6937 BRASILE, RAPOSA SERRA DO SOL: La terra ancestrale in uso perpetuo agli indigeni

20090322 11:28:00 redazione-IT

Nel rispetto della costituzione e della ragione

di Frei Betto*

Il 15 aprile 2005 il presidente Lula ha ratificato la creazione della riserva indigena – su un’area territoriale continua – di Raposa Serra do Sol, nel Roraima. Nel 2008 la Polizia federale, in nome della legge, si è mossa per sgomberare dalla riserva sei produttori di riso. Loro, gli invasori dell’area, convinti che l’«indio ostacola il progresso», hanno reagito con la violenza. Allora riuscirono a creare il fatto politico capace di spingere il Supremo tribunale federale a sospendere il provvedimento legale e ricominciare il tribolato processo già passato per i tre poteri della repubblica.
Roraima racchiude poco più di 400 mila abitanti in un territorio di 224.298 km quadrati (poco meno dell’Ecuador). Raposa Serra do Sol è un’area di 1.67 milioni di ettari situata nel nord-est dello stato, alla frontiera con il Venezuela e la Guyana. L’area fu demarcata dal ministero della giustizia nel 1998, durante il governo di Fernando Henrique Cardoso.
Dell’area del Roraima, il 46.35% è riservato agli indigeni. Sono 46106, distribuiti in 152 villaggi dei popoli Yanomani (15 mila), Macuxi, Wapixana, Wai-Wai, Ingaricó, Taurepang, Waimiri-Atroari e Patamona.

Politici e coltivatori di riso chiedevano una demarcazione di un’area discontinua, «isole» su cui potessero restare con le loro terre (dai titoli di proprietà invalidi) e i loro beni (illegali). Dentro la riserva indigena sono addirittura sorti tre municipi: Normandia, Uiramutã e parte di Pacaraima.
Raposa Serra do Sol non è soltanto una selva con dentro qualche tribù. Lì operano 251 professori indigeni in 113 scuole elementari e 3 scuole medie. Gli indigeni possiedono un parco bestiame di 27 mila capi. Dentro la riserva funzione la scuola agro-pecuaria di Surumu, per sforna tecnici di livello medio. Ci sono 438 agenti sanitari indigeni e 100 tecnici indigeni che lavorano in 187 centri di salute e 62 laboratori. Si cerca di valorizzare la medicina tradizionale indigena.
Dentro il territorio demarcato, sei risicultori occupano 6 mila ettari ai margini dei fiumi Cotingo, Tacutu e Surumu. Tutti loro sono grileros, gente che occupa terre dell’Unione con titoli di proprietà falsi. Usano agrotossici, distruggono la foresta, sotterrano lagune, aprono canali per portare l’acqua dei fiumi alle loro colture. La stessa acqua, inquinata dagli agrotossici e inutilizzabile per il consumo, ritorna poi ai fiumi, uccidendo i pesci.
In estate, impedite di fare uso dell’acqua dei fiumi, le comunità indigene devono scavare pozzi. Con la distruzione delle lagune e della foresta, la cacciagione sparisce. Gli abitanti dei villaggi della riserva appoggiano il garimpo, la ricerca illegale d’oro, e lì circola in abbondanza l’alcol, molte volte offerto alle giovani indigene…
I diritti dei popoli indigeni sono garantiti dall’articolo 231 della costituzione che garantisce loro l’uso esclusivo delle terre. Una demarcazione frazionata dell’area favorirebbe le invasioni di estranei, aumenterebbe i conflitti e porrebbe a rischio la sopravvivenza di culture millenarie.
Nella prima settimana del gennaio 2004, il notiziario della Globo mostrò la mobilitazione dei risicoltori e dei latifondisti che bloccavano le strade nel tentativo di evitare la ratifica di Raposa Serra do Sol. Con l’appoggio di leader indigeni cooptati, sequestrarono tre missionari cattolici della missione di Surumu: i padri della Consolata Ronildo Pinto França, brasiliano, Cézar Avellaneda, colombiano, e il fratello spagnolo Juan Carlos Martinez.
Il ministro della giustizia Marcio Thomaz Bastos avvertì allora il governatore di Roraima, Flamarion Portela, che il governo federale sarebbe intervenuto per liberare i tre ostaggi e smobilitare la protesta. In effetti la Polizia federale arrivò e liberò i sequestrati.
Ma il 23 novembre 2004 la reazione dei fazenderos fu immediata e violentissima. 40 uomini armati entrarono nelle comunità indigene sparando all’impazzata, uccidendo gli animali e ferende persone, distruggendo le case e perfino le chiese, le scuole, i centri di salute.
Retrocedere la ratifica di Raposa Serra do Sol a un’area territoriale non continua avrebbe rappresentato un grave precedente giuridico rispetto agli altri processi di demarcazione e avrebbe potuto incoraggiare i grileiros e gli opportunisti a fare nuove invasioni del tipo di quelle avvenute in Roraima.
Quanto alla sicurezza nazionale, voglio ricordare che i popoli indigeni storicamente hanno disimpegnato un ruolo fondamentale nella preservazione e difesa dei nostri attuali confini territoriali. Non sono gli indios a promuovere il degrado ambientale, il contrabbando, il garimpo di minerali preziosi, il disbocamento di alberi pregiati. L’ipotesi di creare una fascia larga 10 o 20 km lungo le nostre frontiere apre il rischio di provocare un intenso movimento immigratorio di non-indios nella regione, causando degrado ambientale e sociale, il disboscamento e la contaminazione dei fiumi.
Spettava al Supremo tribunale federale far rispettare la costituzione, ossia, confermare la ratifica della riserva in un’area territoriale continua, e spettava al governo promuovere la regolarizzazione fondiaria del Roraima e ridisclocare gli occupanti delle terre in aree definite dall’Incra, l’Istituto nazionale per la riforma agraria, con il relativo pagamento di giusti indennizzi; e infine preservare la libertà di circolazione sulle strade, come bene pubblico, per l’uso di cittadini indigeni o non indigeni.
Tagliare in pezzi Raposa Serra do Sol avrebbe significato tagliare in pezzi la costituzione brasiliana, rafforzare la discriminazione contro gli indigeni e premiare il farwest di coloro che appoggiano gli interessi di soli sei produttori di riso.

*frate domenicano e scrittore brasiliano
©Carta maior-il manifesto

http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/in-edicola/numero/20090321/pagina/09/pezzo/245333/

 
6937-brasile-raposa-serra-do-sol-la-terra-ancestrale-in-uso-perpetuo-agli-indigeni

7667
EmiNews 2009

Views: 1

AIUTACI AD INFORMARE I CITTADINI EMIGRATI E IMMIGRATI

Lascia il primo commento

Lascia un commento

L'indirizzo email non sarà pubblicato.


*


Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.