6707 OMBRE MIGRANTI TRA MESSICO E USA

20090213 09:30:00 redazione-IT

di Andrea Cantalupi

Sono stato a vivere la realtà dei migranti a Nuevo Laredo in Messico ai confini con il Texas.
L’esperienza è durata un mese e devo ringraziare l’ordine degli Scalabriniani che mi ha ospitato in una delle loro case sparse per il mondo e in special modo là dove il fenomeno dell’emigrazione è più drammatico.
Ho conosciuto che cos’è realmente l’emigrazione vista dal punto di vista dei migranti, senza filtri nè mediazioni, cruda e feroce così com’è.
La città messicana sta in un punto nevralgico dove si è concentrato tutto il peggio che possa accadere ad una persona, specialmente se arriva dall’Europa e non è abituata a vivere ciò che viene descritto dai giornali e spesso rappresentato da certi film.

Il territorio è realmente governato dal narco-traffico che qui aggiunge alle sue conosciute attività anche quella del contrabbando delle armi; il narcotraffico non solo influenza chi partecipa come candidato alle elezioni delle Istituzioni locali, ma i suoi membri più influenti vi partecipano direttamente alla luce del sole e della polizia. La conseguenza è che le forze dell’ordine sono corrotte, che il migrante per strada deve avere paura di incontrarle così come se dovesse incontrare una pattuglia dell’esercito. Queste due forze armate che dovrebbero essere al servizio del cittadino, non solo si fanno concorrenza tra loro sulle spalle dei più deboli, ma devono competere con le organizzazioni dei “coyotes” che, al pari degli scafisti di nostra conoscenza, si propongono di accompagnare i migranti attraverso il deserto.

Al migrante che è arrivato alla frontiera “del sogno americano”, camminando a piedi per vari giorni e notti, si presentano questi soccorritori armati che, dopo averlo percosso e derubato, lo costringono a dare loro il telefono e l’indirizzo della sua casa per ricattare la famiglia.

Il confine tra i due Stati è tracciato da un ostacolo naturale, il Rio Bravo.

In questo fiume, solo nel primo semestre di questo anno, sono morti affogati 28 migranti che, pur bravi nuotatori, non hanno resistito ai fortissimi gorghi.

Oltre agli ostacoli naturali, gli Stati Uniti hanno pensato bene di erigere barriere tecnologiche sia moderne che tradizionali.

Le due città frontaliere sono unite da tre ponti: uno per il treno, uno per le auto, uno per i pedoni. Ai lati della città americana, Laredo, per tre chilometri, si estende un controllo svolto da telecamere, da reti poste al centro del fiume che suonano se qualcuno le aggancia, dalla riva statunitense che è stata disboscata ed infine, da circa tremila guardie di confine che perlustrano la zona.

Ogni anno muoiono 500 persone soltanto su questo tratto di frontiera; va detto che le misure di sicurezza prima elencate vengono intensificate da volontari armati che difendono il loro paese vanto di libertà e dei diritti civili inclusa la pena di morte statale.

Ho visto una realtà molto diversa da quella che viviamo in Europa. Ogni migrante fugge non per sua volontà, ma per necessità stante le guerre, la fame atroce, il disastro economico del suo paese.
Quando ho chiesto del perché lasciavano il loro paese, il 99% mi ha risposto: “Per poter avere una vita dignitosa per la mia famiglia e per me”.

Mi sono domandato: il migrante è un problema o è la vittima del problema?

Il migrante è la conseguenza di un grave e profondo problema che lo converte in un essere costantemente vulnerabile e privato del suo diritto di essere umano. Possiamo dire però che soffre di una doppia ingiustizia, essendo spesso considerato causa del problema di cui è vittima.

Un’analisi seria ed onesta di questo fenomeno deve partire dalla constatazione che il migrante si mette in cammino perché è stato privato del diritto di vivere una vita dignitosa nel suo paese d’origine, pertanto se la sua patria lo costringe ad andarsene, là dove troverà il pane, quella sarà la sua nuova patria.

In un tempo di globalizzazione che produce circa 200 milioni di migranti, si deve rispondere a questo esodo con programmi di aiuto ai paesi dei migranti, programmi che favoriscono per lo sviluppo e la riconversione economica.

