6654 Medico-poliziotto, c'è chi dice no

20090206 12:01:00 redazione-IT

di Stefano Milani

E adesso: [b]obiezione di coscienza.[/b] Con l’emendamento del medico-poliziotto passato ieri al Senato, quella del rifiuto di assolvere a un obbligo di legge rimane l’unica strada percorribile in nome della civiltà. Partiti dell’opposizione, sindacati, associazioni, mondo cattolico, sono in tanti a chiederla a gran voce. A cominciare da Medici senza frontiere, tra i primi a parlare di una «legge contro la Costituzione». Fortemente contraria alla norma anche la Cei. «Alla Chiesa competerà sempre di aiutare le persone in pericolo di vita. Le leggi sono votate secondo le regole della democrazia, ma noi continueremo ad aiutare poveri immigrati non regolari», dice monsignor Domenico Segalini, segretario della commissione Cei per le migrazioni.
D’accordo la stragrande maggioranza dei camici bianchi.

Tutti, cattolici e non, in nome di quel diritto universale alla salute sancito dalla costituzione, e minato ora dal furore leghista. «Ribadiamo il nostro rispettoso ma fermo dissenso», spiega il presidente della federazione degli ordini dei medici (Fnomceo) Amedeo Bianco, «per una norma che va contro l’etica e la deontologia, e si potrebbe rivelare un boomerang sul piano della salute pubblica». E spiega come il provvedimento vada contro il principio base della tutela della salute pubblica, «cioè il libero accesso alle strutture e anzi l’incoraggiamento a recarvisi in caso di problemi di salute». Sul profilo etico, ribadisce Bianco, «l’immagine che ne esce è quella di un sistema che forse perde colpi sul piano dell’accoglienza». Il rischio è che si crei una sanità clandestina parallela, gestita da gruppi etnici e religiosi, in cui le competenze mediche, le strutture e le funzioni igienico-sanitarie siano precarie e dannose per il malato.
Per una «disobbedienza civile» si schiera anche la Cgil che valuterà «quali siano le iniziative più efficaci per scongiurare l’applicazione della norma». Come spiega Carlo Podda, segretario generale Funzione pubblica Cgil, «l’emendamento rappresenta il degrado culturale, valoriale e politico che attraversa la maggioranza di centrodestra sul tema dell’immigrazione». Oltre che, aggiunge, «una grave lesione del principio di universalità del diritto alla salute». Sulla stessa linea Rifondazione comunista, con Paolo Ferrero che giudica il provvedimento «razzista, di chiaro stampo neo-nazista» e, soprattutto, «dannoso e stupido». La salute «è un diritto di tutti, anche degli immigrati clandestini», aggiunge il segretario del Prc, «ed è un diritto che o funziona per tutti o semplicemente non esiste». Duro anche Nichi Vendola secondo il quale nel ddl sicurezza «vi sono gravissimi cedimenti alle pulsioni razziste e xenofobe» che fa emergere «una legislazione para-fascista fondata sulla criminalizzazione dei poveri e sulla legittimazione di una idea di giustizia intesa come vendetta e come affare privato».
Ma è anche tutto il mondo dell’associazionismo a gridare allo scandalo. Per l’Arci ciò che è passato al Senato così come l’incitamento del ministro Maroni ad essere «cattivi con i clandestini», prefigurano in Italia l’apartheid. «Spero che i medici, cui viene chiesto di denunciare gli immigrati clandestini, rifiutino questa delazione», commenta Filippo Miraglia responsabile immigrazione Arci. E lancia una proposta: «Fuori da ogni ambulatorio medico da oggi campeggi il cartello "qui non si denuncia nessuno"». D’accordo anche le Acli, che giudicano la norma come un «gravissimo passo indietro sul piano dei diritti e dell’integrazione». Per il presidente Andrea Olivero così «non si favorisce la sicurezza e la legalità producendo leggi ingiuste e inapplicabili» che anzi rischiano di provocare «un’emarginazione sanitaria degli stranieri irregolari presenti in Italia con un grave rischio per la loro salute ma anche per la sicurezza della popolazione italiana in termini di diffusione delle malattie».
Disappunto e preoccupazione esprime Save the Children perché le nuove norme avranno «un impatto negativo sulla tutela e sulla promozione dei diritti dell’infanzia, peggiorando le condizioni di vita di moltissimi bambini stranieri nel nostro paese». L’unica speranza, resta dunque l’obiezione di coscienza. Ne è convito pure Gino Strada, fondatore di Emergency, sicuro che «anche di fronte all’inciviltà sollecitata da una norma stolta prima ancora che perversa», i medici italiani agiranno «nel rispetto del giuramento di Ippocrate, nel rispetto della Costituzione e della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani». Speriamo.

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EmiNews 2009

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