7077 Aggressioni razziste a Roma e Torino

20090416 11:09:00 redazione-IT

– Milano, prosegue la purga etnica dei Rom
– Sulukule (Turchia): campagna per proteggere l’insediamento Rom più antico del mondo

Roma e Torino, 15 aprile 2009. Due aggressioni razziste, particolarmente brutali, a Roma e Torino. Se fosse accaduto in un altro Paese dell’Unione europea, si sarebbero susseguite dichiarazioni di solidarietà verso le vittime da parte delle più alte cariche dello stato, interrogazioni e inchieste parlamentari, mentre i media avrebbero stigmatizzato con enorme rilievo le vicende. In Italia, invece, l’odio razziale, il sangue versato per l’intolleranza sono diventati fatti "normali", verso i quali le autorità spendono poche parole di circostanza e i media manifestano la massima indifferenza. A Roma, nella notte fra domenica e lunedì, un ventenne italiano ha spaccato una bottiglia un testa un senegalese di trent’anni, cavandogli un occhio.

L’episodio è avvenuto di fronte a un bar di via Mussomeli, di fronte a diversi testimoni. L’aggressore ha gridato alla vittima "Negro di merda," prima di colpirlo. Quando i carabinieri sono sopraggiunti per arrestarlo, il giovane ha sorriso loro con orgoglio, confermando di essere l’autore della violenza.
A Torino una donna italo-somala di 39 anni è stata colpita a bastonate da un settantenne italiano, che poi le ha rivolto insulti razziali. La donna stava aspettando l’autobus. Il violento si è dileguato e le autorità lo cercano, basandosi su alcune testimonianze.

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Sulukule (Turchia): campagna per proteggere l’insediamento Rom più antico del mondo

15 aprile 2009. L’UNESCO e l’Unione europea tutelano il patrimonio
materiale e immateriale dei popoli, attraverso Convenzioni che
invitano le società a non cancellare le tracce del passaggio dei
popoli sul nostro pianeta, alla loro Storia, al loro contributo alla
costruzione della civiltà. La Convenzione UNESCO del 16 novembre 1972
sulla tutela del patrimonio culturale mondiale e la Convenzione
quadro del Consiglio d’Europa del 27 ottobre 2005 sul valore del
patrimonio culturale sono documenti emblematici in tale campo. Ecco
perché il Gruppo EveryOne e il Coordinamento Sa Phrala invitano le
autorità locali di Fatih (quartiere di Istanbul) e Istanbul nonché le
Istituzioni nazionali della Turchia a fermare la devastazione del
sito di Sulukule, l’unico luogo al mondo che conservi 1000 anni di
tracce della comunità Rom. Uscito dall’India, il popolo Rom infatti
si è stanziato nella regione anatolica e quindi diffuso in Europa. La
presenza dei Rom a Sulukule risale infatti all’epoca Bizantina,
mentre nel 15° secolo si è formato nel quartiere il più antico
insediamento Rom del mondo, che è sopravvissuto fino ai nostri giorni.
Le istituzioni e le autorità locali, però, nonostante il luogo sia
Patrimonio dell’Umanità per l’UNESCO e nonostante la campagna
internazionale "Salviamo Sulukule" sia in corso da due anni, hanno
deciso di trasformare il preziosissimo sito in una zona moderna,
spostando le comunità Rom in altra località e radendo al suolo gli
antichi edifici. Il Gruppo EveryOne, l’Associazione Them Romano e il
Collettivo Sa Phrala chiedono all’UNESCO e all’Unione europea di
intervenire con un’opera di mediazione, per evitare lo scempio.
Chiedono però, in prima istanza, al governo turco di mantenere
intatto il sito Rom più antico del mondo, agevolando la comunità Rom
nelle opere di restauro.

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Gruppo EveryOne

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Milano, prosegue la purga etnica dei Rom

Milano, 15 aprile 2009. Agenti di forza pubblica percorrono la città, rivolgendo intimazioni di allontanamento alle famiglie Rom rifugiatesi in stabili dismessi di proprietà privata, "In attesa di denuncia formale da parte dei proprietari," spiegano le autorità, "che consideriamo responsabili di qualsiasi incidente possa verificarsi nei luoghi occupati da zingari". Per quanto riguarda, invece, gli insediamenti sul suolo pubblico, sotto i ponti, nei parchi, presso le discariche, le famiglie vengono allontanate e le loro baracche immediatamente distrutte. Si segnalano numerosi episodi di brutalità. Un giovane Rom che ha trovato rifugio con la mamma presso il microinsediamento in zona Rogoredo è stato percosso a colpi di bastone e minacciato con insulti razzisti, affinché se ne tornasse subito in Romania. Nello stesso quartiere, un rogo ha colpito un altro minuscolo insediamento, mentre episodi di intolleranza si susseguono a un ritmo quotidiano. Ieri un incendio si è sviluppato anche al campo di Via San Dionigi, dove vivono due famiglie, costrette a sopravvivere in condizioni di emarginazione e indigenza tragiche e ciclicamente accusate – con grande eco mediatica locale – di ogni genere di reato: furto di rame, furto di veicoli, ricettazione. "E’ Imminente lo sgombero," ha dichiarato il vicesindaco De Corato. "Non appena sarà inoltrata dalla proprietà, che è il consorzio del canale Milano Cremona Po, la querela per occupazione abusiva provvederemo all’abbattimento delle baracche". De Corato si vanta inoltre delle operazioni di forza pubblica che ha portato allo sgombero, negli ultimi mesi, di circa 200 famiglie Rom, con molti malati, donne incinte, portatori di handicap. Nessuna alternativa di alloggio, nessuna assistenza è stata fornita a quell’umanità perseguitata e sofferente. "Almeno abbiamo affrontato il problema dei Rom," ha risposto una portavoce del Comune di fronte alle proteste del Gruppo EveryOne, "mentre le amministrazioni di una volta non se ne occupavano proprio": Di fronte ai dati di una vera e propria purga etnica, si è giustificata così: "I Rom a Milano sono troppi e di certo non abbiamo casa e lavoro per loro. Anche gli italiani fanno fatica a trovare lavoro e pagare l’affitto". Quando le è stato spiegato che esistono Direttive Ue e leggi internazionali che proibiscono le azioni di purga etnica, la donna ha ribadito che il Comune di Milano continuerà con gli sgomberi e gli allontanamenti e che non intende attuare alcuna politica di integrazione. Nel frattempo, i Rom romeni rimasti a Milano – che all’inizio del 2006 erano circa 6 mila, numero già bassissimo per una grande città europea – sono oggi poche centinaia, dispersi in ripari di fortuna, spesso gravemente malati, impossibilitati a rientrare in patria perché i documenti, necessari a varcare le frontiere, hanno un costo al di fuori della loro portata (da 80 a 120 euro per individuo) e né la Romania né l’Italia – casi unici in Europa – provvedono oggi a sostenere tale onere, optando invece per un’interminabile caccia all’uomo da un quartiere all’altro, da una città all’altra. Intanto, purtroppo, le Istituzioni internazionali stanno a guardare, consentendo di fatto, per ignavia e opportunismo politico, un genocidio che mina alle fondamenta la civiltà europea dei Diritti Umani e riporta il continente ad epoche profondamente oscure.

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EmiNews 2009

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