6973 Pogrom anti Rom a Milano

20090327 10:47:00 redazione-IT

Milano, 24 marzo 2009. Nel capoluogo lombardo, in questi giorni, vi sono stati pogrom in sequenza contro insediamenti Rom. Intere famiglie sono state gettate sulla strada, senza alcune assistenza, senza speranza, senza futuro. Un paziente cardiopatico operato da poco è stato costretto ad allontanarsi dalla baracca distrutta dagli agenti.
Nessuno ha potuto portare con sé alcun bene, neanche i farmaci per la sopravvivenza, neanche le coperte o i pannolini per i piccoli. Ionit Lacatus, un ragazzino Rom romeno, si stringe alla madre e piange.
Dietro di loro, le macerie della povera baracca di cartone e
compensato che chiamavano casa. "Non abbiamo documenti, non abbiamo cibo, mio figlio ha la febbre alta. Dove andremo? Come passeremo la notte?".

Sono stati aiutati da un attivista, che li ha ospitati a casa
propria, altrimenti la tragedia umanitaria in corso avrebbe avuto
altre vittime. In zona Giambellino gli agenti hanno sgomberato quattro
famigliole che vivevano una vicina all’altra, in ripari precari. Dopo
l’azione di polizia, è intervenuta una ronda di intolleranti, con
bastoni e spranghe. "Ci hanno riempiti di botte," si lamenta una
giovane donna. A San Donato Milanese un insediamento presente in paese
da alcuni anni è stato evacuato. "Volevo fotografare la nostra baracca
distrutta e tutti quei poliziotti che ci gridavano di andarcene,"
denuncia il giovane Menji, "ma un agente mi ha detto: ‘Guai a te se
provi a fare fotografie. Ti rompo il cellulare’. Non volevano lasciare
prove di quello che ci stavano facendo". Nello sgombero di San Donato
è stato coinvolto un anziano Rom sopravvissuto ad Auschwitz, di cui
purtroppo il Gruppo EveryOne – che riserva una grande attenzione agli
ultimi testimoni del Samudaripen, lo sterminio nazista dei Rom – ha
perso le tracce. Le autorità milanesi hanno inoltre annunciato ai
diretti interessati – uomini, donne e bambini Rom in tragiche
condizioni di indigenza e sofferenza fisica – che nei prossimi giorni
sgombereranno senza concedere alcuna assistenza sociale né alternative
di alloggio gli ultimi insediamenti milanesi in cui sono rifugiate
famiglie Rom romene già presenti nel capoluogo meneghino da anni,
alcune delle quali avevano ottenuto – nei tempi precedenti la
persecuzione antizigana – asilo politico e protezione umanitaria. Si
tratta dei campi di Cascina Gobba e Rogoredo, già colpiti più volte da
sgomberi brutali, che hanno cagionato vittime fra i bambini più
piccoli e i malati più gravi, oltre a indescrivibili drammi umanitari.
"Loro, i poliziotti, non capiscono che i bambini, le donne e i malati
che fanno parte della nostra gente sono come voi italiani," ha detto
il giovane Ionut Grancea, "e quando fa troppo freddo o non hanno mezzi
per sopravvivere, stanno ancora più male e spesso muoiono. Io ho solo
17 anni, ma ho visto tanta morte, dopo gli sgomberi. Gente innocente
che ha continuato a camminare, senza una meta, fino a perdere le forze
e la vita. Donne incinte che hanno perso i loro bambini per colpa del
freddo, della fame, delle malattie. Vecchi che si sono lasciati morire
per non essere di peso ai giovani. Ho visto queste cose con i miei
occhi e faccio fatica a non odiare gli italiani". Riguardo
all’insediamento sotto il cavalcavia Bacula, detto "Ponte della
Ghisolfa", la denuncia di Amnesty International ha messo in imbarazzo
le Istituzioni milanesi, che ne avevano deciso l’evacuazione. Secondo
le nostre fonti, le autorità progettano di attuare l’operazione contro
le famiglie Rom lì accampate, circondate da miseria e ostilità, non
appena i media e l’opinione pubblica smetteranno di interessarsi di
quel luogo di dolore ed emarginazione e gli attivisti allenteranno la
vigilanza.

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www.everyonegroup.co

 
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EmiNews 2009

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