Elezioni europee: tutto cambia perchè nulla cambi?

Al netto di alcuni dati ancora mancanti (nel momento della stesura di questo articolo ndr), il risultato delle elezioni del parlamento europeo appare oramai definito. In apparenza sembra che lo sfondamento a destra non ci sia stato nella misura in cui lo si temeva. Almeno in teoria.

La maggioranza uscente formata dai liberali, partito popolare e dal gruppo dei socialisti e democratici, che ha sostenuto Ursula Von der Leyen, potrà di nuovo prendere il timone con una buona maggioranza, che potrebbe addirittura essere più solida se allargata al gruppo dei verdi che, per altro, ha già dato la disponibilità alla trattativa. Pericolo scampato, quindi? Per niente.

Al di là del numero dei numeri dei seggi dei vari gruppi, l’avanzata delle destre in molti paesi avrà una influenza sulla nomina dei nuovi commissari europei, spostando l’asse ancora di più sull’austerità e su un approccio regressivo delle politiche comunitarie. Sarà sicuramente ancora più difficile costruire una Europa sociale e dei diritti diffusi.

Anche questa volta le campagne elettorali si sono svolte più sui temi nazionali che non su quelli di stretta pertinenza europea, fatta eccezione, forse, per gli effetti della guerra o per alcuni provvedimenti europei che hanno toccato degli interessi particolari. Nonostante ciò, diminuisce ancora la partecipazione al voto in quasi tutti i Paesi Membri, con la sola eccezioni dei Paesi dove i giovani dai sedici anni di età hanno potuto votare per la prima volta (Belgio, per esempio).

In Italia si va sotto il 50%, cioè 4 milioni in meno di elettori votanti rispetto al 2019; maglia nera a molte aree del sud della Penisola e delle isole maggiori dove vota meno del 30% dei cittadini.  Questi territori che continuano a fornire emigrati, sono del tutto abbandonati e non partecipano più alla vita politica.  Quando si deciderà di intervenire veramente su questo tema? Tra l’altro i primi dati sui flussi elettorali, ci dicono che l’astensionismo è una questione di “classe”, più hai un reddito basso, più sei sfruttato, più non partecipi alle elezioni.

I leader dei due “paesi guida” dell’Unione Europea, Francia e Germania ottengono delle sconfitte clamorose. In Francia, questo ha già causato lo scioglimento del parlamento e l’indizione di nuove elezioni per fine giugno 2024. Che queste siano frutto della cattiva gestione degli effetti della crisi in Ucraina potrebbe avere fondamento.

L’aumento dei prezzi scaricato del tutto sui cittadini, aumento che e invece ha ingrassato i profitti delle imprese (soprattutto quelle energetiche) e gli esigui aumenti salariali che, dove ci sono stati, non hanno coperto del tutto nemmeno l’inflazione, hanno probabilmente generato diffuso malcontento che si è espresso in diverse maniere: in parte nell’astensione e in parte nelle destre che si sono date un profilo meno guerrafondaio, almeno in apparenza.

All’interno del gruppo socialista e democratico, nonostante la diminuzione di pochi seggi, sembrano reggere le forze che hanno avuto un profilo più di sinistra e contro l’austerità. Andrà pure approfondito il tema dell’effetto dell’informazione – non nuovo –  sui risultati elettorali. I continui e forti attacchi alle destre in Germania o al campo progressista italiano, i richiami alla Decima MAS in tutte le TV per giorni, ha orientato i flussi di voto?  E in che modo?

E ancora, cosa dobbiamo aspettarci adesso? Con un asse politico ancora più orientato a destra verso l’austerità, sarà nettamente più difficile migliorare la legislazione sui diritti civili e sociali. Sul tema migrazioni si farà ancora più strada l’orientamento per una gestione tutta securitaria, che lascerà una scia infinita di morti attorno alla fortezza Europa.

Sarà ancora più importante costruire azioni e iniziative di respiro europeo, in rete, tra associazionismo, sindacati, forze politiche. Noi proveremo a farlo sui temi illustrati nel Manifesto Filef per le elezioni europee, collaborando con quelle forze politiche ne hanno condiviso lo schema. La strada, purtroppo, è tutta in salita e solo un grande movimento di lotta a livello europeo potrà avere la meglio su un quadro a tinte fosche, molto tendente al nero.

 

 

 

 

 

 

 

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