6709 Cgil, in piazza oltre 700mila: «Il Governo dia risposte alla crisi economica»

20090213 18:00:00 redazione-IT

Sciopero generale dei metalmeccanici e dei lavoratori del pubblico impiego della Cgil. Fiom e Fp incrociano le braccia per otto ore contro la politica economica del governo. Podda: "Siamo oltre 700 mila". Epifani: Sono convinto che sciopero dopo sciopero riusciremo a far cambiare politica economica a questo governo" Bersani: «Il Pd non dimentichi le sue radici».

[b]Per due anni aumentare la tassazione sui redditi superiori ai 150 mila euro, utilizzando quel miliardo e mezzo per i redditi più poveri senza che, per questo, ci sia "lesa maestà". E’ la proposta che il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha avanzato nel suo intervento dal palco a piazza San Giovanni. Per Epifani, il governo potrebbe mettere in campo tale misura "di fronte ad una crisi che falcidia i salari, così come fatto dal primo ministro inglese".
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da Ansa:

SCIOPERO CGIL: CORTEO ROMA, PIU’ DIRITTI’
”Sono convinto che sciopero dopo sciopero riusciremo a far cambiare la politica economica al governo”. E’ questo il messaggio che il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, manda al premier, Silvio Berlusconi, che oggi si e’ detto preoccupato per la crisi. ”E’ la prima volta che Berlusconi esprime questa preoccupazione – ha rilevato il sindacalista – spero ci sia una coincidenza con la nostra iniziativa”.
Per due anni aumentare la tassazione sui redditi superiori ai 150 mila euro, utilizzando quel miliardo e mezzo per i redditi più poveri senza che, per questo, ci sia "lesa maestà". E’ la proposta che il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, ha avanzato nel suo intervento dal palco a piazza San Giovanni. Per Epifani, il governo potrebbe mettere in campo tale misura "di fronte ad una crisi che falcidia i salari, così come fatto dal primo ministro inglese".

PER I DIRITTI
Sciopero generale del pubblico impiego e dei metalmeccanici della Cgil. In testa al corteo uno striscione dalla scritta "la dignità del lavoro è un bene pubblico, basta precarietà, più salario, più diritti e legalità". Nella capitale altri due cortei, da piazzale dei Partigiani e dalla stazione Tiburtina, confluiranno a piazza San Giovanni.

ORGANIZZATORI,IN PIAZZA IN OLTRE 700.000
ROMA – In piazza ci sono oltre 700.000 persone. Il dato lo ha fornito il segretario generale della Fp-Cgil Carlo Podda.
”Altri hanno parlato, in Piazza San Giovanni, di milioni di persone, ed era meno gremita di oggi – ha detto Podda – Noi siamo sobri e cosi’ vorremmo che lo fosse il Paese”

RINALDINI,SUBITO INTERVENTI EMERGENZA SOCIALE
ROMA – Sono necessari ”interventi di emergenza sociale perche’ dilagano la cassa integrazione, la chiusura delle fabbriche e aumenta la disperazione e l’esasperazione”. Lo chiede con forza il leader dei metalmeccanici della Cgil (Fiom), Gianni Rinaldini, che si trova a piazza della Repubblica dove a brave partira’ uno dei tre cortei che sfileranno nella Capitale contro la politica economica del governo. ”Serve un intervento del governo e un atteggiamento della Confindustria che permetta di estendere gli ammortizzatori sociali a tutti e garantire la continuita’ dei rapporti di lavoro precari”. Per Rinaldini, si trovano le risorse per le banche e l’Alitalia e quindi si devono trovare anche per gli ammortizzatori sociali. Rinaldini ha attaccato anche il progetto del governo di intervenire sulla regolamentazione del diritto di sciopero. Il vero obiettivo, secondo il sindacalista, é quello di estendere la regolamentazione a tutti i lavoratori e non solo ai servizi pubblici essenziali.

FIOM, A MIRAFIORI ADESIONE DEL 50%
TORINO – E’ stata in media del 50%, secondo la Fiom, l’adesione di operai e impiegati dello stabilimento Fiat di Mirafiori allo sciopero. Per la Fiat l’adesione media è del 16% in tutti gli stabilimenti italiani. "Questo sciopero costa molto ai lavoratori – sottolinea il segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo – perché questa è una delle due settimane in cui alla Fiat non c’é cassa integrazione. I lavoratori sono stati lasciati soli dal governo e stanno pagando duramente la crisi, noi abbiamo voluto dare voce alle loro paure".

