n°15 – 15/4/23 – RASSEGNA DI NEWS NAZIONALI E INTERNAZIONALI. NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO

01 – Claudio Marotta*: L’estrema destra di governo ha una sola idea: mettere tutti in carcere (ndr. tranne i grandi evasori). La repressione del dissenso e un certo continuo richiamo alla disciplina non sono risposte all’altezza della complessità che stiamo vivendo.
02 – La Marca*: Costa Rica.
03 – Alessandra Gualtieri *: Pensioni, la spesa eccessiva blocca la riforma.
04 – Giulia Antonelli*:Quando la meritocrazia è una trappola. Se non si riesce a garantire condizioni di partenza uguali per tutti, non si può parlare di merito, ma solo di privilegio
In Italia la meritocrazia non esiste, non scherziamo.
05 – Gabriella De Rosa*: Il Sud continua a spopolarsi: i dati dell’Istat. Negli ultimi anni l’Italia ha perso un milione di persone. Uno spopolamento che si verifica soprattutto nelle regioni del Sud.
06 – Nel mondo*
07 – Europa. Le dimissioni volontarie dopo la pandemia.(*)
08 – (Altri) 10 misteri, curiosità e stramberie su Leonardo da Vinci . In occasione del 571° anniversario della nascita dell’artista, scienziato e inventore, una nuova miscellanea di aneddoti e primati.

 

 

01 – Claudio Marotta*: L’estrema destra di governo ha una sola idea: mettere tutti in carcere
COMMENTI. La repressione del dissenso e un certo continuo richiamo alla disciplina non sono risposte all’altezza della complessità che stiamo vivendo. L’estrema destra di governo ha una sola idea: mettere tutti in carcere

Occupi una casa? In galera. Coltivi cannabis sul terrazzo? In galera. Salvi una vita in mare? Ti sequestriamo la nave.
Lunga permanenza in carcere e multe salate. Rileggendo le ultime proposte di legge della destra sono queste le uniche medicine per curare il Paese. Il caso più recente – su cui è a lavoro la Presidente Meloni, coinvolgendo l’esecutivo e le forze di maggioranza – è il disegno di legge contro la nuova immaginaria emergenza che sta investendo l’Italia: gli “ecovandali”, quegli attivisti di una generazione che non teme a definirsi l’ ”Ultima” di fronte al disastro climatico che stiamo vivendo.

Ci sarebbe da ridere per l’atteggiamento di questa destra al governo, se non fossero da prendere in seria considerazione gli allarmi lanciati dagli ecoattivisti. Ci sarebbe da ridere, se non fosse da prendere sul serio il tempo perso da questa maggioranza in preda a una furia repressiva decisamente fuori misura.

Sanzioni pesanti per chi parla in inglese nella pubblica amministrazione. Carcere per chi difende il diritto alla casa. Lo stesso trattamento per chi partecipa a un rave. Detenzione per chi produce cannabis light. Lotta senza tregua contro i migranti in cerca di occupazione e futuro nel nostro Paese e vale lo stesso per chi li soccorre in mare.

Questa è la cifra di chi finora ha dimostrato di essere drammaticamente in affanno alla guida del Paese (basti pensare al Pnrr). Eppure non è sufficiente derubricare il tutto a un consapevole processo di “distrazione di massa” messo in atto per nascondere l’inadeguatezza dell’esecutivo. Piuttosto, alla facile ricerca del capro espiatorio si somma un atteggiamento di rifiuto, da parte di questa destra, davanti alla complessità dei fenomeni emergenti nella contemporaneità. Incapaci di trovare soluzioni, pensano di risolvere tutto con il carcere.

Perché ciascuno dei casi sopra menzionati, messi nel mirino in questa deriva manettara, ci indica questioni che andrebbero comprese ed affrontate. Vale per gli attivisti di Ultima Generazione che con coraggio hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica l’alternativa indifferibile ai combustibili fossili, in un Paese che dovrebbe strategicamente investire sulle rinnovabili. Vale per tutte e tutti coloro che si battono per ottenere il fondamentale diritto ad avere una casa, in un Paese che da decenni non vede politiche di investimento per l’edilizia popolare. Vale per chi produce o consuma cannabis di cui dobbiamo rivendicare l’utilizzo anche a scopo ludico, proprio come avviene nello stato di New York dove si prevede la creazione di migliaia di nuovi posti di lavoro nelle aziende del settore. Vale, non da ultimo, per le donne e gli uomini che migrano verso l’Europa, ostaggi di politiche evidentemente inadeguate per un Paese come il nostro che è già nel precipizio dello spopolamento.

