6863 La relazione di POZZETTI (CGIL-Frontalieri) all'assemblea continentale CGIE di Costanza

20090306 12:28:00 redazione-IT

L’obiettivo che ci proponiamo è quello di di contribuire alla costruzione di una Europa sociale, che ponga un freno alla deregolamentazione e alla precarizzazione dei rapporti di lavoro e promuova invece sviluppo e occupazione, attraverso un’ omogeneizzazione dei sistemi previdenziali, assistenziali e fiscali, ricercando uno spazio negoziale e strumenti di concertazione con le istituzioni nazionali ed europee. Le regioni di frontiera possono giocare un ruolo attivo nella costruzione di questa Europa sociale. Occorre un’azione in difesa dei diritti dei lavoratori frontalieri, che sia attiva nel promuovere il dialogo sociale e con le istituzioni ai diversi livelli combattendo fenomeni di dumping salariale e sociale, che determinano una concorrenza sleale che paralizza anche le imprese.

Per quanto riguarda il frontalierato, va rimarcato che esso, pur risentendo dell’andamento della congiuntura economica, ha assunto sempre più le caratteristiche di un fenomeno non transitorio, bensì strutturale, per qualità e dimensioni, del mercato del lavoro nelle fasce territoriali di confine.

I FRONTALIERI ITALIANI

Il serbatoio principale è sempre rappresentato dalla Svizzera con 50.000 italiani frontalieri circa, di cui 42.000 in Canton Ticino dalle province di Como, Varese e Verbano-Cusio-Ossola, 6500 nei Grigioni, soprattutto dalla provincia di Sondrio, in piccola parte da quella di Bolzano, 1500 nel Vallese, sempre dal VCO. A questi si aggiungono i 6000 circa che dall’Emilia Romagna e dalle Marche si recano a lavorare nella Repubblica di S.Marino, i 3500 dall’estremo Ponente ligure verso soprattutto il principato di Monaco e verso la Francia (1500), nonché alcune centinaia verso l’Austria, verso la Slovenia e nella Città del Vaticano.

Occorre innanzitutto conoscere meglio non soltanto l’entità del fenomeno, ma anche la variegata composizione della forza- lavoro frontaliera, per consentire di governare realmente questo particolare settore del mercato del lavoro. L’azione conoscitiva è sostrato indispensabile per rispondere meglio alle esigenze di questi lavoratori, ampliando la rete dei servizi che si possono mettere a loro disposizione, potenziando l’attività per l’assistenza su pratiche di pensione, malattia, infortunio, nella convinzione che sia necessario tutelare i loro diritti, ma anche la loro dignità, al pari di quella di tutti gli altri emigrati.

Per quanto riguarda il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti e più in generale degli iter formativi, nel campo della formazione e della riqualificazione professionale, le Regioni interessate dovrebbero provvedere ad avviare iniziative di carattere transfrontaliero, concordate con gli enti territoriali dei rispettivi Paesi confinanti.

Tra le varie problematiche riguardanti i frontalieri, non vanno poi dimenticate quelle riferite alle normative concernenti la disoccupazione, l’assistenza sanitaria, la previdenza, il fisco, che possono variare a seconda del Paese in cui il frontaliere si reca a lavorare, sia esso appartenente o meno all’UE, o siano in vigore Convenzioni bilaterali oppure no.

I FRONTALIERI IN EUROPA

I frontalieri francesi sono 280.000: soltanto dalla Savoia su Ginevra abbiamo 60.000 frontalieri ogni giorno, poi ci sono quelli del Giura franco – svizzero, quelli che dall’Alsazia vanno a lavorare nella regione di Basilea, infine quelli che sempre dall’Alsazia vanno a lavorare nel Baden in Germania e quelli occupati in Belgio e in Lussemburgo.

La Svizzera rappresenta il maggior polo del frontalierato in Europa: abbiamo 200.000 persone che ogni giorno vanno a lavorare in Svizzera. La Svizzera è un po’ una macchia bianca in mezzo all’ Unione Europea, non fa parte dell’Unione Europea ma fa parte dell’Europa, storicamente e anche culturalmente; inoltre, dal giugno 2002 sono in vigore gli Accordi bilaterali sulla libera circolazione tra Unione Europea e Svizzera, confermati dal popolo svizzero anche nel referendum dell’ 8 febbraio scorso.

Oltre a italiani e francesi, in Svizzera sono presenti frontalieri tedeschi e austriaci.

I frontalieri tedeschi sono oltre 100.000 (oltre che in Svizzera, soprattutto in Lussemburgo), i frontalieri belgi 70.000 (verso Lussemburgo e Olanda in particolare)

In tutta l’Unione Europea i frontalieri sono più di 730.000.

I frontalieri spesso in passato sono stati una realtà misconosciuta: proprio perchè risiedono in un Paese e vanno a lavorare in un altro, molto spesso non ci siamo occupati a fondo di loro, li abbiamo visti un po’ soltanto come utenti dei patronati sindacali. Invece queste lavoratrici e questi lavoratori devono essere considerati cittadini migranti al pari di tutti gli altri.

Proprio perchè risiedono in un Paese e lavorano in un altro hanno bisogno di una doppia tutela, quella che riguarda i contratti di lavoro sul luogo di lavoro, i loro diritti come lavoratori e al tempo stesso sull’altro versante della frontiera la tutela dei loro diritti di cittadini; per quanto riguarda la disoccupazione, quando perdono il posto di lavoro sono spesso i primi a sopportare le conseguenze delle crisi economiche: c’è bisogno di assicurare loro l’indennità di disoccupazione e ci sono delle difficoltà anche da questo punto di vista.

Abbiamo ragione di temere che i frontalieri possano essere tra i primi ad essere colpiti dalla gravissima crisi finanziaria, economica e sociale in atto, rischiando migliaia di posti di lavoro; al tempo stesso una forte iniziativa unitaria transfrontaliera, sperimentando forme di contrattazione e concertazione transnazionali, che facciano delle regioni di confine un “laboratorio” per la costruzione dell’Europa sociale, può rappresentare il volano per uscire in avanti dalla crisi.

 
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EmiNews 2009

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