse nelle regioni più ricche, svantaggiando quelle più povere. In particolare, si teme che l’autonomia differenziata possa approfondire il divario tra il Nord e il Sud del paese

Cittadinanza

Questo referendum propone di modificare le leggi relative all’acquisizione della cittadinanza italiana. La proposta principale è quella di ridurre il periodo di residenza legale continuativa necessario per richiedere la cittadinanza da 10 a 5 anni. La proposta mira a rendere più accessibile la cittadinanza a coloro che, pur vivendo in Italia da lungo tempo, non riescono ad ottenerla per via dei rigidi requisiti. In molti altri paesi europei, come Francia e Germania, il periodo di residenza richiesto per ottenere la cittadinanza è di 5 anni, mentre l’Italia rimane tra i più rigidi con i suoi 10 anni.

 

Per saperne di più: SPECIALE REFERENDUM 2025

 

FONTE: https://www.collettiva.it/speciali/referendum-2025/la-primavera-dei-referendum-parte-adesso-chi5cpnx

 

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