Questo governo finora ha dimostrato di non sapere individuare soluzioni, ma di essere capace solo di annunciare nuove pene, proponendo sanzioni e detenzione come unico strumento per sbarazzarsi di chi, a loro giudizio, causa problemi. Senza contare la situazione disastrosa degli istituti penitenziari italiani, drammaticamente sovraffollati ed inadeguati come denunciato di nuovo dal Consiglio d’Europa appena due settimane fa.

Chi sceglie di battersi per un diritto negato, chi sceglie la strada della disobbedienza civile, mette in conto di affrontare la reazione delle autorità. La repressione del dissenso e un certo continuo richiamo alla disciplina non sono risposte all’altezza della complessità che stiamo vivendo. Qualcuno nel governo, per favore, pensi almeno a questo prima di scrivere una nuova proposta di legge.
* (consigliere regionale Alleanza Verdi Sinistra Lazio)

 

02 – La Marca*: Costa Rica,
Cari amici italiani in Costa Rica e in tutto il Centro America, vi aspetto la prossima settimana a San José!
Queridos amigos italianos en Costa Rica y todo Centro America, ¡os espero la semana que viene en San José!
*( Sen. Francesca La Marca – Ripartizione Nord e Centro America/Electoral College – North and Central America)

 

03 – Alessandra Gualtieri *: Pensioni, la spesa eccessiva blocca la riforma.

Riforma Pensioni affossata da una spesa previdenziale che incide pesantemente sul PIL: i numeri del DEF e le previsioni per i prossimi mesi.
Cinquanta miliardi in cinque anni: di tanto è aumentata la spesa pensionistica in Italia, in base ai numeri del DEF (Documento di Economia e Finanza): dai 268,5 miliardi del 2018 (numeri da pre-Quota 100) si è arrivati a 317,9 miliardi stimati per il 2023, frutto anche della rivalutazione acquisita per le prestazioni decorrenti dal 1° gennaio, su cui si applica un pesante indice di perequazione dovuto alla galoppante inflazione di questi ultimi due anni.

L’incidenza della spesa previdenziale sul PIL è passata dal 15,2% del 2018 al 16,2% stimato per il 2024. E non andrà molto meglio nei prossimi anni: nel DEF si stima una spesa pensionistica di 350,9 miliardi per il 2025 e di 361,8 miliardi per il 2026. Una crescita per il prossimo biennio del 7,1%.

In definitiva, quello previdenziale è un impegno così gravoso per il Governo da imporre un ennesimo slittamento alla riforma delle pensioni. Di fatto, nel Documento di Economia e Finanza non figurano impegni programmatici in questo senso.

La Quota 41 per tutti era già stata messa da parte da tempo (irrealisticamente troppo costosa, a prescindere dai margini stretti di finanza pubblica) e sull’Opzione Donna da rendere strutturale era già chiaro dalle scelte in Manovra 2023 quali fosse l’intenzione di governo. La Quota 103, residuale e non particolarmente appetibile, resta l’unica carta da ri-giocare.

Come ogni anno si ripete un film già visto, ogni anno aggravato da una nuova crisi che rende i numeri più risicati e gli spazi di manovra (è il caso di dirlo) ancor più stretti.

Fin quando non si separerà la spesa previdenziale da quella assistenziale, sembra difficile poter trasformare un programma politico o una buona intenzione di governo in una revisione di sistema realmente sostenibile.

RIFORMA PENSIONI 2024
Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, ipotizza di riavviare comunque i motori del cantiere pensionistico in tempo per la bozza della prossima Legge di Bilancio, ossia dal prossimo settembre.

Il governo dovrebbe dedicare un decreto collegato alla manovra per definire le novità sulla flessibilità in uscita per il prossimo anno, dopo che anche Quota 103 sarà andata in soffitta il prossimo 31 dicembre. Ne dà notizia sempre il DEF, che elenca 21 collegati alla decisione di bilancio, tra cui colloca anche un provvedimento dedicato a “interventi in materia di disciplina pensionistica”.
Le indicazioni fornite dal nuovo Osservatorio di recente istituzione sulla spesa previdenziale indicheranno la via da seguire.
*( A. Gualtieri. Responsabile editoriale del portale PMI.it – ICT e Business per le piccole e medie imprese)

 

04 – Giulia Antonelli*:QUANDO LA MERITOCRAZIA È UNA TRAPPOLA. SE NON SI RIESCE A GARANTIRE CONDIZIONI DI PARTENZA UGUALI PER TUTTI, NON SI PUÒ PARLARE DI MERITO, MA SOLO DI PRIVILEGIO. IN ITALIA LA MERITOCRAZIA NON ESISTE, NON SCHERZIAMO.
TANTO NEL SETTORE PUBBLICO QUANTO NEL PRIVATO, SIAMO LA FEDELE TRASPOSIZIONE DI QUANTO SCRITTO DAL FRANCESE ALAIN DENEAULT NEL SUO LIBRO.

