COVID-19: L’Italia pensa ad applicare il Regolamento 883 invece di tutelare i suoi lavoratori: Il solito paradosso italiano (Confsal Unsa)

COMUNICATO STAMPA –   Confsal Unsa Coordinamento Esteri

IN PIENA EMERGENZA INTERNAZIONALE COVID-19 L’ITALIA PENSA AD APPLICARE IL REGOLAMENTO 883 INVECE DI TUTELARE I SUOI LAVORATORI: IL SOLITO PARADOSSO ITALIANO

Mentre nel Mondo vi è una corsa per garantire adeguati strumenti di assistenza, welfare e sostegno al reddito per i cittadini colpiti dall’emergenza Covid-19, l’Italia, in assenza assoluta di accordi, pensa ancora ad applicare il Regolamento CE 883/2004 in maniera assolutamente inopportuna ed illegittima, attuando in questo modo un paradosso storico-politico oltre che socio-economico”, afferma il Segretario Nazionale della Confsal Unsa Esteri, Iris Lauriola.

Al di là dell’interpretazione che il nostro Paese fa dell’articolo 11 del Regolamento 883, l’entrata in vigore di questo il prossimo 1 maggio, si configura come un palese no-sense, tale da creare un precedente preoccupante e drammatico nella storia Europea, soprattutto in uno scenario di emergenza epocale come quello attuale, ma anche in ragione del fatto che le attività di confronto bilaterale, propedeutiche alla attuazione del regolamento, per nulla definite, sono ancor oggi in corso, distogliendo l’attenzione delle istituzioni dalla gestione dell’emergenza e spingendo ad una risoluzione grossolana e approssimativa del problema” prosegue Lauriola, che non manca di denunciare all‘opinione pubblica quanto „ Il transito obbligatorio verso il sistema di sicurezza del paese ospitante porterà, tra le altre cose, ad un riduzione tra i 400 e i 600 euro nella busta paga dei lavoratori Maeci nonché a riduzioni pensionistiche, e tutto questo appare paradossale perché in una stagione di emergenza come quella attuale i singoli Paesi e  l’Europa hanno il preciso dovere di tutelare i cittadini, salvaguardandone e implementandone gli strumenti di sostegno al reddito e welfare“.

Infine, il Segretario Nazionale del Sindacato maggiormente rappresentativo della Farnesina richiede con forza “che al momento la priorità sia operare una scelta di etica istituzionale oltre che di opportunità politica e amministrativa che porti il Governo, nella cornice europea, a prevedere la sospensione dell’entrata in vigore dell’articolo 11 del Reg. 883/2004. In questo momento e‘ quanto mai necessaria la sospensione di ogni attività volta a promuovere il transito obbligatorio verso il sistema di sicurezza sociale straniero, per tutta la durata dell’emergenza da COVID-19, al fine di non intaccare la gestione amministrativa dell’emergenza e nel contempo concedere un adeguato timing per il confronto europeo e bilaterale chi miri esclusivamente alla tutela dei lavoratori”.

Lauriola non manca di manifestare il disappunto della Federazione Confsal Unsa, sottolineando che “i lavoratori del Maeci all’estero stanno operando in prima linea per supportare i nostri connazionali ed il sistema Italia. Loro stessi sono travolti da un’emergenza epocale. Ciononostante mettono a repentaglio quotidianamente le loro vite e la loro salute in difesa degli interessi nazionali. La mannaia che incombe sulle loro retribuzioni e sulle future pensioni rappresenta, soprattutto in questo momento, un schiaffo – non solo morale – del Governo alla loro dignità e alla loro abnegazione“.

Roma, 09.04.2020

Confsal Unsa Coordinamento Esteri

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