6415 INTERVISTA A MIRKO TREMAGLIA SULLA GENESI DEL VOTO ALL'ESTERO

20090113 08:11:00 redazione-IT

INTERVISTA A MIRKO TREMAGLIA “IL PARLAMENTARE CON IL CUORE”
DA LOMBARDI NEL MONDO

Tratta dalla Tesi di Laurea di Marco Baldacci “Italiani nel Mondo. Il problema della partecipazione alla vita politica nazionale”.

L’intervista era stata concessa dal Ministro per gli Italiani nel Mondo, il 4 ottobre 2005, presso il Ministero degli Affari Esteri, dove aveva sede anche gli uffici del Ministero presieduto dall’on. Tremaglia.

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Tratta dalla Tesi di Laurea di Marco Baldacci “Italiani nel Mondo. Il problema della partecipazione alla vita politica nazionale”.

1) Signor Ministro, da sempre Lei ha lottato per gli
italiani all’estero: cosa L’ha spinta a dedicare molti
anni della Sua vita a questa battaglia?

“La molla risale al 1963, quando decisi di andare ad Asmara per cercare la
tomba di mio padre, partito nel 1940 per le colonie e morto prigioniero
degli inglesi. Non
conoscevo nessuno, ma riuscii a trovare questa tomba con sopra dei fiori
freschi.
Erano i fiori degli immigrati italiani che, in quel modo,onoravano i
connazionali morti. Per me, quella cosa,rappresentò un fatto un po’ anomalo
e suggestivo.
Il giorno dopo, conobbi degli italiani rimasti ad Asmara che vollero
portarmi dal Negus Hailè Selassiè, anche se io ero molto imbarazzato, perché
rimasto a “Con i baffi del Negus faremo spazzolini per pulir le scarpe a
Benito Mussolini”. Mi trovai, invece, davanti un uomo di notevole statura
politica, il quale, nell’intervista concessami, pubblicata su tutti i
giornali dell’Etiopia e dell’Eritrea,riconobbe ciò che di buono avevano
fatto gli italiani: strade,scuole, ospedali ed altro ancora, tanto da
regalare delleterre ai nostri connazionali rimasti, in segno di gratitudine.
Da quel momento è scattata una certa molla verso questiitaliani che nel
mondo hanno fatto cose veramente eccezionali ed ho cominciato ad
interessarmi della
questione, prima nel partito (dal 1968) e, dopo, in Parlamento (dal 1972,
quando divento deputato per laprima volta).”

2) La storia del diritto di voto degli italiani all’estero èuna storia
infinita, cominciata nel lontano 1955: come mai ci sono voluti 33 anni per
vedere realizzare
qualcosa di concreto (mi riferisco alla legge sull’AIRE del 1988) per i
nostri connazionali all’estero?

“La prima vera proposta di legge per il diritto di voto agli italiani
all’estero risale al 22 ottobre 1955, quando il senatore del Movimento
Sociale Italiano Lando Ferretti la
presentò al Senato; poi, passarono 33 anni e successe qualcosa di
eccezionale. Il 27 ottobre 1988, dopo 16 anni dalla sua presentazione
(luglio 1972), non so come, ma
riuscii a far approvare la legge n. 470, quella sull’Anagrafe e Censimento
degli Italiani all’Estero (AIRE). E’ una legge fondamentale perché abbiamo
recuperato nello stato civile tre milioni e mezzo di cittadini italiani di
cui l’Italia si era
dimenticata ed, anzi, li aveva praticamente cacciati o,comunque,
discriminati. Essi, con tale legge, diventano cittadini italiani a tutti gli
effetti: in ogni comune viene
costituita un’anagrafe degli italiani residenti all’estero, inmodo tale da
mantenere un collegamento con l’ultimo comune di residenza in Italia del
cittadino e viene anche
costituita un’anagrafe presso il Ministero dell’Interno, con la sommatoria
di tutti i dati delle AIRE comunali. Anzichè essere soddisfatto e chiudere
la partita, questa
approvazione è stata, per me, un incentivo ad andare avanti, centuplicando
gli sforzi per far dare l’esercizio del voto.”