“La mediocrazia”. La sua tesi è molto semplice: in qualunque campo regnano i mediocri, perché, a differenza di chi ha qualitá, non danno fastidio e non suscitano invidia a nessuno. Già, però esercitano il loro potere senza averne le competenze e, quindi, combinano disastri. Basta guardarsi intorno, dalla politica all’imprenditoria, per ricavarne un quadro desolante.

Non fa eccezione la scuola, della quale spesso ci occupiamo proprio perché in stato comatoso. Viste le premesse, quando il governo Meloni ha aggiunto il termine “merito” al ministero guidato da Giuseppe Valditara, ha segnato un gol a porta vuota: come si fa a non auspicare l’avvento della meritocrazia, in siffatto Paese?
Già, ma il cambiamento non si ottiene per decreto. Anzi, paradossalmente, introdurre il concetto di meritocrazia nella scuola in questo modo, calato dall’alto, è il modo migliore per giustificare le DISUGUAGLIANZE ESISTENTI.

Magari si fossero messi in campo strumenti per tutelare i meritevoli che vengono da fasce sociali meno agiate! Un conto è compiere azioni concrete come borse di studio, tetti massimi per gli affitti e potenziamenti del trasporto pubblico. Limitandosi a enunciare il criterio del merito, al contrario, si mette un bollino valoriale su chi già oggi viaggia in discesa per le condizioni sociali, economiche e culturali di partenza. E tanti saluti a chi non ce la fa.

Altro che meritocrazia, questo è classismo bello e buono! Don Milani si rivolterà nella tomba, indignato come tutti coloro che pensano che invece la scuola dovrebbe occuparsi in primo luogo di chi ha più difficoltà
*(Fonte: News Mondo. Giulia Antonelli Incalzi, psicologo)

05 – Gabriella De Rosa*: IL SUD CONTINUA A SPOPOLARSI: I DATI DELL’ISTAT. NEGLI ULTIMI ANNI L’ITALIA HA PERSO UN MILIONE DI PERSONE. UNO SPOPOLAMENTO CHE SI VERIFICA SOPRATTUTTO NELLE REGIONI DEL SUD.SECONDO QUANTO RIPORTA IL SOLE 24ORE, L’ITALIA HA PERSO UN MILIONE DI PERSONE IN SOLI CINQUE ANNI. GLI ABITANTI DEL NOSTRO PAESE SCENDONO COSÌ SOTTO I 59 MILIONI.

A spopolarsi maggiormente sono le regioni del Sud. Una disparità lampante con il Nord dove invece in media si vive uno-due anni in più. Nell’ultimo anno, complessivamente ci sono -6,3% di abitanti.
Il Sud ha perso 629mila abitanti rispetto al 2018, le regioni del Mezzogiorno riportano evidenti disparità, ancora troppo presenti, con le regioni del Nord. Anche riguardo all’aspettativa di vita, le condizioni sono diverse: al Nord si vive in media uno-due anni in più rispetto che al Sud. In generale l’aspettativa di vita è salita di due mesi nel 2022, 80,5 per gli uomini e 84,8 per le donne.
Nelle regioni del centro nord le donne vivono oltre gli 85 anni (Trento, Lazio, Emilia, Friuli, Toscana, Lombardia, Umbria, Marche e Veneto). Mentre in Campania, Sicilia e Calabria superano a mala pena gli 83 anni. Gli uomini invece arrivano in media a 79 anni in Calabria, Campania, Molise e Sicilia mentre superano gli 81 in Lombardia, Marche, Emilia, Umbria, Veneto, Toscana e Trento.
BASSA NATALITÀ: RECORD NEGATIVO DA CINQUE ANNI
L’Istat ha confermato il record negativo del 2022 delle nascite. Per la prima volta dall’unità d’Italia le nascite sono sotto la soglia dei 400mila con soli 393mila nuovi nati. La mortalità resta elevata con 713mila decessi sono 320mila più delle nascite. Questo significa che ogni 1000 abitati ci sono 7 neonati e 12 morti. Rispetto a 5 anni fa, ultimo anno in cui si è registrato un aumento delle nascite, il calo è di 184mila neonati. Il numero medio di figli per donna si è ridotto a 1,24.
Il rapporto dell’Istat mostra che soltanto in parte è una scelta delle coppie mentre la colpa maggiore risiede nell’invecchiamento della popolazione femminile che spesso finiscono per rinunciare alla maternità. La regione con la fecondità più alta è il Trentino-Alto Adige seguita da Sicilia e Campagna mentre il valore più basso è registrato in Sardegna, unica regione con una fecondità al di sotto dell’unità.
INFINE, SECONDO IL RAPPORTO, L’ETÀ MEDIA DELLA POPOLAZIONE ITALIANA È DI 46 ANNI CON GLI OVER 65 CHE SONO IL 24% DELLA POPOLAZIONE.
*(Gabriella De Rosa, Aspirante giornalista. Sono una linguista specializzata nella comunicazione giuridica e politica.

