Il Coordinamento per la Democrazia Costituzionale aderisce e fa proprio l’appello di ARCI, ANPI, CGIL, Lega Ambiente alle istituzioni politiche italiane ed europee perché si adoperino per far cessare il massacro causato dall’invasione dell’esercito turco dei territori della Siria Nord-orientale.
Si tratta di un intervento armato volto a distruggere la Federazione democratica della Siria del Nord, nata da una durissima lotta per liberare la regione dall’ISIS e sconfiggere lo Stato Islamico, a seguito della quale è stata istituita una amministrazione autonoma democratica che assicura la convivenza pacifica dei popoli della regione, non solo dei curdi, ma anche degli altri gruppi etnici e religiosi, tra cui arabi, cristiani (armeni, assiri, caldei e siriaci), turkmeni, ceceni, alleviti e yazidi.
Quest’intervento costituisce un atto di aggressione, un crimine internazionale, ai sensi dello Statuto di Roma della Corte penale internazionale, foriero di crimini di guerra e di crimini contro l’umanità, che può sfociare in un vero e proprio genocidio del popolo curdo.
Impedire a Erdogan di portare a compimento questo crimine che – se realizzato – creerà circostanze che permetteranno all’ISIS di riorganizzarsi e commettere crimini contro l’umanità, diventando ancora una volta una minaccia per tutto il Medio Oriente, l’Europa e il mondo intero, è un nostro dovere.
L’Italia deve sospendere immediatamente ogni forma di collaborazione militare con la Turchia in ambito NATO ed ottenere che la NATO non fornisca alcun supporto alle operazioni militari della Turchia.
L’Unione Europea deve deliberare delle sanzioni adeguate alla gravità della situazione.
E’ compito del Consiglio di sicurezza adottare tutte le misure necessarie per ristabilire la pace e la sicurezza internazionale, ai sensi del Cap. VII della Carta dell’ONU, ordinando l’immediato cessate il fuoco e disponendo l’invio di una forza internazionale di protezione da schierare sul confine fra la Turchia e la Siria Nord-Orientale.
Invitiamo a partecipare a tutte le iniziative di solidarietà al popolo curdo che si stanno svolgendo in queste ore e ad esprimere in tutte le sedi la nostra condanna per l’aggressione in atto.
L’appello di Arci, Anpi, Cgil e Legambiente alle istituzioni
Viviamo con angoscia queste ore nelle quali si sta minacciosamente aggravando la situazione al confine tra Turchia e Siria, una regione già funestata da una guerra cruenta di molti anni che ha prodotto innumerevoli vittime, soprattutto tra i civili.
A seguito delle improvvide dichiarazioni del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump – che annunciavano il ritiro delle truppe americane dai quei territori, anche se oggi smentite – il Presidente della Turchia Recep Tayyip Erdoğan ha dato avvio ai bombardamenti e all’avanzata dell’esercito nelle zone storicamente abitate dalle popolazioni curde, con le quali lo Stato Turco ha ormai da diversi decenni un rapporto più che conflittuale.
L’esercito formato interamente da donne e uomini di etnia curda è stato negli ultimi anni alleato delle forze occidentali e protagonista nel respingimento dell’avanzata dell’Isis, per la cui causa ha pagato un ingente prezzo di sangue.
La convivenza tra la popolazione turca e curda in queste regioni è stata storicamente possibile e potrà esserlo ancora solo se lo Stato Turco accetti di sedersi a un tavolo di trattative con i rappresentanti curdi, con pari dignità, per trovare un accordo sul riconoscimento e indipendenza dei loro territori.
La comunità internazionale, l’Europa, l’Italia, hanno ancora fresco un debito di riconoscenza nei confronti delle donne e degli uomini curdi che si sono battuti fino alla morte per fermare il comune nemico Daesh e salvaguardare la sicurezza e serenità dell’Europa e del nostro Paese, di noi tutti.
Chiediamo che si avvii immediatamente una forte e decisa azione diplomatica perché:
- cessino immediatamente le ostilità e si fermino le manovre di invasione del territorio siriano abitato storicamente dalla popolazione curda;
- si dia mandato senza esitazioni a una delegazione internazionale che garantisca in loco la fine delle ostilità, il rispetto dei confini, il diritto internazionale;
- si provveda all’invio di soccorsi per eventuali feriti;
- si apra una sessione di discussione dedicata, tanto nel Parlamento europeo quanto in quello italiano;
- si chieda che il caso sia messo con urgenza all’ordine del giorno del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.
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