17 Ottobre 2020 NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL ESTERO ED ALTRE COMUNICAZIONI.

01 – La lezione finale di Liliana Segre: «Scegliete sempre la vita, che è straordinaria»
Storia e Memoria. A novant’anni, la senatrice a vita porta a termine la sua opera di pedagogia civile, rivolgendosi agli studenti collegati da tutte le scuole d’Italia.
02 – La Marca (Pd): buon columbus day, buon thanksgiving. Oggi negli Stati Uniti si festeggia il Columbus Day e in Canada il Thanksgiving.
03 – LA MARCA (PD): Ho chiesto dall’aula della camera, ancora una volta, che sia concluso l’accordo Italia-Québec sulle patenti di guida.
04 – Grandi A. Che stato e che democrazia.
05 -Schirò (Pd) – riforma pensioni al via ma l’età per la pensione di vecchiaia bloccata a 67 anni fino al 2023 (anche per gli italiani all’estero.
06 -La Marca (Pd): ho sollecitato il ministro dell’università ad emanare il nuovo bando “Montalcini” e ad adottare permanentemente il colloquio a distanza con i candidati,
07 – Notizie e nuove misure. Il governo italiano sta pensando a una stretta sulle misure di contenimento del coronavirus.
08 – Stati uniti – Entusiasmo Dem: 15 milioni di elettori hanno già imbucato . Affluenza da record, mai così tanti voti anticipati nella storia Usa. A mettersi in fila sono soprattutto i democratici. Intanto la candidata vice presidente si mette in auto-quarantena dopo la positività di due collaboratori, di Marina Catucci da New York.
09 – Austria. Vienna al voto, la rossa non può tradire. Il sindaco uscente, il socialdemocratico Michael Ludwig, dato al 40%. Dalla sua una città accogliente e al top per qualità della vita.
10 – Sulla fame un Nobel per la pace rassegnato. Il premio di quest’anno rimanda a due questioni mondiali fondamentali: il progressivo ritorno della fame su scala globale e l’altrettanto progressivo indebolimento delle Nazioni Unite,
11 – Il Covid-19, Trump e l’anno che non voleva finire. Scenari . Con la parabola di Trump e lo sbando dell’Europa cresce l’ansia che alimenta paranoie sanitarie. Dietro c’è il vuoto della politica, l’incapacità delle classi dirigenti di dare risposte.
12 – Lavoro all’estero e pensione: dove versare i contributi. Istruzioni INPS sulle regole da applicare per le attività di lavoro svolte in più Paesi UE, anche da parte di iscritti alla Gestione Separata
Lavoro all’estero e pensione:
a- dove versare i contributi. Istruzioni INPS sulle regole da applicare per le attività di lavoro svolte in più paesi UE, anche da parte di iscritti alla gestione separata.
b- brexit: prestazioni INPS garantite fino a dicembre ( da Redazione PMI.It ).
14 – Roberta Fantozzi, Salvatore Romeo: Una sinistra autonoma resta necessaria. Dopo il voto regionale . Se la pandemia squaderna la necessità di un diverso modello sociale, il rischio evidente è una regressione. In questo contesto una sinistra autonoma resta quanto mai necessaria*.
15 – EUROPA «I negoziati sono finiti», per Johnson è «no deal». Brexit. Ci si prepari al peggio, colpa dell’Europa: ha fatto capire il primo ministro conservatore in un messaggio tv.


01 – LA LEZIONE FINALE DI LILIANA SEGRE: «SCEGLIETE SEMPRE LA VITA, CHE È STRAORDINARIA»
STORIA E MEMORIA. A NOVANT’ANNI, LA SENATRICE A VITA PORTA A TERMINE LA SUA OPERA DI PEDAGOGIA CIVILE, RIVOLGENDOSI AGLI STUDENTI COLLEGATI DA TUTTE LE SCUOLE D’ITALIA. UN INTERVENTO INDIMENTICABILE, DISPONIBILE SU RAIPLAY PER I GIORNI A VENIRE, CHE HA GUARDATO ANCHE ALLE TRAGEDIE ODIERNE, DAI RESPINGIMENTI ALLA FOLLIA ASSASSINA DEL BRANCO CONTRO IL “DIVERSO” DI TURNO , di Riccardo Chiari*

Ascoltando Liliana Segre si torna ragazzini delle medie inferiori, stimolati a crescere da insegnanti intelligenti e sensibili grazie alla scoperta del Primo Levi de “La Tregua”, narratore e testimone della vita e della speranza riconquistata dopo l’apocalisse di Auschwitz. Nella sua ultima lezione pubblica, questa incredibile novantenne con tatuato sul braccio il numero 75.190, anche lei “viva per caso” come Levi, dona una volta ancora, non soltanto ai ragazzi e alle ragazze di oggi ma all’intera specie umana, una testimonianza che non ha prezzo, come non ha prezzo ogni singola esistenza. “Scegliete sempre la vita”, insegna la senatrice a vita portando a termine la sua opera di pedagogia civile, rivolgendosi agli studenti collegati da tutte le scuole d’Italia: “Scegliete la vita, che è straordinaria, e siate come le farfalle gialle che camminano sopra i fili spinati”.

Da Rondine, piccolo borgo in provincia di Arezzo sede della Cittadella della Pace, dove giovani di tutto il mondo vengono educati al rispetto delle differenze, Liliana Segre passa idealmente il testimone all’associazione Rondine Cittadella della Pace, che insieme a Uecoop è impegnata a promuovere il dialogo interculturale per contrastare conflitti e violenza, agendo sulle differenze e ospitando, appunto, ragazze e ragazzi provenienti dai territori di guerra. Qui per Segre la coppia Franco Vaccari-Gherardo Colombo ha organizzato la giornata “Grazie Liliana!”, e tocca a lei inaugurare “L’Arena di Janine”, dedicata alla sua amica e coetanea francese che nel campo di sterminio nazista morì.
Grazie al servizio radiotelevisivo pubblico, che trasmette in diretta la lezione e soprattutto la rende disponibile su Raiplay per i giorni a venire, le parole di Liliana Segre resteranno forti e chiare: “Auschwitz? Quando poi studiai Dante, anni dopo, mi resi conto che eravamo delle dannate condannate a delle pene. Entrando lì pensai di essere impazzita. Era un luogo pensato a tavolino da persone stimate nel loro mondo, un luogo che avevano organizzato per ‘l’altro’, una realtà che funzionava da anni. Noi dovevamo dimenticare il nostro nome, da quel momento eravamo un numero che mi venne tatuato sul braccio: il mio era 75.190. Un numero che dovevamo imparare in tedesco”.

C’è storia e memoria nelle parole di Liliana Segre, con la consapevolezza che anche ai giorni nostri l’orrore può ripresentarsi: “Ho incontrato alcuni uomini che avevano la sicurezza di essere di una razza superiore. Ma non erano umani. Io non ho perdonato, non ho questa forza. Lo abbiamo visto anche di recente, branchi di uomini che in gruppo si lanciano contro uno solo perché diverso”. L’accenno all’omicidio del giovane Willy è chiaro. Così come è chiaro un altro passaggio che dal passato porta al presente: “Io sono stata una clandestina, una richiedente asilo, e so cosa vuol dire essere respinti. Aver passato una montagna d’inverno, essere arrivati in Svizzera, Paese della libertà, e poi incontrare un ufficiale che non credeva nella nostra sofferenza e ci rimandò indietro, ridendo di noi. Fu un respingimento di un uomo che obbediva agli ordini e che ci umiliò. Un momento terribile”.

Così come era stato terribile, a soli otto anni, sapere che non avrebbe più potuto andare a scuola, a causa delle leggi razziali fasciste. “Ero a tavola con mio papà e i miei nonni, quel giorno di settembre 1938 mi ha fatto diventare ‘l’altra’. Quando uno diventa ‘l’altro’, c’è tutto un mondo intorno che lo considera diverso. Da allora, sono sempre stata ‘l’altra’”. Eppure, nonostante non abbia perdonato, da Liliana Segre arriva un altro ricordo che diventa un insegnamento e insieme un monito: “Per un attimo vidi una pistola a terra, pensai di raccoglierla. Ma non lo feci. Capii che io non ero come gli assassini nazisti. Da allora sono diventata quella donna libera e quella donna di pace con cui ho vissuto fino adesso”.

Alla fine la applaudono per quattro minuti filati, comprese le più alte cariche dello Stato (Conte Casellati Fico) e mezzo governo (Azzolina Di Maio Lamorgese Bonetti Manfredi). Quanto a Sergio Mattarella, è la stessa Segre a leggere il messaggio del presidente della Repubblica: “La Costituzione è stata scritta avendo davanti agli occhi le tragiche vicende che hanno coinvolto anche Liliana Segre, ed è stata approvata con la ferma determinazione di non permettere che i mostri del totalitarismo e dell’antisemitismo potessero ancora avvelenare l’Italia, il nostro continente, il mondo” *(di Riccardo Chiari da Il Manifesto)

02 – LA MARCA (PD): BUON COLUMBUS DAY, BUON THANKSGIVING. OGGI NEGLI STATI UNITI SI FESTEGGIA IL COLUMBUS DAY E IN CANADA IL THANKSGIVING. 12 OTTOBRE 2020
Anche se le ricorrenze sono diverse, la comunità italiana è presente con l’orgoglio del suo retaggio culturale, aperto al dialogo e al reciproco riconoscimento, con l’impegno per il comune progresso, con la lealtà verso le nuove patrie che l’hanno accolta e integrata.
In Canada, l’antica festa del ringraziamento per i doni della terra si è tramutata nel ringraziamento per le opportunità che questo grande Paese ha offerto a chi vi si è insediato e in esso ha costruito una nuova vita. Doni e opportunità ricambiati con il lavoro e con l’impegno.
Negli Stati Uniti, al di là di ogni pur legittima discussione e di ogni polemica, la comunità italiana con il Columbus Day celebra il suo lungo percorso di lavoro e di integrazione in una società che essa ha contribuito a sviluppare e a migliorare, superando condizioni di emarginazione che pure storicamente ha dovuto subire. Essa celebra la bellezza e il valore della sua cultura di origine, che non è mai stata una cultura di sopraffazione, ma di dialogo, di confronto, di reciproco arricchimento.
Questi valori è giusto che restino, sono destinati a durare. Non solo per preservare l’identità di una componente etnica ma perché diventino lievito di crescita per le società di accoglienza, nel rispetto delle altre culture e delle altre soggettività.
Con questi sentimenti di festa e di dialogo, Happy Columbus Day and Happy Thanksgiving!
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D.
Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America

