6606 Inghilterra, la protesta anti italiana si allarga

20090202 15:31:00 redazione-IT

Gli operai inglesi contro gli ‘its’ – I lavoratori della Total in rivolta :’Siamo disperati’- Le testimonianze dall’Inghilterra

di Daniela Amenta (da l’Unità)

Grimsby, Inghilterra. molo 93: i lavoratori italiani, dell’azienda siracusana Irem, sono bloccati sulla chiatta. La ditta ha vinto un appalto per ripulire il petrolio dallo zolfo della raffineria Total, ma gli inglesi non ci stanno. "Its", ci chiamano. Gli "its" che portano via il lavoro. Vecchia pratica, succede anche in Italia. E gli Its sono gli immigrati. Poi, quando accade a noi, quando ci ritroviamo stranieri e lontano da casa, ecco che il problema diventa tale.

Stamane alla protesta anti-italiani del Linconlnshire si sono aggiunti I lavoratori di due centrali nucleari. Lo rende noto la Bbc, precisando che i lavoratori delle centrali di Sellafield ed Heysham hanno incrociato le braccia mentre sono iniziati i colloqui per cercare di mettere fine alla disputa iniziata nella raffineria della Total a Lindsey contro il contratto a termine dato ai nostri operai per la costruzione di un nuovo impianto.

Anche i lavoratori della raffineria di Grangemouth e delle v centrali elettriche di Longannet, Warrington e Staythorpe si sono uniti agli scioperi che il premier britannico Gordon Brown ha definito «indifendibili». Però la protesta monta.

E il governo italiano, così puntuale nel criticare la xenofobia britannica, dà segnali schizoidi nell’affrontare il problema. Dunque, se da una parte Frattini va su tutte le furie e il ministro del lavoro Sacconi dice che: "La libera circolazione dei lavoratori è un principio fondante dell’Unione europea che non può in alcun modo essere messo in discussione, pena la crisi del patto comunitario di Schengen", dall’altra "la libera circolazione" diventa una coperta da usare quando più ci piace. Vedi le dichiarazioni Il ministro Ministro per la Semplificazione Normativa e Coordinatore delle Segreterie Nazionali della Lega Nord, Roberto Calderoli. Il quale sostiene: "Di fronte ad una crisi internazionale che sta mettendo a rischio i posti di lavoro è necessario valutare una sospensione di ingressi di nuovi immigrati e della libera circolazione in Europa». Si mettessero d’accordo, perché in contemporanea il presidente della Camera, Fini, rilascia altro tipo di dichiarazioni. Nella fattispecie: "I lavoratori stranieri presenti in Italia danno un contributo fondamentale in settori centrali del nostro sistema produttivo. Non possiamo permetterci in alcun modo di tollerare forme anche velate di discriminazione".

E intanto a Grimsby, cento lavoratori italiani guardano la neve cadere. Bloccati, all’interno di una chiatta.

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I lavoratori della Total in rivolta :’Siamo disperati’

Manifesti, casse di Whisky, sigarette e facce stanche. Gli operai della raffineria Total Lindsey, manifestano la loro avversione all’arrivo degli operai italiani dell’Irem. Sui cartelli spiccano frasi chiare: «"Se il tuo nome è Luigi o Alfonso, non fare richiesta di lavoro qui". Questa mattina davanti ai cancelli dello stabilimento, si sono trovati a decine. Dicono che l’essenziale è "far valere i nostri diritti" iI ritornello è però sempre lo stesso: «Non ce l’abbiamo con i lavoratori italiani ma con i padroni». Le testimonianze raccolte dall’Ansa, presentano un ampio spettro di opinioni. «"Noi non siamo contro gli italiani», dice il signor Whitehurst,delegato della sigla sindacale Gmb. «Ho lavorato in Italia – prosegue – e qui ci sono persone che vengono da molti altri Paesi. Non siamo razzisti. Questa mattina, a bordo di un auto della polizia, sono andato personalmente a dire a quelli del British National Party (
partito di estrema destra britannico ) di andarsene". "Ma stanno usando i lavoratori italiani per aggirare il nostro contratto nazionale: portano qui gli stranieri per non rispettare gli accordi precedenti».

Alle 09:30 circa, i delegati sindacali sono entrati nello stabilimento Total per discutere un possibile accordo con i
dirigenti. Fuori, mentre infuriava una tempesta di neve si attende l’esito dei negoziati. "Voi italiani, al nostro posto, fareste lo stesso", dice Jeff Kart, in sciopero da mercoledì. "È tutta colpa delle leggi europee. L’unione europea è una dittatura: noi non vogliamo star dentro l’Ue, nessuno ci ha chiesto il nostro parere, non c’è stato nessun referendum". Temono di dover espatriare a loro volta, lo scatenarsi di una battaglia tra poveri. "Vogliamo solo lavorare qui, vicino alle nostre case", spiega Dave Blacky. "I dirigenti devono darci risposte. il mese prossimo 200 tecnici verranno licenziati e arriveranno altri 200 italiani. Andremo avanti fino a che non otterremo qualcosa".

www.unita.it

 
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EmiNews 2009

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