Elezioni Politiche 2022/Voto all’estero: Intervista a Filomena Narducci, candidata PD in Uruguay

di Matteo Forciniti

Per la prima nella storia delle elezioni l’Uruguay avrà un unico candidato che correrà per un posto al Parlamento italiano, Filomena Narducci che si presenta alla Camera con il Partito Democratico (l’italouruguaiana Ivana Mainenti che si presenta al Senato con il Movimento 5 Stelle vive in realtà in Piemonte).

Apprezzata da molti, osteggiata da pochi, alla Narducci va universalmente riconosciuto il merito di aver protestato realmente per i cittadini italiani in questo paese in tempi difficili caratterizzati dal più totale abbandono e dall’incuranza dimostrata tanto dalle istituzioni come dagli stessi rappresentanti. Mentre qualcuno passa il tempo a elogiare servilmente la rappresentanza diplomatica oppure a cercare una sterile terza via con eccessiva pacatezza, la Narducci -che può piacere o meno- è l’unica ad alzare la voce di fronte al progressivo sfascio, a una deriva inarrestabile. Ha iniziato ad alzare la voce tanto tempo fa con i primi incarichi di rappresentanza, lo ha fatto l’ultima volta come semplice cittadina durante l’inaugurazione della nuova sede consolare, una cattedrale nel deserto senza un vero intervento delle autorità di Roma che hanno dimenticato Montevideo.

Realisticamente, sembra alquanto impossibile per l’Uruguay riuscire a eleggere un suo parlamentare per via dei numeri e considerato che il numero di eletti all’estero è diminuito con l’ultima riforma costituzionale che darà alla circoscrizione dell’America meridionale 2 seggi alla Camera e 1 al Senato. Con mille battaglie alle spalle, la sindacalista prestata alla politica cercherà di rimettersi in campo e superare un ostacolo ancora più difficile.

La responsabile del patronato Inas si presenta per la quarta volta alla elezioni: da indipendente, nel 2008 fu con il Maie, nel 2013 con il Pd e poi l’ultima volta nel 2018 con Liberi e Uguali. Può vantare una lunga esperienza negli organismi di rappresentanza, ha fatto parte del Comites e del Cgie (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero).

– Filomena Narducci, partiamo dalle origini. Quando è iniziato questo impegno?

– Sono nata in una famiglia molisana in Uruguay e ho vissuto una doppia immigrazione. Nel 1977 a causa della dittatura sono dovuta andare via vivendo per alcuni anni a Milano e lavorando nel sindacato Cisl. Quell’esperienza è stata fondamentale e, al ritorno a Montevideo nel 1985, mi hanno proposto di aprire una sede del patronato Inas qui. Parallelamente, è iniziata una lunga traiettoria all’interno degli organismi di rappresentanza, prima nel Comites e poi nel Cgie. Sono stati 35 anni di grande impegno.

– Fin dall’inizio la sua attività è stata sempre accompagnata dalla battaglia, dallo scontro. Come mai?

– È vero, ho dovuto combattere fin dalla prima partecipazione all’interno del Comites iniziata nel 1991, un periodo che oggi ricordo con grande affetto. Ero giovane, c’erano poche donne. C’era un clima rovente durante le riunioni, io dovevo alzare la voce per farmi sentire. Provocavo sì, ma sempre con spirito costruttivo. All’epoca c’erano forti litigate, profonde differenze ideologiche tra i dirigenti della collettività, eppure su un punto si era tutti d’accordo: la difesa dei diritti degli italiani. Erano anni di grande effervescenza.

– E invece oggi che succede?

– I tempi sono cambiati, il Comites purtroppo ha perso questa prerogativa. Spesso si confondono gli interessi personali con il ruolo di rappresentanza.

– Come è nata questa candidatura “da fuori” con il Partito Democratico? Lei è riuscita a scavalcare il rappresentante del Pd in Uruguay, Renato Palermo, con cui in passato ha avuto forti scontri.

– Sono stata chiamata da Roma e ho accettato con grande onore la proposta. Posso dire solo questo, del resto non so che cosa sia successo. Non faccio parte del Pd ma entro all’interno di una coalizione di centro sinistra con cui condivido determinati principi: diritti, solidarietà, giustizia sociale. Oltre ad essere onorata, sento il peso di una sfida importante che non si porta avanti da sola ma che può essere possibile grazie al contributo di tutti: solo lottando insieme possiamo difendere i nostri diritti.

