13 giugno 2020 – NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ ESTERO ED ALTRE COMUNICAZIONI

00 – Conte: «abbiamo un piano». Il premier rassicura la UE. La ripartenza. Stati generali, il presidente Michel avverte: la trattativa per il recovery fund è all’inizio. Il premier: se riuscirò a portare a casa i provvedimenti sarà una vittoria.
01 – Schirò (Pd): gli incentivi fiscali e la cessione del credito per l’ecobonus devono essere estesi ai residenti all’estero.
02 – La Marca (Pd) si nomini al più presto il console onorario di Rochester. La richiesta al console Genuardi dell’on. La Marca, del segretario pd di New York e dell’ex console onorario di Rochester.
03 – Schirò (Pd): I chiarimenti sul reddito di emergenza- Diritti – Il reddito di emergenza, grazie al lavoro svolto dai parlamentari eletti all’estero della maggioranza di Governo, può essere richiesto anche dai nostri connazionali rientrati in Italia negli ultimi tempi
04 – FARNESINA | Sottosegretario Merlo riceve Francesca Alderisi (Fi): focus su Imu, ius soli, rete consolare
La questione IMU: “Si tratta di una tassa iniqua, che va abolita”.
05 – Bloccati all’estero | 16 giugno volo speciale Costa Rica-Panama-Italia, Merlo: “90% degli italiani bloccati all’estero già rientrati”.
06 – Andrea Colombo. Arriva il Masterplan del governo. Obiettivo far colpo sull’Europa . La ripartenza. Domani a Villa Pamphili apertura dedicata alla Ue. Pronto il documento con cui dimostrare che l’Italia fa sul serio.
07 – No all’Election Day Campagne . Secondo il Comitato accorpare il referendum alle elezioni in un’unica tornata rischia di impedire una corretta informazione dei cittadini su temi di rilevanza costituzionale. Comitato per il No al taglio del Parlamento
08 – Frei Betto. Nel mio Brasile non posso respirare. L’articolo. Sono state le ultime parole di George Floyd: “non posso respirare”. Neanch’io. Non posso respirare in questo Brasile gettato nell’ingovernabilità da militari che minacciano le istituzioni democratiche
09 – Aldo Garzia. Gli ultimi giorni di Enrico Berlinguer – Storia. In «Eppure il vento soffia ancora» (Utet) Piero Ruzzante, con la collaborazione di Antonio Martini, ricostruisce in forma di diario ciò che accadde a Padova dal 7 all’11 giugno del 1984 quando, durante un comizio, il segretario del Pci fu colpito da un ictus che lo avrebbe condotto alla morte
10 – La Marca (Pd): si può essere antirazzista e difensore dei simboli della propria gente. Sulla questione degli attacchi alle statue di colombo e della distruzione dei simboli della presenza italiana sul suolo americano ho scritto un articolo per “America oggi”, di cui riporto gli stralci salienti.
11 – Norma Rangeri. La grande bruttezza. La ripartenza. Nel giorno in cui villa a Pamphilj saranno di scena imprenditori e sindacati, il governo dovrà dire come stanno insieme la promessa di inclusione sociale e la restaurazione confindustriale.

 

00 – MARIA TERESA ACCARDO. CONTE: «ABBIAMO UN PIANO». IL PREMIER RASSICURA LA UE
LA RIPARTENZA. STATI GENERALI, IL PRESIDENTE MICHEL AVVERTE: LA TRATTATIVA PER IL RECOVERY FUND È ALL’INIZIO. IL PREMIER: SE RIUSCIRÒ A PORTARE A CASA I PROVVEDIMENTI SARÀ UNA VITTORIA. C’è ancora da lavorare, le opposizioni diano una mano con paesi Visegrad. Sul caso della navi militari vendute all’Egitto: «La famiglia Regeni merita rispetto. Ma anche gli sforzi del governo per l’accertamento della verità»
«Vogliamo richiamare l’attenzione del mondo investire sulla bellezza dell’Italia, abbiamo condiviso le nostre linee strategiche di intervento, la modernizzazione tecnologica, la transizione ecologica, l’inclusione, sociale, territoriale e di genere, la prossima settimava ragioneremo su tanti progetti concreti». Alle sei del pomeriggio, nel cortile di Villa Pamphili, posto magnifico ma anche «una sede istituzionale», il premier Conte deve spiegare ai cronisti il senso degli Stati generali dell’economia che proseguiranno per tutta la prossima settimana.

LA «BELLEZZA» del Casino del Bel respiro abbaglia, anche se è blindato per proteggere vip che però non arrivano. Ma il quid dell’appuntamento sfugge ancora. Fa risaltare ancora di più un annuncio fuori programma: il ministro Speranza annuncia la firma del contratto per l’approvvigionamento fino a 400 milioni di dosi di vaccino anticCovid da destinare a tutta la popolazione europea.
Per la giornata inaugurale Conte ha invitato a parlare – in collegamento e a porte chiuse – i maggiori rappresentanti delle istituzioni europee. Il governo italiano vuole far sapere che – primo – non ci sono crisi politiche all’orizzonte e che – secondo – è pronto a usare il fiume di soldi che arriverà dall’Europa. L’Europa a sua volta vuole essere sicura che il governo sappia «investire» questi soldi. Ma la verità è che il «piano strategico» ancora è lontano. Ma no, avvertirà severamente nel pomeriggio il governatore di Bankitalia Visco, «per molti aspetti è già stato tracciato».

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Mattarella auspica «concretezza», Conte stesso ribadisce che «se non abbiamo progetti concreti non andiamo da nessuna parte» e che sarà questo l’ordine del giorno del confronto della prossima settimana. Ma quei progetti passeranno necessariamente per il parlamento. Per questo lancia un appello alle opposizioni che hanno disertato l’appuntamento: «Se riuscirò a portare a casa il Recovery fund sarà una vittoria» ma per questo «c’è ancora da lavorare, diano una mano con paesi Visegrad nell’interesse nazionale». Salvini, impegnato in un tour fra Sicilia e Calabria, fa sapere che mentre Conte «discetta di economia» lui «sta tra le gente». Stessa musica da Giorgia Meloni: «Molti italiani aspettano ancora la Cassa integrazione di marzo».

LE INCERTEZZE RESTANO. E la vera immagine del governo, più che lo splendido Casino (di caccia) rischia di essere l’adiacente labirinto di siepi che fa da sfondo ai cronisti delle tv, tenuti a distanza. Per ragioni di sicurezza, spiega il cerimoniale di Chigi, che però incassa la protesta della Federazione della stampa e dell’Associazione stampa parlamentare.

