6655 MARCO FEDI: legge elettorale, cittadinanza, rappresentanza sindacale per i contrattisti

20090206 16:33:00 redazione-IT

Sulla legge elettorale e oltre…

Certamente abbiamo qualche difficoltà nel rapporto con la sinistra. Dico subito che anch’io spero davvero che anche a sinistra il processo di aggregazione utile – non voto utile – continui. Per il bene della politica e dell’Italia. Ma questo è solo un auspicio perché è giusto che ciascuno sia libero di fare le proprie scelte. Credo che il principio di semplificazione politica sia stato ben illustrato durante la campagna per le politiche e quindi non torno su argomenti validi sempre, anche quando non si elegge un esecutivo. Non siamo stati capaci di svolgere, sul tema delle regole, una riflessione più ampia, più articolata, internamente al partito democratico e fuori.

Il voto del gruppo PD, che ha anticipato la votazione in aula, è stato un buon esempio di discussione e consultazione ma certamente non è stato sufficiente. Non abbiamo ben spiegato perché, a quattro mesi dal voto per il rinnovo del Parlamento Europeo, vi sia stata un’accelerazione sulla riforma della legge elettorale, introducendo uno sbarramento del 4% e le preferenze. La posizione iniziale del PD – mantenere le preferenze e sbarramento al 3% – va detto – non era molto distante dalle norme introdotte con la riforma. Possiamo dire che il PD, in fondo, ha fatto un percorso molto breve rispetto alle posizioni espresse già nella trascorsa legislatura – e sulle quali vi era un “possibile” accordo anche di alcune forze della sinistra – un percorso dell’1%, dal 3 al 4% di quota di sbarramento. Il Popolo delle Libertà – rispetto alle posizioni iniziali – ha dovuto rinunciare a un “no” alle preferenze oltre che a 1 punto percentuale in senso opposto. Tutti sanno che se si vogliono riforme condivise in Parlamento e nel Paese, se si vuole evitare che, sulle regole e sulle grandi riforme strutturali, dalla Costituzione alla giustizia, ogni maggioranza faccia e disfaccia, occorrono convergenze ampie. Non inciuci. Le analisi introspettive, psicologiche e politiche che si fanno in questi giorni m’interessano poco. Per fare le riforme fondamentali per il paese serve condivisione, ed è ancora più evidente come per riforme di questo tipo servano i due partiti più grandi. Meglio forse sarebbe stato partire da una riforma della legge elettorale nazionale per arrivare poi a quella europea, ma i tempi non lo permettevano e alla fine abbiamo fatto la scelta giusta. Non abbiamo rinunciato a una piccola e breve opportunità di dialogo e abbiamo fatto una riforma insieme.

Cittadinanza…

L’iter di riforma della legge 91/92 sulla cittadinanza è lentamente ripreso in Commissione affari costituzionali, nonostante le dichiarazioni di esponenti di maggioranza – prevalentemente della Lega Nord – lascino intendere che il tema non è prioritario e non è parte del programma di Governo. Evidentemente gli impegni presi in campagna elettorale dal Popolo della Libertà – Berlusconi Presidente, per la circoscrizione Estero, erano a esclusivo uso degli elettori residenti all’estero e non sono noti ai vertici di maggioranza. La proposta “Modifiche alla legge 5 febbraio 1992, n. 91, recante nuove norme sulla cittadinanza, C. 718, presentata il 5 maggio 2008, era stata già presentata nella trascorsa legislatura ed era entrata a far parte del testo unificato che prevedeva la riforma dell’intera materia della cittadinanza. Nella proposta si sostiene che gli obiettivi di piena integrazione e partecipazione, che hanno consentito alle nostre comunità di assumere posizioni di rilievo a livello professionale, economico, politico e istituzionale nelle Società di accoglimento, hanno comportato, negli anni precedenti all’entrata in vigore della legge 5 febbraio 1992, n. 91, l’acquisizione per naturalizzazione della cittadinanza del Paese di residenza. Una scelta condizionata dalla necessità di vedere riconosciuti e salvaguardati i diritti civili come l’acquisto della propria abitazione o l’assunzione di un incarico politico oppure di un impiego pubblico. Molti paesi però hanno introdotto norme concernenti la doppia cittadinanza dopo il 31 dicembre 1997 anno in cui terminava il periodo transitorio di richiesta della cittadinanza italiana. Oggi torniamo a proporre questa norma affinché si possa ridare questa opportunità senza limitazioni. In Australia, ad esempio, la questione si pone con urgenza anche per coloro i quali, nel periodo di vigenza del termine, anche volendolo, non erano nelle condizioni di chiederla, pena la perdita della cittadinanza dello Stato di residenza. La riapertura dei termini risolverebbe anche il problema posto dai minorenni, ex cittadini italiani, che hanno perso la cittadinanza italiana senza mai esprimere una precisa volontà a causa della naturalizzazione del padre. Nella proposta, inoltre, si cerca di superare una anacronistica disparità di trattamento tra uomo e donna, in contrasto palese con i dettami costituzionali che garantiscono pari dignità sociale e uguaglianza davanti alla legge senza distinzione di sesso (articolo 3 della Costituzione). Tale discriminazione giuridica si riscontra, in particolare, nei confronti di quelle donne che, emigrate all’estero nel secolo scorso, sono state private della cittadinanza per se stesse e per i propri figli.

Rappresentanza sindacale per i contrattisti…

La proposta di legge C.717, di cui sono primo firmatario, è arrivata all’esame della Commissione Lavoro di Montecitorio. Relatore in Commissione l’On. Aldo Di Biagio (PdL) – anch’egli firmatario della proposta – che ha ben illustrato il provvedimento.

La proposta di legge 717 (Fedi ed altri) reca modifiche al D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165, riconoscendo specifici diritti e prerogative sindacali a determinate categorie di personale dipendente del Ministero degli affari esteri. L’articolo 1 aggiunge il comma 3-bis all’articolo 42 del D.Lgs. 165/2001, al fine di garantire la partecipazione del personale in servizio presso le sedi diplomatiche e consolari, nonché presso gli istituti italiani di cultura all’estero, ancorché assunto con contratto regolato dalla legge locale, ai fini della costituzione delle rappresentanze sindacali unitarie (RSU).

L’articolo 2 aggiunge l’articolo 50-bis al D.Lgs. 165/2001. Tale nuovo articolo stabilisce l’applicazione delle disposizioni del Titolo III del D.Lgs. 165/2001, in materia di contrattazione collettiva e rappresentatività sindacale (articoli da 40 a 50), anche nei confronti del personale in servizio presso le sedi diplomatiche e consolari nonché presso gli istituti italiani di cultura all’estero, ancorché assunto con contratto regolato dalla legge locale.

On. Marco FEDI
Segretario III Commissione Affari Esteri e Comunitari
Camera dei Deputati

 
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EmiNews 2009

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