In Europa vengono da un altro continente, dall’Africa, dagli ex paesi del blocco socialista, dal Caucaso, dall’Oriente, lontano e vicino, parlano altre lingue, hanno altre religioni.

Quelli che ho visto in Messico, transitavano da un paese all’altro dello stesso continente, parlavano la stessa lingua.

Ho parlato con contadini che vanno a fare i contadini in un’altra terra che non è la loro, per qualche dollaro da mandare a casa per mantenere la famiglia. Non vanno a cercare il sogno patinato che sono costretti a vedere dai media, né a rispondere ai messaggi subliminali della pubblicità e comprare l’ultimo tipo di cellulare o di auto.

Contadini sotto pagati che servono a battere le tariffe sindacali dei contadini statunitensi.

Contadini sfruttati in eterno poiché rimarranno a lavorare soltanto se accetteranno di rimanere illegali, senza documenti, alla mercé del padrone che dispone della loro persona come vuole. Il rischio per ogni ribellione è quello di veder comparire la polizia nel ranch, chiamata dal padrone, per denunciare la presenza di un clandestino nel suo terreno.

Nessuno se ne va negli Stati Uniti con allegria dal suo paese, anche se questo è vessatorio nei suoi confronti ma, quando mi hanno fatto vedere le foto delle loro famiglie e, con gli occhi umidi mi parlavano del futuro negato dei loro figli, mi urlavano che erano costretti ad andare via, e non andavano a cercare i facili guadagni lavorando per la mafia italiana, ma con grande e faticosa dignità si andavano a sottomettere al più forte pur di mangiare.

Ho raccolto le lacrime di tutte le donne ospitate nella casa che, invariabilmente, erano state stuprate da uomini in divisa che non possono denunciare perché questi, una volta uscite dalla nostra protezione, sono pronti ad aumentare la dose se parlano e denunciano.

La situazione del continente latino-americano denuncia cifre da raccapriccio.

La CIA dichiara che ogni anno 50.000 tra donne, bambine e bambini sono vittime della tratta verso gli USA.

L’Interpol denuncia che 35.000 donne colombiane sono vittime della tratta.

60.000 donne dominicane e 75.000 brasiliane vengono deportate all’estero per fare le prostitute.

Nel 2002 circa 2.000 bambine e bambini dei Paesi del centro america, in maggioranza migranti, furono trovati nei postriboli del Guatemala.

Secondo “Casa Alianza”, a San Josè in Costa Rica, ci sono circa 2.000 bambine, figlie di migranti, che lavorano nella prostituzione.

Ho visto una realtà per noi sconosciuta, ma che è largamente superiore sia nei numeri che per brutalità a quella che vediamo sulle nostre coste.

A quando una seria riflessione che ponga al centro l’uomo e faccia dipendere tutto il resto da questa priorità unica ed irripetibile?

Nella fame vera ho scoperto una dignità tale che da sola può sostenere un futuro possibile.

Ho lasciato lì il mio cuore e ho portato dietro voglia di fare e di cambiare, lo devo a me stesso, a mio figlio, a mia moglie, lo devo a Francisco, a Pedro, a Ramona, a Betty, a Lalo, ad Adriano, loro sono rimasti sulla barricata a difendere chi non chiede nulla, sperano nella provvidenza affinché li aiuti a continuare a lottare.

Loro operano affinché il migrante venga accolto per essere rifocillato, curato, protetto in piena sicurezza e possa così riprendersi e ritrovare fiducia in se stesso, ritrovando una spiritualità e dignità che magari manca a chi sta a casa al caldo. Vanno avanti senza sostegno delle istituzioni, soltanto con le donazioni di privati e singoli cittadini.

Ma io non sono un religioso e so che la provvidenza va aiutata.

Intanto cerco di sensibilizzare le persone su questa realtà, poi, una volta che si inizia a camminare, chissà cosa si potrà trovare stando in marcia, altri amici e sostenitori, chissà.

Grazie per avermi letto.

Andrea Cantaluppi.

a.cantaluppi@email.it

 
6707-ombre-migranti-tra-messico-e-usa

7440
EmiNews 2009

Views: 0

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.