 

06 – NEL MONDO*

Birmania
L’11 aprile decine di persone sono morte in un raid condotto dall’aviazione birmana nel villaggio di Pazi Gyi, nella regione settentrionale di Sagaing. Secondo fonti locali, il bilancio è di almeno ottanta vittime, tra cui molti bambini. Un portavoce della giunta militare al potere, Zaw Min Tun, ha confermato il raid a Pazi Gyi, affermando che “era in corso l’inaugurazione di un centro di reclutamento di una milizia locale”.

Turchia
Il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha lanciato l’11 aprile ad Ankara la sua campagna elettorale per le elezioni presidenziali e legislative del 14 maggio. La popolarità di Erdoğan, al potere dal 2003, è in calo a causa di un’inflazione superiore al 50 per cento e delle conseguenze del terremoto devastante del 6 febbraio. Sarà sfidato da Kemal Kılıçdaroğlu, candidato di un’alleanza formata da sei partiti d’opposizione.

Tunisia
L’11 aprile la polizia ha usato i gas lacrimogeni per disperdere un centinaio di richiedenti asilo e migranti provenienti dall’Africa subsahariana che erano accampati da settimane davanti alla sede dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur) a Tunisi. La maggior parte dei richiedenti asilo e dei migranti chiede di essere rimpatriata o di trasferirsi in paesi terzi.

Etiopia
Scontri tra manifestanti e forze di sicurezza sono stati segnalati l’11 aprile in varie località della regione Amhara, nel nord del paese. Gli abitanti protestano da giorni contro un progetto del governo centrale di sciogliere una forza paramilitare regionale. Il 9 aprile erano rimasti uccisi due impiegati di un’organizzazione umanitaria.

Cuba
La banca centrale ha autorizzato nuovamente l’11 aprile i depositi in contanti in dollari statunitensi, sospesi dal giugno 2021 in risposta all’embargo di Washington. La decisione è stata presa per favorire l’economia e in particolare il settore turistico, che si stanno risollevando dopo le difficoltà legate alla pandemia di covid-19.

Economia
L’11 aprile il Fondo monetario internazionale (Fmi) ha abbassato leggermente al 2,8 per cento le previsioni di crescita economica mondiale per il 2023, precisando che le principali regioni economiche dovrebbero riuscire a evitare una recessione. Nell’eurozona è prevista una crescita dello 0,8 per cento, con solo la Germania in recessione (meno 0,1 per cento).
*(Fonte: Internazionale)

 

07 – EUROPA. LE DIMISSIONI VOLONTARIE DOPO LA PANDEMIA.(*)
Si parla molto di “grandi dimissioni” in riferimento a questi fenomeni che dal 2021 hanno caratterizzato il mercato del lavoro statunitense e in parte anche quello europeo. Anche in Italia si verificano dinamiche simili, ma il loro peso va ridimensionato.

In vari paesi Ue, dal 2021 sono aumentate le dimissioni volontarie.
In Italia nel 90% dei casi la ragione è attribuibile al mercato del lavoro stesso.
Quasi 2 milioni di dimissioni in Italia nel 2021. Nel 2022 hanno costituito il 19,5% di tutte le cessazioni.

Non è chiaro ancora se il fenomeno sia isolato o da reinterpretare nel lungo periodo.
Negli ultimi due anni si è spesso sentito parlare di “grandi dimissioni“, un fenomeno che si è presentato in modo evidente negli Stati Uniti – la cosiddetta great resignation – poco dopo lo scoppio della pandemia e che secondo alcuni starebbe avendo luogo anche in Europa. Si tratterebbe di un’ondata di dimissioni volontarie, presumibilmente a causa di squilibri interni al mondo del lavoro stesso, tra la domanda e l’offerta.

In Italia, come in molti altri paesi Ue, il numero di persone che hanno deciso di lasciare il proprio impiego è aumentato tra 2021 e 2022. Tuttavia i dati non bastano a sostenere che qualcosa sia cambiato, e che la pandemia abbia giocato un ruolo dirimente. L’aumento delle dimissioni può essere interpretato come un segno di relativa dinamicità del mondo del lavoro, come il sintomo di una graduale ripresa iniziata anni fa dopo la crisi del 2011.