03 – LA MARCA (PD): HO CHIESTO DALL’AULA DELLA CAMERA, ANCORA UNA VOLTA, CHE SIA CONCLUSO L’ACCORDO ITALIA-QUÉBEC SULLE PATENTI DI GUIDA, ROMA, 15 OTTOBRE 2020
INTERVENTO AUDIO-VIDEO. Mercoledì 14 ottobre, sono intervenuta alla Camera per chiedere al Governo di dare risposta alla mia interrogazione, presentata addirittura il 17 giugno 2019, sulla definizione del protocollo Italia-Quebéc per il reciproco riconoscimento delle patenti di guida.
L’accordo quadro tra Italia e Canada sul riconoscimento delle patenti di guida è stato concluso a marzo del 2017. Per essere operativo, tuttavia, è necessario che esso sia tradotto in accordi diretti con le singole Province canadesi, titolari della competenza in questa materia.
Da oltre due anni sono iniziati i contatti tra i rappresentanti dell’Italia e del Québec per giungere all’accordo operativo, ma nonostante le ripetute sollecitazioni, tra le quali a più riprese le mie, non si è ancora arrivati a una conclusione.
Con questo ennesimo invito che ho rivolto dall’aula della Camera alle parti impegnate nella definizione dell’accordo mi sono fatta portavoce delle attese e degli interessi di un significativo numero di cittadini italiani e di cittadini canadesi. Da anni attendono una soluzione e non smettono di chiedere che la loro legittima attesa abbia finalmente termine.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D.
Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America
Electoral College of North and Central America

04 – CHE STATO E CHE DEMOCRAZIA * di Alfiero Grandi
Una riflessione sullo stato della nostra democrazia non può che iniziare da un quadro più. Da tempo vengono osservati altri paesi per i quali sono stati coniugati nuovi termini come “democratura”, cioè forme istituzionali che intrecciano forme della democrazia, come elezioni più o meno libere, con altre tipiche di un governo accentrato in èlite ristrette e di una burocrazia strutturata che garantisce che le strutture dello stato siano al Servizio del potere, fino a comprimere libertà democratiche individuali e le associazioni autonome, a volte superando i limiti delle garanzie basilari e attentando alla vita stessa.
Diversi paesi come la Russia, la Turchia possono essere inclusi in questo blocco e purtroppo l’elenco
sta crescendo perchè i poteri economici e finanziari dominanti hanno un occhio di riguardo per queste situazioni, a cui chiedono garanzie ma si guardano bene dal sollevare questioni di libertà e di democrazia. Finanche la Cina in certe fasi è stata guardata con ammirazione.
Altri paesi mantengono l’impianto democratico ma sono guidati da una maggioranza settaria ed escludente, che tende a uniformare il ruolo dello stato e delle strutture pubbliche alla sua ideologia
discriminatoria. La conquista della maggioranza viene fatta coincidere con l’occupazione ideologica
dello stato, rimettendo in causa conquiste e diritti fondamentali. In questo novero rientrano Polonia,
Ungheria, ecc. dando vita ad una sorta di dittatura della maggioranza che non si fa ritegno di
considerare le proprie opinioni le uniche che hanno diritto di esistere e comprimendo autonomia della magistratura e dell’informazione. Anche questa versione, che cerca di mantenere un equilibrio
tra mano libera nello sconvolgimento all’interno e relazioni internazionali basate su convenienze, è in crescita e ha un ampio insediamento nei paesi dell’est.
Pulsioni reazionarie, ideologiche, confessionali sono usate in modo spregiudicato in altri paesi, dove non vengono sostanzialmente modificate le impalcature istituzionali, almeno per ora, ma il governare è interpretato come prevalenza di una parte vincente sull’altra, con la conseguente occupazione del potere, che nella versione di Trump arriva a toni di sfida che mettono in discussione l’esito stesso del voto, ove sfavorevole, facendo balenare un uso di parte del giudizio della Corte suprema, che nel frattempo vedrà modificato il proprio equilibrio a favore dei conservatori.
Autoritarismo, toni addirittura fascisti ? La discussione è lecita ma conta soprattutto il mancato riconoscimento dell’avversario e della sua possibile vittoria, quindi è messa in discussione la democrazia dell’alternanza.
Del resto quanto è accaduto negli ultimi decenni dice che il governo dei processi di globalizzazione
ha allontanato grandi masse di cittadini dalle scelte politiche ed economiche. Scelte che per definizione avvenivano, ed avvengono, per decisione di circoli ristretti che hanno reso esplicita una
concezione della democrazia come mera presa d’atto delle loro decisioni che non debbono essere
contrastate e quindi soltanto subite. Gli attacchi ripetuti alle costituzioni antifasciste del sud Europa
che prevedono percorsi democratici, garanzie, diritti, come in Italia, hanno chiarito che le sedi
politiche non debbono essere autonome e ogni inciampo o messa discussione è visto come un
ostacolo.
Il processo di concentrazione dei poteri economici e finanziari è in pieno svolgimento e investirà
sempre più i settori bancario e finanziario con ulteriori concentrazioni
La stessa UE favorisce questi percorsi all’insegna del fare crescere campioni europei, che spesso
tanto europei in realtà non sono.
La rarefazione della percezione del potere finanziario sempre più concentrato, ma lontano, inafferrabile, contrasta con l’immediatezza della percezione della rappresentanza politica che diventa insieme il punto su cui si esercita la maggiore pressione dei poteri esterni e insieme il punto
di scarico delle aspettative deluse e dello scivolamento verso la precarietà di fasce crescenti di
popolazione, in particolare giovanile. Il potere politico conta sempre meno nelle scelte reali sotto
l’attacco dei poteri economici e finanziari e nello stesso tempo è sempre più deludente per le aspettative di una parte crescente della popolazione che viene emarginata, condannata alla precarietà, isolata nella propria individualità impotente Ancora di più ora, di fronte alla crisi di
credibilità della politica, in particolare di quella alternativa che risulta essere scarsamente credibile.
In questo humus nascono e crescono domande che non hanno risposte politiche, si creano situazioni
di esclusione che portano a rabbia e ribellione e, in assenza di altre risposte, si rivolgono a demagoghi autoritari che non a caso sono gli interlocutori preferiti dei poteri internazionali. La crisi economica e sociale che già esisteva (l’Italia non è mai tornata ai livelli del 2008, nemmeno prima delle conseguenze del Covid) è stata aggravata dai contraccolpi della pandemia.
La frantumazione della società, l’individualizzazione dei drammi sociali in assenza, dei legami storici precedenti, porta inevitabilmente a stabilire nuovi rapporti, nuove aggregazioni e favorisce il riflusso
a concezioni e ideologie precedenti, a subire il fascino di espressioni di supremazia e forza. Questa
crisi coinvolge diversi piani, compreso quello delle relazioni internazionali, ormai segnate dalla
convenienza dei più forti, assenza in di sedi efficaci di definizione internazionale dei conflitti.
Le divaricazioni sociali sono cresciute durante la pandemia, hanno respinto ai margini della società
parti importanti, che hanno accumulato un risentimento senza precedenti, impotenza, frustrazione ma anche con reazioni in grado di sconvolgere assetti ed equilibri.
I populisti si inseriscono in questo punto: la crisi di credibilità delle classi dirigenti è dovuta alla loro
subalternità ai poteri economici e finanziari che hanno lucrato con la buona e la cattiva sorte. Non è
un caso se Biden ha denunciato nel confronto con Trump l’enorme arricchimento dei già ricchi proprio durante la crisi provocata dalla pandemia. Mentre la società ribolle di risentimento per essere stata abbandonata.
La divaricazione sociale è cresciuta a dismisura e le sinistre non sembrano in grado di progettare
una riunificazione che riduca drasticamente le disuguaglianze, proponendo un nuovo patto tra le
classi, tra le aree sociali, tra le persone. Papa Francesco svolge oggettivamente un ruolo importante perché ridefinisce la speranza in termini attuali sia per quanto riguarda il pianeta, il futuro della vita su di esso, che per quanto riguarda la priorità del ruolo delle persone. Non è ancora una risposta politica in senso proprio, ma indica un percorso da cui potrebbe originare un filone alternativo di grande interesse e fecondità.
È evidente che una società lacerata, che assiste all’abbandono di intere sue parti, che nega un futuro
ai giovani e un equilibrio sociale tra le generazioni crea uno spazio per pulsioni accentratrici e autoritarie, che potrebbero attecchire tanto più di fronte alla crisi delle posizioni populiste
organizzate come quella del M5Stelle.
L’Italia è dentro questo contesto e le pulsioni autoritarie e accentratrici la percorrono.
Per questo è importante che le sinistre, comunque definite ed orientate, comprendano che il qui ed
ora si chiama organizzare con idee forti e nuovi legami di solidarietà sociale e politica una alternativa possibile alla crisi del populismo facilone e declamatorio, le cui iniziative hanno mostrato contraddizioni e negatività non di poco conto e che ora rischiano di lasciare il passo a una svolta a destra, i cui connotati non sono gli stessi del passato. Forza Italia ad esempio aveva un difetto di fondo all’origine, che l’ha portata a votare e fare votare in parlamento che Ruby era la nipote di Mubarak, forse il momento di crisi più radicale del ruolo del parlamento, tuttavia non aveva le pulsioni della destra attuale perché dal suo punto di vista cercava ancora una sintesi, un equilibrio, anche perchè in campo c’era una risposta sindacale di grande forza.
Le pulsioni della destra attuale come ho scritto da tempo vanno in una direzione apertamente eversiva, almeno rispetto all’attuale Costituzione. Non è una mera interpretazione di destra della
democrazia costituzionale.
Il M5Stelle ha la responsabilità di avere aperto un varco alle modifiche della Costituzione con il taglio del parlamento, accettato da buona parte della sinistra politica,
che purtroppo il referendum non ha cancellato. Ma se la destra avrà la maggioranza di un parlamento
futuro dimidiato, messo sotto scacco, indebolito le conseguenze saranno eversive della
Costituzione. Se questa destra attuale vincerà andremo dritti verso il presidenzialismo, dove il presidente non sarà più garante ma sarà il capo della fazione che vince le elezioni, mentre le regioni avranno un potere che finora non hanno avuto, fino alla richiesta del Veneto di Zaia di avere una totale autonomia sul modello del Trentino- Alto Adige.
Tutte regioni a statuto speciale, attraverso il percorso dell’autonomia differenziata, per rendere addirittura “necessario” il presidenzialismo per tenere insieme l’Italia. Naturalmente l’altra faccia di questo disegno è una separazione del nostro paese sulla base delle velocità e della forza economica, in modo che chi è in grado si collega all’Europa e chi non può si deve rassegnare ad un ruolo residuale. È una rinuncia al principio dell’unità 0nazionale. A questa sovversione della Costituzione e del suo impianto istituzionale verso un decentramento che slabbra l’unità nazionale e crea di conseguenza un assetto accentrato e autoritario, corrisponde un assetto economico e sociale che ripropone vecchi obiettivi come le gabbie salariali e il dualismo economico, lenito da un poco di solidarietà compassionevole.
Una società e un assetto istituzionale come questi non sono solo un pericolo ma un disegno che avanza sull’onda di egoismi, di visioni miopi e sta conquistando posizioni, rischiando di diventare egemone e purtroppo non trova una resistenza degna di questo nome, che si può esprimere e si motiva solo se si ha in mente un’alternativa a questo disegno, che purtroppo finora la sinistra sparsa e rissosa che esiste oggi non sente come la priorità che dovrebbe sovrastare tutto. Questa infatti dovrebbe essere la priorità su cui fare convergere le idee e le forze per tentare di bloccare questo scivolamento che a molti sembra inevitabile e che guarda caso può essere funzionale ai poteri sovranazionali che soffrono la politica dei controlli e dei condizionamenti e che puntano a togliere quel tanto di autonomia decisionale che ancora lo stato potrebbe giocare nella partita per fare tornare l’interesse di tutti dominante a partire da quello dei più deboli e ai margini.
L’Italia corre rischi di autoritarismo, senza dubbio. La palude rischia di inghiottire le sinistre e il loro stesso significato. La disattenzione con cui si guarda allo scivolamento nell’uso delle decretazioni, dei Dpcm ne è la conferma. Pur di tirare avanti sembra che tutto sia sopportabile, invece non è così,
Che Stato e che Democrazia quando di prendono cattive strade tornare indietro diventa difficile e a volte impossibile. Ripristinare un corretto funzionamento democratico è una priorità e ridare alle assemblee rappresentative il ruolo che dovrebbero avere è una priorità. Le forze economiche e finanziarie dominanti vogliono mano libera e solo a queste condizioni sono disponibili a un capitalismo compassionevole.
Le sinistre debbono decidersi, o accettano definitivamente di essere subalterne e di conseguenza la società troverà altri canali per farsi rappresentare, altri modi ed altre forme per farsi sentire, oppure si pongono apertamente l’obiettivo di reagire, di chiamare a raccolta attorno ad alcune bandiere fondamentali di difesa e affermazione dei principi costituzionali fondamentali, recuperando un ruolo che altrimenti al di là del nome sarà solo quello ci partecipare alle elezioni per fare eleggere un poco di rappresentanti, quasi in attesa, non si capisce quanto consapevole, in attesa che il capovolgimento istituzionale incentrato su regioni e presidenzialismo lasci il passo ad una destra consapevolmente al servizio dei poteri forti che esistono più che mai e che sono sempre più forti, visto che la concentrazione della ricchezza ha raggiunto livelli mai esistiti in precedenza e la disuguaglianza ha raggiunto livelli mai raggiunti prima.
È una fase cruciale, nella quale si deciderà del futuro di tutti e sarebbe bene non lasciare solo al Papa di svolgere il suo ruolo e di mettere in campo un’alternativa politica con al centro questioni di fondo come la salvezza del pianeta e dell’ambiente, il diritto delle persone ad avere un lavoro degno e condizioni di retribuzione di vita accettabili e condivise. Ambiente e lavoro sono ormai inscindibili.
(da www.transform-italia.it – 07 Ottobre 2020 – p. 1 di 4 di Alfiero Grandi)