AD APRIRE LE DANZE è la presidente della Commissione Ue Ursula von der Layen, nel suo generoso italiano teutonico: «L’Europa s’è desta», dice, ma «ha bisogno di un’Italia forte», «con le riforme giuste». David Sassoli, presidente del parlamento europeo, spiega che la risposta della Ue alla crisi «è di portata storica», ma «caro presidente Conte bisogna fare in fretta», «Semplificare, garantire efficienza nel pubblico e nel privato, agire con tempestività. L’Ue sta indicando il porto da raggiungere, i governi europei fissino la rotta e tengano la mano salda sul timone»

LE SUE PAROLE FORNISCONO finalmente una chiave per la giornata. Il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, dopo i complimenti di rito all’Italia che «ha salvato vite» durante il contagio, passa al sodo. La riunione del 19 giugno non sarà una passeggiata di salute: «Ora più che mai questi negoziati sono irti di difficoltà», dice, alludendo ai paesi rigoristi, «La strada è ancora lunga». Anche il governatore Visco avverte: «L’elevata incertezza nell’economia non deve costituire una scusa per non agire, è al contrario una ragione ulteriore per rafforzare da subito l’economia e per muoversi lungo un disegno organico di riforme, che per molti aspetti è già stato tracciato».

CONTE SPIEGA che fra i primi obiettivi c’è la riforma fiscale, la sburocratizzazione e la lotta all’evasione (ma non con la volontary disclosure del piano Colao) e assicura: «Non vogliamo sprecare neanche un euro, non ci accontenteremo di ripristinare lo status quo, miglioreremo il Paese».

MA IL «PIANO DI RIFORME» potrebbe impegnare mesi il parlamento. E invece l’utilizzo dei fondi richiede progetti già perfezionati entro fine anno. Prima, c’è solo la possibilità del Mes, di cui però ancora i 5 stelle non vogliono sentire parlare: l’ipotesi passerà solo ben nascosta in una mozione generale.

IN PARLAMENTO INFATTI ad aspettare non c’è solo la promessa di battaglia dei nazionalisti, contrari a tutto il pacchetto Ue, ma anche qualche divergenza (di troppo) nella maggioranza. E non solo sul Mes. Il Pd lamenta «troppi dossier fermi» alludendo a Alitalia e Arcelor Mittal. C’è la vendita delle navi militari all’Egitto, sul quale domani si aprirà un conflitto nello stesso Pd in nome della verità sulla morte di Giulio Regeni. Conte pattina sul tema: «Ogni opinione della famiglia Regeni merita rispetto. Meritano rispetto anche gli sforzi del governo italiano per l’accertamento della verità». Quali sforzi, dovrà presto dirlo alla commissione parlamentare d’inchiesta che lo ha convocato. E ancora, la modifica dei decreti Salvini. Una parte dei 5 stelle frena. «È nel programma di governo», assicura Conte, «Non c’è nessuna fibrillazione nella maggioranza».

 

01 – SCHIRÒ (PD): GLI INCENTIVI FISCALI E LA CESSIONE DEL CREDITO PER L’ECOBONUS DEVONO ESSERE ESTESI AI RESIDENTI ALL’ESTERO. CON GLI EMENDAMENTI DEI PARLAMENTARI DEL PD ELETTI ALL’ESTERO E QUELLI DEL PARTITO DEMOCRATICO AL “DECRETO RILANCIO” ATTUALMENTE IN DISCUSSIONE ALLA CAMERA DEI DEPUTATI, STIAMO CERCANDO, SPERO CON SUCCESSO, DI ESTENDERE ANCHE AGLI ITALIANI RESIDENTI ALL’ESTERO LE AGEVOLAZIONI FISCALI PREVISTE DAL COSIDDETTO “ECOBONUS”. 10 giugno 2020
Il “Decreto Rilancio” introduce infatti alcune importanti agevolazioni fiscali per gli interventi di efficientamento energetico effettuati sugli immobili di proprietà in Italia.
Le nuove disposizioni prevedono una detrazione pari al 110% (quindi maggiore della spesa sostenuta) per le spese per interventi di riqualificazione energetica sostenute dai proprietari di casa effettuate dal mese di luglio 2020 fino a dicembre 2021.

Gli interventi agevolati che in pratica verrebbero pagati dallo Stato e risulterebbero quindi gratuiti per i contribuenti, interessano, per sommi capi: gli interventi di isolamento termico; gli interventi sulle parti comuni degli edifici per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti centralizzati per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria a condensazione; gli interventi sugli edifici unifamiliari per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria a pompa di calore.

L’importante novità prevista dal Decreto è che i soggetti che sostengono, negli anni 2020 e 2021, spese per gli interventi su elencati possono optare, in luogo dell’utilizzo diretto della detrazione (di cui molti italiani residenti all’estero non potrebbero usufruire perché non producono redditi in Italia), alternativamente: a) per un contributo, sotto forma di sconto sul corrispettivo dovuto fino a un importo massimo pari al corrispettivo dovuto, anticipato dal fornitore che ha effettuato gli interventi e da quest’ultimo recuperato sotto forma di credito d’imposta, con facoltà di successiva cessione del credito ad altri soggetti, ivi inclusi gli istituti di credito e gli altri intermediari finanziari; b) per la trasformazione del corrispondente importo in credito d’imposta, con facoltà di successiva cessione ad altri soggetti, ivi inclusi istituti di credito e altri intermediari finanziari.
Con la cessione del credito ad altri soggetti quindi, come la ditta che fa i lavori o gli istituti di credito, gli italiani residenti all’estero proprietari di immobili in Italia i quali non producono reddito in Italia e che non potrebbero usufruire della detrazione, avrebbero la possibilità invece di effettuare i lavori senza sostenere alcuna spesa.
Il problema che tuttavia stiamo cercando di superare è che sono esclusi dalle nuove norme gli edifici unifamiliari diversi da quelli adibiti ad abitazione principale.
I miei emendamenti mirano perciò a estendere le agevolazioni fiscali per le spese sostenute per l’efficientamento energetico anche ai cittadini italiani residenti all’estero e proprietari di immobili in Italia che altrimenti non ne potrebbero usufruire in considerazione del fatto che gli interventi agevolati sono limitati alle abitazioni principali ed inoltre ad estendere in maniera esplicita anche ai cittadini italiani residenti all’estero e proprietari di immobili in Italia la facoltà di trasformare le detrazioni fiscali previste dalla legge per gli interventi di riqualificazione energetica, bonus facciate, impianti fotovoltaici ed anche per gli interventi di ristrutturazione, in sconto sul corrispettivo dovuto e in credito di imposta cedibile.
Angela Schirò – Deputata PD – Rip. Europa – Camera dei Deputati – Piazza Campo Marzio, 42

