AUSTRALIA: Il miracolo della pubblicità / The miracle of advertising (on line il nuovo numero di Nuovo Paese, mensile Filef Australia )

Il miracolo della pubblicità

 

L’esito delle elezioni federali australiane probabilmente ha sorpreso tutti, compreso il primo ministro Scott Morrison. In un omaggio popolare alla famiglia e ai sostenitori nella notte delle elezioni, ha ringraziato e gioito con un linguaggio semplice e diretto, segno distintivo della sua campagna elettorale, fornendo una spiegazione succinta e analitica per la vittoria. Non ha detto, e non poteva dire, che era dovuto ai programmi, alle politiche liberali, a personalità o competenze specifiche.
In un lampo di giubilo, Morrison, non riuscendo a nascondere la sua sorpresa, descrive l’inaspettata vittoria come un “miracolo”. Sì, infatti lo era: il miracolo della pubblicità.
Per chi fosse politicamente disinteressato o inetto, la raffica di pubblicità politica, denigrando le credenziali economiche dei Laburisti e l’affidabilità di Bill Shorten, ha giocato su paure e pregiudizi popolari.
E mentre molti liberali moderati e progressisti – sia politici in carica che elettori – abbandonavano il governo, gli operai, più suscettibili alla pubblicità politica, venivano attratti dal fantasioso messaggio della coalizione liberal-nazionale in numeri tali da consegnare loro il governo.
Il programma politico laburista non è riuscito ad esprimere la propria differenza di fondo, cioè quella di dare un po ‘più di benessere alle persone e alle zone di maggior bisogno o merito, rispetto all’offerta dei liberal-nazionali.
Tale semplicistica pubblicità politica è emersa anche nelle recenti elezioni europee che hanno visto personalità e partiti di estrema destra attrarre alcuni degli elettori più bisognosi e vulnerabili.
L’ansia generata dall’incertezza economica e da paure esagerate hanno trovato conferma e rassicurazione nella retorica della destra sulla sicurezza e l’incolumità personale.
Anche se lo status quo ha tenuto in Australia, entrambe le elezioni segnano uno spostamento verso sentimenti di austerità sociale ed economica che  comunque hanno finora fallito, tranne che nell’aumentare le tensioni.
Nonostante i limiti, le politiche laburiste hanno affrontato le questioni rilevanti, e sarebbe sbagliato biasimarne il contenuto. Ci voleva invece lo stile del pettegolezzo aggressivo proprio dello stile tabloid che ha consegnato a Morrison il suo “miracolo”.
 
 
 

The miracle of advertising

 
The outcome of Australia’s federal election probably surprised everyone including Prime Minister Scott Morrison.
In a folksy homage to family and supporters on election night he thanked and rejoiced in simple and direct language, his campaign hallmark, and gave the most succinct and analytical explanation for the win. He did not, and could not, say it was due to policies, w or competency. In a gush of jubilance Morrison could not hide his surprise describing the unexpected victory a ‘miracle’. Yes, it was, the miracle of advertising.
For the politically uninterested or inept the barrage of political advertising, disparaging Labor’s economic credentials and Bill Shorten’s trustworthiness, played on popular fears and prejudices.
And while moderate and progressive Liberals – serving politicians and voters – abandoned the Government, blue-collar workers, who were more susceptible to political advertising, were drawn to the Liberal Coalition’s message in numbers that gave them government.
Labor’s set of policies did not convey their defining difference about giving some relief to people and areas that needed or deserved it, instead of what their opponents planned.
Simplistic political advertising was also evident in the recent European elections which saw extreme right personalities and parties attracting some of the most needy and vulnerable voters.
Anxieties from economic uncertainty and overblown fears found validation and reassurance in rhetoric about safety and security.
Even though the status quo held in Australia, both elections signaled a shift to socially and economically austere sentiments that have failed except in heightening tensions.
Despite their limits Labor’s policies addressed issues, and it would be wrong to blame the content.  What was needed was some of the combative tabloid-style delivery that gave Morrison his ‘miracle’.
 
 
 

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