3) Dall’approvazione della Legge sull’AIRE in poi, ci sono stati alti e
bassi in materia di diritto di voto per gli italiani all’estero: tra le
varie tappe significative,
Lei ha sempre indicato come punto di svolta, il cosiddetto “Patto di
Basilea” del 1995. Che cosa rappresenta tale accordo?

“Dopo l’approvazione della Legge sull’AIRE, iniziò il grande dibattito sul
diritto di voto: infatti, il 30 giugno del 1993, il provvedimento raggiunse,
per la prima volta dal 1955, le Aule parlamentari. La Camera approvò un mio
emendamento che mirava a
costituire le Circoscrizioni Estere; ad agosto fu votata la Riforma
Costituzionale per ratificare tali circoscrizioni, ma all’ultima lettura del
Senato, il provvedimento venne
affossato a causa del PDS e della Lega. Fu una giornata tormentata per me,
ma ebbi la forza di ricominciare.Capii che non saremmo andati avanti perché
c’era uno
sbarramento totale. A Basilea, nel 1995, fu trovato, non dico un accordo, ma
un’intesa per fermare le ostilità che io firmai insieme a qualcuno che
proveniva da sinistra ed a qualcuno che proveniva dai cattolici, più
esattamente, il sen. De Matteo, che era delle ACLI ed i parlamentari del PDS
Pezzoni e Michelone: da quel momento, non sarebbe stata più un’ostilità
preconcetta, ma si sarebbero esaminati
i testi, per poi, darne un giudizio. Fu, anche, presentata una proposta
unificata che prevedeva, tra l’altro, il numero dei parlamentari da
assegnare agli italiani all’estero: 20 deputati e 10 senatori. Quello fu,
secondo me, il momento che segnò in qualche modo una svolta.”

4) Dopo l’intesa del 1995, quindi, sembrò profilarsi un futuro roseo per
quel che concerneva l’iter del diritto di voto per gli italiani all’estero.
Ed invece?

“Ed invece…non fu così. Passarono altri 3 anni tra rinvii e ritardi e nel
1998, precisamente il 29 luglio, alla quarta ed ultima votazione del Disegno
di Legge di Riforma Costituzionale in tema di italiani all’estero, l’assenza
di molti parlamentari impedì l’approvazione della legge.117
Il 1998 fu un tempo molto delicato e devastante, tant’è vero che io me ne
volevo andare dal Parlamento, ma le telefonate e gli appelli da tutte le
parti del mondo ed i miei viaggi in
Uruguay ed Argentina mi convinsero a rimanere. In particolare, a Buenos
Aires circolava il giornale America Oggi con una mia grande fotografia in
cui piangevo, con la scritta “Le lacrime del lottatore”: quel momento fu un
grande trionfo ed alla fine decisi di ricominciare a lottare e
tornai in Italia caricato per una nuova battaglia.” Per soli 12 voti la
riforma non passò. Tremaglia puntò il dito contro la maggioranza di allora,
colpevole di ostacolare un diritto riconosciuto in tutti i paesi del mondo,
ma anche contro l’assenteismo di Forza Italia.

5) Una nuova battaglia con rinnovato ottimismo, soprattutto, ora, alla luce
dei successi ottenuti:
Ministero per gli Italiani nel Mondo e diritto di voto per i nostri
connazionali all’estero. Come andarono le cose?

