COVID-19: “Bloccato in India insieme ad altri 600 italiani, difficile anche trovare da mangiare”

Coronavirus – Surat – La storia di un viterbese che non riesce a tornare dalla famiglia

di Elisa Cappelli (da Tusciaweb)

Surat – “Bloccato in India insieme ad altri 600 italiani che vogliono ritornare dalle loro famiglie. E’ difficile anche mangiare, la polizia picchia la gente che esce di casa”.

E’ la storia di un viterbese che si trova spesso a girare il mondo per lavoro, ma a causa del Coronavirus è rimasto bloccato in India insieme ad altri 600 italiani con speranza, che sembra non arrivare mai, di un volo che riporti lui e gli altri a casa.

Racconta che è diventato difficile anche solo procurarsi un pezzo di pane. Molti degli italiani bloccati lì si avventurano fuori da case e alberghi per cercare di sfamarsi, ma i metodi di controllo della polizia sembrano essere molto duri.

Da quanto ha fatto la richiesta per il rimpatrio?
“E’ dal 15 marzo che abbiamo fatto richiesta per il rimpatrio. Il 13 marzo hanno fatto il blocco come in Italia – non si lavora, non si gira per strada e via dicendo – perciò abbiamo chiesto all’ambasciata di fare rientro il più presto possibile”.

Quanti italiani ci sono in India in questo momento?
“Ci sono più o meno 600 italiani. Chiamiamo ogni giorno l’ambasciata e ogni giorno ci viene data una risposta diversa. Oggi (sabato 4 aprile, ndr) mi hanno detto che la settimana prossima si parte, ma tre giorni fa mi hanno detto ‘Si parte domani’. Ancora prima avevano detto che saremmo partiti la settimana scorsa. Sembra che vogliano farci imbarcare con voli di altre nazioni organizzati da altre ambasciate però alla fine dicono di non chiamare le altre ambasciate, che ci pensano loro, ma poi noi non veniamo mai imbarcati. Non si capisce il perché.
Ci dicono che ci sono trattative per l’organizzazione con il governo indiano però ci sono sempre stati dati appuntamenti non rispettati. Io sono di mezza età devo rientrare perché ho la mia famiglia nel Viterbese, ma ci sono persone in una situazione ancora più brutta, famiglie con bambini, ad esempio, che hanno finito i soldi. In molti non riescono nemmeno a mangiare. Alcuni di noi italiani ci richiedono dei soldi per fare la ricarica del telefono per chiamare la famiglia in Italia. Si usa Whatsapp è vero, ma la rete viene pagata. Costa solo cinque euro per un mese ma queste persone non hanno neanche 5 euro. c’è chi si trovava qui per lavoro, chi per le vacanze”.

Come riuscite a comunicare tra di voi?
“Abbiamo creato due chat: una per chi deve partire dal sud e l’altra per chi deve partire dal nord. Io, invece, sono al centro dell’India, a Surat, qui non c’è nessuno degli italiani perché stanno tutti o a nord o a sud. Nel caso un aereo dovesse partire dal sud, ad esempio, mi dovrebbero venire a prendere per portarmi giù. A 300 chilometri da me c’è una ragazza di 24 anni da sola”.

Lei dove si trova?
“Io sono dentro un albergo e l’altro ieri (giovedì primo aprile, ndr) non ho mangiato niente perché i proprietari se ne sono andati a casa a causa del blocco e qui sono rimasti solo i lavorati che hanno avuto la bella idea di sottrarre tutto il cibo. Alla fine qualcuno chiamo, ho conoscenze che vengono a portarmi un pezzo di pane. Oggi ho mangiato, mi sono lamentato con i proprietari dell’albergo, che sono amici, della situazione che si era venuta a creare con i dipendenti e sono venuti a portarmi delle provviste”.

Come si sta sviluppando la situazione Coronavirus in India?
“Il 15 aprile dovrebbe finire il blocco ma sicuramente continuerà perché qui ci sono 2800 affetti da Coronavirus, più o meno. Ogni giorno ce ne sono 200 di più. E qui è appena iniziata. Non esco mai dalla camera perché non so se i lavoratori dell’albergo sono infetti o meno. Bisogna sempre stare sul chi va là, le persone non portano le mascherine”.

Lei è riuscito a procurarsene alcune?
“Sono riuscito a procurarmi delle mascherine ed esco in totale un’ora al giorno, ci metto la buona volontà. Ma ci sono altri italiani che escono alle 7 di mattina e rientrano all’una. Escono fuori per andare a cercare da mangiare nonostante fuori ci sia la polizia che picchia con i bastoni quando vede gente in strada. Colpi di bastoni in testa, si vede gente piena di sangue, una situazione assurda. Perciò stanno veramente a rischio”.

I voli che dovreste prendere sono a spese vostre?
“Sì, non chiediamo voli gratuiti. L’ultimo volo che è riuscito a partire ha avuto biglietti dal costo anche di mille euro ciascuno. Il primo aereo dell’ambasciata italiana è partito i primi di marzo, il secondo è partito il primo aprile dal sud e ha imbarcato 100 persone. Ma qui ce ne sono ancora 600. Si rischia di far morire qui la gente italiana”.

Com’è la situazione sanitaria attualmente?
“Negli ospedali pubblici è meglio non andare, il privato è anche meglio degli ospedali italiani pubblici però costa: per un’operazione ai reni per togliere un calcolo ci vogliono 11mila euro. Se qualcuno dovesse avere problemi di ossigenazione e dovesse essere intubato come fa a permettersi un ospedale privato?”

Che lei sappia ci sono dei positivi al Coronavirus tra i 600 italiani?
“Qualche italiano è stato visitato, qualcuno sta in quarantena anche se non si sa se sia affetto da Coronavirus. Io fino al 23 di marzo sono riuscito ad andare all’ospedale per farmi controllare con una spesa di 20/30 euro a settimana. Adesso che non posso più uscire perché rischio le botte dalla polizia non faccio più controlli. Qualora ci fosse un volo mi farebbero il tampone prima dell’imbarco, sicuro al 100 per cento. ce lo ha detto il console. Però purtroppo il console ci ha detto tante altre cose che non sono successe. Non si può vivere così, nel buio, senza che nessuno sappia mai nulla”.

 

 

FONTE: http://www.tusciaweb.eu/2020/04/bloccato-india-insieme-ad-altri-600-italiani-difficile-anche-trovare-mangiare/

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