6584 BATTISTI: Chi sono i 4 ex 'Pac', condannati e dissociati

20090131 10:21:00 redazione-IT

ROMA (ANSA) – Sono tutti ex componenti dei ‘Pac’, i Proletari armati per il comunismo, già condannati a pene variabili e usciti dal carcere dopo alcuni anni perché pentiti o dissociati, i quattro ex terroristi Gabriele Grimaldi, Giuseppe Memeo, Sante Fatone e Sebastiano Masala, citati oggi da Cesare Battisti quali responsabili di omicidi a lui "ingiustamente attribuiti". Grimaldi è morto nel 2006 dopo essere stato scarcerato già da diversi anni; Memeo, Fatone e Masala sono liberi ormai da molti anni. Memeo è ritenuto dagli investigatori il giovane con cappuccio, ritratto in una storica foto degli anni di piombo mentre in via De Amicis a Milano impugna a due mani una pistola nell’atto di sparare ad altezza d’uomo.

I quattro, in particolare – in qualità di componenti dei Pac – sono stati definitivamente condannati quali responsabili dei quattro omicidi attribuiti anche a Battisti: quelli del gioielliere Pierluigi Torregiani e del macellaio Lino Sabbadin, avvenuto nello stesso giorno, il 16 febbraio 1979, il primo a Milano ed il secondo a Mestre (Venezia) e quelli del maresciallo degli agenti di custodia Antonio Santoro, ucciso a Udine il 6 giugno 1978, e dell’agente della Digos Andrea Campagna, assassinato a Milano il 19 aprile 1978. Torregiani e Sabbadin furono condannati a morte dai Pac perché entrambi, reagendo a tentativi di rapina, avevano ucciso due banditi. Grimaldi, Memeo, Masala e Fatone (quest’ultimo gravemente ferito alla testa in uno scontro a fuoco con i carabinieri il 15 giugno 1984) sono stati condannati a pene variabili dopo una lunga vicenda processuale: hanno poi ottenuto la semilibertà, essendosi alcuni pentiti (in particolare Fatone), altri dissociati dalla lotta armata.[b]In una sentenza riferita all’omicidio Torregiani (la seconda d’appello a Battisti, dopo il rinvio dalla Cassazione) è fornita anche una ricostruzione del delitto e del ruolo svolto da alcuni degli imputati citati oggi dall’ex terrorista che si trova in Brasile.

"Alle ore 15 del 16 febbraio 1979 – si legge nella sentenza – mentre a piedi in compagnia dei due figli minori si dirigeva verso il proprio negozio, Pierluigi Torregiani cade vittima di un agguato. Due giovani (Memeo e Grimaldi) che lo precedevano, voltandosi improvvisamente, sparano due colpi contro di lui; il giubbotto antiproiettile, attutendo l’impatto, gli consente di difendersi a sua volta. Viene nuovamente colpito, questa volta al femore, e crolla a terra. Spara ancora contro gli aggressori, ma un proiettile colpisce il figlio, ferendolo gravemente; il gioielliere viene infine colpito alla testa. Trasportato all’ospedale, vi arriverà cadavere; il figlio resterà paraplegico ed incapace di camminare" per le conseguenze di un colpo di pistola partito dall’arma del padre[/b] nel tentativo di difendersi, circostanza ribadita da Battisti.

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EmiNews 2009

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