 

02 – SI NOMINI AL PIÙ PRESTO IL CONSOLE ONORARIO DI ROCHESTER. LA RICHIESTA AL CONSOLE GENUARDI DELL’ON. LA MARCA, DEL SEGRETARIO PD DI NEW YORK E DELL’EX CONSOLE ONORARIO DI ROCHESTER. 9 GIUGNO 2020
Sono tornata ancora una volta sulla questione del consolato onorario di Rochester, vacante ormai da tre anni, e oggetto di mie precedenti iniziative, sottoscrivendo la richiesta inviata al Console generale di New York, Francesco Genuardi, di portare ad una sollecita conclusione la complessa procedura di nomina del nuovo responsabile.
La sollecitazione rivolta al Console generale, è stata firmata anche dal segretario del circolo del PD di New York Enrico Zanon e dall’ex Console onorario di Rochester Mario Daniele.
Nella comunicazione, abbiamo sottolineato che il crescente ricorso alle metodologie informatiche, che di sicuro possono integrare le ordinarie attività della nostra amministrazione, non può certamente sostituire il rapporto diretto tra l’utenza e il funzionario o l’incaricato a svolgere determinate mansioni.

In più, come da anni vado ripetendo, la rete dei consolati onorari rappresenta un insostituibile livello di servizio di base, praticamente il primo contatto con l’amministrazione che di cui i connazionali possono usufruire. Essa, inoltre, se funziona adeguatamente, rappresenta anche un fattore di decongestionamento del sovraccarico di funzioni che pesa sui consolati.
L’area di Rochester, per altro, con la sua densa presenza di connazionali, è la dimostrazione concreta di questo assunto. Per questo, crediamo che dopo tre anni sia arrivato veramente il momento per restituire un responsabile al Consolato onorario di Rochester e ripristinare la pienezza delle funzioni che un tale istituto è chiamato ad assolvere.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. . Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America . Electoral College of North and Central America

 

03 – SCHIRÒ (PD): I CHIARIMENTI SUL REDDITO DI EMERGENZA- DIRITTI – IL REDDITO DI EMERGENZA, GRAZIE AL LAVORO SVOLTO DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL’ESTERO DELLA MAGGIORANZA DI GOVERNO, PUÒ ESSERE RICHIESTO ANCHE DAI NOSTRI CONNAZIONALI RIENTRATI IN ITALIA NEGLI ULTIMI TEMPI, NON ESSENDO ESSO SUBORDINATO, COME INVECE IL REDDITO DI CITTADINANZA, AI DUE ANNI DI RESIDENZA IN ITALIA IMMEDIATAMENTE PRIMA DELLA PRESENTAZIONE DELLA DOMANDA. 8 GIUGNO 2020

In questi giorni sono state emanate le istruzioni dell’Inps che spiegano a chi spetta il Rem, come si calcola, a quanto ammonta e quando viene erogato.
ll Reddito di emergenza istituito con il decreto-legge 19 maggio 2020, n. 34, è una misura straordinaria di sostegno al reddito introdotta per supportare i nuclei familiari in condizioni di difficoltà economica causata dall’emergenza epidemiologica da COVID-19, in possesso di determinati requisiti di residenza, economici, patrimoniali.
Il richiedente il Rem deve essere residente in Italia al momento di presentazione della domanda. Come ho già detto la norma non prevede una durata minima di permanenza in Italia.
Il nucleo familiare deve essere in possesso dei seguenti requisiti economici: un valore del reddito familiare, nel mese di aprile 2020, inferiore alla soglia corrispondente all’ammontare del beneficio; un valore del patrimonio mobiliare familiare con riferimento all’anno 2019 (verificato al 31 dicembre 2019) inferiore a 10.000 euro. Tale soglia è elevata di 5.000 euro per ogni componente successivo al primo e fino a un massimo di 20.000 euro. La soglia e il massimale sono incrementati di 5.000 euro per ogni componente in condizione di disabilità grave o di non autosufficienza; un valore ISEE inferiore a 15.000 euro. Il Rem si configura come misura residuale rispetto alle altre misure COVID e viene erogato – in presenza di tutti i requisiti di legge – esclusivamente se nessuno dei membri del nucleo richiedente abbia già usufruito delle altre indennità emergenziali.

Inoltre il Rem non è compatibile con alcune prestazioni pensionistiche ad eccezione dell’assegno ordinario di invalidità, con i redditi da lavoro dipendente, entro alcuni limiti; con il reddito e la pensione di cittadinanza. I dati relativi ai requisiti ed alle incompatibilità, auto dichiarati in domanda, saranno oggetto di controlli, effettuati anche a campione.

La non veridicità del contenuto delle dichiarazioni comporta la revoca dal beneficio, ferme restando la restituzione di quanto indebitamente percepito e le sanzioni previste dalla legislazione vigente. In caso di accoglimento, il Rem è erogato per due mensilità a decorrere dal mese di presentazione della domanda.

Quindi, se la domanda è presentata entro il 31 maggio 2020 saranno erogate le mensilità di maggio e giugno, mentre se è presentata nel corso del mese di giugno 2020 saranno erogate le mensilità di giugno e luglio 2020.