05 -SCHIRÒ (PD) – RIFORMA PENSIONI AL VIA MA L’ETÀ PER LA PENSIONE DI VECCHIAIA BLOCCATA A 67 ANNI FINO AL 2023 (ANCHE PER GLI ITALIANI ALL’ESTERO, ) 16 OTTOBRE 2020
Il Governo nei prossimi giorni affronterà il tema della Riforma delle Pensioni, che in alcuni aspetti potrà interessare i nostri connazionali residenti all’estero.

Le indiscrezioni anticipano che molto probabilmente verrà utilizzato lo strumento legislativo della legge delega ma nel frattempo il Governo incontrerà le parti sociali per affrontare il nodo degli interventi strutturali, tra questi la revisione di Quota 100, dell’Ape sociale e di Opzione donna (pensione anticipata alla quale hanno diritto anche le nostre emigrate che hanno versato contributi in Italia). Ci sembra comunque quasi certa la “riconferma” dell’età pensionabile per la pensione di vecchiaia.

Credo infatti che sia opportuno ricordare che nei prossimi tre anni non salirà l’età per la pensione di vecchiaia, anche per gli italiani residenti all’estero i quali hanno lavorato in Italia prima di emigrare e matureranno la pensione tramite il meccanismo della totalizzazione dei contributi versati sia in Italia che all’estero.

Si potrà quindi andare in pensione di vecchiaia e richiedere il pro-rata italiano all’età di 67 anni nel 2020, 2021 e 2022 ed ovviamente si dovranno far valere almeno 20 anni di anzianità contributiva che potrà essere maturata con la totalizzazione dei contributi versati in Italia e all’estero in un Paese con il quale l’Italia ha stipulato una convenzione bilaterale o multilaterale (Regolamenti comunitari) di sicurezza sociale (ricordo che l’età pensionabile di vecchiaia è stata bloccata da un Decreto del MEF – n. 267 -).
Come è noto da alcuni anni l’accesso alla pensione di vecchiaia è legato al sistema c.d. “speranza di vita”. Se aumenta la speranza di vita aumenta anche l’età pensionabile di vecchiaia. Per i prossimi tre anni tuttavia l’Istat ha stimato che la vita media degli italiani non aumenterà e quindi il requisito anagrafico per la pensione di vecchiaia rimarrà bloccato fino al 2023 quando probabilmente saranno richiesti 67 anni e tre mesi di età. Giova ricordare che il requisito anagrafico di 67 anni vale sia per gli uomini che per le donne, in quanto l’età pensionabile per la vecchiaia è stata parificata dal 2018. Non ci sono quindi più differenze in termine di età pensionabile tra donne e uomini.
Si ricorda inoltre che il Trattamento minimo pensionistico per il 2020 è pari a 515 euro per un importo annuale di 6695 euro. Consigliamo sempre di rivolgersi al patronato di riferimento sia per fare la domanda di pensione sia per ottenere ogni chiarimento necessario, non dimenticando che in Italia si può andare in pensione anche con la pensione anticipata di anzianità sempre con il meccanismo della totalizzazione.
Angela Schirò
Deputata PD – Rip. Europa –
Camera dei Deputati

06 -LA MARCA (PD): HO SOLLECITATO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITÀ AD EMANARE IL NUOVO BANDO “MONTALCINI” E AD ADOTTARE PERMANENTEMENTE IL COLLOQUIO A DISTANZA CON I CANDIDATI, ROMA, 16 OTTOBRE 2020
Il programma “Rita Levi Montalcini” si è dimostrato uno degli strumenti più efficaci per consentire a giovani ricercatori che lavorano all’estero di tornare a fare ricerca in Italia presso università statali in base a progetti presentati dagli stessi ricercatori, con la possibilità anche di restare per un tempo più lungo. Una possibilità che è considerata con rinnovato interesse anche per le situazioni critiche determinate in diversi Paesi dalla pandemia.

Quest’anno, tuttavia, non è stato ancora emanato il bando relativo al 2019, sicché ho interrogato il Ministro per l’Università e la Ricerca sui tempi di emissione del nuovo concorso, atteso da molti nostri giovani ricercatori che operano all’estero.

