6656 Rielezione, alternanza, media & speccatoli

20090206 17:41:00 redazione-IT

di Tito Pulsinelli

[b]Si fa un gran chiasso mediatico sulle elezioni (altrui), ci sono rielezioni riprovevoli e sataniche (Venezuela) ed altre che passano sotto silenzio (Colombia). In genere, i proprietari all’ingrosso della tecnologia mediatica, demonizzano i leader e i Paesi che considerano ostili ai loro valori (soprattutto finanziari), e danno tutte e due le loro mani quando c’è da piazzare ai vertici i loro son of bitch preferiti.
In questi anni di sbornia globalitaria abbiamo anche appreso che si possono vincere elezioni -in Libano e Palestina- e non ottenere la sufficienza democratica dalla cosidetta comunità internazionale. Vale a dire Stati Uniti e Unione Europea: è democratico chi fa i loro interessi, altrimenti esportano quella pret-a-porter.
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Osserviamo anche che nei Paesi dove non si può eleggere un capo di Stato perchè esistono monarchie, si discetta sulle modalità elettorali (altrui) o sulle ricette più appropriate per l’alternanza. Persino le Conferenze Episcopali si prendono la briga di intimare l’applicazione di formule che -chi sa perchè- si guardano bene dall’applicare allo Stato di cui sono funzionari: quello monarchico del Vaticano.

I partiti politici non sono piu’ nemmeno l’ombra delle istituzioni che furono durante il secolo scorso, cioè una presenza capillare sul territorio della società civile, organizzata attorno ad idee-sociali-cardine e a progetti di Paese possibile.

Nella società dello spettacolo massificato, i nuovi "partiti" sono effimere agglomerazioni plasmate dalla macchina mediatica, e raggrumate attorno a leader ridotti a "indice di gradimento" e ad una scarna intelaiatura di funzionari: un iscritto una carica pubblica.

I partiti contemporanei non sono il "moderno Principe" con progettualita’ sociale, irradiato nella geografia e nei settori sociali, ma protesi dell’apparato della comunicazione. E questa ha abbondanato la funzione di potere autonomo che vigilava e limitava gli altri, da quando è diventata una branchia -tra le altre- del potere finanziario.
La "politica", come piace dire ai politicanti di mestiere, è una protesi sterile con una dipendenza assoluta dall’industria della comunicazione. Non può sopravvivere senza il sodalizio e la sintonia con i loro proprietari. Sempre più spesso, questi ultimi non delegano più e rubano il mestiere ai primi.

Il principio dell’alternanza, in assenza di partiti reali, è diventato una reminescenza caduca che garantisce la competizione spettacolare tra il candidato del potere finanziario e quello del partito mediatico.
Le campagne elettorali le vincono quelli che dispongono di più quattrini o più pubblicità, passaggi televisivi, politologi, ecc

Bhillary Clinton era la candidata dei poteri reali che contano negli Stati Uniti, ma Obama ha sparigliato i giochi perchè c’è stata l’irruzione in scena della base sociale esclusa e negata dal ventennio fondamentalista del neoliberismo. Quella mai rappresentata all’interno del potere politico, controllato gelosamente dalle elites corporative o dalle oligarchie.

Il successo dell’operaio Lula, dell’indio Evo o del soldato Chávez -o dei candidati invisi alle elites- è dovuto alla politicizzazione dei settori sociali esclusi che non partecipavano mai nelle contese elettorali. Le elites falliscono quando i movimenti sociali assumono protagonismo, impongono i loro candidati "populisti" e li insediano nei governi.

Senza di questo, Obama non starebbe alla Casa Bianca e Lula -nonostante la gran forza del PT- senza i dinamici movimenti sociali brasiliani non avrebbe potuto resistire ai poteri forti e alle elites. L’invocazione dell’alternanza, come un brevetto della democrazia, implica l’esistenza di partiti veridici con progettualità sociale e capacità di trasformazione reale.
La diserzione elettorale galoppante, invece, testimonia del loro tramonto e di elezioni in cui l’elettore non vede più nessuna diversità nell’offerta politica standardizzata. Il bipartitismo forzato impone la scelta illusoria tra Pepsi e Coca.

Gli interessi sociali che non sono più rappresentati cercano altre vie per affermarsi: dapprima riescono a buttar giù vari Presidenti (vedi Bolivia e Ecuador) o creano l’ingovernabilità, poi si orientano verso leader carismatici che sanno interpretare il malessere dell’epoca ed indicare nuovi percorsi e progetti-Paese, in cui nuove coalizioni sociali e politiche sanno esprimere ed interpretare gli interessi delle maggioranze dimenticate.

La macchina mediatica e i padroni dello spettacolo, odiano visceralmente il "populismo" e i leader carismatici perchè impediscono la realizzazione della loro utopia corporativa: trasformare i cittadini in consumatori, le elezioni in marketing, la società in mercato, i partiti in comitati di affari.

Non sono sempre in grado di mettere o togliere a loro esclusivo piacimento governi o Presidenti .
L’alternanza è un’altra delle loro foglie di fico predilette, come la libertà di informazione che
-quando diventa monopolio- sacrifica il diritto del cittadino ad avere un’informazione pluralista e differenziata. La differenza non la fa la forma ma la sostanza.[/b]

www.selvasorg.blogspot.com

 
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EmiNews 2009

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