20 01 25 NEWS DAI PARLAMENTARI ELETTI ALL ESTERO ED ALTRE COMUNICAZIONI

01 – La Marca / Schirò (Pd): “interrogato il ministro degli esteri sulla chiusura dei consolati onorari”
02 – Oxfam denuncia della diseguaglianza più clamorosa della storia. a – Senza uguali. Il lavoro di cura non pagato è il motore del capitalismo b – Il rapporto. «Disuguitalia», un focus che accompagna il rapporto c – Disuguaglianze. Povertà e crescita, il quadro italiano è disastroso
03 – I suoi sostenitori lo chiamano “il blackout Bernie”: è la tendenza dei grandi mezzi d’informazione statunitensi a sminuire Bernie Sanders dando più spazio agli altri candidati del Partito democratico
04 – Le previsioni sull’andamento dell’economia nel 2020 sono già state formulate da diversi analisti, desiderosi di capire che cosa accadrà nel corso del prossimo anno.
05 – Vi segnaliamo le prossime iniziative dell’ANPI Lussemburgo, che avranno luogo presso il Circolo Culturale e Ricreativo “Eugenio Curiel” di Lussemburgo,
06 – Italiani all’estero, Sottosegretario Merlo riapre e inaugura ufficialmente sede consolare a San Gallo. Il Sen. Ricardo Merlo, Sottosegretario agli Esteri a San Gallo è stato un bagno di folla

 

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01 – LA MARCA / SCHIRÒ (PD): “INTERROGATO IL MINISTRO DEGLI ESTERI SULLA CHIUSURA DEI CONSOLATI ONORARI”
“L’Amministrazione del Ministero degli esteri ha deciso di chiudere ventisette sedi di uffici di consolati onorari, ubicati in molti paesi e aree del mondo, anche dove la consistente presenza di connazionali o gli interessi strategici del Paese consiglierebbero il contrario.
Nel decreto di soppressione non compaiono le obiettive motivazioni che hanno portato a questa decisione, che ci auguriamo non siano riconducibili solo a una generica esigenza di contenimento della spesa.
Sinceramente, pensavamo che la fase della soppressione delle strutture fosse finita e si fosse aperta quella della reintegrazione dell’organico del personale, avviata dal Governo Gentiloni e proseguita dal successivo governo. In più, non ci ha rallegrato la mancanza di qualsiasi consultazione degli eletti all’estero e del CGIE, che pure per legge è tenuto ad esprimere parere obbligatorio.
Per fare chiarezza, abbiamo interrogato il governo per conoscere le specifiche motivazioni del provvedimento e per sapere se, oltre alle chiusure, si prevedono nuove aperture dove la consistente presenza di connazionali, l’arrivo di nuovi emigrati o la congestione degli uffici consolari esistenti lo richiedano”.
Le deputate PD Estero: Francesca La Marca – Angela Schirò

 

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02 – OXFAM DENUNCIA DELLA DISEGUAGLIANZA PIÙ CLAMOROSA DELLA STORIA. a – Senza uguali. Il lavoro di cura non pagato è il motore del capitalismo b – Il rapporto. «Disuguitalia», un focus che accompagna il rapporto c – Disuguaglianze. Povertà e crescita, il quadro italiano è disastroso

