7036 LA TRAGEDIA DELL''AMIANTO FINALMENTE IN TRIBUNALE.

20090406 14:04:00 redazione-IT

Si apre oggi 6 aprile a Torino il processo contro i due ex proprietari della Eternit in Italia per disastro doloso e omissione volontaria di cautele professionali.
Nella fabbrica di Casale Monferrato e negli altri stabilimenti italiani hanno già causato oltre duemila morti. Le parti lese sono al momento 2.889.
Le persone, gli enti e le associazioni che si costituiranno parte civile potrebbero essere oltre 6.000, ma i numeri del processo agli ex vertici della multinazionale Eternit, che si apre stamani al Tribunale di Torino fanno comunque impressione. Le micidiali fibre di amianto che si lavoravano nella fabbrica di Casale Monferrato e negli altri stabilimenti italiani – Bagnoli, Cavagnolo, Rubiera di Reggio Emilia – hanno già causato oltre duemila morti, ma centinaia sono i malati e il picco di mortalità – prevede l”Organizzazione mondiale della Sanità – è atteso nel 2020.

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LA TRAGEDIA DELL’AMIANTO FINALMENTE IN TRIBUNALE.
Si apre oggi 6 aprile a Torino il processo contro i due ex proprietari della Eternit in Italia per disastro doloso e omissione volontaria di cautele professionali.

Nella fabbrica di Casale Monferrato e negli altri stabilimenti italiani hanno già causato oltre duemila morti. Le parti lese sono al momento 2.889

Le persone, gli enti e le associazioni che si costituiranno parte civile potrebbero essere oltre 6.000, ma i numeri del processo agli ex vertici della multinazionale Eternit, che si apre stamani al Tribunale di Torino fanno comunque impressione. Le micidiali fibre di amianto che si lavoravano nella fabbrica di Casale Monferrato e negli altri stabilimenti italiani – Bagnoli, Cavagnolo, Rubiera di Reggio Emilia – hanno già causato oltre duemila morti, ma centinaia sono i malati e il picco di mortalità – prevede l’Organizzazione mondiale della Sanità – è atteso nel 2020.
Le parti lese sono al momento 2.889, ma potrebbero – considerando tutti gli eredi delle vittime – arrivare fino a 5.700. L’accusa è sostenuta dal procuratore vicario di Torino, Raffaele Guariniello, e dai pm Sara Panelli e Gianfranco Colace, che hanno raccolto gli atti in oltre 200 mila pagine. Gli imputati sono gli ultimi proprietari dell’Eternit, il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, 61 anni, e il barone belga Jean Louis Marie Ghislain De Cartier De Marchienne, 88 anni. Sono accusati di disastro doloso e omissioni dolose di cautele antinfortunistiche. Non saranno all’udienza.
Al Palagiustizia di Torino sono attese quasi 2.000 persone: malati, parenti di vittime, sindacalisti, attivisti di associazioni ambientaliste in arrivo dall’Italia e da altri paesi europei dove l’Eternit aveva fabbriche. All’ingresso della cittadella giudiziaria saranno piazzati banchetti per registrare le firme delle parti civili, tra cui si sono già iscritte la Cgil, la Regione Piemonte, enti locali, associazioni. Da Casale partiranno sette pullman di familiari e un ottavo con alcuni sindaci – finora hanno aderito in 6 – assessori e consiglieri comunali, un altro partità dall’Emilia, un altro ancora da Bagnoli.
Per accogliere tutte le persone ammesse all’udienza preliminare, che non è aperta al pubblico, sono state dedicate al processo le tre aule più grandi del Palagiustizia ‘Bruno Caccia’ di Torino, compresa quella da 1.200 posti usata per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Per regolare il flusso delle persone sono stati realizzati percorsi guidati, controlli informatizzati, un presidio medico. Oltre al personale degli uffici giudiziari, saranno impegnati i volontari della Protezione Civile. I controlli sull’identità delle persone verranno effettuati dal personale del Palazzo di Giustizia attrezzati con nuovi computer forniti dal Comune Nell’udienza di domani si farà l’appello delle parti lese procedendo a un appello dalla A alla L, mercoledì toccherà a quelle della M alla Z.
Il 16 aprile la terza udienza, quando si darà la parola all’accusa e alla difesa. Fuori dal Tribunale, ci sarà un presidio dove parleranno familiari delle vittime, malati, sindacalisti e ambientalisti. In prima fila ci sarà la presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, Romana Blasotti Pavesi. Ha 80 anni e la sua è stata una vita di lutti causati dall’amianto che le ha portato via, uno dopo l’altro, il marito, la sorella, un nipote, un cugino e, infine, la figlia.