In più, ho chiesto al Ministro se la modalità di svolgimento del colloquio a distanza, adottata per molti concorsi destinati a ricercatori a tempo determinato non possa diventare una forma normale di conoscenza e selezione dei candidati. In questo modo si eviterebbero le difficoltà di ottenere permessi dal lavoro in poco tempo e gli oneri dei trasferimenti in Italia, sempre più difficili e costosi.
La pandemia ci sta facendo molti danni, ma ci sta dando anche degli stimoli a cambiare alcune nostre modalità operative e abitudini. Cerchiamo di approfittarne per semplificare soprattutto le azioni della Pubblica Amministrazione e corrispondere con minore sforzo alle nostre necessità.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D.
Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America
Electoral College of North and Central America

07 – NOTIZIE E NUOVE MISURE. IL GOVERNO ITALIANO STA PENSANDO A UNA STRETTA SULLE MISURE DI CONTENIMENTO DEL CORONAVIRUS. Si attende già per il weekend un nuovo Dpcm. Tra le ipotesi: smart working obbligatorio, stop agli eventi, nuove restrizioni per lo sport, chiusura alle 22 per bar e ristoranti, più orari scaglionati e didattica a distanza a scuola (Repubblica). Nella notte si è svolto un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi per trovare un accordo. L’Italia ieri ha registrato 10.010 nuovi casi di coronavirus a fronte di 150.377 tamponi. 55 i decessi, 638 i pazienti in terapia intensiva e 6.178 quelli ricoverati con sintomi (Il Sole 24 Ore).

Nelle Regioni È entrata in vigore una nuova ordinanza della Regione Lombardia che prevede per tre settimane la chiusura dei bar alle 24, didattica a distanza parziale, sospensione degli sport di contatto (Repubblica). Dal 18 ottobre il Piemonte ha disposto la chiusura notturna delle attività commerciali al dettaglio (La Stampa).

Nodi da sciogliere Il commissario per l’emergenza Domenico Arcuri lamenta la mancata attivazione di 1.600 terapie intensive da parte delle Regioni. Per Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, le Asl non sono più in grado di tracciare i contagi. I medici di base invitano i cittadini a sottoporsi autonomamente ad un lockdown (Repubblica).

Tracciamento in tilt, migliaia di pezzi perduti nel puzzle dei contagi (Repubblica).
Quei piani regionali bloccati nelle mani di Arcuri (Domani).
Risorse sul tavolo Nella notte si è svolto un vertice di Governo in vista del Consiglio dei ministri che oggi dovrebbe dare il via libera al Documento programmatico di bilancio, cornice della manovra 2021. Molti i temi affrontati: dalla scadenza della proroga dello stop ai licenziamenti, alla richiesta di un nuovo rinvio della riscossione, scrive Il Sole 24 Ore.

CONTAGIO GLOBALE
La scorsa settimana il numero di casi Covid-19 segnalati in Europa è stato quasi tre volte superiore rispetto al picco di marzo, ha sottolineato l’Oms. Il numero dei decessi, però, è notevolmente inferiore (Agi). Gli Usa hanno superato 8 milioni di contagi e 220 mila decessi dall’inizio dell’epidemia (Guardian).

In cerca di una cura Secondo uno studio dell’Oms il trattamanto con il remdesivir avrebbe pochi o inesistenti effetti sulla riduzione della letalità del coronavirus (Il Post). Pfizer punta all’approvazione per uso d’emergenza del vaccino anti-Covid negli Usa a fine novembre (Bloomberg).

Coprifuoco Un tribunale di Berlino ha annullato una misura che stabiliva la chiusura di bar e ristoranti dalle 23 alle 6 (Dw). Da oggi è in vigore il coprifuoco a Parigi e altre otto aree metropolitane (Euronews). In Belgio, da lunedì, chiudono per un mese bar e ristoranti (Politico). Il Regno Unito ha registrato 15,650 nuovi contagi (Guardian).

TRATTATIVE EUROPEE
Retorica da Brexit Il premier britannico Boris Johnson chiude a nuove trattative se l’Europa non cambierà il proprio approccio. Per il capo negoziatore David Frost non ci sarebbero le basi per ulteriori incontri con l’omologo europeo Michel Barnier (Euronews). Tuttavia, la presidentessa della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, aveva ribadito che i negoziati tra le due parti si sarebbero intensificati settimana prossima a Londra (Bbc). La minaccia di Johnson, in realtà, aprirebbe la porta a nuove trattative, scrive Bloomberg.

Agenda europea I leader europei valuteranno se mantenere gli incontri di persona per le prossime settimane. La premier finlandese Sanna Marin ha abbandonato il summit europeo in via precauzionale, dopo essere entrata in contatto con una persona positiva al Covid-19 (Politico).

TEMPO DI ELEZIONI
Verso novembre Più di 22 milioni di americani hanno già votato in anticipo (Bbc). 14,1 milioni di telespettatori hanno seguito il dibattito di Joe Biden su ABC, superando i 13,5 milioni che hanno guardato Donald Trump su NBC, MSNBC e CNBC (Cnn).

Sotto la lente La Corte Suprema esaminerà il piano del presidente Trump di escludere i migranti privi di documenti dal calcolo della ripartizione tra gli Stati dei seggi al Congresso (Wp).

Emisfero australe Oggi si svolgono le elezioni politiche in Nuova Zelanda. La leader di centro-destra Judith Collins sfida la premier uscente Jacinda Ardern (Nyt).

ORIZZONTI
Spesa americana Negli Stati Uniti le vendite al dettaglio durante il mese di settembre sono aumentate dell’1,9%, più del previsto, e contro lo 0,6% di agosto (Cnbc). La produzione industriale, invece, è calata dello 0,6% (Independent).

Potere d’acquisto Secondo i dati Eurostat, a settembre l’inflazione nella zona euro ha registrato una diminuzione dello -0,3% rispetto allo stesso periodo del 2019 (Repubblica). L’Istat ha abbassato allo 0,7% la stima dell’inflazione in Italia su base mensile e dello 0,6% su base annua (Il Sole 24 Ore).

In crescita Bankitalia prevede un recupero del 12% del Pil italiano durante il terzo trimestre grazie alla spinta dell’industria (Corriere).

Bocciati Moody’s ha tagliato il rating del Regno Unito da Aa2 ad Aa3. Allo stesso tempo, l’outlook è passato a stabile da negativo (Bloomberg).

Motore acceso Le immatricolazioni sono aumentate dell’1,1% a settembre rispetto allo stesso mese del 2019 (Il Sole 24 Ore). Fca ha immatricolato 77.807 auto, l’11,8% su base tendenziale (Repubblica).

Incontri finanziari Oggi è in programma il meeting annuale di Fmi e Banca Mondiale, con la partecipazione di Christine Lagarde.

MONDO REALE
Orrore a Parigi Un professore è stato attaccato e decapitato vicino ad una scuola media a nord di Parigi. L’aggressore, un diciottenne, è stato ucciso dalla polizia. La vittima aveva mostrato in classe le vignette su Maometto di Charlie Hebdo (Repubblica). Si indaga per terrorismo (Politico). Il presidente francese Emmanuel Macron lo ha definito un “attacco terroristico islamista”. Quattro persone, tra cui un minorenne, sono state arrestate per l’attacco (Bbc).

Guai politici L’ex presidente francese Nicolas Sarkozy è stato accusato di associazione a delinquere per aver ricevuto finanziamenti illeciti dalla Libia per la campagna elettorale nel 2007 (Bbc). L’ex ministro della Difesa messicano è stato arrestato a Los Angeles per traffico di droga e riciclaggio (Guardian).

In silenzio 4.998 persone sono decedute nelle prigioni statunitensi prima di aver ricevuto una sentenza. Un’inchiesta di Reuters approfondisce l’argomento.

MEDIA & TECH
Questione di privacy British Airways è stata multata per 20 milioni di sterline per un attacco hacker che nel 2018 portò al furto di dati personali di oltre 400 mila passeggeri (Bbc).

Cambio di rotta Dopo la controversia nata dalla decisione di Twitter di limitare la condivisione di un articolo del New York Post su presunti legami tra Biden e l’Ucraina, l’azienda modificherà il protocollo sulla pubblicazione di materiale hackerato, che verrà etichettato e non più rimosso, se non quando direttamente condiviso dagli hacker (TechCrunch)

08 – STATI UNITI – ENTUSIASMO DEM: 15 MILIONI DI ELETTORI HANNO GIÀ IMBUCATO . AFFLUENZA DA RECORD, MAI COSÌ TANTI VOTI ANTICIPATI NELLA STORIA USA. A METTERSI IN FILA SONO SOPRATTUTTO I DEMOCRATICI. INTANTO LA CANDIDATA VICE PRESIDENTE SI METTE IN AUTO-QUARANTENA DOPO LA POSITIVITÀ DI DUE COLLABORATORI, di Marina Catucci da New York.
A meno di tre settimane dall’election day del 3 novembre, circa 15 milioni di americani hanno già votato, mostrando uno straordinario livello di partecipazione nonostante le barriere erette dalla pandemia di Covid-19, impostando una traiettoria che potrebbe portare la maggioranza degli elettori a votare in anticipo rispetto al giorno delle elezioni, per la prima volta nella storia degli Stati uniti.

Il voto si sta svolgendo non senza problemi: in Georgia, il primo giorno di elezioni anticipate, i cittadini hanno fatto file lunghe fino a 11 ore; altre volte a fare notizia sono le analisi dei numeri dell’affluenza rispetto alle elezioni di quattro anni fa.

Nella Carolina del Nord, quasi uno su cinque dei circa 500mila elettori che finora hanno usato il voto per corrispondenza non aveva votato alle ultime elezioni presidenziali del 2016; in Michigan, più di un milione di persone, circa un quarto dell’affluenza totale del 2016, ha già votato.

Il quadro è così netto che i funzionari elettorali di tutto il Paese segnalano un’affluenza anticipata alle urne da record e che si svolge per la maggior parte di persona. Significa che la notte delle elezioni potrebbero essere disponibili più risultati di quanto ci si aspettasse solo un paio di settimane fa.