a – Senza uguali. Il lavoro di cura non pagato è il motore del capitalismo. Alla vigilia di Davos, Oxfam pubblica il rapporto «Time to care». Le vite dei super-ricchi oggi dipendono dallo sfruttamento delle donne ridotte all’invisibilità. La ricchezza di 2.153 miliardari è oggi pari a quella del 60% di tutta la popolazione La marcia di venerdì scorso a Nairobi dei cittadini kenioti contro la disuguaglianza nel paese di Roberto Ciccarelli 21.01.2020
Quando guarderemo indietro al 2020 ricorderemo il mondo organizzato come una piramide. Alla base c’erano 3,8 miliardi di persone poverissime, il cui reddito non superava l’1% della ricchezza planetaria. Il vertice era stato occupato da un commando di 2.153 super-miliardari che detenevano la stessa ricchezza detenuta da 4,6 miliardi di persone, circa il 60% della popolazione mondiale. Era il tempo in cui il 46% di persone viveva con meno di 5,50 dollari al giorno, mentre chi continuava a lavorare nei paesi del capitalismo occidentale diventava sempre più povero. C’è un’immagine della miniera inferno scattata da Sebastião Salgado a Serra Pelada in Amazzonia che può dare un’idea più precisa. Migliaia di minatori lottano contro il fango per risalire il cratere della miseria in cui sono sprofondati. Una moltitudine di miserabili che cercano di risalire dal fango arrampicando scale di fortuna, mentre la vetta si allontana sempre di più. Ricordiamo questa immagine: è il capitalismo del XXI secolo.
È QUESTO IL MONDO rappresentato in «Time to care – Aver cura di noi», il nuovo rapporto sulle diseguaglianze sociali ed economiche pubblicato ieri da Oxfam alla vigilia del Forum economico mondiale di Davos. È il mondo che sfrutta i molti e mette ricchezze eccessive nelle tasche di pochi ricchi. È il mondo dove il potere economico è detenuto dagli uomini, la cui ricchezza cresce indipendentemente dal fatto che il valore che aggiungono alla società corrisponde alla ricchezza che accumulano.
QUESTO CAPITALISMO è «sessista e sfruttatore» si legge nel rapporto. Il dominio di classe e quello patriarcale sono fondati sullo sfruttamento del lavoro di cura non retribuito delle donne alle quali il rapporto Oxfam dedica un significativo approfondimento. Questo lavoro consiste nel prendersi cura dei bambini, dei malati e degli anziani, svolgere la maggior parte del lavoro domestico, lavorare precariamente ed essere tra l’altro soggette alla violenza sociale e a quella in famiglia. Le donne lavorano ogni giorno 12,5 miliardi e mezzo di ore senza retribuzione o riconoscimento, e dedicano innumerevoli ore in più a un lavoro di assistenza professionale sottopagato. Oxfam ha provato anche a ipotizzare un valore possibile di queste ore: almeno 10,8 trilioni di dollari all’anno, tre volte le dimensioni dell’industria tecnologica mondiale. Sono approssimazioni, utili per dare l’idea dell’eccesso e della sproporzione del potere attuale. La situazione può essere descritta in termini marxiani, oggi diffusi anche nelle analisi del lavoro di cura: il lavoro di cura è essenziale alla creazione del valore, ma la forza lavoro che lo produce è invisibile. Inoltre le vite e gli stili di vita dei super-ricchi dipendono dalla sua attività. «Questo lavoro non permette di liberare tempo, energie e risorse per poter accedere ad un lavoro retribuito, incide sul tasso di frequenza scolastica delle donne e delle giovani ragazze», sostiene Misha Maslennikov, policy advisor di Oxfam. Il rapporto si concentra sul continente africano, soprattutto l’Africa subsahariana, ma è chiaro che si sta parlando di un rapporto di potere costitutivo del capitalismo oggi.
IL RAPPORTO formula una critica del «predominio dell’economia neoliberale» fondata sulla deregolamentazione e sulla riduzione della spesa pubblica, mentre assiste complice e impotente alla creazione di monopoli sempre più grandi nei settori del cibo, della farmaceutica, dei media, finanza e tecnologia. La scelta di campo è netta: «Questi monopoli, e i ricchi azionisti che li sostengono, sono responsabili dell’accelerazione della disuguaglianza economica – si legge – Permettono a queste società, e agli azionisti, di estrarre profitti dal mercato e di condividerli tra loro. Questo alimenta direttamente l’accumulo di ricchezza per pochi, a spese dei cittadini comuni, rendendo ancora più difficile la riduzione della povertà». Circa un terzo della ricchezza miliardaria proviene dall’eredità. Alcuni individui come il presidente Usa Trump ereditano miliardi di dollari.
LA RICCHEZZA EREDITARIA ha creato una nuova aristocrazia che rafforza un potere tramandato da generazioni. I super-ricchi usano il patrimonio anche per pagare meno tasse, impiegando eserciti di consulenti specializzati nell’elusione e nell’evasione fiscale.
«UN MILIARDARIO è un fallimento politico». Costruire una società più giusta, libera dalla povertà estrema, richiede la fine della ricchezza estrema, precisa Oxfam. Dal punto di vista di una critica dell’economia politica, il fallimento per una società coincide con il successo del Capitale. Restiamo nell’esigente attesa del tempo in cui «la parte di redentrice delle generazioni future», di cui parlava Walter Benjamin nelle sue tesi sulla filosofia della storia, sarà di nuovo interpretata dagli sfruttati e dagli oppressi. E sarà più facile immaginare la fine del capitalismo, e non quella del pianeta.

