Il Covid e i vaccini di origine vegetale, la scommessa canadese

Le piante sono in grado di produrre diverse classi di proteine di rilevanza farmaceutica ad alto rendimento, portando a prodotti potenzialmente poco costosi

di Renato Reggiani (da Agenzia AGI)

Le piante possono essere un’arma in più nell’infinita lotta contro i virus. Una pandemia è un momento di forte crisi, ma di incredibile interesse e stimolo per chi sviluppa terapie e vaccini. In tanti ci siamo accorti, durante i lunghi mesi di lockdown, di quanto ci mancassero le piante e la natura.

Ma questi incredibili esseri viventi, dotati di capacità che solo ora la scienza inizia a comprendere ed utilizzare, hanno anche l’incredibile possibilità, già conosciuta dagli antichi, di sintetizzare sostanze chimiche alla base di moltissime medicine e vaccini.

Una società canadese di biofarmaci, utilizza già da anni le piante per produrre vaccini e candidati terapeutici, invece delle più classiche uova, ora la sua piattaforma di produzione di farmaci con le piante ha trovato un nuovo scopo nell’era dei coronavirus.

Una delle strade più promettenti, anche secondo l’OMS, per la produzione rapida di grandi quantità di vaccini a basso costo,  è lo sviluppo, usando piante appositamente modificate, di vaccini di origine vegetale, che non essendo di origine animale ma appunto vegetale, offrono diverse garanzie su un minor rischio di effetti indesiderati.

La produzione di vaccini nelle uova di gallina – il processo usato oggi per la maggior parte dei vaccini contro l’influenza stagionale – comporta il rischio di mutazione del virus durante il processo di produzione, rendendo potenzialmente meno efficace il vaccino stesso.

La produzione di vaccini a base di cellule è un’altra tecnologia emergente, ma l’uso di cellule come bioreattori può rendere difficile lo scale-up ( crescita rapida).

Le piante sono in grado di produrre diverse classi di proteine di rilevanza farmaceutica ad alto rendimento, portando a prodotti potenzialmente poco costosi.

Le tecnologie dei vaccini vegetali comportano l’integrazione dei geni desiderati che codificano la proteina dell’antigene per la malattia specifica nel genoma dei tessuti vegetali con vari metodi di ingegneria genetica e non.

In Italia, grazie ad un recente finanziamento di 7,2 milioni di Euro della Comunità Europea, ad ENEA , si cerca di utilizzare le piante come mezzo per produrre grandi quantità di proteine virali necessarie per la produzione di vaccini e anticorpi.

Il progetto “Newcotiana”, di durata triennale − coinvolge 19 tra centri di ricerca e aziende provenienti da 7 Paesi europei e dall’Australia, sotto la guida del Consiglio delle Ricerche spagnolo.

L’idea è  “riprogrammare” le piante per produrre molecole da destinare a vaccini, anticorpi e cosmetici. I ricercatori modificheranno la composizione genetica delle piante, senza dare origine, però, a prodotti transgenici.

Ad oggi il primo vaccino, canadese, anti Covid19 prodotto con le piante, e nella fase 1 di sperimentazione sull’uomo, e conta di terminare la fase 2 entro la fine del 2020 per essere disponibile, in miliardi di dosi ed a bassissimo costo, nel corso del 2021 terminata la fase 3.

Occorre cambiare il modo cui guardiamo al mondo vegetale e riuscire a valorizzare gli infiniti servizi ecosistemici ( a disposizione di tutti noi) , che ci forniscono le piante, dall’assorbimento della CO2 alla produzione di cibo per noi ed i nostri animali. Non è possibile vivere in un mondo dove un albero vale più da morto che da vivo.

 

 

FONTE: https://www.agi.it/blog-italia/new-botanics/post/2020-09-14/covid-vaccini-vegetali-cosa-sono-canada-9658584/

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