Le dimissioni dei lavoratori europei dal 2021
Secondo Eurostat, mediamente in Europa l’11% delle persone al di fuori del mondo del lavoro hanno recentemente lasciato il proprio impiego, nel terzo trimestre del 2022. Un dato che ha registrato un lieve aumento, pari a 0,5 punti percentuali, rispetto all’anno precedente. In Spagna la quota supera il 20%, in Italia si attesta poco al di sotto del 10%. Mentre in Bulgaria, Slovacchia e Romania non arriva al 5%.

In molti paesi Ue, come abbiamo avuto modo di approfondire nel corso di una collaborazione con lo European data journalism network (Edjnet), guidata dalla redazione francese Alternatives économiques, si è visto un aumento nel numero delle dimissioni. In Francia per esempio si è passati da 354mila dimissioni a inizio 2021 a ben 523mila a inizio 2022 e anche in Spagna si è verificato un fenomeno analogo. Anche se non tutti gli stati membri hanno registrato andamenti simili: in Germania e Belgio per esempio non si è parlato di una vera e propria ondata di dimissioni.

In ogni caso non è diminuito il tasso di occupazione: anzi, sempre secondo Eurostat è aumentato subito dopo lo scoppio della pandemia. Sono infatti in lieve calo le persone che transitano dalla disoccupazione all’occupazione, ma anche, viceversa, quelle che passano dall’occupazione alla disoccupazione. Risulta marcato invece l’incremento nel numero di lavoratori che cambiano impiego.

Ma quali sono i motivi che spingono le persone a lasciare il proprio posto di lavoro? Secondo i sondaggi Eurostat, tra le principali ragioni figurano quelle familiari, il pensionamento o semplicemente la fine del contratto in corso. Rilevante anche il riferimento alle condizioni del mondo del lavoro stesso. In questo caso, il dato record è quello italiano.

In Italia il 90% delle persone lascia il proprio impiego a causa del mercato del lavoro
La quota di intervistati che ha risposto di aver lasciato il proprio impiego per ragioni legate al mondo del lavoro, nei paesi Ue (2022)

DA SAPERE
I dati sono riferiti al terzo trimestre del 2022 e provengono dal sondaggio “rilevazioni sulla forza lavoro” di Eurostat. Quelli di Croazia, Lituania, Estonia e Slovenia sono poco affidabili, mentre mancano quelli di Malta, Lussemburgo e Slovacchia.

L’Italia è il paese Ue con la quota più elevata di persone che dichiarano di aver lasciato il proprio impiego per ragioni legate al mondo del lavoro (90%). Seguono Ungheria, Grecia e Spagna con cifre superiori all’80%. Mentre il dato più basso si registra nei Paesi Bassi (27%).
LE GRANDI DIMISSIONI IN ITALIA
Grazie ai dati forniti dal ministero del lavoro possiamo ricostruire la situazione del mondo del lavoro italiano, a ridosso dello scoppio della pandemia. Le persone che hanno deciso di lasciare il proprio impiego nel 2021 hanno sfiorato i 2 milioni.

1,9 MILIONI LE PERSONE CHE SI SONO DIMESSE IN ITALIA NEL 2021.

Ovvero il 18,2% di tutte le cessazioni dei contratti di lavoro (10,6 milioni). Ma nel 2022 la quota è cresciuta, raggiungendo il 19,5%. Se a ridosso della pandemia è aumentato il numero di persone che hanno deciso, per una serie di ragioni, di lasciare il proprio impiego, il numero di licenziamenti non ha subito un simile cambiamento.

Dal 2021 aumentano le dimissioni volontarie
Le dimissioni volontarie e i licenziamenti in Italia tra 2018 e 2021

DA SAPERE
Per dimissioni si intende: dimissioni giusta causa; dimissioni; dimissioni durante il periodo di prova; dimissioni per giusta causa o giustificato motivo durante il periodo di formazione; recesso con preavviso al termine del periodo formativo. Per licenziamento invece si intende: licenziamento per giustificato motivo oggettivo; licenziamento per giustificato motivo soggettivo; licenziamento collettivo; licenziamento giusta causa; licenziamento per giusta causa durante il periodo di formazione; licenziamento per giustificato motivo durante il periodo di formazione.

Nel 2021 il numero di dimissioni ha visto un aumento marcato rispetto ai livelli del 2020, in particolare in corrispondenza del secondo e terzo trimestre. Mentre durante il secondo trimestre del 2020 si è verificato un calo molto forte, dovuto allo scoppio dell’emergenza sanitaria. Per quanto riguarda invece i licenziamenti, questi si sono mantenuti sostanzialmente stabili e anzi sono lievemente calati nel 2020, 2021 e 2022 rispetto ai due anni precedenti.