b – Oxfam, diritti e tutele contro un lavoro da fame in Italia
Il rapporto. «Disuguitalia», un focus che accompagna il rapporto «Time to care- Avere cura di noi», presentato da Oxfam alla vigilia del vertice di Davos, un’analisi realistica del futuro del lavoro sempre più precario nell’economia dei lavoretti. La condizione del lavoro di cura e la necessità di investire nell’istruzione. Elisa Bacciotti (Oxfam Italia): “Sono urgenti politiche fiscali e di spesa pubblica le risorse necessarie per liberare le donne e contrastare disuguaglianza e povertà”
di Roberto Ciccarelli

Un «paese bloccato» dove «le diseguaglianze si perpetuano» da una generazione all’altra. In Italia, a metà 2019, la quota di ricchezza in possesso dell’1% più ricco superava la quota del 70% più povero. «Ci vorrebbero – si legge in «Disuguitalia», un focus che accompagna il rapporto «Time to care- Avere cura di noi», presentato da Oxfam alla vigilia del vertice di Davos – Cinque generazioni per i discendenti del 10% più povero per arrivare a percepire il reddito medio nazionale».
In questa società rovesciata un terzo dei figli di genitori più poveri, sotto il profilo patrimoniale, è destinato a rimanere fermo al piano più basso (quello in cui si colloca il 20% più povero della popolazione), mentre il 58% di quelli i cui genitori appartengono al 40% più ricco, continuerà a mantenere una posizione apicale.
È stata frantumata quella che per un paio di generazioni è stata considerata la centralità sociale del lavoro salariato a cui è stato anche attribuito il ruolo di «ascensore sociale». Chi tra i più giovani, e tra i meno giovani, si avventura oggi nel «mercato del lavoro» ambendo legittimamente a un lavoro qualificato, è costretto ad affrontare le conseguenze di un’organizzazione profondamente ingiusta e diseguale. A partire dal reddito miserabile che è possibile ottenere da un’attività lavorativa che non corrisponde più all’immagine tramandata anche all’ultima generazione. Secondo Oxfam il 30% dei giovani occupati guadagna oggi meno di 800 euro lordi al mese.
Per Elisa Bacciotti, direttrice delle Campagne di Oxfam Italia, questa situazione è rappresentabile attraverso la cosiddetta «economia dei lavoretti» [Gig Economy]: «Queste persone – dice a Il Manifesto – guadagnano un nulla in un’economia che è fondata sul precariato dei lavori sottopagati e frammentati. In questa economia i livelli occupazionali registrati dalle statistiche sembrano in aumento, ma le occupazioni mappate con i criteri stabiliti alcuni anni fa sono molto più povere e non producono reddito. È necessario rimettere al centro la dignità dei lavoratori, maggiore tutela contrattuale e il diritto alla retribuzione».
Oltre Il 13% degli under29 italiani versa in condizione di povertà lavorativa. «Tanti, troppi giovani non studiano né lavorano, lavorano per una paga risibile, meditano di partire in cerca di un futuro migliore». Il cuore del problema è la scuola e l’istruzione. «L’abbandono scolastico – continua Bacciotti – incide tanto sulle diseguaglianze di reddito, quanto sulle opportunità di vita. Bisogna tornare a investire con decisione sul sistema di educazione pubblica che non vuole dire solo sulle aule e sugli insegnanti nei cicli obbligatori di istruzione, ma anche nei servizi di orientamento e di contrasto dell’abbandono negli anni ponte, nel passaggio da un ciclo di studi all’altro. Si investe in maniera frammentata sull’orientamento e sulla transizione tra scuola e lavoro. Questa è un’altra radice della diseguaglianza».
Nel 2018 in Italia l’11,1% delle donne non mai avuto un impiego per prendersi cura dei figli. è un dato superiore alla media europea (3,7%), mentre quasi una madre su due tra i 18 e i 64 anni (il 38,2%) con i figli under 15 è stata costretta a modificare il rapporto tra vita professionale e familiare per conciliare il lavoro. È una quota superiore di oltre tre volte a quella degli uomini.
Quanto al lavoro di cura non retribuito, oggetto di analisi del rapporto di quest’anno, va considerato come una parte della domanda di un lavoro sempre meno retribuiti o sottopagati che è destinata a crescere nel prossimo decennio.
Come i rider, anche le lavoratrici e i lavoratori della cura sono considerati nella vasta platea di queste attività. «Entro il 2030 2,3 miliardi di persone avranno bisogno di assistenza, 200 milioni in più dal 2015 – osserva Bacciotti – È urgente che i governi reperiscano tramite politiche fiscali e di spesa pubblica le risorse necessarie per liberare le donne e contrastare disuguaglianza e povertà.

