6670 Testamento biologico su YouTube, gli italiani e la vicenda di Eluana

20090209 18:09:00 redazione-IT

di Alessia Grossi

La formula è quella canonica, riconosciuta giuridicamente. Inizia con «io, sottoscritta» o «sottoscritto», cui si aggiungono un collage di decine di nomi. Segue l’attestazione di essere nel pieno delle proprie facoltà mentali, qualcuno aggiunge anche data ora, e precisa di godere di ottima salute. A questo punto si fa partire il “testamento biologico” filmato: «Qualora fossi affetto da una malattia allo stadio terminale, da una malattia o una lesione traumatica cerebrale e invalidante e irreversibile, da una malattia implicante l’utilizzo permanente di macchine o altri sistemi artificiali e tale da impedirmi una normale vita di relazione, non voglio più essere sottoposto ad alcun trattamento terapeutico».

Firmato: Francesco, Matteo, Maria Patrizia, Valeria, Alberto, Carlo, Marco, Gabriele, Giovanni. Nikname, in ordine sparso: «Lucydalceo», «AlbertoGalanti» usato per tre testamenti, «djmelonarpo», «marcoboccaccio», «caerebulldogs».

Già, il nik è necessario, perché queste sono solo alcune delle decine di voci che il loro testamento biologico l’hanno affidato a YouTube.

In altri tempi, altre persone le proprie volontà le hanno confidate a pochi intimi, o affidate, perché no, alle pagine di un diario. In entrambi i casi con la consapevolezza che con buona probabilità di quelle dichiarazioni nessuno avrebbe saputo cosa farsene nel momento in cui fossero servite. I più arditi hanno cercato di unire le volontà, di fare una petizione, una raccolta firme, magari, per proporre una legge che regolasse il «fine vita». E invece niente.

Oggi c’è Internet, e in Internet c’è YouTube. «Trasmetti te stesso» è il motto del sito di diffusione più famoso al mondo. E anche il testamento biologico, le ultime, intime e definitive disposizioni sulla propria vita e la propria morte possono essere un modo per diffondere ai posteri qualcosa di sé. Così, da qualche giorno l’eco di chi ha deciso di affidare alla memoria infinita della Rete le proprie disposizioni come Giovanni o Valeria, perché quella spina, semmai un giorno, possa essere staccata, può essere registrata da milioni di computer.

In un momento in cui sembra che le proprie disposizioni possano non bastare se solo dette all’orecchio di qualcuno o ribadite dalla giustizia perché vengano eseguite, ci si affida ancora una volta all’eco della Grande Rete, la scheda madre di tutte le memorie. Lo schedario indelebile, collettivo e potenzialmente infinito. E anche se per ora «che possa servire a qualcosa» è solo una «speranza», una certezza esiste. La memoria collettiva ha un valore più alto di quello giuridico, ha un valore «morale» dice «Gaypt», uno dei postatori. Il valore morale della parola data che resta indelebile. È la Rete, bellezza, croce e delizia di questi tempi con la sua faccia ambivalente.

YouTube non dimentica. Posta te stesso e resterai schedato, diffondi le tue volontà e nessuno potrà fingere che siano mai esistite. E l’eco si diffonde, fino a che una voce si moltiplica su centinaia di volti.

09 febbraio 2009

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EmiNews 2009

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