Tuttavia i momenti in cui le dimissioni hanno costituito la quota maggiore rispetto al totale delle cessazioni dei rapporti di lavoro (che comprendono anche i pensionamenti, i licenziamenti e le terminazioni causate dalla cessazione dell’attività lavorativa stessa) sono stati il primo semestre del 2021, quando la quota ha raggiunto il 22%, e il primo semestre 2022 (23%).

È importante notare che non è disponibile una serie storica con una metodologia unica. Per questo motivo è difficile il confronto nel lungo periodo. Risulta quindi complesso dire se si tratta di una dinamica isolata o di particolare rilevanza oppure se è un segno di una graduale ripresa del mondo del lavoro dalla crisi del 2011. Come rileva un recente studio, da un lato le dimissioni sono state semplicemente rimandate, da molti lavoratori, dal periodo più duro di lockdown al 2021. Dall’altro, in molti casi le transizioni sono da un impiego all’altro, piuttosto che semplici abbandoni del proprio posto di lavoro. Pertanto il fenomeno risulta a oggi di non chiara interpretazione.
*(FONTE: elaborazione openpolis su dati ministero del lavoro,)

 

08 – (ALTRI) 10 MISTERI, CURIOSITÀ E STRAMBERIE SU LEONARDO DA VINCI
IN OCCASIONE DEL 571° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA DELL’ARTISTA, SCIENZIATO E INVENTORE, UNA NUOVA MISCELLANEA DI ANEDDOTI E PRIMATI

Il 15 aprile 1452, da una relazione illegittima tra il notaio ventiseienne Ser Piero e Caterina di Meo Lippi, nasceva Leonardo da Vinci, che sarebbe passato alla storia come una delle persone più illuminate di sempre.
Genio poliedrico, pittore, scultore, inventore, suonatore di lira e tanto altro. Il suo nome era Leonardo: su di lui si è studiato, detto e scritto tanto, tantissimo; eppure – tanta è la profondità del suo genio – ancora oggi, a 571 anni dalla nascita, si continuano a scoprire fatti inediti, novità, rivelazioni, intuizioni. Per celebrare (ancora) la memoria di Leonardo da Vinci abbiamo provato a mettere insieme uno zibaldone con le ultime e più croccanti scoperte.

IL TUORLO D’UOVO NEI DIPINTI
Uno studio appena pubblicato su Nature Comminications da un’équipe di scienziati dell’Institute of Mechanical Process Engineering and Mechanics al Karlsruhe Institute of Technology, in Germania (e altri istituti di ricerca) ha scoperto un ingrediente inedito nelle tele a olio di Leonardo (e di Botticelli, e di Rembrandt, e di altri maestri del Rinascimento e del Barocco): il tuorlo d’uovo, usato per rendere più stabili i pigmenti. “Le fonti sono scarse, e finora non erano stati condotti studi scientifici su questo argomento – ha commentato Ophélie Ranquet, una degli autori della ricerca – ma i nostri risultati dimostrano che anche con piccole quantità di tuorlo le proprietà della pittura cambiavano in modo duraturo e questi artisti lo sapevano e se ne avvantaggiavano. L’aggiunta di tuorlo d’uovo può regolare le proprietà delle vernici, in particolare grazie agli antiossidanti, che ritardano il processo di ossidazione dei pigmenti e li rendono più facili da applicare”.

LA SCOPERTA DELLA GRAVITÀ
Ebbene sì: pare che Leonardo da Vinci abbia addirittura anticipato Isaac Newton nella scoperta della gravità. O, almeno, nella sua intuizione. La notizia è recentissima: un gruppo di scienziati del California Institute of Technology ha appena mostrato che Leonardo comprese, in tempi non sospetti, l’esistenza della gravità e che addirittura condusse diversi esperimenti per descriverne la natura, andandoci parecchio vicino. Per scoprirlo, come raccontano in un articolo pubblicato sulla rivista Leonardo (sic!), gli esperti hanno esaminato una versione online del cosiddetto Codice Arundel, una raccolta di centinaia di manoscritti leonardeschi composti tra il 1478 e il 1501, e si sono incuriositi incappando in un “triangolo misterioso” nella parte superiore di pagina 143: nel disegno è visibile una sorta di “brocca” dal cui beccuccio cadono una serie di sferette che formano l’ipotenusa del triangolo stesso. Osservando il disegno, gli autori del lavoro si sono resi conto che Leonardo aveva compreso che la gravità agiva “attirando” verso il basso un oggetto in caduta, e che fosse una forza costante che ha come risultato un’accelerazione costante, ossia un aumento costante della velocità. Non solo: in questo modo era riuscito addirittura a stimare il valore della costante gravitazionale G con una precisione del 10% rispetto a quello che conosciamo oggi.

