COVID-19: La delicata situazione sociale e politica del Brasile mentre si sviluppa il contagio

di Nino Galante
A più di un mese  dal primo caso positivo di “corona virus” in Brasile, il contagio si espande nel paese  in un contesto economico e sociale drammatico. Secondo fonte del Ministero della salute al 5 di Aprile si sono verificati 11.130 casi di” Covid 19″ con 486 decessi. Vi é da sottolineare che i dati sono sottostimati per la  mancanza di un protocollo unico nella definizione e certificazione della infezione “Corona virus”, ovvero, ogni Stato Federale ha un autonomo processo per la classificazione della infezione e sulle  cause dei decessi.
In una pubblicazione sul quotidiano O Globo del, 5/04, il Prof. Jose Eustaquio  Alves, della Scuola Nazionale di Scienze e  Statistica (IBGE), affermava che, tempo un mese, ci si potrebbe trovare con un tasso di contagio simile all’Italia con 100 mila casi positivi di “Corona virus”.
Secondo l’Istituto delle politiche della Salute (IEPS), in un documento redatto per il Ministero della Salute e pubblicato dal  giornale Folha di São Paulo, se il contagio dovesse arrivare al 12%, per la quantità di persone infettate e bisognose di cure speciali, il sistema ospedaliero sarebbe in grado di resistere solo alcuni giorni. Se si  allargasse all’utilizzo delle strutture private, il sistema potrebbe resistere per  qualche settimana, tenendo conto che tutte le altre attività di chirurgia dovrebbero essere sospese.
Il Brasile è un paese stremato da anni di politiche segnate dal puro liberismo economico (tutti gli indicatori economici segnalano un aumento della povertà, il raddoppio del tasso di disoccupazione, lo smantellamento dei diritti del lavoro) che ha avuto inizio con la destituzione di Dilma Russef, avvenuto con un “golpe parlamentare” nel 2016, con la costituzione illegale del Governo Temer e la successiva elezione a presidente di Jair Bolsonaro.
Tale processo è stato possibile grazie ad una alleanza tra settori ampi della magistratura, con alla testa l’attuale ministro della giustizia Sergio Moro e la destra economica e politica, che impedirono la candidatura di Lula a presidente, dato come favorito da tutti i sondaggi pre-elettorali.
Le politiche di contenimento della spesa pubblica con i tagli ai servizi pubblici, al sistema della salute (SUS), al sistema educativo e dell’Università, insieme alla vendita e privatizzazioni delle imprese pubbliche, sono stati i caratteri distintivi delle politiche fin qui seguite.
Jair Bolsonaro, la cui inadeguatezza e incompetenza si manifesta ogni giorni di più, è il principale ostacolo perché si possa implementare una azione efficace contro la diffusione del virus. Infatti, Bolsonaro non ha preso nessun provvedimento idoneo a prevenire la infezione, con misure di contenimento della libera circolazione e delle attività produttive e commerciali, tanto meno quelle a sostegno della  popolazione.
A partire dai segmenti sociali che sono più esposti come i lavoratori e lavoratrici della salute ed il grande magma del lavoro informale ed autonomo (anche a causa dei provvedimenti di liberalizzazione del mercato del lavoro).
Al contrario, si è opposto alle misure adottate dai Governatori degli stati più importanti del paese e dello stesso Ministero della Salute (S.Paolo, Rio de Janeiro, i Governatori del Nord-Est che hanno chiuso le attività commerciali e di tempo libero limitando lo stesso lavoro dei servizi al pubblico),  proponendo misure ridicole, discriminatorie, e totalmente inefficaci come la continuità di tutte le attività economiche e commerciali (con un supporto di comunicazione istituzionale, che è stata bloccata dalla Corte Suprema Federale; sospensione dei contratti formali di lavoro con riduzione del salario, un sostegno alle fasce più povere di 200 RS), contrapponendosi anche agli orientamenti prevalenti nelle assemblee legislative della Camera dei deputati e del Senato.
E non per ultimo la dichiarazione del Presidente secondo cui i Brasiliani non si sarebbero contagiati perché “abituati a vivere nella melma”.
La opposizione della Cut e delle altre  Organizzazioni Sindacali, della gran parte delle opposizioni parlamentari ed i forti dubbi sul  carattere incostituzionale  dei provvedimenti, ha costretto Bolsonaro ad annullare le misure adottate.
Intanto il Congresso ha autonomamente approvato, a grande maggioranza,  un un provvedimento di sostegno a quanti non hanno un contratto formale di lavoro (lavoratori autonomi con CNPJ, micro-imprenditori individuali, lavoratori intermittenti, di RS 600 per tre mesi, per arrivare a RS 1200 per famiglie di micro-imprenditori).
I requisiti per accedere al sostegno pubblico sono legati al reddito delle famiglie che non possono superare la rendita annua di RS  28.559,70 su base del 2018.
Inoltre il Congresso ha approvato la sospensione del provvedimento sul contenimento della spesa pubblica e gli obblighi di bilancio pubblico per tutto il tempo della crisi del “Corona Virus”.
Bolsonaro ha riproposto, in altre forme, la misura che aveva annullato, riproponendo la riduzione per due mesi dell’orario di lavoro e del salario compensando parte della perdita del salario attraverso il sussidio di disoccupazione. Il provvedimento (decreto che entro 120 giorni deve avere l’approvazione del parlamento) comporterebbe una perdita netta del salario dei lavoratori e delle lavoratrici di oltre il 50%, fatta eccezione per quanti arrivano solo al salario minimo.
Nella misura proposta da Bolsonaro emerge ancora una volta il suo profilo autoritario ed antisindacale.
Il provvedimento rimanda al libero negoziato individuale nel luogo di lavoro per discutere degli eventuali benefici ulteriori in vigore nella unità produttive. Solo in casi estremi è prevista la  possibilità di benefici e negoziati collettivi.
L’opposizione dei Sindacati è ferma e determinata contro il provvedimento di Bolsonaro quale misura non solo iniqua e discriminatoria sul piano sociale, ma anche lesiva dei diritti del lavoro così come vengono garantiti dalla Costituzione federale.
I sindacati sono impegnati a sviluppare, nelle forme possibili, una ampia mobilitazione nel paese e nei confronti del Congresso con l’obiettivo di salvaguardare il salario e la salute delle lavoratrici e lavoratori esprimendo tutto il sostegno alle misure di contenimento e sospensione delle attività produttive (con la esclusione dei settori della sanità, servizi pubblici, generi alimentari).
In tal senso si sono anche aperti tavoli di negoziati con la Confederazione nazionale dell’Industria (CNI).

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