6559 FORUM SOCIALE MONDIALE A BELEM (Brasile)

20090128 17:31:00 redazione-IT

E’ in corso il 9° Forum Sociale Mondiale a BELEM (Para) Brasile. Oltre 100mila partecipanti da tutto il mondo.
Migliaia le organizzazioni della società civile epr costruire un mondo migliore, non solo possibile, ma necessario e indispensabile.

di Maurizio Matteuzzi – BELEM, PIANETA PORTO ALEGRE

"E ora dove si va, dopo otto anni e cinque presidenti
Belem (Brasile), inizia oggi il Forum sociale mondiale della crisi globale e delle svolte a sinistra latinoamericane. Ma per i movimenti sociali, i nuovi governi sono amici o nemici?
Quando tutto cominciò, otto anni fa a Porto Alegre, nel Rio Grande do Sul, all’altro capo dell’immenso Brasile, arrivarono in 20 mila per «resistere» alle nefandezze economiche, sociali e politiche del neo-liberismo ancora imperante pur se ormai in evidente declino e gridare che «un altro mondo è possibile». Oggi, qui a Belém, nel Pará, estremo nord-est, il più grande porto dell’Amazzonia prima che il Rio delle Amazzoni si getti nell’Atlantico, sono arrivati, stanno arrivando, arriveranno in più di 100mila per continuare un cammino lungo e tortuoso come il fiume, e cercare quell’«altro mondo» che non solo è possibile ma ormai è sopratutto urgente. Il collasso non del capitalismo (per quello ci vorrà ancora del tempo) ma del capitalismo finanziario, del neo-liberismo e del (falso) libero mercato, con la tremenda crisi economica (e sociale) in cui è sprofondato il mondo, conferma le previsioni di quell’avanguardia generosa e visionaria della società civile che si riunì nel 2001 nella città governata allora dal Pt del candidato Lula.
Sono passati solo otto anni che sembrano otto secoli. Il mondo non è più quello di prima, l’America latina – il triste laboratorio sperimentale del neo-liberismo degli ultimi trent’anni del ‘900 – non è più quella che era. Allora Lula era ancora l’eterno candidato apparentemente condannato alla sconfitta, Evo Morales soltanto un leader cocalero del Chapare, Rafael Correa un giovane economista cattolico in cerca di una sua strada nella vita, Fernando Lugo faceva ancora il vescovo nel derelitto Paraguay. (…)

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"FSM-Belem"

L’unico già in sella era il bollente Hugo Chávez in Venezuela, ma non era visto, ancora, come uno degli «eroi» dell’altro mondo possibile. Poi c’era George W. Bush alla Casa bianca… Oggi quei cinque velleitari di allora sono presidenti della repubblica, frutto non solo ma anche della cultura politica di cui l’Fsm era portatore. E alla Casa bianca c’è Obama che ha vinto la corsa anche grazie alla straordinaria mobilitazione della società civile statunitense da sempre molto rappresentata e attiva da Porto Alegre in poi. Un migrante ex-sindacalista presidente del Brasile, un indio presidente della Bolivia, un meticcio presidente del Venezuela, un prete della teologia della liberazione presidente del Paraguay, un nero presidente degli Stati uniti.
Per questo l’edizione di Belém del Forum sociale mondiale che si apre domani e durerà fino al primo febbraio, «è la più importante dopo la prima del 2001». La più importante perché se allora si trattava solo «di resistenza» ora si tratta di fare il passo successivo e mettere a punto «un’agenda» d’azione praticabile ed efficace in una situazione completamente diversa. E’ qui che il Forum social mundial si spacca. Come nell’appuntamento del 2006 a Caracas, inevitabilmente egemonizzato da Chávez, anche a Belém 2009 la divisione passa – schematicamente – fra due schieramenti. Quelli che, fedeli alle origini e alla «carta dei principi» sono propensi a fare della società civile e dei movimenti – saranno 4000mila quelli presenti provenienti da 150 paesi – il clou incontrastato dell’Fsm, lasciandolo libero di «navigare in mari sconosciuti» che non sono necessariamente quelli dei «governi progressisti» dell’America latina (anzi per molti aspetti criticabili). E quelli che nel 2009, con la crisi globale in atto, sostengono che l’Fsm debba stringere sui governi che chi più e chi meno hanno preso le distanze dal neo-liberismo e battuto nuove rotte. Dice Emir Sader, sociologo brasiliano e uno dei componenti del Consiglio internazionale che in senso lato dirige l’Fsm, che «il Forum social ha avuto molta importanza nella resistenza al neo-liberismo. Ma è rimasto indietro nelle proposte perché si è sempre concentrato sulla società civile lasciando fuori dalla porta i governi. Adesso abbiamo la chance di cambiare strada». Per Sader «il momento topico» dell’appuntamento di Belém sarà quindi giovedì prossimo quando è prevista una grande serata in cui i partecipanti del Forum s’incontreranno con i magnifici cinque: Lula, Chávez, Morales, Correa e Lugo. Non concorda Francisco Whitacker, un altro dei fondatori e dei membri del Consiglio internazionale, che ribatte: «Tutti i presidenti invitati dalla società civile sono i benvenuti a patto che non interferiscano né prevarichino la attività dell’Fsm». Questa divisione fra «movimentisti» e «istituzionali» non sarà facile da risolvere, come non lo fu a Caracas (ma là c’era solo Chávez…). E andrà a toccare inevitabilmente anche altri nervi sensibili: da cosa sia la società civile fino a cosa sia oggi la sinistra. Roba non da poco.
E’ vero comunque che questa nona edizione è molto speciale. Innanzi tutto la scelta della sede. Belém, «la città dei manghi», è un posto molto lontano, difficile da raggiungere, pochi turisti e quindi pochi alberghi. Ma Belém è la porta dell’Amazzonia e l’Amazzonia e gli indigeni dell’Amazzonia, 500 mila sui 25 milioni di persone che abitano l’inferno verde, sono i protagonisti assoluti di questo Forum e saranno presenti a migliaia da ogni parte del continente. Questo vuol dire la scelta di Belém, anche senza trascurare il fatto che come Porto Alegre (e il suo bilancio partecipativo) nel 2001 era il fiore all’occhiello del Pt, oggi il governo del Pará vede alla sua testa – attivissima nell’organizzare l’evento – la governadora Ana Júlia Carepa anche lei del Partido dos Trabalhadores (e della sua ala più radicale e critica della moderazione di Lula).