C – Povertà e crescita, il quadro italiano è disastroso
Disuguaglianze. Il rapporto Oxfam rileva che nel Belpaese gli ultimi venti anni sono stati distruttivi dal lato dell’equità sociale, il che imporrebbe un ripensamento delle politiche economiche, anche per risollevare, insieme ai redditi delle famiglie, un’economia che annaspa. Perché c’è una stretta correlazione tra il crescente divario tra i redditi e l’andamento dell’economia
Luigi Pandolfi
Puntuale come un orologio svizzero, anche quest’anno, alla vigilia del World Economic Forum di Davos, arriva ilTime to Care di Oxfam, rapporto che fotografa la distribuzione della ricchezza a livello globale.
I numeri sono impressionanti. Nel mondo, poco più di duemila super-ricchi detiene una ricchezza superiore a quella posseduta da 4,6 miliardi di persone messe insieme. E la metà più povera della popolazione mondiale, circa 3,8 miliardi di persone, deve accontentarsi dell’1% della ricchezza disponibile. Addirittura, il patrimonio delle 22 persone più ricche del pianeta supera quello posseduto da tutte le donne del continente africano.
Sempre peggio. L’economia ristagna, ma i ricchi sono sempre più ricchi e sempre più individui vengono risucchiati dal vortice della povertà.
Non vanno meglio le cose in Italia. Basta dire che nel nostro Paese la somma della ricchezza posseduta dal 10% della popolazione (sei milioni di persone) non raggiunge quella ad appannaggio di soli tre miliardari (Ferrero, Del Vecchio e Pessina). Più in generale, Oxfam rileva che nel Belpaese gli ultimi venti anni sono stati distruttivi dal lato dell’equità sociale: la quota di ricchezza nazionale in mano al 10% più ricco è aumentata del 7,6%, mentre quella della metà più povera della popolazione è andata sempre più assottigliandosi, riducendosi addirittura del 36,6%. Donne e giovani quelli più penalizzati. Fa impressione leggere che oggi il 30% dei giovani che lavorano non guadagna più di 800 euro lordi al mese e che il 13% di essi vive in condizione di povertà lavorativa. E che l’11% delle donne italiane ancora oggi è costretta a scegliere tra il lavoro e la cura dei figli (lavoro non remunerato).
Un vero disastro. Che imporrebbe un ripensamento delle politiche economiche, anche per risollevare, insieme ai redditi delle famiglie, un’economia che annaspa. Perché c’è una stretta correlazione tra il crescente divario tra i redditi e l’andamento dell’economia. È una storia vecchia. Dacché l’economia si è emancipata come disciplina autonoma rispetto alla filosofia, il tema del rapporto tra povertà e crescita è stato centrale nella riflessione dei più noti economisti europei. Prima di Joseph Stiglitz, già Thomas Malthus, a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento, faceva rilevare, in polemica con Jean Baptiste Say, che la crescente povertà degli operai poteva condurre la nuova economia industriale a frequenti crisi di sovrapproduzione. Non era proprio vero, in pratica, che fosse l’offerta di beni a determinarne la domanda. Per Malthus, però, la colpa era degli stessi operai che facevano troppi figli. Un po’ come adesso, quando si dice che le nostre privazioni sono dovute al fatto che negli anni passati «abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità».
Un argomento utile alla conservazione dello status quo. Necessario per non mettere in discussione, ad esempio, gli attuali regimi di imposizione fiscale, cambiati negli anni a tutto vantaggio dei ceti più abbienti. O per scartare sdegnati l’ipotesi dell’introduzione di una tassa patrimoniale aggiuntiva sulle grandi ricchezze. Se proprio bisogna dare un segnale, meglio agire dal lato del «cuneo fiscale». Per carità, 100 euro in più in busta paga per milioni di lavoratori dipendenti sono un’ottima cosa, ma in questo modo i soldi necessari all’operazione dovranno essere risparmiati da un’altra parte. Non c’è, in questo intervento, una vera e propria politica redistribuiva, dall’alto verso il basso, che solo una maggiore progressività del fisco potrebbe garantire. E rimane il problema del lavoro povero precario, a intermittenza.
D’altro canto, il problema delle disuguaglianze chiama in causa anche la debolezza del welfare. Chiarissimo il rapporto Oxfam da questo punto di vista. C’è un problema di accesso alle cure, all’istruzione, ai servizi della mobilità, a sussidi adeguati, che solo il recupero di risorse da un’equa distribuzione del fisco può risolvere. E invece, nel nostro Paese si verifica il caso contrario: in proporzione, i poveri pagano più tasse dei ricchi. Tasse allo stato, tasse ai comuni, tasse alle regioni, tributi locali sempre più esosi che pesano come macigni sui magri redditi delle fasce più povere della popolazione.
A più di duecento anni dagli albori della società industriale, siamo di nuovo al punto di partenza. La questione della distribuzione iniqua della ricchezza tra salari, profitti, interessi e rendita non è soltanto un tema per gli studiosi della materia economica ma la vera questione politica dei nostri tempi.