Finora gran parte del voto anticipato sembra essere dettato dal maggiore entusiasmo che si avverte tra i democratici: secondo un’analisi pubblicata dal Washington Post, dei circa 3,5 milioni di elettori che hanno votato in sei Stati dove il voto ha un peso a livello nazionale (Florida, Iowa, Maine, Kentucky, North Carolina e Pennsylvania), i democratici registrati superano i repubblicani di circa 2 a 1. Un’ulteriore analisi mostra un numero sproporzionato di elettori neri e donne, gruppi che favoriscono l’ex vice presidente Joe Biden rispetto a Trump.

Se questi primi risultati mostrano che i democratici sono in grande vantaggio, è davvero troppo presto per esultare: i sostenitori Gop sono tradizionalmente più propensi a votare di persona il giorno delle elezioni e a non approfittare della possibilità del voto anticipato.

Gli elettori democratici che si sono presentati al primo giorno di votazioni anticipate in queste ultime settimane hanno descritto il desiderio di votare il prima possibile, come una dichiarazione esplicita di dissenso nei confronti del presidente, ma a scendere dal carro ci sono anche pezzi di partito repubblicano come Charlie Baker, governatore del Massachusetts, che ha dichiarato di non sostenere la rielezione di Trump.
In una parabola che al momento sembra favorire Biden, la sua vice, Kamala Harris, ha fermato la campagna elettorale dopo che due membri del suo staff sono risultati positivi al test per il Covid-19. «La senatrice – ha dichiarato il manager della campagna – durante i due giorni precedenti ai loro test positivi non è stata a stretto contatto con i collaboratori, quindi non è richiesta la quarantena. Tuttavia per un eccesso di cautela, cancelliamo i viaggi fino a domenica».

09 – AUSTRIA. VIENNA AL VOTO, LA ROSSA NON PUÒ TRADIRE. IL SINDACO USCENTE, IL SOCIALDEMOCRATICO MICHAEL LUDWIG, DATO AL 40%. DALLA SUA UNA CITTÀ ACCOGLIENTE E AL TOP PER QUALITÀ DELLA VITA
Intorno a Vienna, città governata per 100 anni dai socialdemocratici (Spoe) – eccetto il periodo austrofascista e nazista 1934-45 – da sempre si gioca la madre di tutte le battaglie. Nel 2015 ci provò Heinz Christian Strache, allora leader della xenofoba Fpoe in forte ascesa, a espugnare il bastione rosso. Tentativo vano, ma ci arrivò pericolosamente vicino, al 31%, fermato comunque dal 39,5% raggiunto dal partito socialdemocratico.

Stavolta, malgrado la forte crisi e il disorientamento che attraversa la Spoe sul piano nazionale, che facevano temere il peggio, non c’è alcun duello per il posto di sindaco. Vienna si sta mostrando non contendibile. Tutti i sondaggi danno il sindaco uscente, il socialdemocratico Michael Ludwig, al 40%, con tendenza in crescita. Per l’estrema destra della Fpoe si prevede invece il tracollo. Reduce dallo scandalo provocato dal rivelatore video-Ibiza, che costò al partito il governo nazionale, e dallo scandalo spese pazze personali sul conto del loro capo Strache, su cui indaga la magistratura, al voto di oggi la Fpoe si presenta spaccata in due.

STRACHE, L’EX UOMO FORTE modello e amico di Salvini, espulso dalla sua Fpoe si presenta con una propria lista, Team H.C. Strache. Rischia di non raggiungere la soglia di sbarramento fissata al 5%. La lista ufficiale Fpoe guidato dall’ex pupillo di Strache, Dominik Nepp, è data nei sondaggi intorno al 9%. La linea politica dei due è identica: Vienna dipinta come città caduta in declino, mal gestita, con una popolazione che vive di sussidi e privilegi per gli immigrati. Vero è che il 60% della Mindestsicherung (che significa assicurazione minima, cioè il reddito di cittadinanza), in Austria è erogata da Vienna che si è rifiutata di applicare tagli e restrizioni decisi dal governo precedente Kurz-Strache. Per Nepp e Strache l’accesso alle case comunali o alla Mindestsicherung, va riservato ai soli cittadini austriaci.

Entrambi hanno concluso la loro campagna elettorale in piazza, senza mascherina e distanziamento, in una Vienna che registra contagi sempre più alti, 511 in un giorno, quasi la metà dell’intero paese. Il terzo concorrente a destra è il partito popolare (Oevp) di Sebastian Kurz che a Vienna schiera un suo stretto collaboratore, il ministro delle finanze Gernot Bluemel. In gara con gli altri due per chi è più a destra, si proclama destra per bene, senza schiuma alla bocca.

PER BLUEMEL, IN NOME dell’integrazione, per accedere alle case comunali bisogna parlare il tedesco certificato a livello b1. «Chi lavora in una grande azienda avrà più possibilità di imparare il tedesco», gli ha risposto il sindaco uscente Ludwig in un confronto tv, «da studente lavoravo come operaio edile con polacchi, turchi, jugoslavi, insieme abbiamo posato i binari delle ferrovie ovest. So cosa vuol dire, gente che aveva poca possibilità di studiare il tedesco. Ma abbiamo bisogno anche di loro. Ho sempre detto, chi costruisce le case deve avere anche il diritto di poterci abitare».

La Oevp data intorno al 19% arriverà probabilmente seconda. Previsti al terzo posto, tra il 13% e 15%, i Verdi della vicesindaca uscente Birgit Hebein. Con i socialdemocratici si contendono in gran parte lo stesso elettorato. Al governo nazionale invece, per impedire che ci andasse la Fpoe, i Verdi sono soci di Kurz, subendo impotenti la sua linea non condivisa. Al quinto posto i Neos, partito liberal, dovrebbe raggiungere il 6%.

LA SPOE DI VIENNA trae a tutt’oggi la sua forza dalla «Vienna Rossa» degli anni 20, che ha lasciato alla città una rete unica di infrastrutture che sono state preservate, solo in piccola parte privatizzate: dalle case comunali alle piscine, biblioteche e trasporti risultando il più vasto settore pubblico in Europa.

COSÌ DA 10 ANNI Vienna è in cima al ranking mondiale per la qualità della vita secondo l’annuale studio Mercer. «È paradossale, grazie alla Vienna Rossa storica uno studio di impronta neoliberale attesta da anni a Vienna la migliore qualità della vita» commenta Klaus Novy studioso di sviluppo urbano. Vienna Rossa e qualità della vita sono diventati un marchio della città sul quale Ludwig incentra la sua campagna elettorale a cominciare dalle case comunali dove vive un terzo della popolazione viennese e che la città ha ripreso a costruire di fronte a un mercato libero degli alloggi arrivato alle stelle. Per una città aperta, inclusiva, sociale che non lascia indietro nessuno. Peccato però che un terzo della popolazione residente a Vienna senza cittadinanza austriaca oggi non possa votare. Anche i cittadini Ue possono votare solo per le circoscrizioni, essendo Vienna anche regione. Una modifica della legge avanzata dal comune è stato bocciata dalla corte costituzionale.

Si vota per il rinnovo del consiglio comunale, singoli partiti col sistema proporzionale. Una fetta degli elettori più grossa che mai, causa coronavirus, ha già votato per lettera o presso le circoscrizioni. Sulle possibili alleanze del governo cittadino Ludwig non ha voluto esprimersi, l’ipotesi più probabile è una riedizione della coalizione rosso-verde.

10 – SULLA FAME UN NOBEL PER LA PACE RASSEGNATO. IL PREMIO DI QUEST’ANNO RIMANDA A DUE QUESTIONI MONDIALI FONDAMENTALI: IL PROGRESSIVO RITORNO DELLA FAME SU SCALA GLOBALE E L’ALTRETTANTO PROGRESSIVO INDEBOLIMENTO DELLE NAZIONI UNITE, di Nicoletta Dentico*
L’assegnazione del premio Nobel per la Pace al Programma Alimentare Mondiale (Pam) è un conferimento che va letto in chiaroscuro, in un anno speciale come il 2020. Nella filigrana della motivazione del Nobel si intravedono richiami geopolitici di indubbio rilievo. La selezione di un programma delle Nazioni Unite era forse obbligata nel 75° anniversario di vita di questa istituzione. Il Pam si è dato un gran daffare nel 2020: ha aumentato la propria operatività contro le carestie mondiali fissando l’obiettivo di raggiungere 138 milioni di persone entro l’anno (gli aiuti del Pam sono arrivati a 85 milioni nei primi sei mesi dell’anno) e ha ottenuto il record di finanziamenti della sua storia (8 miliardi di dollari). Ha lanciato ripetuti allarmi sul rischio di una pandemia di fame dovuta alla combinazione tossica di conflitti, cambiamenti climatici e Covid-19. Ma la scelta del Pam resta frutto di una visione a corta gittata, se si ha qualche contezza su ciò che si muove nel mondo e dei segnali che vengono da questo tempo della storia così tormentato.

IL NOBEL per la pace 2020 rimanda a due questioni mondiali fondamentali: il progressivo ritorno della fame su scala globale e l’altrettanto progressivo indebolimento delle Nazioni Unite. L’arrivo della pandemia provocata da Covid 19 ha contribuito a rendere più intricate entrambe le questioni. Partiamo, a ritroso, dalle Nazioni Unite, riunite in assemblea generale virtuale. Voglio pensare, benevolmente, che il Nobel al Pam sia un educato ma inequivocabile richiamo agli Stati uniti, e al ruolo che hanno avuto nella creazione delle Nazioni Unite, proprio nell’anno in cui l’amministrazione Trump ha contribuito di gran lena ad affossare l’azione e la credibilità dell’Onu, a cominciare dalla Organizzazione Mondiale della Sanità per arrivare di riflesso al Consiglio di Sicurezza, rimasto a lungo silente sulla vicenda Covid 19. Un segnale pro-multilateralismo, insomma, a poche settimane dall’appuntamento delle presidenziali Usa. Di tutti i rami dell’Onu, il Pam è infatti il più geneticamente americano. Fu concepito nel 1961 dall’ispirazione di un uomo, George McGovern, allora direttore del neonato US Food for Peace Program, e creato in tutta fretta nello stesso anno per ordine del presidente Dwight Eisenhower. L’idea era sperimentare l’assistenza alimentare tramite il sistema multilaterale e così mostrare il forte sostegno americano al sistema ONU, in una fase congiunturale di consistenti surplus di cibo negli USA. La leadership statunitense ha segnato la storia della organizzazione, incluso l’attuale direttore generale.

