6629 On. Marco Fedi: Le polemiche sulla mozione Cosentino

20090204 19:36:00 redazione-IT

[b]- Le intercettazioni non sono il Grande Fratello[/b]

Rispondo malvolentieri alla polemica che Sinistra democratica cerca di innescare tra i deputati PD eletti all’estero. In primo luogo perché credo nel dialogo e nel lavoro comune e quindi sull’urgenza di impegnarci insieme sulle riforme anziché innescare sterili polemiche. In secondo luogo perché esiste il rischio che questa mia risposta inneschi altre polemiche. Non me ne vogliano i protagonisti ai quali dichiaro – preliminarmente – che non risponderò a eventuali altri comunicati su questo tema.

Sul risultato della votazione concernente la mozione che chiedeva le dimissioni del sottosegretario Cosentino, ritengo necessario ricordare che la prima votazione è stata annullata creando notevoli problemi al sistema elettronico e – di fatto – precludendo a numerosi parlamentari la possibilità di esprimere un voto. Vista l’attenzione prestata al resoconto dei lavori, forse vale la pena verificare anche lo stenografico del 28 gennaio 2009, a pagina 103.

Ma non voglio sottrarmi, neanche per un attimo, al merito della questione che ci riguarda tutti come Parlamentari della repubblica prima che come esponenti del Partito Democratico. Io ho votato con il mio gruppo parlamentare a favore della mozione dopo un esame attento della stessa, delle motivazioni illustrate e nel pieno rispetto di quelle logiche di appartenenza che ci portano ad adottare delle decisioni, rispettandole anche quando queste non ci piacciono. Altri parlamentari hanno pensato, invece, come è legittimo fare, che dovessero prevalere altre ragioni. Le ragioni di un Paese normale, in cui un esponente di Governo accusato di reati debba dimettersi per chiarire la propria posizione quando le accuse sono formulate dalla magistratura. Spesso, ed io dico anche per fortuna, grazie al giornalismo investigativo o alle intercettazioni o all’obbligatorietà dell’azione penale. Ma è controproducente invertire quest’ordine logico perché poi – come spesso verificatosi – si finisce per fornire l’alibi a chi invece vorrebbe un “garantismo esasperato” che invece contribuisce alla perdita di fiducia nelle istituzioni. Le polemiche sulla mozione Cosentino sono quindi assolutamente strumentali.

Va rispettata l’opinione di quei parlamentari che al momento della votazione alla Camera ritenevano mancassero gli elementi tali da giustificare, sia sotto il profilo politico che morale, la richiesta di dimissioni. Non per puro garantismo ma per semplice logica: si è garantisti se si attendono i tre livelli di giudizio, si è ragionevoli se si attende almeno un’informazione di garanzia o un avviso di reato, formulati dai magistrati e non basati su ricostruzioni giornalistiche. Va rispettata anche l’opinione di chi ritiene che, nell’interesse della politica e delle istituzioni, si debba fare un passo indietro quando si hanno incarichi di governo e quando esistono accuse gravissime. Dobbiamo ancora scegliere, in materia di giustizia, che tipo di Paese vogliamo essere. La mozione del Partito Democratico invitava il Governo a garantire, in un momento di grave difficoltà nel rapporto tra istituzioni e cittadini, in presenza di accuse molto gravi, il massimo della trasparenza possibile. La maggioranza del Parlamento ha liberamente scelto un percorso diverso.

Altro discorso – invece – sarebbe quello di una mozione parlamentare sulle misure per meglio contrastare, da parte di tutto il sistema politico-amministrativo, il malaffare e le connivenze, occupandoci in sostanza dal punto di vista politico della “questione morale”, come amiamo definirla.

Credo sia necessario riconoscere le giuste differenze tra chi vorrebbe potersi esprimere liberamente in Parlamento sulla base di addebiti certi e non presunti. Le differenze, ad esempio, tra chi vorrebbe Battisti estradato perché condannato, in via definitiva, dalla giustizia italiana e contemporaneamente non vorrebbe essere considerato complice di episodi di corruzione quando chiede che siano garantiti alcuni principi di base del nostro ordinamento giudiziario. In attesa, magari, che vengano modificati in meglio. Delle scelte che facciamo in Parlamento ciascuno deve rispondere oltre che alla propria coscienza anche agli elettori.

Marco Fedi

On. Marco Fedi
Segretario III Commissione Affari Esteri e Comunitari
Camera dei Deputati

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Le intercettazioni non sono il Grande Fratello

Sulle intercettazioni è in corso da alcuni giorni una polemica molto bizzarra. Il premier Berlusconi e la sua maggioranza stanno palesemente agendo per confondere le acque, sparando numeri grossolani (350.000 intercettati in Italia) e costruendo presunti “nemici pubblici” (l’agente Genchi).

In realtà lo scopo del governo è di produrre una contro-riforma che proibisca l’uso dello strumento delle intercettazioni per le indagini giudiziarie. Lo dimostrano le parole dello stesso Berlusconi quando afferma candidamente di non volere fermare le intercettazioni, ma di circoscriverle “ai casi di reato già provato, per aumentare le prove a carico”. In pratica le intercettazioni non potranno più essere utilizzate per accertare un reato, ma solo per incrementare le accuse a carico dell’imputato.

Il Partito Democratico ha presentato un ddl che include tutti i gravi reati per i quali il ddl del ministro Alfano non prevede l’uso di intercettazioni: sequestro di persona, violenza sessuale e atti sessuali con minorenni, prostituzione, rapina, estorsione, truffa ai danni dello Stato, circonvenzione di incapaci, usura, ricettazione, traffico illecito di rifiuti, associazione per delinquere, adulterazione contraffazione e commercio di sostanze alimentari, incendio e incendio boschivo, bancarotta fraudolenta.

Il ministro, poi, vuole impedire del tutto la pubblicazione dei testi delle intercettazioni. Il PD ha proposto invece che quelle irrilevanti vengano distrutte, eliminando all’origine la materia del contendere, e che tutte possano essere pubblicate solo dopo le indagini preliminari.

Inoltre, il governo vuole limitarne l’uso fino a un massimo di 45 giorni. Che un limite debba esserci, siamo tutti concordi. Ma se fosse così basso condannerebbe le intercettazioni all’inutilità. È bene ricordare che se fosse stata in vigore la riforma del centro-destra un criminale come Bernardo Provenzano sarebbe ancora latitante.

On. Marco FEDI
Segretario III Commissione Affari Esteri e Comunitari
Camera dei Deputati

 
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EmiNews 2009

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