COVID-19: Gran parte del nord Italia è zona rossa

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Decreto Presidenza Consiglio 7-3-2020

Coronavirus, nuovo decreto: limitare spostamenti in tutta Italia, chiusa la Lombardia e 11 province

A istituire una nuova area “arancione” è il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri «per fermare il contagio da Coronavirus» firmato il 7 marzo dal premier, Giuseppe Conte. Il Dpcm non stato però pubblicato nella Gazzetta ufficiale, quindi non decorre dall’8 marzo.

Entrare in Lombardia e in alcune province di Veneto, Emilia Romagna e Piemonte sarà consentito solo per motivi «gravi e indifferibili». Se non è una zona rossa poco ci manca. A istituire una nuova area “arancione” è il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri «per fermare il contagio da Coronavirus» firmato il 7 marzo dal premier, Giuseppe Conte. Il Dpcm non stato però pubblicato nella Gazzetta ufficiale, quindi non decorre dall’8 marzo.

Un decreto che, su indicazione del Comitato scientifico, introduce anche forti limitazioni e obblighi su tutto il territorio nazionale. Per citarne solo alcune, il divieto di apertura per pub e discoteche e lo stop a tutte le cerimonie civili e religiose, compresi i funerali.

Per la Lombardia e le 11 province inserite nell’area arancione vengono previste limitazioni molto stringenti: la sospensione di attività pubbliche, la chiusura di musei, palestre, piscine, teatri, lo stop ai concorsi pubblici ad esclusione del personale sanitario. Le riunioni di lavoro dovranno essere rinviate e si dovrà privilegiare lo smart working. Ma attenzione. I datori di lavoro potranno mettere in ferie o in congedo i dipendenti. Oltre alla Lombardia, dunque, la zona arancione comprende le province di : Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti e Alessandria.

Limitare spostamenti in tutta Italia
Il decreto nelle limitazioni nazionali prevede di limitare gli spostamenti in tutta Italia: «Si raccomanda di limitare la mobilità al di fuori dei propri luoghi di dimora abituale ai casi strettamente necessari», si legge nella bozza ancora soggetta a ulteriori modifiche da parte di Palazzo Chigi dopo il lungo confronto tra Governo e Regioni. Sempre con riferimento alle regole applicabili a livello nazionale, il Dpcm prevede che sull’intero territorio nazionale «sono sospese fino al 3 aprile le attività di pub, scuole di ballo, sale giochi, sale scommesse e sale bingo, discoteche e locali assimilati».

Sospesi spettacoli in cinema e teatri
Ancora: «sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro».

Al prefetto il compito di far rispettare le nuove regole
Secondo la bozza del provvedimento, «il prefetto territorialmente competente, informando preventivamente il ministro dell’Interno, assicura l’esecuzione delle misure previste e monitora l’attuazione delle restanti misure da parte delle amministrazioni competenti. Il prefetto, ove occorra, si avvale delle forze di polizia, con il possibile concorso del corpo nazionale dei vigili del fuoco, nonché delle forze armate, sentiti i competenti comandi territoriali, dandone comunicazione al Presidente della regione e della provincia autonoma interessata». Si rischiano fino a tre mesi di carcere o l’ammenda fino a 206 euro (articolo 650 del codice penale).

In Lombardia oltre 3.400 contagiati, 359 in terapia intensiva
I numeri dei contagi e dei decessi in Lombardia aumentano. La Regione è arrivata ormai al limite delle proprie capacità di assistenza ma, nello scenario più estremo, è in grado di approntare 3mila posti in terapia intensiva tra pubblico e sanità privata accreditata, ricorrendo anche alle strutture approntate nelle caserme.

L’ultimo bollettino della Protezione civile parla di 3.420 contagiati (erano 2612 venerdì). Il che significa 808 casi in più in un giorno. Nella regione, ha spiegato il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, «si sono aggiunti più di 300 positivi non conteggiati nei giorni scorsi e provenienti dal laboratorio di Brescia». Fino a oggi nella regione al centro dell’emergenza sono stati fatti 15.778 tamponi. Quelli risultati positivi sono, dunque, 3.420, di questi 524 sono già stati dimessi guariti, 722 in isolamento domiciliare, 1.661 ricoverati con sintomi, 359 in terapia intensiva, 154 sono le persone decedute.

Lodi, Bergamo e Cremona le province con più contagiati
Le province che hanno il maggior numero di contagiati sono nell’ordine: Lodi, Bergamo, Cremona, Brescia e Milano. Le altre hanno numeri decisamente inferiori. La provincia di Varese ha per ora un numero molto basso: 27 casi sul totale regionale di 3.420. Il punto delicato sono i posti letto di terapia intensiva che in Lombardia sono 859. Ad oggi sono 359 i pazienti in terapia intensiva per Covid 19 (+ 50 solo oggi) pari al 41,8% del totale dei posti a disposizione. Una percentuale simile è occupata mediamente da pazienti con altre patologie. Essendo prossimi alla saturazione, il governo ha approvato un decreto che aumenta del 50% i posti di terapia intensiva, raddoppia i letti di pneumologia e infettivologia e ha predisposto il pieno coinvolgimento di personale e strutture della sanità privata. Per ora in Lombardia, quando serve, si stanno spostando i pazienti nelle strutture sanitarie delle province con casi minori. Da oggi, pazienti non Covid possono anche essere spostati, con tutte le criticità del caso, nelle strutture di altre regioni.

l governatore Fontana: servono misure rigorose in tempi rapidissimi
Il governatore lombardo Attilio Fontana ha invocato «misure stringenti e rigorose» in tempi «rapidissimi». Mentre l’assessore al Welfare Giulio Gallera ha sottolineato che «le misure nella zona rossa danno risultati».

Intensivisti lombardi: fenomeno impossibile da gestire
A delineare un quadro non facile sono stati anche gli intensivisti. «Nonostante l’enorme impegno di tutto il personale sanitario e il dispiegamento degli strumenti disponibili una corretta gestione del fenomeno è impossibile», si legge in un documento inviato dal coordinamento de lle terapie intensive della Lombardia al presidente della Regione, a cui viene chiesto di portarlo all’attenzione del Governo e del commissario Borrelli. «In assenza di tempestive ed adeguate disposizioni da parte delle Autorità – si legge – saremo costretti ad affrontare un evento che potremo solo qualificare come una disastrosa calamità sanitaria».

Rianimatori, possibili limiti d’età per terapie
Nell’emergenza Coronavirus «può rendersi necessario porre un limite di età all’ingresso in terapia intensiva. Non si tratta di compiere scelte meramente di valore, ma di riservare risorse che potrebbero essere scarsissime a chi ha in primis più probabilità di sopravvivenza e secondariamente a chi può avere più anni di vita salvata, in un’ottica di massimizzazione dei benefici per il maggior numero di persone». A dirlo sono i medici della Società italiana di anestesia, analgesia, rianimazione e terapia intensiva (Siaarti) nel documento tecnico “Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili».

 

FONTE: https://www.ilsole24ore.com/

 

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