6566 Accordo sulle Europee: tre preferenze e sbarramento al 4%. L’ira della sinistra

20090129 11:53:00 redazione-IT

di Simone Collini

All’interno di Montecitorio ci si congratula per l’intesa, all’esterno ci si sgola contro l’inciucio. Mai come questa volta la differenza tra dentro e fuori il “Palazzo” si è sentita. Cos’è successo? Che Pd e Pdl hanno raggiunto un accordo per modificare la legge elettorale per le europee: soglia di sbarramento al 4%, restano le tre preferenze e le attuali circoscrizioni. Manca il voto in aula, ma a questo punto è soltanto una formalità, visto che il via libera è arrivato anche da Lega, Idv e Udc. Il testo sarà presentato a Montecitorio martedì, sotto forma di un emendamento contenente le modifiche da introdurre nell’attuale sistema. E grazie ai tempi di discussione contingentati già mercoledì potrebbe esserci il voto finale. Poi la pratica passa al Senato.

(Vignetta di Enzo Apicella)

Dario Franceschini, che su mandato del Pd ha tenuto aperto il canale di dialogo con il Pdl nelle settimane in cui l’intesa sembrava impossibile, è soddisfatto: «L’introduzione della soglia di sbarramento al 4% non è fatta contro nessuno, anzi aiuterà i processi di aggregazione e prosegue nella direzione della semplificazione». Ma se il vicesegretario del Pd vede di buon occhio il fatto che dalle europee non uscirà «un elenco insopportabile» di piccoli partitini, a sinistra c’è una forte irritazione per quello che viene definito un chiaro tentativo di annientamento, compiuto soltanto per incassare qualche punto percentuale in più al voto di giugno attraverso la logica del voto utile. Rimasti fuori da Camera e Senato dopo il voto di aprile, Prc, Pdci, Verdi e Sd possono ora contare soltanto sulle europee per avere una rappresentanza parlamentare e anche, questione non di poco conto, un introito finanziario. La legge vigente prevede infatti che soltanto chi riesce ad eleggere almeno un eurodeputato può ottenere il rimborso elettorale. Ed è chiaro che una volta chiusi definitivamente i rubinetti finanziari, nessun progetto di rilancio è possibile.
Le forze di sinistra si sono però divise anche nelle iniziative di protesta. Il segretario del Prc Paolo Ferrero è andato a manifestare davanti alla sede del Pd, parlando di «colpo di Stato» e di «attacco alla democrazia», come ha scritto anche in una lettera inviata al Quirinale. Verdi, Sd e vendoliani ormai ex-Prc si sono ritrovati a via del Corso, a poche decine di metri da Montecitorio. Da entrambe le parti si sono sentite voci grosse sulle alleanze per le prossime amministrative e anche sull’ipotesi di uscire dalle attuali giunte. Ma gli stessi protagonisti delle proteste si mostrano sì irritati, ma anche piuttosto pragmatici. Ferrero: «Uscire dalle giunte? E perché dovremmo realizzare anche l’ultimo sogno di Veltroni?». Questo è l’unico punto su cui tutta la sinistra è d’accordo. Perché poi su come presentarsi al voto le posizioni divergono. Il Pdci vorrebbe andare insieme al Prc puntando tutto sul richiamo della falce e martello; Rifondazione vuole andare col proprio simbolo; i vendoliani tornano a spingere per un «cartello elettorale» per non bruciare col voto di giugno un progetto di «ricostruzione» che necessita di tempi più lunghi. La discussione è appena cominciata.

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