6619 Chávez, referendum e i "lunghi coltelli"

20090203 15:34:00 redazione-IT

di Tito Pulsinelli

Mentre il governo bolivariano celebra il decennale, la frastagliata opposizione venezuelana dispersa in numerosi rivoli, ha preso al balzo l’inqualificabile irruzione di un commando all’interno della sinagoga di Caracas. "La notte dei lunghi coltelli" strillano a tutta pagina alcuni, mentre altri riempiono il telegiornale con lugubri vocazioni dei fantasmi dell’inciviltà di una notte definita "dei lunghi cristalli".
Cristalli o coltelli, quel che è certo è che i rivoli dell’opposizione riacquistano vitalità e presenza con i falò mediatici. Questa è la sua linfa primigenia ed esclusiva.

Secondo il partito mediatico, un Chávez accecato dall’odio anti-ebraico, avrebbe avuto la brillante idea di mandare un commando poliziesco a profanare la sinagoga. Proprio nel bel mezzo delle celebrazioni dei dieci anni del suo governo. Francamente è una ipotesi senza alcun fondamento che -ancora una volta- dimostra una sottovalutazione costante e sistematica dell’avversario che spiega gli insuccessi a catena dell’opposizione. Sia sul terreno elettorale che sugli altri.

Il proditorio attacco alla sinagoga arriva a pochi giorni dalla denuncia -segnalata su questo blog- di un esponente della comunità israelita di Caracas che -dalle pagine di Haaretz- denunciava che l’antisemitismo era una politica ufficiale dello Stato venezuelano.
Caracas ha rotto le relazioni diplomatiche con Tel Aviv non per ragioni di semitismo o del suo opposto, ma per la politica di permanente aggressione dell’attuale classe dirigente israeliana ai danni di palestinesi. E su questo terreno, si ritrova in buona e numerosa compagnia.

Le ragioni della rottura non sono di natura teologica o etnico-religiosa. No, hanno a che vedere con la liceità dei bombardamenti contro popolazioni e strutture, quali scuole e ospedali dell’ONU, moschee ed edifici civili.
La libertà religiosa in Venezuela non è mai stata in discussione in tutta la sua storia. E’ sempre stata -e continuerà ad essere- una terra d’approdo per i semi dispersi dagli uragani provocati dagli uomini, dalla storia e dalla natura.

Caracas non permetterà che vengano importati furtivamente modus operandi, operazioni coperte, faide, problematiche e costumi che sono estranei alla sua storia e tradizione. Fatta di convivenza pacifica, fianco a fianco, tra i credenti delle religioni monoteiste, di quelle di derivazione indo-africana e di tutte le altre. Incluso quelle di non credere in nessuna di esse.

L’altro grande falò mediatico attizzato è quello della "rielezione indefinita", vale a dire la possibilità per ogni cittadino di potersi candidare alle cariche pubbliche -da sindaco, deputato fino alla presidenza della repubblica- senza limite. La menzogna mediatica racconta, invece, un miraggio: chi vota a favore di questa modifica della Costituzione automaticamente starebbe rieleggendo Chávez vita natural durante.

La propaganda sacrifica una verità semplice: candidarsi non vuol dire ri-eleggersi. Il dettaglio: sono sempre gli elettori che sceglieranno quali candidati eleggere. Inoltre in Venezuela è l’unico Paese al mondo in cui i cittadini possono avvalersi del referendum revocatorio alla metà del mandato di ogni autorità.

Questo falò è paradossalmente tenuto vivo anche da media internazionali di Paesi europei retti da monarchie, o che si sono scordati quante volte venne rieletto Helmut Kohl, Felipe Gonzalez, Thatcher o il nostro Andreotti Giulio.

Una domanda molto ingenua: se Chávez fosse almeno il 50% del coagulo di negatività e anomalie congenite descritte daglii avversari interni ed esterni, che senso ha opporsi alla sua ricandidatura? Dovrebbe essere il miglior candidato per l’opposizione, quello facilmente battibile.

selvasorg.blogspot.com

 
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EmiNews 2009

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