“Ho perso moltissime battaglie, ma ho ricominciato ogni volta da capo perché
ho sempre creduto: bisogna credere ed oggi, alla luce dei risultati
ottenuti, posso affermare di aver fatto bene a continuare a credere. Lo devo
agli italiani all’estero che mi hanno dato, e mi danno, la forza per
andare avanti. Ho cambiato due volte la Costituzione (modifiche agli
articoli 48, 56 e 57): si deve ammettere che è un fatto straordinario che
molti, spesso, dimenticano. Il primo semaforo verde alle modifiche dell’art.
48 si ebbe nel febbraio 1999 con l’approvazione, in prima lettura, della
Legge di Riforma e si concluse con l’approvazione, in via definitiva, del
Senato il 29 settembre 1999. Ricordo che mio figlio Marzio, ancora vivo, mi
mandò un telegramma con
scritto: “La Costituzione nata dalla Resistenza è stata cambiata da un
ufficiale della Repubblica Sociale Italiana!”.In effetti, le cose andarono
così.Un nuova svolta si ebbe con l’avvio della discussione sulle modifiche
costituzionali degli articoli 56 e 57, per il numero dei parlamentari
ammessi in rappresentanza degli italiani all’estero, nel febbraio 2000. Nel
giro di poco tempo, venne approvata anche questa riforma. Fu una
soddisfazione immensa: a pochi mesi di distanza, riuscii a far cambiare per
la seconda volta la Costituzione!A questo punto, mancava la legge ordinaria
per stabilire le modalità di voto. Con la vittoria alle Politiche del 2001
del
centro- destra, fui nominato Ministro per gli Italiani nel Mondo ed il primo
atto ufficiale fu quello di chiedere ed ottenere dal Governo di fare dell’8
agosto, la “Giornata del Sacrificio del Lavoro Italiano nel Mondo”, in
memoria dei 136 minatori italiani che morirono nel rogo di Marcinelle, l’8
agosto del 1956. Parallelamente, il 31 maggio 2001, presentai, insieme ad
altri deputati, il disegno di legge per il diritto di voto per gli italiani
all’estero, alla Camera dei Deputati.
Una battaglia certamente di civiltà che si è conclusa il 20 dicembre dello
stesso anno, quando la proposta fu approvata in via definitiva. Io sostengo
che in Italia si è conclusa e compiuta la democrazia in quel giorno;
scherzando, aggiungo che ciò è avvenuto grazie ad uno come me: uno, che
viene dalla RSI, ha portato a compimento la democrazia.”

6) Signor Ministro, Lei crede che l’oblìo da parte del Parlamento italiano
nei confronti degli italiani all’estero sia stato causato dal fatto che
questa “battaglia di civiltà”, essendo stata portata avanti prima dal MSI e
poi da AN, non dovesse essere presa in considerazione?

“Indubbiamente! Almeno ai tempi del MSI, una certa influenza, in negativo,
questo aspetto l’aveva; poi, con Basilea, qualcosa cambiò, ma solo
superficialmente. In sostanza, c’è stato una sorta di
preconcetto nella materia, ma dal 1995 questa contrapposizione non è più
ufficiale!
Prima, la sinistra era contraria e lo diceva apertamente, dopo, si
dichiarava d’accordo, salvo, poi, far saltare tutto all’ultimo momento.
Basta andare a vedere la votazione finale (senza la quale, non avremmo,
oggi, la Legge 459/2001) di questo provvedimento al Senato il 20 dicembre
2001: Verdi 70% di assenti; Sinistra-Ulivo 60% di assenti; Margherita-Ulivo
58,53% di assenti. Questi sono i
numeri ed è la verità. Per il centro- sinistra, questa legge non sarebbe mai
passata perché la maggioranza dei senatori dell’opposizione era assente. In
quel giorno, solo grazie ai voti della Casa delle Libertà si è giunti alla
vittoria: CCD, votanti per il SI 72,41%; Forza Italia, votanti per il SI
79,26%; Alleanza Nazionale, votanti per il SI 86,67%. Gli italiani
all’estero devono tenere bene a mente questi dati che sono incontrovertibili
ed ufficiali.”

7) Al momento del giuramento, Lei puntò l’indice verso il cielo: “il sigillo
di umanità che vale una benedizione”, scrissero i giornali. Cosa significò
quel momento?

“Il gesto del giuramento fu spontaneo, rivolto a mio figlio Marzio. Era una
persona straordinaria, tanto che ancor oggi continuano a dedicargli scuole e
persino una biblioteca a Luino. Marzio morì nel 2000 a seguito di una grave
malattia; era ben voluto da tutti ed oggi, per onorarne la
figura, esiste una Fondazione a lui dedicata. Il ricordo di lui rimane nel
suo Credo, lasciatomi 15 giorni prima della scomparsa. “Credo nei valori del
radicamento,della identità e della libertà; nei valori che nascono dalla
tutela della dignità personale. Sono convinto che la vita non può ridursi
allo scambio, alla produzione o al mercato, ma necessita di dimensioni più
alte e diverse. Penso che l’apertura al sacro e al bello non siano solo
problemi individuali. Credo in una dimensione etica della vita che si
riassume nel senso dell’onore, nel rispetto fondamentale verso se stessi,
nel rifiuto del compromesso sistematico, e nella certezza che esistono beni
superiori per i quali a volte è giusto sacrificare vita e libertà.”

