7097 Obama: Americhe, scordiamoci il passato

20090419 11:26:00 redazione-IT

di Tito Pulsinelli
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Nello scalo a Città del Messico, Obama ha raccolto un facile successo con il neoliberista Presidente Calderon e il tradizionale "allineamento automatico" della destra mesicana. Dopo l’annessione del sistema bancario e della sfera produttiva, il Messico si appresta a perdere anche la sua sovranità militare.

A Porto Spagna, nel V vertice delle Americhe, non è stata una passeggiata trionfale e ad Obama gliel’hanno cantata in salse diverse. Ha dovuto ascoltare delle vere e prorie arringhe (Daniel Ortega) o un pro-memoria apparentemente più sobrio ma molto schietto (Cristina Fernandez). Gli interventi puntavano il dito contro il ruolo storico di ingerenza permanente svolto dagli Stati Uniti. Il rosario dei golpes, invasioni, destabilizzazioni è stato sgranato in modo completo.

Obama ha spostato l’attenzione verso il futuro, ha invitato a non rimanere prigionieri della storia, a guardare avanti e cercare soluzioni equilibrate, improntate a rispetto ed equità. Spende la carta della sua credibilità personale e sottolinea che lui era appena nato quando Reagan faceva la guerra ai sandinisti. [/b]

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Insomma, le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, pertanto chiede fiducia sull’onestà delle sue intenzioni. Il presidente della Libia -per esempio- non la pensa così ed ha ottenuto dall’Italia un risarcimento dei danni da colonialismo che ammonta a 5 miliardi di dolari.

La politica prospettata da Obama è lontana dai toni e dalle forme arroganti di tutti i suoi predecessori -sia democratici che republicani- e questo fa certamente effetto in quel "cortile di casa continentale" abituato a ricevere solo ordini, minacce, congiure o depredazione.

Sono parole ed intenzioni nuove che bisogna ricevere con l’augurio e la speranza che siano applicate, sia pure minimamente. Per ora sono buone intenzioni che marcano una rilevante discontinuità con il passato. "So che non sarà facile recuperare la fiducia persa, ci vorrà tempo…però le mie non sono solo parole" ha concluso Obama.

In materia economica, ha detto che la decisione di triplicare i capitali del FMI decisa dal G20, avvantaggerà proprio i Paesi periferici e più vulnerabili. Il moderato Presidente di Trinidad e Tobago ha messo in dubbio l’efficacia del FMI, ricordando come finora sia stato sempre funzionale agli interessi dei grandi Paesi industrializzati. Il leader dell’isola caraibica ricca di giacimenti petroliferi ha chiesto: chi modificherà le regole sui finanziamenti e i crediti?

Il vertice di Porto Spagna contribuirà all’inizio del disgelo se gli Stati Uniti accoglieranno l’accorata richiesta unanime di sospendere l’embargo contro Cuba. Per tutto il resto, se sono rose fioriranno. Rimane indelebile, però, l’evidenza della morte della dottrina Monroe sul continente mericano, e della fine dell’egemonismo assoluto di Washingon nel mondo.

Obama è il fedele interprete della geopolitica del suo ex professore Z. Brzenziski: bisogna ricostruire il prestigio perduto, chiudere molti dei fronti bellici aperti (meno l’Afganistan), accordo con gli iraniani, abbassare la pressione con i latinoamericani, contenere il bellicismo di Israele. Definire le nuove priorità e decidere il nuovo rischieramento delle forze militari, produttive e finanziarie, nell’epoca in cui il nemico maggiore si trova all’interno: recessione e de-industrializzazione.

Non si tratta del consueto "egemonismo condiviso" con gli alleati maggiori d’oltreatlantico, ma della consapevolezza di un accentuato declino che impone di guadagnare tempo, altrimenti la seconda opportunità sarà impossibile.[/b]

http://selvasorg.blogspot.com/2009/04/obama-americhe-scordiamoci-il-passato.html

 
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EmiNews 2009

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