Minnelli presidente dell’Inca alla giornata mondiale sul lavoro parla della"vera storia della strage dell’amianto a Casal Monferrato"

Si celebra oggi la giornata mondiale per la sicurezza e la salute sul Lavoro istituita dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) con l’obiettivo di promuovere la cultura della prevenzione in materia di sicurezza e salute ed incoraggiare governi, organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori a realizzare campagne di sensibilizzazione e ad elaborare metodi di lavoro e misure di prevenzione per predisporre condizioni di lavoro sicuro e dignitoso.

Un appuntamento che si inserisce nel quadro dell’iniziativa dell’INCA CGIL in materia, avviata dall’inizio dell’anno, e che ha ricevuto il plauso dello stesso Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per l’impegno del Patronato della CGIL a tutela del diritto della salute e la prevenzione degli incidenti sul lavoro. Un impegno che ha contrassegnato anche la Giornata dell’8 Marzo scorso e che si è rinnovata oggi sul piano mediatico con la presentazione del volume "La Lana della salamandra" del giornalista dell’Unità Giampiero Rossi. Una testimonianza delle sofferenze delle vittime dell’amianto, la "lana della salamandra", appunto, come veniva definito fin dall’antichità ritenendo che preservasse l’animale dal fuoco.

"E’ un libro che riesce a dare la perfetta rappresentazione delle battaglie intraprese per tutelare la salute dei lavoratori" ha sottolineato ad ItaliaLavorotv/Italiannetwork il presidente dell’INCA Raffele Minelli, che ha sottolineato l’impegno accanto ai parenti delle vittime.

Per il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, c’è un filo comune che lega la tragedia di Casale Monferrato e le morti che, purtroppo, ancora oggi si succedono quotidianamente: la mancanza di una cultura della sicurerezza e una resistenza delle imprese nel riconoscere i rischi ai quali vanno incontro le lavoratrici ed i lavoratori in ogni momento della loro vita trascorso nei posti di lavoro" …"Non capisco perché – ha affermato Epifani- mentre noi facciamo una operazione di verità, il sistema di imprese non lo fa, non si assume responsabilità e spesso si volta dall’altra parte"… Per Epifani il diritto fondamentale da garantire ai lavoratori è quello della sicurezza. "Ogni altro diritto non può che considerarsi secondario"
Ed ancora " Bisogna rimettere le cose nell’ordine giusto e partire da questo tema per poi affrontare gli altri, non il contrario. Questa è la svolta culturale che bisogna affrontare"…" Dobbiamo fare di più, noi come lavoratori, e molto di più le imprese, perché corriamo il rischio di non poter aggredire la dimensione del fenomeno" …".La tragedia consumatasi per decenni a Casale Monferrato, con il suo bagaglio di morti e di dolore, ci insegna che si puo’ e si deve cambiare il corso delle cose, soprattutto quando sono in gioco i diritti di milioni di lavoratori e lavoratrici che ogni giorno contribuiscono con le loro attività ad accrescere la ricchezza dei Paesi…"

Per l’autore, Giampiero Rossi, "un libro che non poteva non essere scritto" con il suo carico di dolore ed insieme di voglia di vivere dei cittadini di Casale di cui mancano all’appello oltre duemila persone" ed il grande impegno degli uomini e le donne del patronato."