 

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03 – I SUOI SOSTENITORI LO CHIAMANO “IL BLACKOUT BERNIE”: È LA TENDENZA DEI GRANDI MEZZI D’INFORMAZIONE STATUNITENSI A SMINUIRE BERNIE SANDERS DANDO PIÙ SPAZIO AGLI ALTRI CANDIDATI DEL PARTITO DEMOCRATICO.
A tre settimane dall’inizio delle primarie da cui uscirà il nome della persona che il 3 novembre sfiderà Donald Trump alle presidenziali, la competizione tra i contendenti si fa più accesa. Joe Biden, ex vice di Barack Obama, dell’ala moderata del partito, è in testa nella media nazionale dei sondaggi (ha il 27,2 per cento, contro il 19,2 di Sanders e il 16 di Elizabeth Warren), ma nell’Iowa, il primo stato chiamato a scegliere il candidato democratico, Biden e Sanders sono pari. Finora gli argomenti che hanno giustificato il blackout su Sanders sono stati tre. Il primo è legato alle sue posizioni politiche e al suo definirsi socialista. In realtà, sostiene Bhaskar Sunkara sul Guardian, Sanders è molto meno estremista di quel che i suoi critici vogliano far credere. Dalla sanità alle tasse, in Europa le sue idee sarebbero definite socialdemocratiche. Il secondo argomento è l’età: a 78 anni è il più anziano del gruppo.
Ma anche gli altri non sono giovanissimi: Biden ha 77 anni, Elizabeth Warren 70, Trump ne compirà 74. D’altra parte l’età non sembra rilevante per nessuno: alle primarie del 2016 Sanders aveva preso più voti tra i giovani di Trump e Hillary Clinton messi insieme. Da allora la sua popolarità è rimasta stabile, anche grazie alle proposte sul debito studentesco, di cui chiede la cancellazione, e sul clima. E se è vero che di solito gli under 30 non si interessano alle elezioni, l’ostilità per Trump potrebbe spingerne tanti al voto, e Sanders è il loro preferito. Questo contribuirebbe tra l’altro a far cadere l’ultimo argomento, cioè che Sanders non è la persona giusta per battere l’attuale presidente. Bret Stephens, opinionista conservatore del New York Times, lo ha detto chiaramente: “È ovvio che Sanders può vincere, dire che non può farcela è una posizione indifendibile”