8) Da quando è Ministro, quali iniziative ha intrapreso e quali ancora
intenderà intraprendere per gli italiani all’estero?
“Sono moltissime le iniziative svolte dalla mia nomina come Ministro. Ho
fatto il Convegno degli Scienziati Italiani nel Mondo e dei Ricercatori
Italiani (marzo 2003), degli Imprenditori Italiani (ottobre 2003), dando il
via alla loro Confederazione (dai 15 ai 20 mila imprenditori) con un
direttivo di 32 persone, la cui fatturazione equivale ad 8 miliardi di euro:
un impero economico.
Ad essi sono seguiti i Convegni degli Artisti Italiani nel Mondo (dicembre
2003), dei Ristoratori Italiani ( che sono più di 60 mila con una clientela
di oltre un miliardo di persone) nel dicembre 2004.C’è stato il Convegno
degli Esuli da Fiume, dall’Istria, dallaDalmazia, convocati tutti a Trieste
i primi di febbraio 2005: fu un vero trionfo.Si è svolto, poi, il Convengo
dei Missionari Italiani nel Mondo negli ultimi giorni dello stesso mese: era
la prima volta che lo Stato italiano riconosceva ai missionari questa grande
dedizione all’Italia. Mi sono battuto per i minimi pensionistici anche per
gli italiani all’estero, battaglia ostacolata, ma che, alla fine, ho
vinto io. Ho convocati i 395 parlamentari di origine italiana a
Montecitorio: ho fatto moltissime cose ed altre ne farò. Nei prossimi mesi
organizzeremo il Convegno delle Donne Italiane nel Mondo, dei Giovani
Italiani nel Mondo, riunirò nuovamente i parlamentari e faremo iniziative
volte a spiegare le modalità per l’esercizio del diritto di voto.Tutto
questo è stato possibile perché gli italiani all’estero mi hanno sempre
fatto da scudo e sostenuto in ogni momento.”

9) Signor Ministro, entrando nel dettaglio della discussione parlamentare
sulla Legge 459/2001, ho letto di un ampio ed acceso dibattito in
riferimento ad una questione cruciale del
provvedimento, l’articolo 8.Perché tante polemiche?

“L’articolo 8, che vieta la candidatura nella Circoscrizione Estero a coloro
che non sono residenti ed elettori nei territori compresi in tale
circoscrizione, è stato voluto proprio per impedire che quei 18 seggi (12
deputati e 6 senatori) finissero nei giochi della partitocrazia. Le
polemiche sono
pretestuose ed infatti, nella discussione parlamentare, io sono arrivato con
i pareri di autorevoli
costituzionalisti, a garanzia della costituzionalità di tale norma. Oggi
siamo nelle condizioni in cui 12 deputati e 6 senatori “fanno gola” ai
partiti ed i politici ci pensano. Io ho voluto, con questa norma, garantire
che i rappresentanti degli italiani all’estero fossero parte integrante
della loro
vita e non candidati paracadutati dalle segreterie romane.Qualcuno, oggi,
pensa di poter far saltare questa rappresentanza, ma finchè io ci sarò, non
succederà mai una cosa del genere.”

10) Durante il dibattito, ci sono stati dei momenti in cui Lei ha pensato
che anche questa volta sarebbe saltato tutto?
“Che sarebbe saltato tutto no, anche se le trappole non sono mancate.
Ricordo, particolarmente, quella sull’ormai famoso articolo 8: in
quell’occasione, l’on. Boato chiese ed ottenne lo scrutinio segreto, nella
speranza che venisse affossato. Contrariato per questa situazione, andai
dall’on.Fini, minacciando le dimissioni se non avessi avuto garanzie che non
ci sarebbero state “imboscate”. Il vice premier disse a chi di dovere che se
Tremaglia promette, di solito fa e la votazione non riservò sorprese. Ancora
una volta avevo vinto io ed aveva perso la partitocrazia!”

11) Cosa risponde alle altre critiche fatte, come, ad esempio, quella di
coloro i quali sostengono che gli italiani all’estero, non pagando le tasse,
non hanno diritto di voto?