Ogni giorno circa 6.000 lavoratori muoiono al mondo in seguito a incidenti e malattie professionali, ma il dato è in continuo aumento. E l’amianto ne ha portati via non pochi fra uomini e donne che hanno sviluppato patologie mortali in conseguenza del contatto con le fibre di amianto. Il caso della fabbrica di Eternit di Casale Monferrato e della lunga serie di vittime che ha mietuto ha imposto il problema all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica grazie all’impegno dei dirigenti sindacali e dei delegati e delegate di fabbrica della CGIL, della Camera del Lavoro e del Patronato INCA. Ma "il coinvolgimento dei cittadini di Casale Monferrato è stato determinante, a partire dal sindaco di allora, Riccardo Coppo, che ebbe il coraggio di emettere la prima ordinanza con la quale vietava la produzione di manufatti contenenti aminanto" racconta il Presidente dell’INCA Raffaele Minelli nella prefazione del volume, partendo da quello che è stato "l’antefatto storico piu’ importante che contribui’ significativamente a dotare il sistema legislativo italiano di una legge dello Stato nazionale nel 1992 (legge257) che confermò ed estese in tutto il Paese il divieto….il primo blocco di denunce, presentate dal Direttore dell’INCA di Casale e da Bruno Pesce, segretario generale della Camera dei lavoro di zona, alla procura della Repubblica raggiunse il numero di ben 800. Di queste 400 furono vinte dal Patronato INCA. " Oggi, prosegue Minelli, sono 2.969 i fascioli collezionati dalla procura della Repubblica di Torino sui decessi avvenuti nei quattro siti industriali Eternit in Italia (Cavagnolo in provincia di Torino, Casale Monferrato in provincia di Alessandria, Rubiera in provincia di Reggio Emilia, Bagnoli in provncia di Napoli).

Ma la tragedia non è ancora finita, "le prospettive epidemiologiche dicono che il fenomeno a Casale Monferrato durerà fino al 2015/20. Ogni anno in media 45 persone perdono la vita." "Il secondo procedimento penale contro i padroni di Eternit (Stephan Schmidheiny ed il barone belga Cartier de Marchienne) si configura – dice il Presidente dell’INCA – come il piu’ grande processo d’Europa ma anche estremamente complesso…ma esserci arrivati è gia’ un bel traguardo per il movimento sindacale, per la CGIL e soprattutto per il suo Patronato, l’INCA, e, infine, per tutti i cittadini di Casale Monferrato….E’ grazie alla caparbietà di questi dirigenti sindacali, e dell’INCA soprattutto, che la battaglia di Casale Monferrato ha assunto un carattere nazionale per l’affermazione del diritto alla salute nei luoghi di lavoro. E’ grazie alla loro determinazione che si è riusciti a trasformare l’azione di tutela individuale, prerogativa dell’INCA, in una battaglia per l’affermazione dei diritti collettivi" …"ed al procedimento penale non ci saraà soltanto l’INCA CGIL, presente come parte lesa, ma anche gli altri Patronati di CISl e UIL, insieme alle confederazioni ed alle associazioni delle vittime per amianto.."(28/04/2008-ITL/ITNET)

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La lana della salamandra (libro di Giampiero Rossi)