 

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04 – LE PREVISIONI SULL’ANDAMENTO DELL’ECONOMIA NEL 2020 SONO GIÀ STATE FORMULATE DA DIVERSI ANALISTI, DESIDEROSI DI CAPIRE CHE COSA ACCADRÀ NEL CORSO DEL PROSSIMO ANNO.
Alcune tematiche continueranno a rendersi protagoniste anche nei prossimi mesi. Al centro del dibattito ci sarà sicuramente la guerra commerciale tra gli USA e la Cina, ma non solo.
Diverse tendenze caratterizzeranno l’andamento globale dell’economia nel 2020. Per Keith Wade, Chief Economist & Strategist di Schroders, l’outlook migliorerà.
Da qui la decisione di rivedere al rialzo la previsione di crescita dal 2,4% al 2,6%.
Persisteranno certo timori legati ad aree specifiche (Argentina e Hong Kong) ma nel complesso la ripresa tornerà a farsi sentire anche grazie a un miglior bilanciamento tra crescita e inflazione. Economia 2020, previsioni: la guerra commerciale Stando alle previsioni degli esperti, le probabilità di assistere a un accordo commerciale tra gli Stati Uniti e la Cina sono aumentate.
La dichiarazione ha trovato fondamento in un’analisi effettuata su alcuni articoli pubblicati da Reuters: in essi le parole chiave “pro-intesa” hanno superato quelle “anti”.
L’idea di tagliare le tasse è già stata messa in atto, mentre lo spettro dell’impeachment sta continuando a pesare sulla testa di Donald Trump al quale non rimarrà altra scelta se non quella di stimolare l’attività interna e gli scambi commerciali attraverso un accordo con Pechino. Occhi sull’Europa Per Schroders, l’accordo tra le due grandi potenze mondiali (anche solo uno di tipo preliminare) aiuterà l’economia del Vecchio Continente che potrebbe arrivare a crescere dell’1,2% (previsione ritoccata rispetto al precedente +0,9%).In questo contesto non si esclude comunque un nuovo taglio dei tassi da parte della BCE di Lagarde, colei che si è già detta sostenitrice degli stimoli fiscali e di maggiori spese infrastrutturali.
Da quest’ultimo punto di vista però gli esperti hanno fatto notare che le economie più forti (come la Germania) saranno ancora restie a spendere. Il Regno Unito, però, potrebbe rappresentare un’eccezione visti i proclami dei candidati alle elezioni politiche del 12 dicembre.
Attenzione agli USA e alla Fed A sostenere la ripresa dell’economia nel 2020 sarà anche la politica monetaria della Fed che, nell’anno corrente, ha già tagliato i tassi di interesse diverse volte.
Un costo del denaro a livelli così bassi e condizioni più accomodanti saranno fondamentali. L’inflazione a stelle e strisce invece si attesterà al 2,5% a fine 2019, dunque ben oltre il target del 2% della banca centrale.
Questo aspetto, corredato da una crescita inferiore al trend di lungo periodo, porterà la Fed a tagliare ancora in primavera, nello specifico nel mese di aprile.
MERCATI EMERGENTI
L’allentamento della tensione commerciale tra gli USA e la Cina, l’inflazione limitata e il conseguente taglio dei tassi di interesse permetteranno ai mercati emergenti di tirare un sospiro di sollievo nel 2020.
BRASILE: la fiducia sarà supportata dalla riforma pensionistica; tutto ciò supporterà l’attività economica.
INDIA: il settore bancario dovrà affrontare diversi ostacoli ma il Governo potrebbe fornire supporto.
RUSSIA: il focus sarà sulla crescita (continua e contenuta) e sulla stabilità economica.
CINA: con l’obiettivo (dichiarato nel 2010) di raddoppiare i redditi medie l’economia il Paese dovrà tenersi stretto il tasso di crescita attuale del 6%.Ovviamente, il fallimento dei colloqui USA-Cina e la mancanza di un accordo cambieranno completamente il quadro.
L’economia nel 2020 potrebbe indebolirsi in maniera decisa.