FASSINO, SINDACATI VOGLIONO RISPOSTE A CRISI
ROMA – ”I manifestanti sono qui per chiedere al governo una politica economica che dia risposte convivncenti alla crisi”. Lo ha detto Piero Fassino, ministro degli Esteri del Governo Ombra del Pd presente ad uno dei cortei a Roma organizzati dalla Cgil in occasione dello sciopero del pubblico impiego e dei metamelccanici. ”C’e’ una forte preoccupazione di milioni di famiglie -ha detto Fassino- sono necessarie misure a sostegno dei lavoratori precari e di quelli in crisi. L’unita ‘ sindacale e’ un bene prezioso per i lavoratori”.

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Pubblico e operai, la Cgil in piazza. Epifani: «Non ci divideranno» di M.P. (da l’Unità)

Quando la piazza è ancora lungi dal riempirsi, Giorgio Gaber introduce uno dei temi del giorno. Lo fa da casse montate su un palco in Piazza San Giovanni, luogo storico di un sessantennio di democrazia e manifestazioni. "Libertà non è uno spazio libero/ libertà è partecipazione". Lo sanno bene i setetcentomila accorsi a Roma da ogni parte d’Italia. Vicenza, Pomigliano, Torino. I ragazzi avvolti nella Kefiah, i metalmeccanici della Fiom cgil, i lavoratori dell’Alfa Romeo, i precari che con la loro coperta stretta abbracciano il presente senza risposte. In una bella giornata, sotto un sole rigido, hanno invaso Roma in massa. Un oceano di persone (il segretario generale della Fp-Cgil, Carlo Podda, parla di 700.000, la questura si tiene più bassa) unite da una richiesta di futuro.

Un avvenire che suoni meno incerto da affrontare. "Si è cercato di dividere tra Cipputi e travet ma i lavoratori non si fanno dividere e questa è la risposta". Così Il leader della Cgil Epifani sintetizza il senso dello sciopero generale di Fiom e Funzione pubblica. I lavoratori dell’Alfa Romeo di Pomigliano, alla testa del corteo, sono tra i più arrabbiati. C’è un diverbio senza conseguenze con qualche dirigente della Polizia (presenza comunque discreta) e la rabbia per una congiuntura che rischia di spazzare via i sacrifici di una vita. Tra i cinquemila della fabbrica e i ventimila dell’indotto, rischia di verificarsi una mattanza silenziosa. Nel dramma non sono soli. Tra le bandiere di Rifondazione e quelle del sindacato, nel corteo si scorge qualche volto del Pd. " A titolo personale", dicono. Rosy Bindi, Cesare Damiano, Piero fassino: "Il Pd è qui per lavorare affinchè il sindacato ritrovi lla propria unione. Non è incoerente essere qui e al tempo stesso lavorare perché si ritrovi una piena unità di intenti tra Cgil, Cisl e Uil. L’unità sindacale è un bene prezioso". In effetti, i convitati di pietra, le altre sigle assenti in piazza, rappresentano una ferita le cui piaghe si trascinano tra i volti stanchi in marcia. I commenti verso Raffaele Bonanni sono irriferibili.

Lui, il segretario generale della Cisl, non si scompone. Da Piacenza, a margine di un’iniziativa Cisl tuona: la rottura del fronte sindacale l’ha voluta solo la Cgil. "Non si deve parlare genericamente di frattura del sindacato. E’ la Cgil che sta costruendo fratture rispetto agli altri: ha abbandonato il convoglio unitario per ragioni politiche pochi mesi dopo che avevamo raggiunto, tutti assieme, un accordo storico. La Cgil punta a una ristrutturazione della sinistra più che a una ristrutturazione del sindacato". Guidizi che provocano la reazione di Epifani: " "Bonanni ogni giorno dice cose non vere invece di riconoscere la nostra iniziativa per quella che è: una spinta al governo per fargli affrontare la crisi. Gli chiedo di misurarsi su questo più che buttarla in politica. Lo sciopero è un sacrificio, una perdita di salario, ci vuole un po’ di rispetto per le scelte altrui". Essere in piazza, in due settimane non coperte dalla cassa integrazione, ha un costo.