Il beneficio economico del Rem è determinato in un ammontare pari a circa 400 euro mensili per un adulto. L’importo del beneficio economico non può, in ogni caso, essere superiore a 800 euro mensili, tranne che in alcune specifiche ipotesi (ad esempio tra adulti, due minorenni con un disabile grave).

ll beneficio economico straordinario del Rem, in ragione della sua natura assistenziale, rientra tra i sussidi corrisposti dallo Stato ed è pertanto esente dall’imposta sul reddito delle persone fisiche. Concludo chiarendo che il Rem può essere richiesto all’Inps, esclusivamente on line, entro il termine perentorio del 30 giugno 2020.
Angela Schirò – Deputata PD – Rip. Europa – Camera dei Deputati

 

04 – FARNESINA | SOTTOSEGRETARIO MERLO RICEVE FRANCESCA ALDERISI (FI): FOCUS SU IMU, IUS SOLI, RETE CONSOLARE . LA QUESTIONE IMU: “SI TRATTA DI UNA TASSA INIQUA, CHE VA ABOLITA”. Totale condivisione sul tema dello ius soli: sia il presidente del MAIE che l’esponente di Forza Italia sono contrari
Oggi nei suoi uffici alla Farnesina il Sottosegretario agli Esteri Sen. Ricardo Merlo ha ricevuto Francesca Alderisi, senatrice di Forza Italia eletta nel Nord e Centro America.
Durante il colloquio i due hanno affrontato alcuni dei temi che più da vicino interessano gli italiani nel mondo. Tra questi, il meccanismo elettorale con cui votano i nostri connazionali residenti oltre confine e il ruolo della rete consolare, in particolare in questo periodo di emergenza dovuta al coronavirus.
Entrambi hanno sottolineato quanto sia stato grande lo sforzo da parte delle nostre istituzioni diplomatiche nel mondo, Ambasciate e Consolati, per quanto riguarda i rimpatri di quegli italiani rimasti bloccati all’estero in piena pandemia.
Altro tema sul tavolo, la questione Imu: “Si tratta di una tassa iniqua, che va abolita”, hanno osservato i due senatori, secondo cui “la prima e unica casa degli italiani nel mondo in Italia è sacra: per i nostri connazionali l’abitazione in Italia è un punto di riferimento in Patria, è motivo per tornare a visitare il BelPaese durante i periodi di vacanza e spendere qui i loro soldi, contribuendo così ad alimentare l’economia dello Stivale”. Totale condivisione anche sul tema dello ius soli: sia il presidente del MAIE che l’esponente di Forza Italia sono contrari; piuttosto, per entrambi sarebbe importante poter riaprire i termini per il riacquisto della cittadinanza italiana per tutti coloro che, all’estero, per un motivo o per l’altro sono stati costretti a rinunciarvi. Più in generale, il Sottosegretario Merlo e la Senatrice Alderisi si sono confrontati sull’attualità politica italiana e internazionale; hanno inoltre parlato di futuro e dell’importanza di avere una visione comune per offrire agli italiani nel mondo risposte concrete alle problematiche che li affliggono. Fonte: ItaliaChiamaItalia

 

05 – BLOCCATI ALL’ESTERO | 16 GIUGNO VOLO SPECIALE COSTA RICA-PANAMA-ITALIA, MERLO: “90% DEGLI ITALIANI BLOCCATI ALL’ESTERO GIÀ RIENTRATI” – “Non ci fermeremo – assicura Ricardo Merlo, Sottosegretario agli Esteri e presidente MAIE – fino a quando anche l’ultimo italiano rimasto bloccato oltre confine sarà tornato a casa”
Non si ferma il lavoro del ministero degli Esteri, con la preziosa collaborazione di tutta la rete consolare italiana nel mondo, per agevolare il rientro degli italiani ancora bloccati all’estero.
Confermato nelle ultime ore un volo Neos organizzato dalla Farnesina. Partirà il 16 giugno da San Josè, Costa Rica, per fare tappa a Panama e per giungere poi a Milano, destinazione finale. A darne l’annuncio è stata l’Ambasciata d’Italia in Costa Rica .Proprio dalla sede diplomatica sono partite le credenziali d’accesso per l’acquisto dei biglietti a tutti i connazionali che, bloccati oltre oceano a causa dell’emergenza virus e della conseguente chiusura delle frontiere, avevano manifestato fin dall’inizio della pandemia la volontà di rientrare in Italia.
I posti sono evidentemente limitati, sia a causa del distanziamento sociale applicato a bordo (che diminuisce fortemente la capacità di carico del velivolo) sia per il fatto che l’aereo anche a Panama caricherà numerosi connazionali, oltre un centinaio.
“Dall’inizio della pandemia sono già rientrati, anche grazie al lavoro del governo con la Farnesina in prima linea, oltre il 90% degli italiani costretti loro malgrado a restare in un Paese straniero”, commenta il Sottosegretario agli Esteri, Sen. Ricardo Merlo. “So quanto abbia lavorato all’organizzazione di questo volo l’Ambasciata d’Italia in Costa Rica, che ringrazio. Altri voli speciali sono previsti per i prossimi giorni e per le prossime settimane da diverse parti del mondo. Non ci fermeremo – conclude Merlo, presidente del Movimento Associativo Italiani all’Estero – fino a quando anche l’ultimo italiano rimasto bloccato oltre confine sarà tornato a casa”. Fonte: ItaliaChiamaItalia

 

06 – ANDREA COLOMBO. ARRIVA IL MASTERPLAN DEL GOVERNO. OBIETTIVO FAR COLPO SULL’EUROPA . LA RIPARTENZA. DOMANI A VILLA PAMPHILI APERTURA DEDICATA ALLA UE. PRONTO IL DOCUMENTO CON CUI DIMOSTRARE CHE L’ITALIA FA SUL SERIO.
Non sono solo titoli. Uno sforzo in più Conte e Gualtieri lo hanno fatto, anche se di qui a parlare di un Piano ce ne passa. L ’opinione dei gruppi della maggioranza, ai quali il premier ha presentato il documento che dovrebbe tenere banco, da domani, agli Stati generali, è nella sostanza unanime. Il capo dei deputati del Pd informa di aver detto a Conte che «serve una svolta di concretezza». Per una volta, in materia, la maggioranza è animata da un vero idem sentire.

IL DOCUMENTO È DIVISO in punti, i soliti: digitalizzazione, che il governo sembra considerare una specie di panacea, green economy, sburocratizzazione, ecc.

Oltre ai titoli e agli obiettivi ci sono però alcune tappe intermedie messe nero su bianco e un tentativo di limitare almeno l’inevitabile genericità. Ma se qualcosa di concreto emergerà da queste bizzarre assise convocate in una location come Villa Pamphili, però a porte tanto chiuse che potranno assistere solo gli esponenti del governo e con gli ospiti d’onore in videoconferenza, lo si vedrà la settimana prossima, quando la parola passerà agli esponenti della realtà italiana. Almeno su un fronte il governo cercherà davvero di essere operativo: il turismo. Il cruccio principale al momento è quello. «La domanda non riparte», ha ripetuto a tutti il premier. Senza una ripresa di quell’enorme comparto che va sotto la definizione «turismo», 14% del Pil, la domanda resterà al palo.

