6636 USA: Crisi economica e partecipazione politica

20090205 13:50:00 redazione-IT

di Emanuela Medoro

Uno dei presidenti più apprezzati da Barack Obama è Ronald Reagan il quale riuscì nel miracolo di fare una politica apertamente a favore dei ricchi, la deregulation, con il consenso dei poveri, promettendo loro di diventare ricchi a loro volta. Oggi, dopo la presidenza Clinton che portò avanti la deregulation in modo più blando, e i disastrosi esiti finali della presidenza Bush si tratta di fare una politica contraria, a favore dei poveri con il consenso dei ricchi.
Interessante ricordare che Obama, discutendo di tassazione ha detto che si possono considerare ricchi quelli che guadagnano da 250.000 dollari l’ anno in su. Invece John McCain, il candidato repubblicano, diceva che per essere considerati ricchi bisogna guadagnare più di 5.000.000 di dollari l’anno, ed ad un giornalista che gli chiedeva quante case avesse, non seppe rispondere.

Insomma si tratta oggi di restituire mezzi e fiducia a tanti poveracci licenziati, senza lavoro e senza assistenza medica per riattivare i consumi e così sostenere il sistema produttivo nel suo complesso, anche a favore dei ricchi, affinchè non impoveriscano troppo loro e tutto il mondo ad essi collegato.
Le premesse a livello di risorse umane ci sono, il governo Obama comprende politici di provata esperienza ed i migliori specialisti nei singoli campi. Tuttavia c’è una differenza forte rispetto all’epoca Reagan, quella era un epoca di pace, oggi la guerra in Afghanistan getta ombre lunghe ed inquietanti sulla presidenza Obama. C’è solo da augurarsi, per la prosperità di tutti, ed anche per la nostra, che questa non diventi il Vietnam della presidenza Obama.
Alla fine di gennaio, il Congresso ha approvato l’American Recovery and Reinvestment Act, per riattivare l’economia e rimettere a lavoro più di 3 milioni di persone. Però non è sufficiente l’approvazione di un progetto di legge da parte del Congresso, i provvedimenti devono essere calati nella realtà, e per questo è necessario che tutti si rendano conto di come l’ammistrazione investa il danaro pubblico per la crescita economica e per la stabilità.
Pertanto come già durante la campagna elettorale, i cittadini americani, il volontariato ed i gruppi organizzati in tutti gli stati sono invitati a partecipare ad eventi organizzati per la discussione del piano, e per rendersi conto di come sia speso ogni centesimo del progetto. Inoltre risulta da camunicati web che nel mettere insieme il piano necessario ad affrontare la crisi sono stati consultati Democratici e Repubblicani, perchè la posta in gioco è alta e non è opportuno che politiche di parte intralcino i percorsi necessari a superare la crisi.
Per fornire materiale di discussione preciso ed affidabile per gli incontri locali sul piano d’intervento per l’economia, David Plouff, dirigente della campagna di Obama, distribuisce online un’intervista con il Presidente, sui temi più caldi dell’economia.
Nello stesso tempo riemerge John McCain, pure lui sente il bisogno del sostegno della base del suo partito per portare avanti la sua politica di opposizione, e pertanto lancia una campagna il cui slogan è, più o meno, “Uniamoci per dire no al pacchetto stimolo” (Join me and say no to the stimulus package). I provvedimenti sono, secondo lui, insufficienti ad un reale aiuto per i lavoratori americani, che hanno bisogno di riduzioni fiscali sulle paghe e programmi che li aiutino a non perdere la casa. Il tutto deve essere fatto evitando di aumentare vertiginosamente il debito pubblico. Per questo, e ricordando di avere sempre combattuto contro lo spreco di danaro pubblico, richiede seri negoziati con i Democratici al governo e ritiene insufficienti le discussioni fatte con i Repubblicani.
Per sbrogliare questa matassa, insomma per valutare meglio l’intervento statale sull’economia proposto dal Presidente Obama e dal partito democratico, facciamoci aiutare dai destinatari del provvedimento.
Il sondaggio Gallup del 30 gennaio e 1 febbraio 2009 ha posto agli americani la seguente domanda: Ritenete che il Congresso debba approvare il piano di stimolo economico di Obama così come è stato proposto, oppure che vada approvato con modifiche, oppure che vada rifiutato?
Il 38% ritiene che il piano debba essere approvato così come è stato proposto, il 37% che siano necessari cambiamenti, il 17% ritiene che debba essere rifiutato, l’8% non ha opinione al riguardo.
Inoltre gli americani sono molto preoccupati dal fatto che il piano non riesca a rimettere in moto l’economia in tempi brevi. La fiducia che il piano possa avere un effetto immediatamente molto positivo è, per ora, non molto alta, cresce, però, se riferita a tempi lunghi. Insomma dalle risposte degli americani, emerge parecchio pessimismo circa la gravità dei problemi economici a cui l’America deve far fronte.
Però gli americani approvano in larga parte la maggior parte della politica Obama in altri campi, quali: la politica per l’Afghanistan ed il Pakistan, la restrizione di regole etiche per l’amministrazione, i limiti posti alle tecniche d’interrogatorio dei prigionieri, la facoltà data alle lavoratrici di ricorrere contro discriminazioni nella paga, la chiusura delle prigioni di Guantanamo, il finanziamento di gruppi operanti all’estero per la pianificazione familiare favorevoli alla libera scelta della donna per la maternità.
Per concludere riporto un altro interessante sondaggio, quello del 3 febbraio 2009 riguardo agli atteggiamenti individuali: il sondaggio ha trovato una chiara correlazione fra la preoccupazione di non riuscire a pagare i propri debiti e le emozioni negative, risultati coerenti con precedenti sondaggi che dimostrano gli effetti dannosi della crisi sulla percezione del benessere generale.
Intanto la disoccupazione nel mese di gennaio è cresciuta rispetto a quella del mese di dicembre.

emedoro@gmail.com
4febbraio 2009

 
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EmiNews 2009

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