 

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05 – Segnaliamo le prossime iniziative dell’ANPI Lussemburgo, che avranno luogo presso il Circolo Culturale e Ricreativo “Eugenio Curiel” di Lussemburgo:
• 23.01.2020 19:00 Presentazione del volume “Antonio Gramsci – L’uomo filosofo” di Gianni Fresu, Professore di filosofia politica presso l’Università du Uberlandia (Brasile) e Presidente della International Gramsci Society Brazil. L’Autore sarà presente.
• 30.01.2020 19:00 Spettacolo teatrale ” Federico. Vita e mistero di Federico Gracía Lorca” di e con Maria Pilar Pérez Aspa.
• 13.02.2020 19:00 Presentazione del volume “L’ozio coatto – Storia sociale del campo di concentramento fascista di Casoli (1940-1944)” di Giuseppe Lorentini. L’Autore sarà presente
• 24.02.2020 19:00 “L’Italia liberata in Lussemburgo” di e con Daniele Biacchessi, in memoria del 75° anniversario dell’omicidio per mano fascista di Eugenio Curiel, di cui il Circolo porta il nome.
• 25.02.2020 19:00 “Pagine civili” con Daniele Biacchessi e Gino Marchitelli.
• 10.03.2020 19:00 Assemblea Generale annuale della Sezione ANPI Lussemburgo e dell’ANPI Luxembourg asbl.
Pietro Benedetti

 

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06 – Italiani all’estero, Sottosegretario Merlo riapre e inaugura ufficialmente sede consolare a San Gallo.

Il Sen. Ricardo Merlo, Sottosegretario agli Esteri a San Gallo è stato un bagno di folla. Tante le persone che hanno voluto stringergli la mano, ringraziarlo per il lavoro che sta portando avanti a favore degli italiani nel mondo, ovunque essi siano. “Con il MAIE al governo continua l’inversione di tendenza rispetto al passato – ha affermato Merlo -, quando le nostre sedi diplomatico-consolari venivano chiuse. Dal 2010 al 2017 sono state chiuse ben 54 sedi Consolari. Una vera follia”
All’evento, affollatissimo, c’erano, tra gli altri, l’Ambasciatore d’Italia in Svizzera, Silvio Mignano, il Segretario Generale del CGIE, Michele Schiavone, i presidenti dei Comites di Zurigo e San Gallo, oltre a Pietro Capelli, coordinatore MAIE San Gallo, e Anna Mastrogiacomo, coordinatrice del MAIE Europa.
Presente anche l’On. Mario Borghese, vicepresidente MAIE, e alcuni ex parlamentari eletti all’estero e residenti in Svizzera, come Gianni Farina e Alessio Tacconi.
Durante la cerimonia il Sottosegretario Merlo ha consegnato al nuovo Console onorario, Sergio Brugge, il diploma da parte del presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella. “E’ stato un evento ricco di emozioni, per il sottoscritto ma soprattutto per i nostri connazionali, che hanno potuto vedere con i propri occhi quanto sia grande l’attenzione di questo governo verso tutto ciò che li coinvolge come italiani residenti all’estero”, ha commentato il Senatore Merlo a margine dell’assise.
“Riapriamo una sede consolare a San Gallo – ha proseguito il Sottosegretario – dopo che, in un periodo di grande confusione politica, era stata chiusa. Proseguiamo dunque nel percorso che punta a riaprire i Consolati chiusi dalle precedenti gestioni, proprio come avevamo promesso nel nostro programma elettorale durante le ultime elezioni politiche
Durante l’incontro con la comunità italiana, molti hanno voluto ringraziare Ricardo Merlo e Mario Borghese, perché i parlamentari del MAIE sono stati i primi e gli unici a recarsi a San Gallo per protestare, all’epoca dei fatti, contro la chiusura del Consolato. E lo hanno fatto pur essendo stati eletti in Sud America e dunque avendo il proprio bacino elettorale dall’altra parte del mondo. Questo gesto di attenzione vera, concreta, evidentemente viene apprezzato ancora oggi, a distanza di anni, dagli italiani di San Gallo e della Svizzera tutta.
“Con il MAIE al governo continua l’inversione di tendenza rispetto al passato, quando le nostre sedi diplomatico-consolari venivano chiuse. Dal 2010 al 2017 sono state chiuse ben 54 sedi Consolari. Una vera follia”, sottolinea il Sottosegretario Merlo, che in conclusione annuncia: “Dopo la Svizzera, toccherà a Spagna e Regno Unito. Ancora nuove aperture, ancora in mezzo alla gente, sul territorio. Per una vera politica per gli italiani nel mondo, finalmente”.