LA GIORNATA INAUGURALE, domani, sarà dedicata tutta all’Europa. In fondo l’obiettivo dell’evento immaginato da Conte e limitato a tre giorni era quello. Sia il Masterplan che l’iniziativa in sé servono per dire a Bruxelles che stavolta l’Italia fa sul serio. La spettacolarizzazione degli Stati generali, con la partecipazione sicura di von der Leyen e quella possibile di Lagarde, ha anche la funzione di impressionare il resto dell’Unione in vista del Consiglio europeo del 19 giugno, interlocutorio ma lo stesso di notevole importanza. L’effetto passerella, insomma, c’è ma rovesciato e forse la stessa decisione apparentemente incomprensibile di riunire gli Stati a Villa Pamphili serve proprio a questo.

SI COMPRENDE QUINDI La reazione stizzita di Conte alla notizia della defezione dell’opposizione. Poter presentare l’intero quadro politico italiano se non unito nel percorso almeno concorde negli obiettivi di fondo avrebbe rafforzato la posizione del governo italiano agli occhi dell’Europa. Il problema è che Conte non ha fatto niente per raggiungere quell’obiettivo, per nulla proibitivo. Non solo non ha intavolato nessuna trattativa con le opposizione, né messo in calendario incontri nei quali presentare anche a loro un Masterplan che, nelle affermazioni dello stesso premier, dovrebbe riguardare tutti e non solo la maggioranza.

Non ha neppure contattato di persona i leader della destra. Lo stesso Berlusconi, che inizialmente era fra tutti il meno contrario a partecipare, alla fine si è convinto dell’inopportunità di una presenza che avrebbe rafforzato il governo senza portare alcun vantaggio all’opposizione. «Non servono passerelle ma proposte concrete e nelle sedi proprie, palazzo Chigi e il Parlamento», ha ripetuto in privato anche ieri.

IL FATTO È CHE IL DIALOGO con l’opposizione, dal punto di vista personale di Conte, è un rischio, non un’opportunità e non a caso, nonostante i rattoppi finali, nel Pd si continua a respirare un’aria densa di malumore nei confronti del premier, del suo personalismo, della sua tendenza ad accentrare, di cui l’appuntamento di Villa Pamphili è solo l’ultimo esempio. Le voci su quale sarà la mossa di Conte per affermarsi come leader della futura coalizione, se fondare un partito o sfruttare i 5S allo sbando come massa di manovra personale, certo non migliorano la disposizione d’animo del Pd.

LA MARCIA DI GIUSEPPE Conte potrebbe incontrare un ostacolo a Bergamo. Oggi lui e i ministri Lamorgese e Speranza saranno ascoltati dai pm come persone informate sui fatti in merito alla mancata chiusura di Alzano e Nembro, i comuni del bergamasco epicentro del contagio, all’inizio di marzo. La linea del premier è nota: a dichiarare il lockdown avrebbe potuto e dovuto essere la Regione. Oggi non succederà niente ma l’eventualità che la settimana prossima partano avvisi di garanzia per Speranza, responsabile della profilassi, e per lo stesso Conte non è esclusa. Per l’inquilino di palazzo Chigi sarebbe una notizia pessima. ( da Il Manifesto di Andrea Colombo)

 

07 – NO ALL’ELECTION DAY CAMPAGNE . SECONDO IL COMITATO ACCORPARE IL REFERENDUM ALLE ELEZIONI IN UN’UNICA TORNATA RISCHIA DI IMPEDIRE UNA CORRETTA INFORMAZIONE DEI CITTADINI SU TEMI DI RILEVANZA COSTITUZIONALE. COMITATO PER IL NO AL TAGLIO DEL PARLAMENTO
Oggi comincia alla Camera il dibattito sulla conversione del decreto relativo alle scadenze elettorali. La Presidenza del Comitato per il No al taglio del parlamento denuncia la sottovalutazione dell’importanza strategica che ha per il nostro paese la Costituzione che tuttora costituisce l’architrave dei valori fondativi della nostra Repubblica democratica ed antifascista.

La modifica costituzionale sul taglio dei parlamentari è stata voluta dal Movimento 5 Stelle e l’approvazione resa possibile dal capovolgimento delle precedenti posizioni contrarie degli altri partiti della attuale maggioranza. L’impegno di giungere a un risultato complessivamente più equilibrato con ulteriori riforme costituzionali e una legge elettorale proporzionale è incerto e non privo di insidie, cui si aggiunge il tentativo maldestro di unire il voto referendario al voto di regioni e comuni in scadenza (election day).

Annegare le modifiche della Costituzione in un election day, vuol dire non lasciare spazio per una campagna referendaria efficace, in grado di fare partecipare al voto cittadini consapevoli. La mancanza di un quorum nei referendum costituzionali potrebbe condurre a una riforma di grande rilievo con il consenso di una frazione assolutamente minoritaria del corpo elettorale.

L’eventuale maggiore partecipazione al voto avverrebbe a macchia di leopardo, essendo il voto regionale e locale previsto solo in parte del territorio. Tutto ciò costituisce l’ammissione implicita che il taglio dei parlamentari non sollecita i consensi sperati, perché altre sono le preoccupazioni prioritarie di elettrici ed elettori, mentre ridurre il numero dei componenti non dà alcuna garanzia che il futuro parlamento operi più efficacemente.

È certo, invece, che diverrebbe meno rappresentativo della volontà degli elettori, aggravando ancora la separazione tra eletti ed elettori, a cui anni di leggi elettorali sbagliate hanno di fatto impedito di scegliere direttamente i propri rappresentanti e che già oggi costituisce un dato preoccupante.

Nel nostro assetto costituzionale democratico la centralità delle assemblee elettive è un elemento imprescindibile. Un conto è modificare per migliorare, altro è mortificare pesantemente il ruolo del parlamento e dei parlamentari, proprio in una fase in cui tensioni sociali e suggestioni autoritarie non sono presenti solo in Italia e spingono verso forme di accentramento e di soluzioni politiche che potrebbero far temere derive antidemocratiche.

In campo ci sono da un lato la Costituzione e i miglioramenti necessari per fare funzionare meglio la democrazia favorendo la partecipazione consapevole dei cittadini, dall’altro il populismo e la deriva autoritaria dell’uomo solo al comando.