POI C’È LA FAME che torna alla grande ad affliggere il pianeta, mentre tutti si riempiono la bocca con lo sviluppo sostenibile. Questa l’altra gigantesca questione richiamata nella motivazione del Nobel, che cita ovviamente gli scenari di guerra ma anche gli effetti della pandemia. L’ultimo rapporto Fao su Sicurezza Alimentare e Nutrizione Mondiale nel 2020 dice che 2 miliardi di persone nel sud globale soffrono di insicurezza alimentare – 746 milioni in forma severa. Con l’impatto delle misure di lockdown per fermare Covid 19, 25 paesi sono sull’orlo di una fame devastante. Il numero di persone esposte alla denutrizione è destinato a crescere da 149 a 270 milioni entro la fine dell’anno in questi paesi, con una proiezione di 6000 bambini morti al giorno. Una matematica degli orrori massificante, che fa intuire come la questione sia seria, forse persino sfuggita di mano. La Fao, pur con tutte le difficoltà di un negoziato che procede su canali virtuali, sta affrontando due dossier decisivi per regolamentare il futuro accesso globale al cibo: quello sui sistemi alimentari e quello sull’agro-ecologia. Dibattiti tortuosi e con molti oppositori, in corso mentre scriviamo. E allora, in questo scenario, ha senso esaltare con un Nobel per la pace l’approccio umanitario al cibo che Pam statutariamente interpreta? Dopo decenni di deviante narrazione emergenziale, pensiamo veramente che sia ancora possibile puntare al cibo in termini di assistenza, di diritto umanitario, laddove è un diritto umano fondamentale? Mentre Covid 19 ci invita a uno sguardo sistemico di interconnessione tra salute, cibo, natura, discriminazioni, finanza, economia, è ancora possibile proporre la soluzione umanitaria come viatico della pace, la umanitarizzazione dei diritti?

NELLE SUE filiere di distribuzione, Pam non usa cibo qualunque. Si avvale di una vasta gamma di specialized foods, cibo fortificato, polveri con micronutrienti, alimenti pronti all’uso e biscotti energetici prodotti da poche multinazionali che ne detengono il brevetto. Insomma, nulla di più lontano dalla nozione di sovranità alimentare che il mondo dovrebbe perseguire, per riscattarsi finalmente dal modello di agricoltura industriale e intensiva che uccide il pianeta, con uso di pesticidi, abbattimenti di foreste, ricorso massiccio ad antibiotici e sfruttamento animale. Il prossimo anno si terrà a New York il summit sui Sistemi del Cibo voluto dal segretario generale dell’Onu. In teoria, una grande opportunità per attaccare le cause della fame nel mondo e creare i presupposti della sicurezza alimentare. C’è un problema però: la rappresentante Onu del Summit è Agnes Kalibata, presidente di Agra, il grande partenariato pubblico-privato finanziato dalla fondazione Rockefeller e dai Gates per promuovere il modello intensivo dell’agricoltura in Africa. Se questi sono i presupposti, non andremo lontani. Gli Stati Uniti e Bill Gates non amano la domanda di agroecologia che viene dai paesi del sud del mondo. Speriamo che il Nobel conferito al Pam non sia, per loro, la risposta rassicurante.

11 – IL COVID-19, TRUMP E L’ANNO CHE NON VOLEVA FINIRE. SCENARI . CON LA PARABOLA DI TRUMP E LO SBANDO DELL’EUROPA CRESCE L’ANSIA CHE ALIMENTA PARANOIE SANITARIE. DIETRO C’È IL VUOTO DELLA POLITICA, L’INCAPACITÀ DELLE CLASSI DIRIGENTI DI DARE RISPOSTE, di Pier Giorgio Ardeni*
Questo 2020, che era iniziato sotto un senso di imminenza della catastrofe ecologica acuito dai vasti incendi in Australia, dopo i fuochi in Siberia e Amazzonia, e poi il 3 gennaio con l’assassinio, ordinato da Trump, del generale iraniano Soleimani, foriero di tristi presagi su larga scala, aveva già fatto un salto vertiginoso verso febbraio – distinguendosi dagli anni precedenti – portandoci la «pandemia del secolo», all’inizio vista come un contagio misterioso da una remota provincia cinese di un virus polmonare cui sarebbe stato dato il nome di Covid-19.

E la pandemia, con i suoi 36 milioni di casi accertati e più di un milione di decessi ufficiali e che sarà quest’anno la prima causa di morte per malattie trasmissibili nel mondo, ha già tinto il 2020 di un senso di destino tragico, annichilendoci, rimpicciolendo ogni altra preoccupazione fino a farla apparire insignificante.

Eppure, la spirale non sembra arrestarsi e quest’anno pare non voler finire (di sorprenderci). E se apocalisse – rivelazione – doveva essere, questa è. «Guasto è il mondo, e preda di febbri affrettate, ove la ricchezza si accumula, e gli uomini rovinano» (Oliver Goldsmith), citava il buon Tony Judt nel suo ultimo libro (2010) a lamentare come la cieca ricerca del profitto ci aveva fatto entrare in una «età della paura». La paura non solo che «noi non possiamo dar forma alle nostre vite, ma che coloro che hanno l’autorità per dar forma alle nostre vite abbiano perso il controllo di fronte a forze oltre la loro portata».

La parabola di Trump, e il suo stesso restare vittima di un virus che aveva negato, se qualcosa poteva indicare, ci mostra una volta di più la spirale che non ha fondo, la rivelazione implacabile che questo anno senza fine ci abbandona a questa età dell’ansia e della paura. Neppure delle nostre autorità ci possiamo fidare.

Le cronache ci raccontano un’America allo sbando, ma anche un’Europa non meno incerta. Un popolo che si muove infantilmente senza supervisione degli adulti, tra desiderio di «libertà» e illusione che tutto passi, che non è poi così grave. Non solo il nostro rapporto con la pandemia, in Spagna come in Francia come nel Regno Unito. Non solo in paesi governati da autocrati (Modi), negazionisti (Bolsonaro) o sigillati nella loro bolla (Putin) o improvvisati condottieri in nome della libertà (Johnson).

Il contagio non rallenta, l’economia va a rotoli e non ci vogliamo pensare, il pianeta sta diventando inabitabile e non facciamo nulla. Un senso di inevitabilità della catastrofe pare essersi diffuso tanto forte – «persino l’America non ha saputo fermare la pandemia» – quanto l’ansia che ci attanaglia, alimentando complottismi e negazionismi, parossismi vitalistici e paranoie sanitarie. Perché dietro quell’ansia c’è il vuoto della politica, l’incapacità delle classi dirigenti di dare risposte.

Per i tanti che avevano lodato la superiorità della democrazia statunitense – con i suoi «pesi e contrappesi», la più antica e solida del mondo – l’America del 2020 vede esplodere tutte le sue contraddizioni ad un tempo: il vizio suprematista, fondante la divisione razziale e prim’ancora anglo-sassone di un paese cresciuto sugli immigrati; il capitalismo delle élite, tornato selvaggio con disuguaglianze da «età dell’oro»; il degrado ambientale, manifesto negli incendi dell’Ovest e negli uragani; un sistema elettorale barocco; una corte suprema «medievale», con giudici nominati a vita dalla politica; una politica fondata sulle lobby delle corporations e persistenti ossessioni; un sistema economico iniquo e pur «dinamico», grazie alla competizione sui salari e la flessibilità e al suo «classismo».

L’America perno della civiltà «occidentale», in ragione delle sue contraddizioni, è così scivolata nel suo contrario, portando a manifestarsi la possibilità della negazione di quella stessa democrazia. Con malapropismo, già prima del Covid si poteva auspicare un ritorno alla «normalità», liberandosi della «tossina» Trump. Ma non è più tempo di sola «decenza», ora si parla di sopravvivenza.
Malato è il mondo che oggi, per far fronte alla pandemia del secolo – che pure ancora non eguaglia quella di solo cent’anni fa – chiude gli occhi sperando che tutto finisca. Perché, certo, non possiamo ora occuparci di emissioni o diritti umani, quando ben altri problemi ci assillano. Eppure, nel letargo ansioso in cui siamo caduti – anche noi, qui, con le nostre piccole preoccupazioni su Salvini e i 5 Stelle, sul Mes e il Recovery Fund, sulla tenuta della coalizione giallorossa – dovremo pur occuparci di quei 50 miliardi di reddito italiano perduto (Istat), di quei miliardi che le manovre governative hanno solo tamponato, di quei posti di lavoro persi, di quei disoccupati che non troveranno (mai) più un lavoro, di quei divari che continueranno a crescere. Perché «era la normalità il problema».
Non è solo l’economia a disgregarsi, anche le società possono collassare. Ma, «non c’è disperazione senza un po’ di speranza» (Pasolini). Il XXI secolo, cominciato con l’attacco alle Torri Gemelle e le disastrose «guerre al terrore» che hanno solo portato caos e miseria, non termina con questo 2020 senza fine. L’anno della grande pandemia potrà chiudersi con la fine dell’era Trump e il «rewind» a prima della pandemia, quando ricomincerà la lotta di sempre. ( di PierGiorgio Ardeni da Il Manifesto).

