Provviste alimentari, Iodio, Cianuro? Come utilizzare al meglio i bunker in caso di guerra

Come informa Il Sole 24Ore in un servizio di Enrico Marro del 30 novembre scorso, dal titolo “Così Germania e Paesi scandinavi preparano la popolazione alla guerra” si moltiplicano messaggi e indicazioni di diversi governi del nord Europa su come prepararsi ad eventuali attacchi, presumibilmente catastrofici, forse nucleari, da quanto si capisce. Il sottotitolo recita infatti: “Berlino costruisce bunker, la Norvegia pensa alle pastiglie di iodio contro le radiazioni: per il Nord Europa l’ipotesi di un conflitto si avvicina”.

E l’articolo così prosegue:

“I più esposti sono probabilmente i finlandesi, che oltre a essere appena entrati nella Nato si ritrovano oltre 1300 chilometri di confine con la Russia. Mezzo milione di cittadini hanno scaricato una guida di sopravvivenza: si intitola «Prepararsi a incidenti e crisi» e prevede anche «crisi di lungo termine come conflitti militari».

In Finlandia c’è anche un sito internet, 72tuntia.fi, che fino dalla homepage chiede brutalmente al cittadini: riuscireste a sopravvivere 72 ore?

In caso di emergenza raccomanda di accumulare tre giorni di viveri (Svezia e Norvegia consigliano addirittura una settimana di scorte), di chiudersi in casa sbarrando porte e finestre, di aspettare istruzioni ma anche di difendersi contro cyberattacchi.

E si moltiplicano anche i corsi per prepararsi a “incidenti e crisi”, con l’elenco di scorte da accumulare nei rifugi e la preparazione psicologica.

La guida svedese: «Se arriva una guerra»

L’ex neutrale Svezia, a sua volta entrata nella Nato dopo l’aggressione russa all’Ucraina, ha preparato una brochure di 32 pagine intitolata «Se arriva una crisi o una guerra». Inizia spiegando che «conflitti armati sono arrivati nel nostro angolo di mondo» e che in caso di attacco «ogni cittadino deve fare la sua parte per difendere l’indipendenza svedese e la nostra democrazia».

La guida raccomanda di accumulare viveri per una settimana, in particolare acqua, e spiega quali sono i sistemi di allarme, dove si trovano i rifugi antiaerei e come difendersi dai cyberattacchi.

 

 

In Norvegia brochure distribuita a tutte le famiglie

Il dipartimento della Difesa civile norvegese invece ha già distribuito la sua guida a tutte le famiglie premettendo che «viviamo in un mondo sempre più turbolento» tormentato da climate change e, nei casi peggiori, «atti di guerra».

Il consiglio anche in questo caso è accumulare scorte alimentari non deperibili per almeno una settimana: crackers o fette biscottate, legumi in scatola, frutta secca, cioccolato, miele, biscotti, noci, barrette energetiche. Senza dimenticare i medicinali, comprese scorte di pastiglie di iodio in caso di attacco nucleare.

La Germania pensa ai bunker

E la Germania? Il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, l’ha detto chiaro e tondo: bisogna iniziare a preparare la popolazione a una guerra. Ma Berlino non si limita alle brochure. Ha appena varato un piano per costruire bunker, che comprende un’app per la geolocalizzazione del rifugio più vicino.

Dopo aver smantellato le strutture della Guerra Fredda, la Germania si è infatti accorta di avere solo seicento rifugi, in grado di accogliere appena 480mila cittadini su un totale di 84 milioni.

E quindi si prepara ad attrezzare stazioni della metropolitana, sotterranei di edifici pubblici, ma anche cantine o garage privati. Come del resto ha già fatto la Polonia.

Possibile attacco alla Nato entro il 2030

I Paesi scandinavi e la Germania esagerano? Non secondo molti esperti di intelligence occidentali, a partire dal capo dei servizi segreti tedeschi, Bruno Kahl. La guerra ibrida della Russia (l’ultimo episodio sospetto è la crisi dei cavi sottomarini nel Baltico) aumenta infatti il rischio di un’escalation dalle conseguenze imprevedibili.

Kahl ha confermato davanti al Comitato di controllo del Bundestag che la Russia potrebbe sferrare un attacco contro alcuni Paesi Nato entro la fine del decennio: Mosca è tentata dal cercare di dimostrare che l’Alleanza atlantica non farà scattare la clausola di difesa comune, l’articolo 5 del Trattato. Gelidi venti di guerra tornano così a sferzare il Vecchio Continente. E il Nord Europa inizia a prepararsi.”

 

Fin qui l’articolo del Sole 24Ore, che conferma quanto già correva per la rete nelle settimane passate. Di fronte a queste condivisibili attenzioni dei governi alle sorti delle proprie popolazioni sorgono tuttavia una serie di quesiti: intanto perché esse sono limitate ad alcune aree e non a tutti i paesi europei, dal momento che un eventuale conflitto della natura di quello che si ipotizza non produrrebbe effetti nefasti solo sui paesi limitrofi alla Russia; poi non appare del tutto evidente in che misura queste accortezze che vengono suggerite siano effettivamente utili e quanta parte delle rispettive popolazioni possano goderne. Il dato tedesco di una disponibilità di bunker per meno di 500.000 persone è indicativo: quanti bunker si possono costruire da ora al 2030 e quanta gente potrebbero ospitare in più? 100mila, 500mila, un milione ?

E tutti gli altri ? che fine fanno ? entro i primi tre giorni, la prima settimana o dopo un mese ?

Per una corretta informazione alle popolazioni, forse si potrebbe aggiungere che sarà inevitabile ricorrere ad un sorteggio, ad una specie di lotteria universale per estrarre i nomi di coloro che saranno ammessi ad accedere ai bunker o alle gallerie delle metropolitane o dei tunnel ferroviari, in modo che sia rispettato il principio di imparzialità e universalità dei diritti.

Altra possibilità è quella di inserire nei depliant che vengono distribuiti, oltre a quanto c’è già scritto su cibi e vettovaglie, o alle pastiglie di iodio contro le radiazioni, anche un supporto di pietas definitiva che, all’occorrenza, tutti quelli che restano esclusi dalle misure di salvataggio immediato o procrastinato nel breve tempo residuo, possano usufruire: una dose adeguata di cianuro o altra sostanza affine potrebbe fare al caso, in modo da tranquillizzare tutti.

Un’informazione completa, non parziale o propagandistica (o peggio terroristica), consentirebbe anche di fornire tutti gli strumenti alle popolazioni per decidere se accettare la collocazione di campo e lo schieramento inevitabile in guerra che si prefigura da qui al 2030. E anche di immaginare e preparare soluzioni alternative meno irreparabili: per esempio quella di un utilizzo mirato dei bunker per conservarvi per molti anni coloro che nelle loro sedi apicali operano inerzialmente per arrivare alla guerra. Naturalmente nel rispetto dei principi basilari del diritto umanitario che preveda anche un sano percorso di pentimento e di riabilitazione.

 

Red

 

 

Views: 113

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.