La Presidenza fa appello ai Comitati per il No per concordare le iniziative, ai Comitati territoriali e ai cittadini di muoversi con spirito unitario per spiegare le ragioni del nostro No. Fa altresì appello ai media affinché le settimane che mancano all’apertura vera e propria della campagna elettorale referendaria siano dedicate a chiarire l’oggetto e gli effetti del voto, assicurando la par condicio, in specie negli spazi radio televisivi. Fa infine appello ai cittadini perché organizzino, nelle forme compatibili con l’emergenza sanitaria, la diffusione delle ragioni del No.

 

08 – FREI BETTO. NEL MIO BRASILE NON POSSO RESPIRARE. L’ARTICOLO. SONO STATE LE ULTIME PAROLE DI GEORGE FLOYD: “NON POSSO RESPIRARE”. NEANCH’IO. NON POSSO RESPIRARE IN QUESTO BRASILE GETTATO NELL’INGOVERNABILITÀ DA MILITARI CHE MINACCIANO LE ISTITUZIONI DEMOCRATICHE
Questo articolo – apparso sulla Folha de S. Paulo pochi giorni fa – è di Frei Betto. Teologo, scrittore e politico brasiliano, esponente della teologia della liberazione già perseguitato durante la dittatura che ha imprigionato il Brasile dal 1964 al 1985. Nel 2003-04 è stato consulente speciale del presidente Lula e coordinatore della mobilitazione sociale del Programma Fame Zero. Solidarius Italia l’ha tradotto e lo pubblichiamo con l’autorizzazione dello stesso Frei Betto.

SONO STATE LE ULTIME PAROLE DI GEORGE FLOYD: “NON POSSO RESPIRARE”. NEANCH’IO.

Non posso respirare in questo Brasile gettato nell’ingovernabilità da militari che minacciano le istituzioni democratiche ed esaltano il golpe del 1964, che ha instaurato 21 anni di dittatura; lodano torturatori e miliziani, praticano scambi di favori, un “prendi là – dammi qua”, con i famigerati politici corrotti dell’ala centrista; imitano in modo ostentato i nazisti; danneggiano simboli ebraici; complottano in riunioni ministeriali per agire in contrasto con la legge; usano parolacce negli incontri ufficiali come se fossero in un covo di gente di malaffare; prendono in giro chi osserva i protocolli di prevenzione della pandemia e scendono in strada indifferenti ai 30.000 morti e alle loro famiglie come per festeggiare una così grande mortalità.

“Non posso respirare” quando vedo la democrazia asfissiata; la Polizia Militare che protegge i neofascisti e attacca chi difende la democrazia; il presidente più interessato a rendere disponibili armi e munizioni più che risorse per combattere la pandemia; il Ministero dell’Educazione diretto da un semianalfabeta che minaccia di replicare “la notte dei cristalli” dei nazisti, afferma pubblicamente di odiare i popoli indigeni e propone di imprigionare i “vagabondi” del Supremo Tribunale Federale.

“Non posso respirare” nel vedere i comandanti delle Forze Armate restare in silenzio davanti a un presidente squilibrato che non nasconde di avere come priorità di governo la sicurezza propria e dei suoi figli, tutti sospettati di crimini gravi e di complicità con assassini professionisti.

“Non posso respirare” davanti all’inerzia dei partiti cosiddetti progressisti, mentre la società civile si mobilita in potenti manifestazioni di indignazione e per la difesa della democrazia.

“Non riesco a respirare” di fronte a questa comunità imprenditoriale che, con l’occhio ai profitti e indifferente alle vittime della pandemia, preme per l’immediata apertura dei suoi affari, mentre i letti d’ospedale sono pieni e le tombe raso terra si moltiplicano nei cimiteri come gengive sdentate di Tanatos.

“Non riesco a respirare” quando, in Brasile e negli Stati Uniti, i cittadini vengono picchiati, arrestati, torturati e assassinati per il “crimine” di essere neri e, quindi, “sospetti”. Mi manca il fiato quando vedo João Pedro, un ragazzo di 14 anni, che perde la vita in casa sua, colpito alla schiena da un fucile mentre gioca con gli amici. O i fattorini dei pacchi che vengono assassinati da agenti di polizia che ci considerano imbecilli nel provare a cercare una spiegazione per la morte di così tanti civili inermi.

“Non riesco a respirare” quando penso che il crimine barbaro commesso contro George Floyd si ripete ogni giorno e rimane impunito per non avere una macchina fotografica in grado di cogliere in flagrante simili omicidi. O nel vedere Trump, dall’alto della sua arroganza, reagire alle proteste anti-razziste minacciando di ridurre al silenzio i manifestanti con l’accusa di terrorismo e con l’intervento dell’esercito.
Come posso dare ossigeno alla mia cittadinanza, al mio spirito democratico, alla mia tolleranza, nel vedermi circondato da imitatori del Ku Klux Klan; generali che si improvvisano ministri della salute nel pieno di una tragedia sanitaria; manifestanti che infrangono, impuniti, la legge sulla sicurezza nazionale; e la Borsa che sale, mentre migliaia di bare scendono nelle tombe che accolgono le vittime della pandemia?

Ho bisogno di respirare! Non lasciare che soffochino la società civile, i media, la libertà di espressione, l’arte, i diritti civili, il futuro di questa generazione condannata a vivere in questo presente nefasto.
Respiro però quando leggo quello che lo stilista Marc Jacobs ha postato su Instagram dopo che uno dei suoi negozi è stato distrutto dalle proteste a Los Angeles: “Non lasciate mai che vi convincano che i vetri rotti o i saccheggi sono violenza. La fame è violenza. Vivere per strada è violenza. La guerra è violenza. Bombardare la gente è violenza. Il razzismo è violenza. La supremazia bianca è violenza. L’assenza di assistenza sanitaria è violenza. La povertà è violenza. Contaminare le fonti d’acqua per il profitto è violenza. Una proprietà può essere recuperata, le vite no”.
Faccio miei i versi di Cora Coralina: voglio “più speranza nei miei passi che tristezza nelle spalle”.
(traduzione a cura di Solidarius Italia)

 

09 – ALDO GARZIA. GLI ULTIMI GIORNI DI ENRICO BERLINGUER – STORIA. IN «EPPURE IL VENTO SOFFIA ANCORA» (UTET) PIERO RUZZANTE, CON LA COLLABORAZIONE DI ANTONIO MARTINI, RICOSTRUISCE IN FORMA DI DIARIO CIÒ CHE ACCADDE A PADOVA DAL 7 ALL’11 GIUGNO DEL 1984 QUANDO, DURANTE UN COMIZIO, IL SEGRETARIO DEL PCI FU COLPITO DA UN ICTUS CHE LO AVREBBE CONDOTTO ALLA MORTE

Il libro scritto da Piero Ruzzante in collaborazione con Antonio Martini (Eppure il vento soffia ancora, Utet, pp. 236, euro 16,00) non è un nuovo saggio su Enrico Berlinguer e la sua stagione politica. È invece la cronaca minuziosa, in forma di diario, di ciò che accadde a Padova dal 7 all’11 giugno di trentasei anni fa. Berlinguer, nato a Sassari il 25 maggio 1922, fu infatti colto da ictus fatale mentre teneva un comizio in quella città nel pieno della campagna elettorale per le elezioni europee. I giorni che seguirono al 7 giugno 1984 furono quelli di una lenta agonia. L’Italia seguì commossa i bollettini medici e scoprì di avere grande rispetto per Berlinguer e la sua sobrietà politica.