12 – LAVORO ALL’ESTERO E PENSIONE:
A- DOVE VERSARE I CONTRIBUTI. ISTRUZIONI INPS SULLE REGOLE DA APPLICARE PER LE ATTIVITÀ DI LAVORO SVOLTE IN PIÙ PAESI UE, ANCHE DA PARTE DI ISCRITTI ALLA GESTIONE SEPARATA.
B- BREXIT: PRESTAZIONI INPS GARANTITE FINO A DICEMBRE ( da Redazione PMI.It )

A -Le modalità di versamento dei contributi previdenziali da parte di chi presta attività lavorative di collaborazione coordinata e continuativa all’estero, con particolare riferimento ai soggetti non residenti in Italia che svolgono attività lavorativa in più Stati membri, sono contenute nella circolare n. 102/2018 dell’INPS.
NORME COMUNITARIE
BREXIT: PRESTAZIONI INPS GARANTITE FINO A DICEMBRE
12 Febbraio 2020L’Istituto richiama la norma comunitaria applicabile con riferimento alle persone che lavorano in due o più Stati membri dell’UE (art. 11, par. 1, del Regolamento (CE) n. 883/2004) e il relativo Regolamento di applicazione (CE) n. 987/2009, ricordando che si basano su due principi di carattere generale:
• dell’unicità secondo il quale le persone destinatarie della normativa comunitaria sono soggette alla legislazione di un solo Stato membro anche nel caso in cui svolgano un’attività in due o più Stati;
• di territorialità della legislazione applicabile, secondo il quale il lavoratore è soggetto alla legislazione dello Stato nel cui territorio svolge la sua attività lavorativa. Principio che si applica anche nel caso in cui i lavoratori abbiano la residenza in uno Stato diverso da quello di occupazione o quando l’impresa o il datore di lavoro, dai quali essi dipendono, abbiano la sede legale o la sede delle loro attività in uno Stato diverso da quello in cui i lavoratori sono occupati. Un’eccezione a tale principio è prevista in caso di distacco dei lavoratori (articolo 12 del Regolamento (CE) n. 883/2004).
=> Pensionati all’estero e detrazioni famiglia
L’INPS spiega che è possibile la simultanea applicazione della legislazione di due Stati stipulando uno specifico accordo, con il consenso delle autorità competenti degli Stati interessati.
Gestione Separata
Nessuna norma comunitaria specifica è applicabile direttamente agli iscritti alla Gestione Separata, anche se l’articolo 1 del Regolamento (CE) n. 883/2004 definisce come attività subordinata o autonoma anche le attività che sono ad esse assimilate in base alla legislazione dello Stato membro in cui sono esercitate. In Italia sono assimilati, dal punto di vista previdenziale, ai lavoratori dipendenti i soggetti titolari dei seguenti tipi di rapporto (circolare INPS n. 83/2010):
• dottorato di ricerca, assegno, borsa di studio erogata da MUIR;
• collaborazione coordinata e continuativa (con contratto a progetto/programma di lavoro fase di esso);
• collaborazione occasionale (articolo 61, comma 2, decreto legislativo n. 276/2003);
• collaborazione coordinata e continuativa di titolari di pensione di vecchiaia o ultra-sessantacinquenni;
• collaborazione coordinata e continuativa presso la Pubblica Amministrazione;
• medico in formazione specialistica (cfr. la circolare n. 37/2007);
• associato in partecipazione con apporto di solo lavoro;
• volontario del servizio civile.
Sono invece assimilati, dal punto di vista previdenziale, ai lavoratori autonomi i soggetti titolari dei seguenti tipi di rapporto:
• amministratore, sindaco, revisore di società, di associazioni e di altri enti con o senza personalità giuridica, liquidatore di società;
• collaboratore di giornale, riviste, enciclopedia e simili;
• partecipante a collegi e commissioni;
• venditore porta a porta;
• rapporto occasionale autonomo (di cui alla legge n. 326/2003);
• tutti i liberi professionisti per i quali non è prevista alcuna Cassa previdenziale obbligatoria.
=> Distacco lavoratori, riforma UE anti dumping
Lavoratore assoggettato alla legislazione italiana
Il lavoratore deve essere assoggettato alla legislazione italiana quando:
• esercita in Italia un’attività subordinata, per la quale è assicurato (in Italia), e contemporaneamente esercita in uno o più Stati membri un’altra attività considerata autonoma in quello stato, (come, ad esempio, l’amministratore di società);
• in Italia esercita sia un’attività subordinata sia un’attività autonoma e contemporaneamente esercita un’attività autonoma in uno o più Stati membri;
• in Italia esercita sia un’attività subordinata che un’attività autonoma e contemporaneamente esercita l’attività di amministratore in uno Stato membro;
• in Italia esercita sia un’attività subordinata che un’attività professionale, per la quale è iscritto alla Gestione separata, e contemporaneamente esercita un’attività professionale in uno Stato membro;
• esercita un’attività subordinata in Italia e contemporaneamente un’attività professionale in uno Stato membro;
• è un lavoratore subordinato in uno Stato membro che svolge contemporaneamente attività di libero professionista iscritto alla Gestione separata in Italia;
• è un lavoratore subordinato in uno Stato membro che svolge l’attività di amministratore in Italia.

B – BREXIT: PRESTAZIONI INPS GARANTITE FINO A DICEMBRE ( da Redazione PMI.It )
Tutte le regole applicative INPS per garantire sussidi e prestazioni ai lavoratori italiani e del Regno Unito durante il periodo di transizione che precede la Brexit.
Con il concretizzarsi della Brexit e l’entrata in vigore del periodo transitorio – dal primo febbraio al 31 dicembre 2020 – previsto dall’accordo di recesso, il Regno Unito continuerà ad applicare il diritto dell’Unione Europea.
Tutte le istruzioni operative del caso per cittadini e imprese, in materia di prestazioni assistenziali e previdenziali, sono state fornite dall’INPS con la circolare 16/2020 del 4 febbraio, che nello specifico analizza: prestazioni pensionistiche, familiari, di disoccupazione e malattia, maternità e paternità, legislazione applicabile, distacchi di lavoratori all’estero, recuperi di contributi e prestazioni indebite, modalità di scambio informazioni.
Per l’accertamento del diritto e il calcolo delle prestazioni previdenziali, durante il periodo transitorio ai cittadini dell’Unione e del Regno Unito continueranno ad applicarsi i regolamenti comunitari in materia di totalizzazione dei periodi assicurativi.

AMBITO DI APPLICAZIONE BREXIT
Cittadini dell’Unione europea e del Regno Unito e loro familiari e superstiti, soggetti alla legislazione del Regno Unito e dell’Unione e/o che risiedono nel Regno Unito o nell’Unione.
Apolidi, rifugiati e cittadini di Paesi terzi che soddisfino le condizioni di cui al regolamento (CE) n. 859/2003 (cfr. le circolari n. 118/2003 e n. 51/2011), loro familiari e superstiti.
Tutti coloro che hanno il diritto di soggiornare nel territorio del Regno Unito o dell’Unione europea, finché mantengono tale diritto.
Cittadini dei Paesi SEE (Islanda, Lichtenstein e Norvegia) e della Svizzera purché concludano accordi specifici con il Regno Unito applicabili ai cittadini dell’Unione, e con l’Unione europea applicabili ai cittadini del Regno Unito.
=> Brexit al via: effetti su commercio, viaggi, studio e lavoro
Collaborazione amministrativa
Per lo scambio di informazioni sulla sicurezza sociale con il Regno Unito, si continua ad utilizzare il sistema elettronico EESSI (“Electronic Exchange of Social Security Information”).

PRESTAZIONI PENSIONISTICHE
Per i cittadini comunitari e del Regno Unito continuano ad applicarsi le disposizioni in materia di totalizzazione dei periodi assicurativi per l’accertamento del diritto e il calcolo delle prestazioni pensionistiche italiane, anche qualora la domanda di pensione sia stata presentata successivamente al periodo transitorio. Per perfezionare il requisito contributivo per accedere a benefici come la prosecuzione volontaria o la maternità al di fuori del rapporto di lavoro, sono totalizzabili i periodi maturati nel Regno Unito fino al 31 dicembre 2020.

Le prestazioni speciali di carattere non contributivo (maggiorazione sociale e integrazione al minimo) vengono erogate nello Stato membro in cui gli interessati risiedono in base ai criteri previsti dalla legislazione locale. Durante il periodo transitorio, il quadro normativo rimane invariato.

PRESTAZIONI A SOSTEGNO DEL REDDITO
Durante il periodo transitorio restano invariate le regole sulla totalizzazione dei periodi assicurativi per il raggiungimento del requisito ai fini delle prestazioni di sicurezza sociale. Questo, per tutti i periodi assicurativi maturati fino al 31 dicembre 2020, anche per le domande presentate successivamente, sempre che facciano riferimento a situazioni verificatesi prima.

Analogamente, i periodi assicurativi maturati sotto la legislazione del Regno Unito fino al 31 dicembre 2020, sono presi in considerazione per la determinazione dei diritti acquisiti, anche se la domanda di prestazione viene presentata successivamente.

PRESTAZIONI DI DISOCCUPAZIONE
Per tutto il periodo transitorio restano valide le disposizioni relative a totalizzazione dei periodi assicurativi, esportabilità delle prestazioni di disoccupazione, erogazione delle prestazioni ai lavoratori frontalieri e transfrontalieri e rimborsi tra Istituzioni.

PRESTAZIONI FAMILIARI
Per effetto del periodo transitorio, anche per le prestazioni familiari continueranno ad applicarsi i regolamenti comunitari fino alla data del 31 dicembre 2020. Questo vale anche per gli assegni previsti dalla normativa italiana (ANF e AF) nei confronti di un cittadino britannico.

