6783 Possiamo parlare seriamente della disfatta elettorale in Sardegna?

20090223 10:23:00 redazione-IT

domenica, febbraio 22, 2009

Autore: Andrea Pubusa

… Mister Tiscali nel 2003 aveva conquistato quasi tutti nell’area democratica con quella sua aria antipolitica e quel suo ostentato rigore. C’era l’ansia in molti di mettere all’angolo gli inossidabili oligarchi che da decenni soffocavano la politica regionale.
Il tracollo elettorale di Soru, del PD e del centrosinistra ha molto sorpreso gli osservatori esterni alla Sardegna. La ragione? Corre ancora oltremare la leggenda metropolitana di un Soru homo civicus, impegnato in una lotta impari contro gli inossidabili dirigenti del PD e contro gli speculatori di ogni risma. Ma se così fosse perché la disfatta? Ed allora, per capire, possiamo parlarne in controtendenza?

Mister Tiscali nel 2003 aveva conquistato quasi tutti nell’area democratica con quella sua aria antipolitica e quel suo ostentato rigore. C’era l’ansia in molti di mettere all’angolo gli inossidabili oligarchi che da decenni soffocavano la politica regionale.

Così 5 anni fa stravinse, creando un’aspettativa che nessun presidente regionale aveva prima avuto. Insediatosi ha mostrato un volto diverso. Dapprima ha annegato la giunta come organo politico, formandolo con persone di basso profilo. Ma c’erano Tonino Dessì e Pigliaru, il primo uomo di punta dell’ambientalismo sardo, dirigente dei DS, da anni impegnato in una difficile battaglia di rinnovamento della sinistra. Il secondo, economista di grande rigore e prestigio.

Si pensava che queste fossero le teste di ponte per un lento ma inesorabile rinnovamento. Ed invece il Presidente ha iniziato le purghe proprio da loro. L’allarme nell’area democratica è forte e si accentua non appena viene fatto circolare il disegno di Legge statutaria. Lì Soru svela il suo vero profilo politico. Riproduce su scala istituzionale quel comando unico che ha esercitato in azienda. E così all’iperpresidenzialismo accompagna una sfacciata disciplina che legittima il suo conflitto d’interessi.

Elimina perfino la più ovvia delle incompatibilità, e cioè ammette che le aziende del Presidente possano partecipare alle gare indette dalla Regione. E quest’ossessiva corsa all’accentramento trasfonde anche nel Piano Paesaggistico. Mette sotto chiave il territorio fin nell’agro, ma apre lo scrigno solo quando e per chi vuole lui, concedendosi un potere derogatorio degno dell’assolutismo monarchico.

Fidelizza l’amministrazione regionale, e per di più con la clamorosa liquidazione di alcuni noti funzionari di limpida tradizione democratica. Questa sua propensione verso l’intromissione negli affari amministrativi gli procura anche guai giudiziari: il coinvolgimento nel caso Saatchi (gara d’appalto multimilionaria). Quando si forma il PD Soru vuol diventarne segretario regionale e apre uno scontro rovinoso. Perde ma non demorde.

Non vuole le primarie in vista delle elezioni regionali. Riparte alla carica, disarciona il segretario regionale Cabras e lo rimpiazza con una sua donna. Il resto è cronaca dei nostri giorni. Lo scioglimento anticipato e pretestuoso del Consiglio regionale per dribblare le primarie e l’eventuale rinvio a giudizio. Liste fidelizzate e la corsa folle e solitaria verso il voto.

Come poteva vincere con una pattuglia di seguaci acritici, del tutto estranei alla tradizione democratica e della sinistra? Come poteva vincere disinteressandosi del dramma dei lavoratori in lotta per il posto di lavoro? Tutti i poli industriali sono investiti da chiusure e ridimensionamenti con migliaia di lavoratori per strada.

Soru ha puntato sulla campagna mediatica personale ed ha sostituito il lavoro capillare dei militanti, con quello di ragazzetti in divisa con la scritta “Meglio Soru”. Ed allora ci vuol molto a capire il disastro a partire alle aree operaie, d’antico radicamento di sinistra? A capire la delusione e la percezione istintiva di estraneità di Soru. E la sanzione è stata terribile fra astensione massiccia e voto, incazzato e punitivo, al centrodestra.

Chi, in controtendenza, aveva messo in guardia non è stato ascoltato. Ha prevalso l’idea che nascondere i problemi equivalga a risolverli. Così Soru ha sprecato un consenso diffuso e ha riportato al governo regionale la destra melmosa sarda, succuba di Berlusconi. Lascia un cumulo di macerie. La ripresa, anche in Sardegna del centrosinistra non sarà facile.

di Andrea Pubusa

http://www.emigratisardi.com/news/news-article/archive/2009/02/22/article/possiamo-parlare-seriamente-della-disfatta-elettorale-in-sardegna-240.html

 
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EmiNews 2009

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