Fin dall’antichità, l’amianto è stato usato per scopi «magici» e «rituali». Una credenza popolare diceva che l’amianto fosse «la lana della salamandra», l’animale che per questo poteva sfidare il fuoco senza danno. Da questa leggenda alla tragedia di Casale Monferrato passano le migliaia di morti per mesotelioma da polvere di amianto e la lunga battaglia per la giustizia condotta da lavoratori e cittadini di questa piccola comunità e frutto di un lavoro minuzioso di raccolta dati svolto dall’Inca Cgil per il riconoscimento delle malattie professionali da amianto.
Questo libro racconta con viva partecipazione la storia di una comunità, di tanti uomini e donne, dirigenti sindacali, delegate e delegati di fabbrica della Cgil, che hanno condotto fin dagli anni ’70 una incessante e difficile battaglia per l’affermazione del diritto alla tutela della salute delle lavoratrici e dei lavoratori del gruppo industriale Eternit, quando era profondamente impopolare porre questo diritto in alternativa alla conservazione del posto di lavoro.
Alla chiusura della fabbrica di Casale Monferrato si arriverà nel 1986 e ad oggi la Procura della repubblica di Torino ha collezionato 2.272 fascicoli riguardanti altrettanti casi di decessi di lavoratori di quello stabilimento, di loro familiari, di cittadini di Casale uccisi dai tumori provocati dall’amianto. Ogni anno perdono la vita 45 persone e le prospettive epidemiologiche ci dicono che il fenomeno durerà fino al 2015/2020.
Finalmente si è aperto il processo penale contro la multinazionale del cemento proprietaria degli stabilimenti Eternit ma il suo esito, dati gli interessi in gioco, è tutt’altro che scontato.
Questo libro ripercore in modo addirittura straziante la storia di tanti uomini e donne, dirigenti sindacali, delegate e delegati di fabbrica della Cgil, della Camera del lavoro di Casale Monferrato, ma soprattutto del Patronato Inca, che hanno condotto fin dagli anni ’70 una incessante e complicata battaglia per l’affermazione del diritto alla tutela della salute dei lavoratori e delle lavoratrici del gruppo industriale Eternit, quando era profondamente impopolare porre questo diritto in alternativa alla conservazione del posto di lavoro.
Il processo che si svolgerà è il frutto di un lavoro meticoloso di analisi e dell’impegno per evidenziare quali siano state le drammatiche conseguenze del contatto con le fibre di amianto.
È grazie al contributo di queste persone e, purtroppo, al sacrificio delle tante vittime lasciate in eredità dai proprietari del colosso Eternit, che il problema della tutela e della salute nei luoghi di lavoro si è imposto all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica.
Il coinvolgimento lento e inesorabile dei cittadini di Casale Monferrato è stato determinante, a partire dal sindaco di allora, Riccardo Coppo, che ebbe il coraggio di emettere la prima ordinanza con la quale si vietava la produzione di manufatti contenenti amianto. È questo l’antefatto storico più importante che contribuì significativamente a dotare il sistema legislativo italiano di una legge dello Stato nazionale nel 1992 (legge 257) che confermò ed estese in tutto il Paese il divieto.
L’appoggio di Luciano Lama, allora vice presidente del Senato, di Fausto Vigevani, segretario confederale della Cgil.
Tuttavia, non va sottaciuto che la battaglia sindacale avesse iniziato a prendere corpo molti anni prima, quando si cominciarono a contare i primi morti, proprio come in un campo di battaglia. Già nel giugno del 1986, lo stabilimento Eternit era stato costretto a dichiarare l’autofallimento. Una decisione dolorosa che costò anche il posto di lavoro ai 380 dipendenti che ancora lavoravano in fabbrica. Erano tutti ultracinquantenni e affetti da forme tumorali provocate dal contatto con l’amianto; difficili da collocare di nuovo nel mercato del lavoro.
Fu così che Nicola Pondrano, direttore dell’Inca di Casale Monferrato dal 1979, già delegato di fabbrica nel 1974, e Bruno Pesce, segretario generale della Camera del lavoro della stessa zona, avviarono il primo blocco di 800 denunce alla procura della Repubblica per sospetta malattia professionale legata al contatto con l’amianto. Di queste, ben 400 furono vinte dal Patronato Inca.
