Lula e la fame di bellezza: una riflessione di Frei Betto

La riflessione che segue è tratta dal sito di Leonardo Boff, che la introduce con queste parole: «Pubblichiamo questo testo di Frei Betto, grande osservatore della nostra storia, dei suoi protagonisti e antieroi come il falso mito Jair Bolsonaro. Vale la pena celebrare la vittoria contro il nazifascismo che potrebbe, se vittoriosa, condurre il Paese a un’inimmaginabile tragedia ecologico-sociale».

Di seguito il testo di Frei Betto, frate domenicano, teologo e scrittore (autore, fra le altre opere, di “Por uma educação crítica e participativa”, ed. Rocco).

 

Acabolsonar! Il popolo brasiliano ha scelto Lula per governare il Brasile per la terza volta. L’Innominabile potrà squittire, offendere, ma sarà sfrattato dal Palazzo Planalto la mattina del 1° gennaio 2023. Tornerà a essere un comune cittadino, senza immunità, salvo rispondere, davanti alla Giustizia, delle numerose, gravi e gravi accuse che gli pesano.

Ma il successo di Lula non è ancora una vittoria. Sa che dovrà affrontare notevoli difficoltà nella sua performance presidenziale. Dovrà fare i conti con un Congresso Nazionale egemonicamente conservatore. E con governatori apertamente bolsonaristi al timone di Stati che svolgono un ruolo di primo piano nella politica e nell’economia del Brasile, come São Paulo, Minas Gerais e Rio de Janeiro.

La sfida più travagliata sarà quella di affrontare la cultura bolsonarista impregnata in milioni di cittadini che hanno incensato il “mito” e, ora, assistono alla sua caduta e sono amareggiati dalla vittoria di Lula. Queste persone non sono organizzate, ma sono autoritarie, aggressive, violente. Il loro scopo è sabotare le istituzioni democratiche, diffondere  notizie false  e la filosofia del negazionismo, rafforzare i pregiudizi (verso donne, neri, indigeni e gay) e “anarchizzare” la cultura.

Afflitte da pareidolia (processo psichico consistente nella elaborazione fantastica di percezioni reali incomplete, ndt), queste persone vedono il comunismo nel rosso delle vesti cardinalizie (l’accusa è stata rivolta a dom Odilo Pedro Scherer, cardinale arcivescovo di São Paulo, ndt). Il bolsonarismo non è un sistema filosofico, è una setta religiosa attorno a un capo della milizia. Non cerca giustizia, agisce per vendetta. Non ha una proposta, solleva protesta. Non confida nella forza della legge, ma nella legge della forza. Non ha avversari, ma nemici. Apprezza la polizia più della politica. Non rispetta i diritti umani e predica la violenza. Non dialoga, spara. Non crede in Dio, usa invano il suo Santo Nome. Considera la democrazia un ostacolo; la cultura, un brodo marxista; la diversità un’aberrazione; la critica, un’offesa.

Per governare il Brasile, Lula dovrà dimostrare una flessibilità eccezionale. Il PT tende a riempire il vuoto lasciato dal PSDB. Dovrà soddisfare le esigenze dei poveri e dei ricchi. Ma, come avverte il Vangelo, «Nessuno è in grado di accontentare due padroni…» ( Mt  6,24).

Lula è pienamente consapevole di ciò che avrebbe dovuto e avrebbe potuto fare nei suoi primi due mandati e non l’ha fatto. Resta da vedere se avrà le condizioni politiche per realizzare i suoi scopi: riforme strutturali, politiche sociali solide, lotta alla fame e alla disoccupazione, un aumento significativo della qualità della salute e dell’istruzione; conservazione dell’ambiente.

Il modo per rafforzare il governo Lula non è propriamente negli accordi dietro le quinte, nelle alleanze di partito, nei patti federativi. Questa strada è già stata percorsa ed è sfociata in scandali e sconvolgimenti. Non ci si può fidare di un gioco in cui il partner non si comporta bene. Il rammendo fatto sopra favorisce sempre chi disprezza quello che sta sotto.

Il cammino da intraprendere è quello della coscientizzazione, organizzazione e mobilitazione popolare. Senza persone per strada e nelle reti, il governo Lula correrà anche un rischio di impeachment. Per consolidarsi, dovrà soddisfare la fame di pane e, anche, la fame di bellezza – attraverso l’educazione politica del popolo. È necessario promuovere un’immensa task force al modo di Paulo Freire.

*Frei Betto. Foto Flickr

 

FONTE: https://www.adista.it/articolo/68961

 

 

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