20090210 11:21:00 redazione-IT
Esprimiamo la nostra piena soddisfazione per la conferma degli Accordi bilaterali tra UE e CH, che il popolo svizzero ha espresso mediante la votazione referendaria di ieri: il SI ha prevalso con il 60% del voto popolare e con 22 cantoni a favore e soltanto 4 contrari.
La libera circolazione, in particolare quella delle persone, la più importante, iniziata in Svizzera a partire dal 1° giugno 2002, resta quindi in vigore e viene anzi estesa anche ai cittadini degli ultimi due Stati entrati a far parte dell’UE, Bulgaria e Romania.
Oltre alla decisiva, concreta conseguenza di mantenere tutti i vantaggi che ne derivano per le lavoratrici e i lavoratori, siano essi residenti, domiciliati o frontalieri in Svizzera, il risultato di ieri assume anche un preciso significato di sconfitta del tentativo di instaurare nuove e pericolose forme di protezionismo e di dividere i lavoratori, ai quali invece vanno assicurate la tutela e la promozione dei diritti, indipendentemente dalla loro nazionalità e provenienza.
Si tratta ora di applicare pienamente le misure di accompagnamento degli Accordi, che rappresentano una protezione efficace contro il dumping salariale e sociale, permettendo di controllare il mercato del lavoro svizzero, grazie all’iniziativa delle Commissioni tripartite in cui sono presenti le istituzioni, i sindacati e le associazioni dei datori di lavoro: esse possono emettere sanzioni in caso di abusi ed hanno la facoltà di fissare i salari minimi.
A partire dal 1° gennaio del prossimo anno inoltre saranno effettuati controlli in maggior numero( 27.000 all’anno al posto di 22.500) da parte di più ispettori ( 180 invece di 150) e deve aumentare il numero dei contratti collettivi di lavoro dichiarati di obbligatorietà generale.
Per quanto riguarda le lavoratrici e i lavoratori frontalieri italiani in Svizzera ( oltre 50.000, abitanti nella regione Val d’Aosta e nelle provincie di Bolzano, Como, Sondrio, Varese, Verbano-Cusio-Ossola e occupati nei cantoni Grigioni, Ticino e Vallese), essi continueranno a ricevere numerosi vantaggi dagli Accordi bilaterali, con l’abolizione delle zone di frontiera in cui erano obbligati a risiedere, entro 20 km dal confine; dell’obbligo del rientro quotidiano, bastando quello settimanale; con la mobilità professionale e geografica e, soprattutto, senza la subordinazione dell’assunzione a quella dei cittadini svizzeri.
Per tutte queste ragioni, ribadiamo il nostro impegno a fianco delle organizzazioni sindacali svizzere, che sono state tra i protagonisti della vittoria del SI, per continuare insieme la battaglia per un’Europa sociale, di cui la Svizzera oggi ribadisce di far parte a pieno titolo.
Andrea Amaro
Responsabile CGIL Italiani all’estero- vice Segretario CGIE
Claudio Pozzetti
Responsabile CGIL Frontalieri- Consigliere CGIE
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EmiNews 2009
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