La sinistra deve tentare di battere questa destra. Situazione Italia se non fosse seria potrebbe sembrare comica.

di Alfiero Grandi

C’è un capo del governo che sembra credere che sia sufficiente portare una divisa con i galloni per essere un vero Presidente del Consiglio. A tratti alza la voce, lancia ultimatum ma i due vice hanno il reale comando delle truppe (i voti) e non sembrano impressionarsi perché il loro cruccio in questa fase è decidere se continuare o meno con questo governo. I due vice valutano i pro e i contro.

Quello più tentato di chiudere questa esperienza di governo è Salvini, tanto più che a giorni forse si risolverà il nodo di Berlusconi, con l’avvio di una successione che collocherà Forza Italia nel (ex centro) destra con una leadership meno ingombrante. Certo Salvini prima di staccare la spina vuole incassare tutto il possibile. Autonomia regionale differenziata, flat tax, nomina del nuovo commissario europeo e altre nomine. Forse deciderà in tempo per non accollarsi l’onere di una legge di bilancio lacrime e sangue (per i soliti) prima delle elezioni, se è così la decisione non tarderà. La Lega di Salvini (ex nord) sta gonfiandosi come la rana di Fedro e pregusta nuove conquiste, ma il leader è incerto, teme di sbagliare, di perdere voti (fin che vince è forte ma se sbaglia…), quindi rinvia le decisioni, tentando di prendere tutto e il suo contrario, con invadenza, con arroganza,si atteggia a vero presidente del Consiglio.

Il M5 Stelle è sotto botta, incerto su tutto. Di Maio continua nello stesso errore che ha portato a perdere metà degli elettori (per ora) e lascia a Salvini campo libero per le sue scorrerie. Le ragioni sono di fondo. Un contratto non basta a fermare la nuova destra arrogante e sanfedista: la Lega. Inevitabilmente i simboli scelti da Salvini (migranti, niente misure contro la violenza di destra, armi per sparare come nel vecchio west, ecc.) hanno dato l’impronta principale a questo governo. Non basta tentare di affiancare altre iniziative sul lavoro (non tutte indovinate) per bilanciare. Salvini che sembra il lord protettore del governo: chi tra gli elettori 5 Stelle è d’accordo con lui vota Lega, chi non è d’accordo si astiene. La scelta di fare un’alleanza con questa destra ha legittimato la Lega e ha contraddetto alla radice un mantra dei 5 Stelle che hanno sostenuto che destra e seinistra erano superate, salvo scoprire che la destra c’è, è forte ed è più a destra di quella precedente.

Se Di Maio ci crede è un problema suo, gli elettori la pensano diversamente.

La paralisi impotente del M5Stelle può aprire uno spazio ulteriore alla Lega e tra poco il suo schema di espansione potrebbe dispiegarsi apertamente. Del resto se il Ministro 5Stelle Fraccaro afferma che bisogna ispirarsi a misure fiscali come quelle di Trump lo spazio politico del M5Stelle si riduce a ben poco, come ha dimostrato Salvini negli Usa.

A sinistra (termine vago ma utile per delineare quello che non è destra) un conto è prepararsi alle elezioni, che però potrebbero vedere la destra uscirne vittoriosa con Salvini leader, quindi con la sinistra e il M5Stelle all’opposizione, altro è sottovalutare le possibilità di arrivare ad una nuova maggioranza con questo parlamento.

In commissione vigilanza Rai c’è stata la convergenza di diversi settori che ha messo sotto la Lega. E’ immaginabile estendere questo esempio fino a farne l’avvio di una prospettiva politica alternativa a quella giallo verde ? Le controindicazioni potrebbero essere la parte renziana del Pd e la maggioranza attuale dei 5 Stelle, ma sono tigri di carta. Se si andasse a votare molti di loro non rientrerebbero più in parlamento e quindi le loro dichiarazioni bellicose hanno scarsa credibilità. Semmai il problema vero è che una nuova maggioranza dovrà accollarsi le misure del risanamento finanziario e quindi è obbligata a durare fino alla fine della legislatura per trarne anche i risultati.

Il vero problema era ed è l’ (in)capacità della sinistra (tutta) di decidere cosa vuol fare.

Per questo è necessario che tutte le componenti (relativamente) grandi e piccole (tante) della sinistra trovino la forza di non tirare a campare. La discussione della direzione Pd in cui è resuscitata la vocazione maggioritaria (il più tragico errore politico degli ultimi 10 anni) è deludente, così è deludente il comportamento di fronte alla crisi creata da comportamenti di membri del Csm e di alcuni esponenti del Pd senza vergogna. Queste delusioni vengono dopo il giudizio sulla vittoria del No nel referendum del 2016, sul jobs act e l’abolizione dell’articolo 18, ora il nuovo responsabile lavoro del Pd ha detto cose giuste. Per questo emerge la richiesta secca a Zingaretti di decidere una linea netta di discontinuità con il passato, senza farsi impressionare dagli strepiti. Una scelta netta potrebbe avere esiti sorprendenti.

Il compito di riunificare e rendere appetibile il ruolo della sinistra non può che ricadere anzitutto sulle spalle del partito più forte, che farebbe bene a rivedere anche le posizioni sul rosatellum, legge elettorale resa permanente dalla malizia nefasta di Calderoli, che ha ispirato l’approvazione di una “nuova legge elettorale” che entrerà in vigore automaticamente se verrà tagliato il numero dei parlamentari riproporzionando il rosatellum e regalando una maggioranza enorme alla destra.

Il Pd deve cambiare registro e rivolgersi al M5Stelle per vedere se c’è lo spazio per un’alternativa ma anche per raccogliere su una piattaforma aperta di proposte tutta la sinistra. Colpisce che a Livorno la conquista del comune sia stata possibile con il contributo di Potere al popolo. Le distanze si verificano alla fine non nei pregiudizi iniziali. Inoltre nella società c’è un pullulare di iniziative di singoli, gruppi, associazioni che sono appartenenti alla sinistra per cultura, scelte, ecc. ma che non si riconoscono nell’attuale offerta politica.

D’Alema ha suggerito al Pd di tentare di recuperare un rapporto con i lavoratori facendosi aiutare da Landini, una battuta ma con un fondo di verità. Invece di continuare a stupirsi di quanti lavoratori votano per altri ci si dovrebbe porre il problema di come recuperarli o conquistarli, interpretandone le richieste. Oggi questa sembra un’impresa impossibile ma neppure quando fu lanciato l’Ulivo la situazione era semplice. Tutte le energie spese per dire quello che non è andato in quell’esperienza non possono nascondere che vinse le elezioni contro la destra. Correggere si deve ma senza buttare bambino e acqua sporca. L’Italia è in crisi ha bisogno di una novità convincente, forte, occorre cercare una convergenza sociale e politica perché il problema del futuro dell’Italia oggi è dirimente e si può realizzare una novità positiva solo se il paese stesso prenderà sulle sue spalle il suo futuro, quello dei giovani, dell’ambiente, con un contributo diffuso e il protagonismo di tanti. Le rifondazioni sono possibili solo così. Se timori e paure continueranno a paralizzare il futuro sarà della destra che renderà questo paese molto peggiore di oggi, più ingiusto con fratture sociali incomponibili, con un autoritarismo diffuso e prepotente. Un salto all’indietro nei secoli, se questa è la posta in gioco occorre reagire di conseguenza con forza e determinazione sbaragliando le piccole convenienze che portano all’attuale paralisi. Tanti sono disposti a dare una mano purché la posta in gioco sia chiara a tutti.

 

Alfiero Grandi

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