Non è "la gita" più volte evocata da Berlusconi ma un taglio nella carne.E se il ministro del Welfare sacconi non perde tempo a bollare la manifestazione come "un errore" che costringe il più importante sindacato italiano in una posizione di "isolamento", qualcun altro, Fausto Bertinotti, preferisce prendersela con il Pd. "Una cosa è evidente: qui Il sindacato c’è, il Pd no". Solletica un nervo scoperto. C’è qualche cartello irridente, "Avete visto Veltroni?" e più in generale, un rosario di rivendicazioni. La richiesta di maggiore vicinanza del principale partito dell’opposizione è nelle voci del corteo. Veltroni in effetti non c’è. E’ in Sardegna per la chiusura della campagna elettorale. Per Claudio Fava di Sd, non fa differenza. "Allo sciopero non si dà solidarietà. O si partecipa o si sta a casa. Prendo atto che il segretario del Pd ancora una volta ha scelto di stare a casa".

E a difendere Veltroni deve pensare il collega di partito Bersani, l’assenza spiega è : "Per tutelare l’unità di tutti i lavoratori". Veltroni si fa comunque sentire. "E’ una manifestazione che nasce da problemi reali da affrontare. Bisogna creare le condizioni per ascoltare i lavoratori e lavorare per unire il mondo del lavoro".una crisi così accentuata richiede una mobilitazione di tutte le forze sociali, bisogna recuperare questa frattura perché il governo vuole dividere scientificamente i sindacati".La lettera di Veltroni "esprime una sostanziale vicinanza alle ragioni dello sciopero". A dirlo è il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani, nel giorno dello sciopero dei metalmeccanici e degli statali del sindacato. "E’ un passo avanti – ha aggiunto – rispetto alla mobilitazione del 12 dicembre".

E se Berlusconi fa trapelare una generica inquietudine per una crisi "preoccupante perchè senza confini definiti", i suoi sodali attaccano a testa bassa. Inizia Italo Bocchino, critico verso la "confusione" del Pd e la "partigianeria" della Cgil, continua, alzando le ottave dello scontro, Fabrizio Cicchitto, presidente dei deputati Pdl: "L’accordo raggiunto tra governo e regioni sugli ammortizzatori sociali è di notevole rilevanza. E’ un evidente successo del governo mentre la sinistra massimalista, con lo sciopero indetto oggi dalla Cgil, cerca irresponsabilmente lo scontro sociale".

Gli risponde Massimo D’Alema: "Credo che sia importante essere vicini ai lavoratori a disagio per l’assenza di una politica efficace e in grado di affrontare questa grave crisi. E’ urgente – ha aggiunto garantire chi perde il posto di lavoro e quindi occorre una riforma degli ammortizzatori sociali che sia in grado di proteggere anche i lavoratori precari e a tempo determinato".In piazza, sotto il palco, tremano soprattutto loro.

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Epifani: «La Cgil non si ferma il 4 aprile ci vediamo al Circo Massimo»

In piazza per avere risposte. «Il nostro obiettivo è questo, come lo era il 12 dicembre -dice Guglielmo Epifani -. A prescindere dal gradimento al governo, e a noi non piace molto, il nostro problema è ottenere delle risposte. Per questo premiamo, lottiamo, facciamo propaganda come si sarebbe detto un tempo, perché la crisi è destinata a crescere, perché i lavoratori non sanno dove sbattere la testa e non vorremmo che andassero ancora a sbatterla contro qualche manganello. Vogliamo risposte, a meno che il governo non giochi sull’esasperazione del conflitto».
Perché questo sciopero e come si colloca nella strategia della Cgil?
«Nasce dall’esigenza che avevano il sindacato della funzione pubblica e quello dei metalmeccanici di un’iniziativa forte e di lotta di fronte alle politiche del governo nei settori pubblici e all’assenza di una politica industriale e di intervento pubblico in quella che è la più grave crisi nel settore meccanico di tutto il dopoguerra. Due esigenze che poi si sono unificate anche per dare una dimostrazione plastica al tentativo di dividere lavoro pubblico e lavoro privato. L’iniziativa sta dentro il percorso della Cgil cominciato il 27 settembre, proseguito con lo sciopero del 12 dicembre e che continuerà con i pensionati il 5 marzo, con lo sciopero della scuola e con la grande manifestazione che si terrà il 4 aprile al Circo Massimo».