Poi, negli anni ’80, l’Inca Cgil, insieme ai suoi medici legali, condusse una lunga battaglia anche contro l’Inail affinché riconoscesse formalmente e sostanzialmente l’origine professionale di questi tumori, coinvolgendo specialisti, medici legali del lavoro e avvocati anche ai livelli più alti, il cui lavoro produsse una quantità di pronunce legali di straordinaria importanza, come quelle indicate nel libro di Giampiero Rossi.
Il processo al quale si è giunti, a prescindere dai tempi imposti dalla giustizia, è il secondo procedimento penale, ma è il primo che si svolge contro la proprietà di Eternit nelle persone di Stephan Schmidheiny e del barone belga Cartier de Marchienne, leader mondiali nel settore dell’alimentazione e del cemento. E’ un processo profondamente diverso da quelconclusosi comunque anche in quella occasione con condanne. Oggi, a difesa degli interessi dei lavoratori e delle loro famiglie, presso la procura della Repubblica di Torino, il dottor Raffaele Guariniello ha collezionato 2.969 fascicoli riguardanti altrettanti casi di decessi avvenuti nei quattro siti industriali Eternit, presenti in Italia: Cavagnolo, in provincia di Torino (142); Casale Monferrato, in provincia di Alessandria (2.272); Rubiera, in provincia di Reggio Emilia (55); Bagnoli, in provincia di Napoli (500). A queste morti si devono aggiungere altri 11 casi, riguardanti lavoratori che hanno contratto i tumori negli stabilimenti Eternit in Svizzera.
Un numero già consistente che però è destinato ad aumentare.
A Casale Monferrato ancora oggi si muore a causa del mesotelioma pleurico. Ogni anno, in media 45 persone perdono la vita e le prospettive epidemiologiche ci dicono che il fenomeno durerà fino al 2015/20.
Il secondo procedimento penale contro i padroni di Eternit si configura, quindi, come il più grande processo d’Europa, ma anche estremamente complesso. Pesa su di esso l’incognita di quale sarà la sentenza e di quando arriverà. La posta in gioco è molto alta, così come sono ancora importanti gli interessi che ruotano attorno alla vicenda.
Ma esserci arrivati è già un bel traguardo per il movimento sindacale, per la Cgil e soprattutto per il suo Patronato, l’Inca, e, infine, per tutti i cittadini di Casale Monferrato. In questo modo si cerca almeno di rendere giustizia a chi ha perso la vita lavorando, alle tante famiglie che ancora portano i segni del dolore dei lutti e a quanti ancora sono malati di tumore e nonostante tutto continuano a vivere. Ma è anche un altro modo per sottolineare come questa storia faccia parte integrante della vita di tante donne e tanti uomini legati alla Cgil.
Ricordarlo è un atto doveroso non solo nei confronti di chi è ancora vivo e continua la sua battaglia, ma nei riguardi di quei dirigenti sindacali che hanno condiviso la stessa morte da mesotelioma pleurico dei lavoratori di Eternit. È grazie alla caparbietà di questi dirigenti sindacali, e dell’Inca soprattutto, che la battaglia di Casale Monferrato ha assunto un carattere nazionale per l’affermazione del diritto alla salute nei luoghi di lavoro. È grazie alla loro determinazione che si è riusciti a trasformare l’ azione di tutela individuale, prerogativa dell’Inca, in una battaglia per l’affermazione dei diritti collettivi.
L’Inca nazionale, come ha sempre fatto, in tutta questa vicenda si propone l’obiettivo di continuare a fare da sponda al protagonismo della collettività locale e in particolare di tutti gli uomini e le donne della Cgil che hanno speso una parte importante della loro vita per arrivare a questo traguardo. Senza il loro contributo non saremmo mai arrivati al processo.
Peraltro, al procedimento penale non ci sarà soltanto l’Inca Cgil, presente come parte lesa, ma anche gli altri Patronati di Cisl e Uil, insieme alle confederazioni e alle associazioni delle vittime per amianto. Tutti questi soggetti collettivi saranno insieme per dire basta all’amianto, basta giocare con la salute delle lavoratori e delle lavoratrici; è necessario che si affermi una volta per tutte che di lavoro non si può e non si deve morire.

di Raffaele Minelli Presidente dell’Inca Cgil

Fonte Articolo21.info

http://www.istitutosanti.org/ifsnews/ifs_attuale.asp

 
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EmiNews 2009

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