6895 Crisi economica: quali effetti sulle pensioni europee e italiane

20090312 11:37:00 redazione-IT

Secondo la Commissione europea, la crisi economica ha molte conseguenze a breve termine per l’economia europea ed in particolare per il mercato del lavoro. A medio e lungo termine, avrà effetto anche sui sistemi di protezione sociale e anche le pensioni subiranno quindi gli effetti della crisi.

Questo, in sintesi, il messaggio lanciato dalla Commissione europea in occasione della sua Relazione congiunta per il 2009 sulla protezione e l’inclusione sociale.

Tuttavia, secondo la Commissione europea i sistemi previdenziali europei si stanno dimostrando malgrado tutto “relativamente solidi” e i fondi pensione sono solo parzialmente coinvolti dal problema dei cosiddetti “asset tossici”.

Il settore però “non è immune dalla crisi finanziaria”. Per questo dovrà essere rafforzato per garantire la sua sostenibilità di lungo periodo, soprattutto nei Paesi dove il rallentamento dell’economia è più forte e il debito pubblico più elevato.

Gli effetti precisi della crisi finanziaria saranno diversificati anche in funzione dei vari tipi di regimi pensionistici che esistono in ogni Stato membro e dell’importanza relativa di ciascuno di loro nei diversi contesti nazionali.

– I regimi a ripartizione (pay-as-you-go, PAYG) sono regimi pubblici obbligatori alimentati soprattutto dai contributi dei lavoratori in attività e restano importanti in tutti gli Stati membri. Una grave recessione economica ed una crescita del debito pubblico possono far aumentare la necessità di adeguamenti per garantire la validità a lungo termine di questi regimi in alcuni paesi. Ma a più breve termine, le persone riceveranno la pensione che attendono e qualsiasi adattamento per il lungo termine potrà essere introdotto gradualmente.

– I fondi pensione per capitalizzazione subiranno ripercussioni più dirette a causa del deprezzamento dei loro investimenti. Quelli a prestazioni definite assumono il rischio d’investimento, e quindi anche in questo caso le persone riceveranno in generale la pensione che attendono. A termine, i problemi si porranno perché i regimi a prestazioni definite cercheranno di riequilibrare la loro situazione finanziaria, in deficit in seguito al ribasso degli investimenti. La crisi potrà anche accelerare la tendenza a lungo termine alla chiusura di questi regimi a nuovi membri, così come non è da escludere una revisione dei diritti acquisiti destinata a controllare i costi. La Commissione non esclude inoltre ripercussioni più gravi, benché la direttiva sull’insolvibilità e le misure emanate dagli Stati membri costituiscano un elevato livello di protezione.

– I più colpiti saranno quindi gli schemi a contribuzione definita (Defined Contribution, DC), dove gli assicurati sopportano la totalità del rischio d’investimento. Ma per coloro che sono ancora lontani dalla pensione gli investimenti hanno il tempo di riassestarsi. Coloro che si avvicinano alla pensione possono essere protetti – come accade ad esempio nel Regno Unito – versando i contributi a fondi che ricorrono a strategie d’investimento di tipo “lifestyle” o “lifecycle”. Questi regimi prendono la maggior parte del rischio d’investimento quando l’affiliato è giovane, per orientarsi gradualmente verso investimenti più sicuriquando la pensione si fa più cina. Questo scenario è tuttavia atipico per la maggior parte dei cittadini europei, poiché i regimi a contributi definiti costituiscono generalmente un elemento secondario, o trascurabile, dalla somma totale della pensione della maggior parte delle persone che prendono la loro pensione oggi.

Per quanto riguarda l’Italia, secondo i dati di Bruxelles i nostri lavoratori sono quelli che hanno meno da temere sul fronte fondi pensione, visto che la copertura della previdenza integrativa riguarda ancora una minima parte della popolazione e che nei prossimi anni è prevista, sì, una crescita ma “non in maniera enorme”.

La Commissione definisce tuttavia “insoddisfacente” lo sviluppo dei fondi del nostro Paese, e questo a causa dei “bassi tassi di copertura tra i giovani e i lavoratori a basso reddito, le donne e, più in generale, le piccole aziende e le regioni del Sud”.

Secondo la Commissione europea, la sfida principale per l’Italia deve consistere nel garantire pensioni adeguate ai futuri pensionati, in particolare visto che i tassi di sostituzione stanno già diminuendo in modo rilevante per una carriera di 40 anni. Dal momento che la maggior parte delle carriere in Italia sono notevolmente più brevi, ciò rappresenta tanto più una sfida, sottolinea l’esecutivo di Bruxelles.

(Marzo 2009)

Per saperne di più:

Relazione congiunta per il 2009 sulla protezione e l’inclusione sociale (IT)

Valutazione del rapporto italiano sulla protezione e l’inclusione sociale_2009.pdf (IT)

Comunicato stampa della Commissione europea (EN, FR)

Le relazioni sulla protezione e l’inclusione sociale sul portale della Commissione europea (EN, FR, DE)

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EmiNews 2009

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