“Sono critiche, ripeto, pretestuose. Rileggendo più volte l’articolo 48
della Costituzione, non trovo vi sia scritto che bisogna pagare le tasse per
avere il diritto di voto; invece, è chiaro che tale diritto non può essere
limitato se non per incapacità civile. Ma questo non si può rapportare agli
italiani all’estero che pagano con il loro lavoro l’interesse per l’Italia.
L’indotto a favore del nostro Paese, da parte dei connazionali oltre
confine, è stato calcolato in 198 mila miliardi di vecchie lire, per cui, il
diritto di voto diventa una grandissima possibilità anche per quel che
riguarda l’aspetto economico.”

12) Cosa rappresentano oggi gli italiani all’estero e come si intende
valorizzare l’importante veicolo dell’informazione?

“Gli italiani all’estero rappresentano, come già ricordato,un’enorme risorsa
per il Paese. Essi sono nelle condizioni di fare all’Italia dei favori
eccezionali o di preparare il terreno
per scambi di amicizia, per intese economiche, culturali, politiche ecc.Nel
mondo, ci sono situazioni economiche e commerciali sviluppate da 4 milioni
di cittadini italiani che vivonoall’estero e da 60 milioni di oriundi. Negli
USA, ad esempio, il 15% dei sindaci è di origine italiana, ci sono 3400
associazioni di italiani all’estero;abbiamo circa 395 parlamentari di
origine italiana sparsi
nel mondo. E’ quel “Sistema Italia” che annovera tra le sue fila anche gli
84 ospedali italiani nel mondo, i 93 Istituti di Cultura, le 71 Camere di
Commercio e la già citata Confederazione degli Imprenditori Italiani nel
Mondo.Per quel che concerne l’informazione, abbiamo tantissime
forze istituzionali in campo: oltre gli Istituti di Cultura e quelli per il
Commercio estero, ci sono le 390 testate giornalistiche, centinaia di radio
e TV, oltre il canale RAI International. Il tutto, con lo scopo di far
conoscere a tutti “l’altra Italia”, aprendo, così, nuove strade per affari
commerciali o scambi culturali.”

13) A tal proposito, come sono i rapporti tra l’Italia e l’“altra Italia”?
Che ruolo ricopre il Ministero per gli Italiani nel Mondo?

“Far conoscere le collettività italiane all’estero ai cittadiniitaliani,
rafforzando il legame tra le due realtà, è un altrogrande impegno del mio
Ministero.Dopo il diritto di voto e la “stagione dei diritti”, questa nuova
sfida mira ad una sostanziale integrazione dei nostri connazionali oltre
confine con la Madrepatria: far avvicinare le comunità italiane all’Italia,
per rendere esplicite le grandi opportunità che si apriranno, in termini
politici, culturali ed economici, tra il nostro Paese ed i paesi di
immigrazione italiana, grazie, proprio, agli italiani residenti all’estero.
In questa direzione si sta muovendo l’elaborazione di una convenzione con la
RAI, grazie alla quale, i 3 canali della TV
di Stato trasmetteranno dei servizi sulle comunità italiane all’estero,
aprendo, così, una straordinaria finestra culturale sulla realtà italiana
oltre confine.”

14) Strettamente legato al voto degli italiani all’estero è quello per gli
immigrati in Italia. Molti deputati dell’opposizione, durante il dibattito
parlamentare,hanno lanciato la sfida alla Destra su questo tema.Cosa
risponde a quanti credono di non trovarvi pronti per questo?

“Durante tutte le fasi dell’emigrazione italiana, molti di quelli che
partirono (io dico: gli italiani senza scarpe) vennero maltrattai,
diffamati, ghettizzati ed, alle volte,anche ammazzati; nonostante ciò,
ricominciarono dall’inizio la loro vita, si rimboccarono le maniche,
lavorarono duramente ed oggi, se sono diventati quello che sono, lo devono
al sacrificio passato ed al rispetto che hanno saputo conquistarsi. Noi
dobbiamo evitare che gli immigrati arrivati in Italia passino quello che è
successo agli italiani emigrati all’estero. L’accoglienza, se si è in
regola, se si lavora, è un
fatto di umanità e civiltà.”

www.lombardinelmondo.org

 
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EmiNews 2009

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