Avanti insomma, non sembra avere grande fiducia nel futuro prossimo. Che cosa teme?
«I nostri timori si stanno purtroppo realizzando, avevamo parlato di una valanga, ebbene sta arrivando e vuol dire fabbriche che chiudono, precari che perdono il lavoro, cassa integrazione che esplode, crisi produttiva. Avevamo chiesto al governo un intervento di qualità e non c’è stato. Tolta una manovra di 5 miliardi fatta per decreto e una, più subita che voluta, di sostegno alla domanda nei settori beni durevoli, il governo non ha fatto altro. Basti pensare che la somma stanziata, 7 miliardi, corrisponde a quella che Sarkozy ha proposto per le due aziende dell’auto francesi. Corriamo il rischio che, grazie anche alle proteste, alla fine il governo finirà per essere tirato a fare scelte di spesa ma di farlo troppo tardi, con le stesse risorse e con effetti minori».

A proposito dei francesi. C’è qualcosa che a dicembre non era accaduto, la mobilitazione dei sindacati in altri paesi. Si disse allora che eravate soli…
«… È così, c’è stato lo sciopero generale unitario in Francia, lo sciopero dei servizi in Germania, una settimana di mobilitazione indetta dalla confederazione europea dei sindacati per metà maggio, ci sarà la manifestazione annunciata a Londra prima del G20 con un 1 milione di persone e scioperi in altri paesi. Quindi all’obiezione che ci è stata fatta, in particolare dal segretario della Cisl, che eravamo gli unici che scioperare dentro la crisi, io rispondo oggi che in realtà uno dei pochi che non sciopera è proprio lui».

Raffaele Bonanni ha definito questo sciopero antagonista.
«È uno sciopero per chiedere un cambiamento della politica economica del governo, per le tutele ai precari e sostegno a occupazione e imprese. Non capisco che cosa ci sia di antagonista. Lui deve dirlo perché se riconoscesse la verità poi dovrebbe giustificare perché non si muove».

Non sarà anche perché lo sciopero è contro l’accordo sui contratti?
«Sulle regole non si possono fare accordi separati. E non dico solo o contro la Cgil. Noi non avremmo fatto un accordo sulle regole senza o contro Cisl e Uil o Confindustria».

Walter Veltroni propone una mobilitazione unitaria di sindacati e imprese per chiedere al governo un piano anti crisi? Si può fare?
«Trovo giusto dire che, come in Francia, c’è bisogno di una mobilitazione dei sindacati. E trovo corretto che un partito dica che anche le imprese debbano rivendicare politiche più adeguate. Occorre però che i soggetti siano d’accordo. Oggi ci stiamo muovendo solo noi. Cisl e Uil non fanno né scioperi né mobilitazioni. Nelle imprese c’è qualcosa in qualche settore, ma ho impressione che la presidenza di Confindustria non ci pensi proprio. Per mobilitarsi contro il governo bisogna avere autonomia nei confronti del governo: la Cgil ce l’ha, sfido gli altri ad averne».

Se è successo nel tessile che sindacati e imprese si siano uniti in difesa del made in Italy, può ripetersi. Non è un buon modello?
«È un’iniziativa rilevante. Settimane fa sindacati e imprese hanno chiesto al governo un tavolo per la crisi del settore, il governo non ha neanche risposto».

Si parla di disgelo tra la Cgil e il Pd. Più di cento parlamentari hanno aderito alla vostra protesta, Veltroni ha espresso vicinanza e comprensione ai lavoratori ma non ha soddisfatto i segretari di Fp e Fiom che gli rispondono “o dentro o fuori”. Concorda?
«No. Un partito può non aderire, ma le parole di vicinanza e comprensione sono comunque un passo in avanti rispetto allo sciopero del 12 dicembre».

fmasocco@unita.it

 
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EmiNews 2009

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