IL MANOSCRITTO PIÙ CARO DEL MONDO
Tra tutti i record e primati ascrivibili a Leonardo da Vinci c’è anche quello di essere l’autore del manoscritto più caro al mondo. Il 12 dicembre 1980 l’imprenditore statunitense Armand Hammer si aggiudicò, in un’asta da Christie’s, il Codex Leicester per la spaventosa cifra di 5.126.000 dollari, il che lo fece entrare nel Guinness dei primati come il manoscritto più pagato al mondo. Leonardo ha battuto perfino nostro Signore: fino ad allora, il record apparteneva infatti a una copia della Bibbia di Gutenberg, pagata 2 milioni di dollari nel 1978. E oggi il primato è ancora valido, e ancora più impressionante: nel 1994, alla morte di Hammer, il Codex è stato comprato da Bill Gates per oltre trenta milioni di dollari.

IL PARADOSSO DELLE BOLLE D’ARIA
Mezzo millennio fa, Leonardo da Vinci si chiese perché le bolle d’aria in acqua risalissero a zig-zag. E non riuscì a trovare una risposta convincente. Probabilmente perché si trattava di un problema piuttosto difficile, tanto che ci è voluto tutto questo tempo per venirne a capo. A riuscirci sono stati, di recente, Miguel Herrada e Jens Eggers, scienziati, rispettivamente, delle università di Siviglia e di Bristol: come raccontano sulle pagine della rivista Pnas, i due scienziati hanno simulato la complessa interazione tra le bolle d’aria e il mezzo acquoso in cui sono immerse usando le equazioni di Navier-Stokes, un modello che descrive il moto dei fluidi viscosi, e arrivando così alla conclusione che esiste un raggio critico per la dimensione delle bolle oltre il quale il loro moto di risalita non è più rettilineo. In particolare, oltre gli 0,926 millimetri di diametro della bolla d’aria si configurano traiettorie a zig-zag. Le bolle che superano il raggio critico, inoltre, diventano più instabili: la loro curvatura si modifica, e la parte della bolla che aumenta la sua curvatura si inclina verso l’alto influenzando la velocità del moto di risalita e provocando un’oscillazione nella traiettoria della bolla. L’aumento della velocità e la diminuzione della pressione del fluido intorno alla superficie della bolla con la più ampia curvatura riportano la bolla alla sua posizione originaria e il ciclo ricomincia.

LA BUFALA DELLA SINDONE
Un classico: qualcuno attribuisce a Leonardo la fabbricazione della Sindone di Torino per mezzo, nientemeno, che di un dispositivo fotografico. Le fonti storiche e i dati scientifici ci dicono che la Sindone, una delle tante false reliquie di quel tipo, è stata realizzata intorno al XIV secolo: secondo una teoria, Leonardo ne avrebbe realizzata un’altra, nel ‘500, per sostituire l’originale rovinato, usando per l’appunto un dispositivo fotografico di sua invenzione. Per quanto, effettivamente, Leonardo disegnò molti schemi di camera oscura (che era però un fenomeno già noto), sappiamo per certo che la fotografia propriamente detta non arrivò che nell’800: non c’è nessuna prova che Leonardo abbia costruito una fotocamera per realizzare una gigantografia su lino e gabbare l’intero mondo.

UN’INVENZIONE VERA: IL CARRO ARMATO
Oltre a macchine volanti, mute da immersione e paracaduti, Leonardo da Vinci pensò bene di progettare anche macchine da guerra. E in particolare uno spaventevole carro armato meccanico dotato di cannoni su tutti i lati, capace di muoversi e sparare in ogni direzione. Otto uomini all’interno avrebbero manovrato il carro, muovendolo a forza di braccia (a Leonardo venne in mente anche di usare dei cavalli, ma scartò l’idea temendo che impazzissero); tuttavia, il progetto originale ha un difetto – di cui stranamente Leonardo non si avvide – per cui le ruote si sarebbero mosse in direzioni opposte, per cui il carro armato, se fosse stato realizzato così, non sarebbe mai riuscito a muoversi.