– Ma lei si sente davvero una candidata unitaria? Alle ultime elezioni nel 2018 per l’Uruguay c’erano sei candidati, lei è l’unica sopravvissuta.

– Sì, mi considero una candidata unitaria perché ovunque sono stata ho sempre difeso i diritti degli italiani e chi mi conosce lo sa. Sinceramente, mi dispiace che gli altri partiti non abbiano presentato candidature nel nostro paese, forse è un segno della perdita di rilevanza che stiamo subendo.

– Questo è un problema che riguarda in generale gli italiani all’estero.

– È vero, negli ultimi anni noi tutti siamo stati penalizzati. Ci hanno tagliato i nostri diritti, la rappresentanza, sono peggiorati i servizi. Quello che è stato fatto è molto grave ma l’Uruguay è stato ulteriormente penalizzato per questo c’è bisogno di alzare la voce.

– Parliamo del programma e iniziamo subito dai servizi consolari. Come vede la situazione?

– Abbastanza male, non abbiamo un servizio adeguato al numero di cittadini. Per quanto bella possa essere la nuova sede, senza un intervento concreto del Ministero con l’aumento del personale come si chiede da tempo difficilmente le cose potranno cambiare, anzi potrebbero addirittura peggiorare. Un altro problema che segnala la gente è anche una comunicazione disumanizzata. Io sono favorevole all’utilizzo della tecnologia ma forse per determinate categorie servirebbe qualcosa di diverso, un contatto più stretto. Noi patronati questa situazione la conosciamo bene dato che quotidianamente siamo a contatto con le persone.

– Il diritto alla cittadinanza viene tutelato?

– No e infatti io mi sono sempre battuta per questo. Se la legge riconosce questo diritto allora i consolati devono essere messi nelle condizioni di poterlo garantire. Eppure vediamo che ci sono intermediari che lucrano su questi diritti vendendo gli appuntamenti a persone che attendono uno o due anni cercando le date sul nuovo sistema on line che non ha portato i benefici che si pensava. Parlando di cittadinanza c’è un’altra tematica che sento molto importante e riguarda la discriminazione verso le donne nate prima del 1948 che non possono trasmettere la nazionalità anche se questo diritto è stato riconosciuto dalla Corte Costituzionale.

– Quali sono gli altri punti del programma?

– Riforma dei Comites con l’abolizione dell’opzione inversa per esercitare il diritto di voto. Inclusione dei giovani italo-discendenti attraverso progetti di formazione e borse di studio. Promozione della lingua e della cultura italiana, diffusione del turismo delle radici. Occorre un cambio di paradigma: noi italiani all’estero siamo una risorsa economica, sociale e culturale da valorizzare.

– È cosciente che eleggere un rappresentante per l’Uruguay è quasi impossibile?

– Non lo so, sicuramente è difficile. In ogni caso l’importante è la partecipazione, non l’elezione di un candidato. Faccio un appello a votare massicciamente. È importante che ci sia un’alta partecipazione tra gli italiani all’estero altrimenti si rischia di delegittimare ulteriormente la rappresentanza.

– Teme che si possano ripetere i brogli alla luce delle esperienze passate?

– Purtroppo il sistema che abbiamo è questo con tutti i problemi che conosciamo e che sono stati anche dimostrati dalla magistratura. Un po’ di paura credo che ci sia tra tutti ma in ogni caso dobbiamo lavorare affinché ci sia la massima trasparenza e per assicurare piena legittimità al voto.

– Esistono altri timori sull’organizzazione delle elezioni in Uruguay?

– Sì, soprattutto per quanto riguarda l’informazione. Occorre una campagna informativa molto ampia da parte delle autorità consolari per far sì che il nostro paese possa tornare ai livelli di partecipazione che aveva una volta, tra i più alti al mondo. Bisogna fare estrema attenzione con la comunicazione, i messaggi che arrivano devono essere precisi per non confondere gli elettori.

 

 

FONTE: https://www.genteditalia.org/2022/08/28/filomena-narducci-ho-sempre-difeso-i-diritti-degli-italiani-senza-guardare-allappartenenza-politica/

 

 

 

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