7013 MEDITERRANEO: Morire di speranza

20090401 10:57:00 redazione-IT

di Nuccio Iovene*

Altri 300 immigrati, forse di più, sono stati inghiottiti ieri dai flutti nel tratto di mare tra la Libia e l’Italia. Si tratta dell’ennesima tragedia che, da Porto Palo in poi, ha visto mietere vittime a migliaia, nel mar mediterraneo, tra coloro che, di tante nazionalità diverse, provavano a fuggire da una realtà fatta di fame, carestie, guerre, malattie in cerca di speranza e di futuro. E’ una delle facce della globalizzazione, tanto osannata in questi anni quando ci si riferisce alla libera circolazione di merci e capitali, e ferocemente negata quando questa riguarda le persone ed il loro destino.
Il valore di quelle vite non suscita scandalo e appelli, e mobilitazioni, interventi legislativi urgenti a loro tutela e difesa. Anzi, sulla paura dell’immigrazione (fenomeno strutturale e non cancellabile) si è costruita, da parte del centro destra e della lega in particolare, che esprime il ministro dell’interno, la propria fortuna elettorale. Mostrare la faccia feroce, fin dai tempi della Bossi-Fini, non ha risolto il problema e semmai l’ha aggravato, alimentando clandestinità ed insicurezza.

Oggi il Ministro Maroni, di fronte all’enormità di questa tragedia, non ha saputo far altro che dichiarare che dal 15 maggio, data di entrata in vigore del trattato con la Libia, termineranno gli sbarchi sulle nostre coste. Parole impegnative ciclicamente riproposte, in questi quindici anni, alla faccia della verità e della dura realtà e puntualmente smentite dalle cronache quotidiane.
Il CIR, il consiglio italiano per i rifugiati, propone di “aprire canali per l’ingresso regolare” mentre l’Arci parla di “assoluta inadeguatezza delle misure del governo” e la comunità di S. Egidio sostiene che “non si deve più morire di speranza”. Parole semplici, chiare, proposte ragionevoli che rimarranno ancora una volta senza ascolto. Intanto per legge si negano le cure agli immigrati e si trasformano i medici in delatori, calpestando diritti inalienabili e violando la Costituzione. Si moltiplicano i Centri di Identificazione ed espulsione e si dilatano in maniera abnorme ed intollerabile i tempi del “trattenimento” in tali centri. Infine si legalizzano le ronde e si incitano i cittadini alla giustizia fai da te.
Un fenomeno da governare, con politiche sociali efficaci e attraverso la cooperazione internazionale, è stato trasformato in una guerra contro i poveri, invece che contro la povertà.
In questi anni ampi settori del centrosinistra hanno subito l’offensiva del centrodestra su questi temi ed hanno capitolato, si sono lasciati condizionare senza neanche provare a resistere, e oggi se ne raccolgono i frutti velenosi. Si sono inventate le “emergenze lavavetri” e si è detto sì alle ronde, purché “democratiche”, in una rincorsa pericolosa e incomprensibile dell’agenda e delle parole d’ordine del centrodestra. E’ questo che si intende quando si sostiene che la sconfitta del centrosinistra, prima che elettorale e politica, è stata culturale.
All’orrore per quanto accaduto e all’indignazione bisogna accompagnare, da parte della Sinistra, politiche nuove e nuove parole d’ordine. E’ questa la sfida che, a partire dalla prossima campagna elettorale per le europee, Sinistra e Libertà deve impegnarsi a portare avanti.

*della Direzione nazionale SD

http://www.sinistra-democratica.it/morire-di-speranza

 
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EmiNews 2009

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