– MOVIMENTO ASSOCIATIVO ITALIANI ALL’ESTERO
Italianos en el exterior: Ricardo Merlo reabre e inaugura oficialmente sede consular en San Gallo, Suiza
Zurich. El Presidente Merlo con el Embajador Italiano en Suiza Silvio MignanEn el evento, estuvieron presentes entre otros el Embajador de Italia en Suiza, Silvio Mignano, el Secretario General del CGIE, Michele Schiavone, los Presidentes de los Comites de Zurich y San Gallo, Pietro Capelli, coordinador MAIE San Gallo, y Anna Mastrogiacomo, coordinadora MAIE Europa. También participaron ex diputados electos en el exterior y residentes en Suiza, como Gianni Farina y Alessio Tacconi.
Durante la ceremonia el Subsecretario Merlo entregó al nuevo Cónsul honorario, Sergio Brugge, el diploma por parte del Presidente de la República Italiana, Sergio Mattarella.
“Ha sido un evento lleno de emociones para nuestros compatriotas, que pudieron ver con sus propios ojos cuán grande es la atención de este gobierno hacia los lo italianos residentes en el extranjero”, comentó el Senador Merlo.
“Reabrimos una sede consular en San Gallo – prosiguió el Subsecretario – después de que, en un período de gran confusión política, se había cerrado.
Seguimos, pues, por el camino que apunta a reabrir los consulados cerrados por anteriores gobiernos, tal como habíamos prometido en nuestro programa electoral durante las últimas elecciones parlamentarias”.
Durante el encuentro con la comunidad italiana, muchos quisieron dar las gracias a Ricardo Merlo y a Mario Borghese, vicepresidente MAIE, también presente durante toda la misión en Suiza, porque fueron los primeros y los únicos que estuvieron desde un comienzo en San Gallo para participar de la batalla contra el cierre del consulado. Y lo hicieron a pesar de haber sido elegidos en Sudamérica y, por lo tanto, tener su propio distrito electoral al otro lado del mundo. Este gesto de atención verdadera, concreta, evidentemente, sigue siendo apreciado todavía hoy, años después, por los italianos de San Gallo y de toda Suiza.

“Con el MAIE en el Gobierno continúa la inversión de la tendencia con respecto al pasado, cuando se cerraban nuestras sedes diplomática-consulares. De 2010 a 2017 se cerraron 54 sedes consulares. Una verdadera locura, comenta el Subsecretario Merlo, que en conclusión anuncia: “Después de Suiza, le tocará a España y al Reino Unido donde realizaremos Nuevas aperturas”.

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