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Foro Social M: La crisis de los medios de comunicación
Ignacio Ramonet: “Los medios de comunicación viven su propia crisis” – Foro de Medios Libres abre el debate en Belém (FSM). En la antesala del Foro Social Mundial, se realizó en Belém do Pará el 1° Foro Mundial de Medios Libres

El Foro reunió este lunes a comunicadores de medios alternativos y comerciales, así como investigadores en comunicación para analizar el contexto comunicacional mundial. Este encuentro es una de las acciones definidas en junio de 2008, cuando 400 integrantes de medios étnicos, juveniles y de mujeres, entre otros, se reunieron en Río de Janeiro.
En la antesala del Foro Social Mundial, se realizó en Belém do Pará el 1° Foro Mundial de Medios Libres. El objetivo es definir estrategias para ampliar el movimiento medialibrista, basado en modelos alternativos al periodismo de mercado.

Rita Freire, integrante del Instituto Paulo Freire y de Ciranda, explicó que el Foro de Medios Libres “nació en Brasil a partir de la percepción del conjunto de los movimientos de comunicación de que estamos en el mismo debate, en el mismo frente”.
El Manifiesto de los Medios Libres hace énfasis en la necesidad de incidir en la definición de políticas públicas de comunicación. Apunta a la democratización de la asignación de la pauta pública atendiendo a criterios equitativos y no meramente mercantiles.

Plantea, además, la exigencia al gobierno federal de apoyar la realización de una Conferencia Nacional de Comunicaciones y fomentar el pluralismo a través del impulso de la producción y circulación de contenidos. Asimismo, el texto reafirma la exigencia de modificar el marco legal que regula la asignación de frecuencias de radio y televisión.

El Manifiesto también detalla acciones y propuestas para fortalecer el movimiento de medios libres a través de herramientas y modos de producción y gestión colaborativos basados en el intercambio. En ese sentido, este primer Foro Mundial de Medios Libres es una manifestación de aquellos principios.
Durante la jornada se reflexionó sobre los medios de comunicación en el contexto de crisis actual.
Rita Freire enfatizó en que “los daños a la población y el medio ambiente están directamente relacionados con la producción de pensamientos y la circulación de información que fortalece los procesos dominados por el capital financiero y las grandes corporaciones”.

Agregó que “no es posible pensar que la cobertura de la crisis producida por los medios masivos va a dar cuenta de las posibles salidas a este fenómeno”. “En esta mesa hemos reflexionado acerca de cómo los medios próximos a los movimientos sociales se reúnen para transformarse en herramientas que confronten con unos medios que están sostenidos en un modelo fallido, a la vera del abismo”, aseguró Freire.

"Los medios de comunicación viven su propia crisis credibilidad, objetividad, legitimidad y de información"
A decir de Pascual Serrano, del sitio Rebelión de España, y de Luis Hernández Navarro, de La Jornada de México, los medios de comunicación viven su propia crisis credibilidad, objetividad, legitimidad y de información.
Durante el Foro de Medios Libres, los analistas señalaron que los periodistas obstruyen el diálogo entre líderes políticos y ciudadanos, que el mito de la objetividad se ha caído, y que la dinámica acelerada impide a los medios profundizar en los temas importantes.

Pascual Serrano reseñó que hace poco más de un año la crisis económica mundial que se vive ni siquiera se vislumbraba en los medios de comunicación más grandes del mundo.
El periodista español recordó que la televisión cubana transmitía en ese entonces una mesa de debate con expertos en economía mundial, quienes predecían lo que estamos viviendo actualmente.

Según Serrano, esos periodistas fueron invisibilizados por los grandes medios de comunicación.
Además, agregó que los grandes medios se victimizan argumentando que la información fidedigna no llega siempre a ellos.
Sin embargo, Serrano se preguntó: “¿Quiénes sino ellos tienen la información y le hacen el juego a los gobiernos?”.
Bernardo Cucinski, periodista brasileño, remarcó el aspecto perverso del tratamiento de los medios sobre la crisis. “Una prensa que no sabe explicar lo que está sucediendo, se convierte en un medio catastrofista y sensacionalista”, subrayó.
Ramonet: “Los medios dominantes dominan menos” En conversación con Púlsar, el periodista de Le Monde Diplomatique realizó este lunes una descripción alentadora del contexto comunicacional. “Este es un momento de relativo optimismo”, resumió.
Ramonet señaló que hoy existe un debilitamiento del poder mediático porque “los grandes periódicos apostaron por una alianza con el poder financiero”.

Durante su intervención en el Foro de Medios Libres, el periodista señaló que “en unos pocos años se pasó de tener grupos de comunicación muy dominantes y arrogantes a grupos que están muy golpeados”.
Por otra parte, Ramonet indicó que “hay innovaciones importantes en el uso de la comunicación ligera que permitió una mayor participación de la sociedad en la elaboración del discurso mediático”.
Ante esta situación, el analista internacional expresó que “es precisa una segunda reflexión sobre una alternativa comunicacional”.

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EmiNews 2009

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