MALATTIA, MATERNITÀ E PATERNITÀ
Ai fini del riconoscimento del diritto alle prestazioni in denaro, sarà possibile totalizzare i periodi derivanti da attività lavorativa svolta nel Regno Unito con quelli maturati in Italia. Pertanto, possono essere accolte sia le domande di prestazione presentate entro la data del 31 dicembre 2020 che quelle presentate successivamente.

DISTACCO LAVORATORI ALL’ESTERO
Fino al 31 dicembre 2020 continuano a trovare applicazione le disposizioni del Titolo II dei regolamenti comunitari (CE) n. 883/2004 e n. 987/2009. La validità delle certificazioni non potrà invece riguardare periodi successivi.

RECUPERO CONTRIBUTI E PRESTAZIONI INDEBITE
Infine, anche per il recupero di contributi e prestazioni indebite, nonché per i rimborsi e la compensazione, restano validi i regolamenti (CE) n. 883/2004 (articolo 84) e n. 987/2009 (articoli 58, 70 e seguenti) fino al termine del periodo transitorio (31 dicembre 2020).

14 – UNA SINISTRA AUTONOMA RESTA NECESSARIA. DOPO IL VOTO REGIONALE . SE LA PANDEMIA SQUADERNA LA NECESSITÀ DI UN DIVERSO MODELLO SOCIALE, IL RISCHIO EVIDENTE È UNA REGRESSIONE. IN QUESTO CONTESTO UNA SINISTRA AUTONOMA RESTA QUANTO MAI NECESSARIA, di Roberta Fantozzi, Salvatore Romeo
Le elezioni regionali non hanno portato buone nuove a sinistra. La sconfitta è stata netta dove ci si è presentati in alternativa, ma non ha visto risultati positivi neppure nelle coalizioni riconducibili all’area di governo. Il dibattito ha poi riproposto la centralità del nodo delle alleanze – “mai con il PD”, “sempre con il PD” – come fondamento di un progetto di costruzione a sinistra.

NON CI SEMBRA UN’IMPOSTAZIONE CONVINCENTE.
La prima opzione non fa i conti con i mutamenti intervenuti rispetto alla fase precedente, quella aperta dallo shock austeritario del governo Monti. Rispetto ad essa, più elementi hanno modificato il quadro: la crescita della destra estrema, la fuoriuscita di Renzi dal PD, le modifiche intervenute a livello europeo. Queste ultime esito non solo della pandemia, ma della crisi, antecedente, della globalizzazione neoliberista. Tutti elementi che hanno concorso a rafforzare il governo e il PD, portando alla bipolarizzazione del voto.
Ma cogliere questo è altra cosa dal teorizzare il “sempre con il PD” e l’internità al quadro dato. Anzitutto per i limiti del governo che, assieme ai molti interventi necessari nella pandemia, non pare capace della indispensabile discontinuità d’impianto. Per le contraddizioni delle principali forze che lo sostengono: il PD, contenitore delle sedimentazioni accumulatesi negli anni (da chi ha un qualche pensiero critico sul neoliberismo, a chi al neoliberismo resta organico), e i 5 Stelle in una transizione indefinita.
Ma anche per i sommovimenti nella società, dove Confindustria si pone come riferimento di un insieme di interessi, per determinare l’allocazione dei fondi europei e liquidare i residui diritti del lavoro. Se la pandemia squaderna la necessità di un diverso modello sociale, il rischio evidente è una regressione. In questo contesto una sinistra autonoma resta quanto mai necessaria.
D’altra parte, la stessa discussione sulla legge elettorale rafforza tale urgenza. Le alte soglie di sbarramento vanno contrastate, ma l’impianto proporzionale pone al centro della politica la domanda “chi rappresenti, per fare cosa” piuttosto che “con chi ti allei”. Nella crisi conclamata del neoliberismo la sinistra può svolgere un ruolo solo basandosi sulle ragioni costitutive della propria autonomia, e nella propria autonomia – che non è autismo – scegliere se e con chi allearsi.

PROPONIAMO QUATTRO TERRENI DI RICERCA, UN IMPEGNO DA ASSUMERE.
1. La democrazia. Il maggioritario è stato concausa della crisi della sinistra. Ha drammatizzato il nodo delle alleanze, su cui si sono consumate quasi tutte le divisioni, ha posto in secondo piano la rappresentanza della società. Non ci si è divisi solo tra organizzazioni, ci si è separati dal proprio corpo sociale. Se il nodo della legge elettorale resta molto importante, lo è altrettanto sperimentare modalità della discussione e della decisione, che consentano non solo di stare assieme senza drammatizzare le diversità, ma di ricucire la frattura tra società e politica. Un processo deliberativo che, sulle priorità dell’iniziativa o sulla scelta delle alleanze, promuova un dibattito ampio e culmini nella consultazione di chi è parte di un progetto, è tema che non si può rimuovere.

2. STUDIARE E IMMAGINARE. Non basta stilare programmi: è urgente ricomporre saperi sull’analisi del presente, e portare la sfida sul terreno del senso comune. Le idee di felicità e libertà su cui il neoliberismo ha basato la sua egemonia – l’individualismo proprietario, la libertà nel consumo – sono irrealizzabili per un numero crescente di persone. In assenza di un’alternativa di senso, prendono forma “i fenomeni morbosi più svariati”. E’ in questa crisi che va elaborata una diversa prospettiva di libertà e felicità.

3. LOTTARE E PRATICARE. La costruzione di conflitto e di pratiche solidali, per riportare la sinistra dove dovrebbe stare, è spesso un’evocazione, anche per la polverizzazione delle forze. “L’unione fa la forza” non è uno slogan, è una necessità.

4. IL CORPO DELLE ORGANIZZAZIONI ESISTENTI, con rare eccezioni, è bianco, anziano, maschio. Non intercetta il lavoro migrante né le seconde e terze generazioni, non accoglie il protagonismo delle ragazze e dei ragazzi (semmai declina il tema generazionale come rottamazione “biologica”, da destra), è non solo ossificato nei riti del micropotere maschile, ma persino, temiamo, nella perdurante fascinazione della hybris del guerriero, mentre è squadernata di fronte a noi la vulnerabilità della condizione umana.
Forse di questo e altro si potrebbe discutere, prendendosi un impegno ovunque collocati: lavorare nello scontro aperto, per una ricomposizione delle forze rispetto alla destinazione delle risorse di Next Generation EU. L’efficacia è condizione imprescindibile per la buona politica.
(di Roberta Fantozzi, Salvatore Romeo da Il Manifesto)

15 – EUROPA «I NEGOZIATI SONO FINITI», PER JOHNSON È «NO DEAL». BREXIT. CI SI PREPARI AL PEGGIO, COLPA DELL’EUROPA: HA FATTO CAPIRE IL PRIMO MINISTRO CONSERVATORE IN UN MESSAGGIO TV, di Leonardo Clausi.
Deal or no-deal, questo è lo strazio. Con la scadenza del primo gennaio in rotta di collisione, ormai sembrerebbe prevalere il secondo
Boris Johnson l’ha detto in tivvù, mentre tutta Europa tornava a barricarsi in casa con ben altre preoccupazioni: i negoziati con i nostri amici europei sono “finiti”. Ci si prepari al peggio, ha insomma fatto capire, mentre addossava tutta la responsabilità dell’imminente fiasco alla controparte. «Li ha effettivamente interrotti l’Ue col dire che non intendono mutare la propria posizione negoziale», ha aggiunto.
AL DISTANZIAMENTO SOCIALE, INSOMMA, FA ECO QUELLO NEGOZIALE.
Londra vorrebbe un rapporto di libero scambio con i 27 come quello che l’Ue ha con il Canada, cosa che il blocco sonoramente rifiuta. In mancanza di meglio, Johnson ripiegherebbe su un rapporto più simile a quello che Bruxelles ha con un altro dominio della corona, quello con l’Australia. Che è, in buona sostanza, imperniato sulle regole della World Trade Organization, con tanto di odiose tariffe e vituperatissimi dazi.

Non basta che Emmanuel Macron – fino a qualche giorno fa determinato a preservare l’accesso dei pescherecci francesi alle acque territoriali britanniche dello status quo ante – abbia in buona sostanza abbassato la cresta accettando la sovranità ittica di sua maestà.

In questa tenzone all’ultima lisca, ambo i contendenti continuano nella guerra di posizione negoziale, tanto che a forza di bluffare – come già era accaduto per il referendum nel 2016, che doveva dare uno scossone ai politici nazionali e ha finito per darlo invece al paese e all’Europa intera – la possibilità che Londra e Bruxelles si ritrovino senza un accordo, il famigerato no deal, rischia davvero di diventare l’unico risultato concreto.
Tatticismi a parte, il premier Johnson vuole preparare il paese all’impatto e cercare di mandare avanti uno stoccaggio di prodotti e materie prime la cui urgenza è moltiplicata dalla micidiale sinergia Covid-Brexit.
Ma davvero siamo alle ultime battute? Gli ultimatum reciproci in chiave strategica ormai non si contano più.
Anche se Michel Barnier, il capo negoziatore dell’Ue, si è detto pronto a venire a Londra la prossima settimana a metterci l’ennesima pezza, il deal pare ormai in picchiata verso il no.
Certo, è successo molte volte in passato, ripetono gli ottimisti: a pochi metri dall’impatto qualcuno ha sempre tirato la cloche. E poi “Boris” fa come gli hanno ripetutamente suggerito il sodale Trump e i suoi, formatisi alla ruvida scuola di Porta Portese: minacciare sempre il dietrofront per indurre la controparte a scontare la merce.
Ma stavolta è diverso. È cambiato l’ordine di importanza (e gravità) delle componenti del reale, la gerarchia che separa l’utile non dal dilettevole, ma dal sano.
Per la prima volta nella storia umana, non soltanto europea e ancora meno in quella britannica, il mondo pensa, studia, teme la stessa cosa. Che non è certo la miserabile British Exit

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