QUELLA COMMOZIONE fu particolare a Padova. Lo staff medico, i dirigenti del Pci di allora, gran parte della città, i collaboratori del segretario comunista vissero ore scolpite dalla trepidazione. Ruzzante, all’epoca giovanissimo dirigente del Pci in quella città, seguì attimo per attimo ciò che avveniva. Con Martini, ha deciso con questo libro che «ci fossero ancora delle cose da dire». Dalle pagine del volume esce infatti intatta l’emozione di quei giorni con tanti episodi che rimarranno nella memoria di chi li ha vissuti, a iniziare dalle notizie sull’operazione chirurgica a cui venne sottoposto il segretario del Pci. Tutto è appuntato dagli autori del libro ora per ora fino alla partenza del feretro di Berlinguer per Roma dove si tennero indimenticabili funerali.

L’11 giugno è il giorno finale. Nel frattempo, arrivò a Padova il presidente Sandro Pertini con la famiglia del leader. In un angolo dell’ospedale, Pietro Ingrao piangeva. Il cuore di Berlinguer si fermò alle 12,51: aveva resistito 86 ore dal momento dell’ictus sul palco dove teneva il comizio elettorale. Fuori dall’ospedale di Padova una folla si raccolse subito in silenzio.

Dal 1984 sono cambiati completamente l’Italia e il mondo. Eppure l’ammirazione per il «compagno Enrico» e la nostalgia per una stagione specifica della politica italiana restano fortissime nelle generazioni che hanno vissuto in prima fila gli anni Settanta e Ottanta. Il «berliguerismo» è stato infatti un tratto specifico della sinistra italiana la cui onda è sopravvissuta fino alla «svolta» di Achille Occhetto che propose al Partito comunista il cambiamento di nome e di simbolo.

SU INDICAZIONE di Luigi Longo, Berlinguer fu eletto segretario nel 1972. Iscritto al partito fin dai primi anni Quaranta, segretario dei giovani comunisti per un lungo periodo, Berlinguer e la sua politica hanno caratterizzato la fase dei massimi successi elettorali e politici del Pci nel 1975-1976. La sua impronta personale al partito la impresse già a fine 1973, quando delineò la strategia del «compromesso storico» con tre articoli pubblicati sul settimanale Rinascita.

L’11 settembre 1973 c’era stato il golpe militare in Cile contro il governo del socialista Salvador Allende. Berlinguer ne trasse la conseguenza che in Italia sarebbe stato opportuno favorire l’incontro tra i tre filoni culturali che avevano fatto la Resistenza contro il fascismo e rappresentavano i partiti di massa più radicati nella società italiana: Dc, Pci e Psi.

Quella proposta politica si scontrò con le posizioni dei movimenti post-sessantottini ma incontrò l’interesse di Aldo Moro, dirigente di primo piano della Dc, che pensava a una «terza fase» della politica italiana: quella che avrebbe portato il Pci a una collocazione di governo. Gli esecutivi dal 1976 al 1979 votati con l’astensione del Pci (i governi delle «larghe intese») furono interrotti dal rapimento e assassinio di Moro da parte delle Brigate rosse nel 1978. In quel momento terminò pure il berlinguerismo.

Dal 1980 in poi, Berlinguer cercò di delineare una politica differente dal «compromesso storico», che lui stesso definì di «alternativa». Fu una correzione di strategia che Berlinguer compie quasi in solitudine, mentre gran parte del gruppo dirigente del Pci non era d’accordo con lui. Questa nuova strategia berlingueriana cercò di fondarsi su una nuova lettura della società italiana.
BERLINGUER condusse poi il rinnovamento culturale e politico del Pci a partire dalla «questione morale» (l’eccesso di occupazione dello spazio pubblico da parte dei partiti) fino alle Colonne d’Ercole della totale autonomia da Mosca su cui non si era avventurato nessun altro segretario del Pci.
Tutto s’interruppe improvvisamente a Padova, in quelle dannate giornate di giugno del 1984 che Ruzzante e Martini consegnano ai lettori.

 

10 – LA MARCA (PD): SI PUÒ ESSERE ANTIRAZZISTA E DIFENSORE DEI SIMBOLI DELLA PROPRIA GENTE. SULLA QUESTIONE DEGLI ATTACCHI ALLE STATUE DI COLOMBO E DELLA DISTRUZIONE DEI SIMBOLI DELLA PRESENZA ITALIANA SUL SUOLO AMERICANO HO SCRITTO UN ARTICOLO PER “AMERICA OGGI”, DI CUI RIPORTO GLI STRALCI SALIENTI. 12 giugno 2020
Le considerazioni che sento di fare su questi drammatici passaggi della vita civile di un grande Paese come gli Stati Uniti e di altri nei quali il movimento antirazzista si sta manifestando, le esprimo come cittadina di Paesi – il Canada e l’Italia – storicamente e profondamente amici del popolo americano.

Tuttavia, la piega che le cose stanno prendendo mettono in discussione due grandi principi che attengono non tanto agli ordinamenti dei singoli Stati quanto alle prerogative di ogni uomo in quanto tale, in una dimensione universale.

Il primo è l’uguaglianza tra gli uomini e il rispetto delle persone, senza differenza di razza, di convinzione religiosa e politica e di condizione sociale.

Su questo piano credo non si possa né si debba essere reticenti. Per quanto mi riguarda, le ragioni ideali ed etiche che sono alla base della mia formazione, mi portano a dichiarare senza se e senza ma la mia contrarietà ad ogni forma di discriminazione razziale, comunque ammantata, anzi ad ogni forma di discriminazione vecchia e nuova, a partire da quella di genere.