…E UNA (PROBABILMENTE) FALSA: LA BICICLETTA
Tra le tante invenzioni attribuite a Leonardo, una è particolarmente famosa – la bicicletta. Soprattutto a causa di un disegno che la rappresenta in modo incredibilmente simile a quella moderna, con tanto di pedali, manubrio e sellino. Tuttavia, il disegno – che peraltro non era neanche attribuito a Leonardo da Vinci in persona, ma a un suo allievo, Gian Giacomo Capriotti, che l’avrebbe ricopiata da un disegno del maestro oggi perduto – è probabilmente un falso: nella descrizione originale del foglio del Codice Atlantico si trovano infatti solo due disegni geometrici di due cerchi, e il resto del disegno sembra aggiunto a matita di grafite, che non era conosciuta all’epoca di Leonardo.

IL PROBLEMA ALLA MANO
Guai fisici per Leonardo: un team italiano, tre anni fa, studiando il lavoro dell’artista, ha individuato una particolare caratteristica fino a quel momento piuttosto trascurata. Gli scienziati, in particolare, hanno approfondito le cause di una emiparesi e di una lesione alla mano destra, documentata da varie fonti storiche, che negli ultimi anni della sua vita avrebbero impedito a Leonardo da Vinci di dipingere. Lo studio, pubblicato sul Journal of the Royal Society of Medicine, spiega che probabilmente il danno era dovuto a un trauma a un nervo e non ai postumi di un ictus, come precedentemente ipotizzato. Se infatti si fosse trattato di un ictus, spiegano gli autori del lavoro, condotto esaminando un ritratto di Leonardo realizzato nel XVI secolo da Giovan Ambrogio Figino, la mano avrebbe dovuto apparire contratta, assumendo la spasticità muscolare tipica; in questo caso, invece, il disegno raffigura una “mano a taglio” con le dita tese rispetto alla loro posizione naturale, una disposizione tipica della cosiddetta paralisi ulnare, dovuta a una compressione nervosa e che determina difficoltà nel muovere le dita e scarsa sensibilità.

IL MISTERO DEL SALVATOR MUNDI
Fino a un paio di anni fa, uno dei tanti misteri leonardeschi riguardava il suo dipinto Salvator Mundi, che ritrae il Cristo che tiene in mano una sfera di vetro (si tratta tra l’altro del dipinto più costoso al mondo, acquistato da Christie’s per 450 milioni di dollari). La domanda era la seguente: perché la sfera disegnata da Leonardo non riflette e non rifrange la luce? A risolvere l’enigma è stato un gruppo di ricercatori della University of California, Irvine, che in uno studio hanno dettagliato come e perché la sfera tenuta in mano da Cristo sia non piena, ma cava – spiegazione che giustifica perfettamente il suo aspetto: “Usando un software di computer grafica – spiegano gli autori del lavoro – abbiamo ricreato virtualmente l’oggetto disegnato da Leonardo da Vinci, scoprendo che si tratta di una sfera cava dal raggio di 6,8 centimetri, spessore di 1,3 millimetri e distante 25 centimetri dal corpo del Salvator Mundi. Il punto di vista dell’artista, inoltre, era a circa 90 centimetri di distanza dal soggetto. Se teniamo conto di materiali, fonti di luce e conoscenze scientifiche disponibili a Leonardo intorno al 1500 è effettivamente possibile che la sfera fosse fatta esattamente in questo modo”.

L’ADHD
Un lavoro pubblicato nel 2019 sulla rivista Brain ha esaminato il modo in cui Leonardo disegnava e avviava nuovi progetti, arrivando alla conclusione che è possibile che l’artista fosse affetto da adhd, il disturbo da deficit di attenzione/iperattività, all’epoca ovviamente sconosciuto. L’ipotesi sarebbe sostenuta da alcune attitudini e comportamenti di Leonardo, tra cui la difficoltà a concludere le sue opere. L’analisi è stata realizzata dall’italiano Marco Catani, ricercatore dell’Istituto di psichiatria, psicologia e neuroscienze del King’s College London: “Sebbene sia impossibile effettuare una diagnosi post-mortem per una persona scomparsa 500 anni fa – ha spiegato l’esperto – sono sicuro che l’adhd è l’ipotesi maggiormente convincente e plausibile dal punto di vista scientifico. Le testimonianze storiche mostrano che Leonardo trascorreva troppo tempo a pianificare nuovi progeti ma mancava di perseveranza. L’adhd potrebbe spiegare questi aspetti del suo temperamento e il suo particolare genio mutevole. Spero che questo caso dia finalmente prova che l’adhd non è collegato a un basso quoziente intellettivo o a una minore creatività, quanto piuttosto alla difficoltà di sfruttare al meglio il proprio talento naturale. Spero che l’eredità di Leonardo possa aiutarci a cambiare e eliminare questo stigma intorno all’adhd”
^(Fonte: Wired. Sandro Iannaccone, Giornalista scientifico )

 

 

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