Il secondo principio che in queste ore è in discussione riguarda il rispetto della propria storia e della propria identità.

Nell’articolato movimento antirazzista, che, come tutti i movimenti di massa al suo interno ha molte e diverse anime, stanno riemergendo posizioni che in nome della sacrosanta difesa dei nativi in terra d’America e della altrettanto sacrosanta condanna del loro genocidio sono propensi a cancellare gli sviluppi storici che in quelle realtà si sono avuti a seguito dell’arrivo degli europei e a distruggerne i simboli visivi. Ad iniziare da quelli riguardanti Cristoforo Colombo che nel tempo hanno dato forma al mito colombiano e della scoperta.

Ho già detto in altra occasione che la figura di Colombo nella sua dimensione storica, anche nel rapporto con le popolazioni native, va riconsegnata appunto agli storici perché facciano fino in fondo e con il massimo scrupolo critico il loro lavoro. Per questo, credo sarebbe sbagliato rispondere al mito colombiano con un antimito dissolutore, a prescindere da una più approfondita e ragionata verifica.

È difficile, comunque, dare torto alla Farnesina quando afferma che la scoperta dell’America va considerata non come un antefatto della storia del genocidio dei popoli ma come un “patrimonio dell’umanità” che ha cambiato il corso della storia del mondo.

C’è ancora un altro punto che mi interessa mettere in chiaro pur da un’angolazione chiaramente egualitaria e antirazzista. E riguarda la costruzione dei grandi Paesi che sul suolo d’America è avvenuta nella fase moderna e contemporanea.

Questi Paesi, chi più chi meno, hanno alle loro spalle una lunga e profonda vicenda di immigrazione, di incontro e di amalgama di gente diversa, di sintesi di tensioni positive e di lavoro. Hanno alle spalle anche una pesante vicenda di schiavismo che ha lasciato strascichi duraturi e profondi, presenti purtroppo ancora oggi, e storie di dominanza e di sfruttamento. Ma in tempi più recenti, se sfruttamento c’è stato è avvenuto da parte di gruppi economici e sociali consolidati a spese di altri gruppi sociali arrivati per dare il proprio lavoro in cambio di una promessa di vita migliore. E gli italiani sono storicamente tra questi.

Molti dei simboli che oggi sono sotto attacco appartengono alla nostra storia di emigranti, al lungo e faticoso percorso che abbiamo dovuto fare non per affermare un dominio, che non c’è mai stato, ma per superare una condizione di emarginazione, di sfruttamento e talvolta addirittura di persecuzione, da New Orleans a Sacchi e Vanzetti. Per affermare una presenza di dignità e di autonomia nella nuova Patria scelta per realizzare la propria vita e aprire una strada ai propri figli, una Patria per la quale la comunità italiana non ha esitato a versare il suo sangue nel momento della prova più difficile, quella di una guerra mondiale, che pure vedeva il Paese delle origini sciaguratamente schierato nel fronte nemico.

Ecco perché, da antirazzista convinta, sento di dovere difendere, con la stessa tenacia e la stessa ansia di liberazione e di uguaglianza, i segni che la mia gente ha lasciato nel corso del tempo nella società americana come simbolo della sua emancipazione, della sua parità di cittadinanza, della sua dignità.
Si può essere, dunque, antirazzista e difensore dei simboli della presenza italiana in terra d’America? Sì, si
può essere. Per quanto mi riguarda, sento di esserlo per un rispetto della storia della mia gente e per un dovere sociale ed etico nei suoi confronti.
On./Hon. Francesca La Marca, Ph.D. – Circoscrizione Estero, Ripartizione Nord e Centro America

 

11 – NORMA RANGERI. LA GRANDE BRUTTEZZA. LA RIPARTENZA. NEL GIORNO IN CUI VILLA A PAMPHILJ SARANNO DI SCENA IMPRENDITORI E SINDACATI, IL GOVERNO DOVRÀ DIRE COME STANNO INSIEME LA PROMESSA DI INCLUSIONE SOCIALE E LA RESTAURAZIONE CONFINDUSTRIALE.
L’Italia che a villa Pamphilj esibisce la grande bellezza romana dello scultore e architetto Algardi, soffre di una grande bruttezza perché è paese malato soprattutto di diseguaglianza. Tra Nord e Sud, tra uomini e donne, tra giovani e vecchi e, naturalmente tra ricchi e poveri.

Come su queste pagine ha scritto Pierluigi Ciocca, 4,4 milioni di imprese possiedono un patrimonio netto di circa 10 trilioni di euro: quattro volte il debito pubblico. Eppure tra le forze che più apertamente si contrappongono al governo spicca proprio Confindustria chiedendo più soldi pubblici anziché investire l’immenso patrimonio per costruire nuovo lavoro.

E nel giorno in cui villa a Pamphilj saranno di scena imprenditori e sindacati, il governo dovrà dire come stanno insieme la promessa di inclusione sociale e la restaurazione confindustriale.

Le quattro sinistre, come Berlusconi chiama le forze della maggioranza, a nemmeno un anno dal loro insediamento al governo, dovranno trovare la compattezza e la forza di una squadra che ha come campo di gioco un terreno minato dalla peggiore crisi dei tempi moderni.

Forza e compattezza che finora il governo non ha espresso, perché i partiti che ne fanno parte, divisi al loro interno non sempre su nobili dilemmi, hanno seminato molti giustificati scetticismi sull’essere all’altezza del gravoso compito.

Non è però difficile prevedere che probabilmente la maratona di villa Pamphilj non sarà né una inutile passerella e nemmeno un piano quinquennale, piuttosto il tentativo di mettere in fila priorità e direzione di marcia, allo scopo di allontanare il baratro sul quale siamo affacciati.

E i tre temi indicati ieri dal presidente del consiglio Conte (digitalizzazione, ambiente e inclusione sociale) riguardano le principali riforme strutturali su cui innestare i progetti concreti, condizione necessaria per farceli finanziare dall’Europa ieri presente con le massime autorità.
Ridicolizzati, sbeffeggiati, contrastati alla fine gli stati generali sull’economia, in questo inedito dopoguerra 2020, mentre offrono l’ambizioso traguardo della rinascita, devono soprattutto guardarsi dal rischio del fallimento, tragico non tanto per le sorti di palazzo Chigi ma per quelle del paese. ( Norma Rangeri, da Il Manifesto)

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